
Segni del Novecento

Suggello all’antica amicizia che legava l’illustre editore vicentino Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, la donazione è costituita da un corpus collectaneum di opere raccolte lungo un arco di oltre quarant’anni, dal secondo Dopoguerra alla fine degli anni Ottanta.
La mostra, curata da Giuseppe Pavanello, Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, presenta un percorso ritmato da oltre duecento opere e articolato in 3 sezioni.
Emerge anche nella scelta degli oggetti di cui attorniarsi, la cifra peculiare dell’uomo Neri Pozza: la ricerca continua – e al contempo personalissima – della sintesi fra arte e letteratura, del collante che elide ogni frattura fra “immagine” e “parola”, entrambi anzitutto segni e pertanto strumenti di espressione e testimonianza.
L’origine asistematica della raccolta – frutto delle innumerevoli e feconde occasioni di incontro culturale di cui Pozza è stato appassionato fautore e protagonista – è strettamente legata alla ricca e sfaccettata personalità del collezionista. Neri Pozza (1912 -1988) non fu solamente un editore di indubbio successo: è stato anzitutto un uomo del Novecento, immerso a tal punto nello spirito a volte travagliato del XX secolo da divenire egli stesso scrittore, poeta, scultore ed incisore.
La sua parabola artistica – alla quale Palazzo Leoni Montanari, ancor prima di divenire museo, aveva già dedicato una mostra antologica nel 1981 – prese l’avvio nel 1933 dal fertile terreno familiare, sulla scia della figura paterna, e proseguì negli anni successivi con una progressiva maturazione dei mezzi espressivi che lo portò da un lato ad eleggere l’incisione come disciplina preferita, dall’altro ad assumere la città natale, l’amatissima Vicenza, come motivo ispiratore delle sue creazioni.
Il bisogno di farsi promotore di una profonda rinascita culturale nacque in Neri Pozza subito dopo la Liberazione, alla fine del secondo conflitto mondiale: con pionieristico spirito d’iniziativa, fondò nel 1946 l’omonima casa editrice, dimostrando un intuito straordinario nell’individuare e nel valorizzare le voci più emblematiche della letteratura e della poesia contemporanea (Montale, Parise, Buzzati, Gadda, Bontempelli, Luzi, e così via).
Grazie alle vaste frequentazioni, Pozza acquisì nel corso degli anni una conoscenza capillare del mondo della letteratura e dell’arte e, assunte le vesti di promotore di spicco dello studio del patrimonio culturale veneto, strinse legami di sincera amicizia con svariati artisti. Un particolare rapporto di viva stima e cordialità venne appunto intrecciato con la Fondazione Giorgio Cini: la donazione della raccolta di grafica ne rappresenta il momento culminante, tanto da apparire quasi come una sorta di testamento anzitutto spirituale.
Su questo sfondo fatto di intensi rapporti umani (fra Pozza e gli artisti da un lato, fra Pozza e la Fondazione Cini dall’altro lato) si colloca la mostra Segni del Novecento, il cui stesso titolo riflette una pluralità di significati: il gesto grafico del creatore d’arte, innanzitutto, che spesso racchiude in nuce l’anima del proprio tempo; lo spirito mecenatizio del donatore che affida il proprio tesoro privato alla comunità culturale; la rilevante attività di raccolta, di studio e di conservazione di una istituzione come la Cini che accompagna, e spesso promuove, la crescita culturale del Paese nell’intera seconda parte del secolo appena concluso.
Vicenza, Gallerie di Palazzo Montanari
29 marzo – 15 giugno 2003
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