
Mondrian e De Stijl

Per Mondrian stesso, l’evoluzione dell’arte moderna attraverso gradi progressivi di astrazione verso l’espressione non-figurativa, non-mimetica, rifletteva la graduale riscoperta per l’umanità dei principi naturali in una prospettiva condizionata e guidata dalla scienza. La sua “astrazione” conduceva a una concettualizzazione non-figurativa della “bellezza universale” che richiedeva, tra le altre cose, la trascendenza dell’io da parte del soggetto della percezione. Il creatore dell’arte non-oggettiva presagiva un’umanità cui fosse stata restituita la natura, ma non nella sua condizione originale, indifferenziata. “L’esponente dell’arte non-figurativa “, scriveva Mondrian, è un esponente della natura denaturata, della civiltà “. Per “civiltà ” Mondrian non intendeva uno stato di sofisticazione intellettuale o di benessere materiale superiori a quelli goduti dai nostri antenati, remoti o recenti. Nella sua concezione del mondo rientrava quello che definiva “un processo di intensificazione, un’evoluzione dall’individuale verso l’universale, dal soggettivo verso l’oggettivo, verso l’essenza delle cose e di noi stessi”. Mondrian puntava, di fatto, a un’immaginazione creativa ri-naturata, libera dal “dominio dell’inclinazione individuale”, e dunque capace di percepire e creare ad un tempo “una pura rappresentazione della bellezza [universale]”. La sua idea visionaria dell’arte non figurativa rifletteva nientemeno che una fede totale nella capacità di tale arte di condurre gli individui oltre il sacro, la società oltre la storia, e il genere umano in una condizione di stabile armonia.
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
19 maggio – 2 settembre 1990
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