Venezia e la sua laguna rappresentano un caso emblematico di un bene comune locale, ma con una caratteristica speciale, perché a entrambe è attribuito anche unvalore globale, che le rende un bene universale, una ricchezza di tutti, un patrimonio dell’umanità. La riflessione alla base della conferenza Sustainability of local commons with a global value: the case of Venice and its lagoon prende spunto dalla definizione che il premio Nobel Elinor Ostrom dà dei beni comuni (commons), ovvero quei beni la cui fruizione non può essere allo stesso tempo prerogativa esclusiva di qualcuno a svantaggio di altri, ma nemmeno libera, perché inevitabilmente l’uso del bene di qualcuno ne riduce la libertà d’accesso degli altri.
Questa dinamica produce un paradosso perché mette in contrapposizione diritti parimenti legittimi. In questo caso è allora indispensabile utilizzare quello che la Ostrom descrive come un “approccio policentrico”: all’azione delle istituzioni locali si aggiunge quella del governo nazionale e della più ampia comunità internazionale. All’interno di tale orizzonte, la questione della governance diventa prioritaria. La conferenza Sustainability of local commons with a global value: the case of Venice and its lagoon, che avrà la forma di una grande tavola rotonda nella Biblioteca del Longhena dell’Isola di San Giorgio Maggiore, si propone di affrontare queste tematiche invitando esperti internazionali di varie discipline: economia, ecologia, politologia, sociologia, turismo, urbanistica, giurisprudenza, cultural heritage, che nell’arco di due giornate presenteranno le loro riflessioni e proporranno le loro soluzioni, prendendo spunto proprio dalla situazione di Venezia e della sua laguna: un caso esemplare di bene comune locale di valore globale.
I relatori invitati a partecipare sono:
Charles Landry, Urbanologist and Writer
La conferenza si terrà in lingua inglese. E’ previsto un servizio di traduzione simultanea.
DOCUMENTI
Intervento Giovanni Bazoli, Presidente della Fondazione Giorgio Cini
Intervento di Irina Bokova, Direttore Generale UNESCO