Il Dialogo di San Giorgio sarà inaugurato da un evento speciale, lunedì 8 settembre alle ore 18, che proporrà un intreccio di musica e letture sul tema della biblioteca come labirinto e l’ibridazione dei generi.
Nella cornice della Nuova Biblioteca della Manica Lunga, RepertorioZero eseguirà Black Angels di George Crumb, per quartetto d’archi amplificato, e Alberto Onofrietti leggerà La biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges.
Lunedì 8 settembre 2014, ore 18.00
Nuova Manica Lunga, Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia
Pasquale Gagliardi
Presentazione de I Dialoghi
RepertorioZero
Black Angels di George Crumb
Alberto Onofrietti
Letture tratte da La biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges
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I posti per assistere a questo esclusivo evento
sono limitati.
Per partecipare è necessario prenotare inviando una mail a info@cini.it con indicati i nomi dei partecipanti (massimo 2 partecipanti per e-mail) entro giovedì 4
settembre.
Riceverete una mail di conferma da stampare e presentare all’ingresso.
BIBLIOTECHNICA. Digital Arts, Philology, and Knowledge Worlds
9-11 settembre
Isola di San Giorgio
Gli attuali sistemi di conoscenza stanno profondamente cambiando nei contenuti, nella forma e nelle ubicazioni. Nuovi settori emergono mentre settori tradizionali scompaiono o ri-appaiono in ricombinazioni di discipline. Antichi manoscritti e pubblicazioni accademiche recentissime, così come oggetti e artefatti provenienti dai luoghi e dai periodi più disparati, sono arricchiti da metadati e resi studiabili, elaborabili e accessibili a distanza. Centri di apprendimento del sud e dell’est del mondo si espandono ridefinendo gerarchie consolidate di ricerca e di competenza.
La Fondazione Giorgio Cini propone un ‘dialogo’, che si terrà dall’9 all’11 settembre sull’Isola di San Giorgio a Venezia, per approfondire questioni cruciali riguardanti l’organizzazione della conoscenza nel presente, nel passato e nel futuro. La discussione si concentrerà su alcuni ambiti in cui tali tensioni si sono manifestate e continueranno a manifestarsi: la biblioteca, l’archivio di storia dell’arte e le tecniche della filologia.
In tempi di crisi, le interconnessioni tra il contenuto della conoscenza e i modi in cui essa viene prodotta e organizzata sono sottoposte a un’indagine accurata e a una pressione senza precedenti. Diagnosi e prognosi delle crisi attuali sono messe ampiamente in discussione. Alcuni affermano che forme di conoscenza innovative e sperimentali sono ostacolate come non mai dall’insistenza rigida e ostinata sulla specializzazione disciplinare, altri sostengono che la formazione e la competenza disciplinari sono seriamente minacciate dal nozionismo approssimativo insito nell’interdisciplinarità e nel populismo para-accademico. Questa tesi trova riscontro tanto nelle indisciplinate pagine di commenti alle pubblicazioni online quanto nelle preoccupazioni relative alle pressioni commerciali e alle pratiche monopolistiche dell’editoria accademica.
Inoltre, è ampiamente riconosciuto che i modelli di conoscenza occidentali consolidati e le loro istituzioni — accademie, università, musei e archivi — sono ormai del tutto inadeguati in quanto fonti di conoscenza originale e devono essere almeno integrati, quando non sostituiti in toto, da forme di organizzazione sperimentale senza precedenti. Queste possono essere transnazionali, transdisciplinari, aperte alla condivisione o adattabili ai cambiamenti, e spaziare dalle piattaforme di partecipazione fondate sul web ai poli di eccellenza o agli istituti di studi avanzati. Al tempo stesso, è di estrema importanza che forme tradizionali di conoscenza – molte delle quali, come viene ammesso da un numero crescente di studiosi, hanno precedenti estranei alla cultura occidentale o derivano da una serie di precedenti classici diversi – vengano rafforzate, se non addirittura salvate, dalle più recenti modalità di immagazzinamento, recupero e organizzazione della conoscenza. Ad esempio, molti prevedono che le tecnologie digitali resusciteranno la biblioteca, il museo e l’archivio come sistemi vitali di conoscenza.
La biblioteca come istituzione e discipline quali la filologia e la storia dell’arte rappresentano esempi illuminanti attraverso i quali esplorare questi temi generali. La storia della biblioteca all’interno di differenti sfere e tradizioni culturali è strettamente collegata alle forme di conoscenza proprie di quelle culture e ai loro sviluppi. Possiamo chiederci come le biblioteche hanno incarnato, oppure trasformato, l’organizzazione disciplinare, come hanno irrigidito i sistemi di conoscenza o fornito risorse per un loro scambio reciproco e una loro sovversione radicale. Discipline quali la filologia, caratterizzata da un’estrema attenzione al recupero delle fonti originali e all’identificazione degli autori, e la storia dell’arte, coinvolta tradizionalmente in questioni di attribuzione, ma anche di erudizione e conservazione, sono da tempo intimamente associate all’istituto della biblioteca. Entrambe, avvalendosi di molteplici modalità sensoriali, hanno sviluppato un elaborato apparato materiale e discipline estremamente specializzate al fine di ricostruire mondi perduti e remoti. Entrambe sono attualmente in corso di trasformazione e di re-invenzione. Il nostro dialogo indagherà il modo in cui nuove tecnologie della conoscenza, quali l’accesso e l’archiviazione digitali, e nuove geografie della conoscenza, quali quelle implicate da forme istituzionali esterne alla tradizione occidentale o dal rifiorire di forme originate da più antichi sistemi di conoscenza, incidono oggi su tali discipline che si fondano sulla biblioteca e possono incidere sul loro sviluppo futuro.
La Fondazione Giorgio Cini, situata sull’Isola di San Giorgio, è un luogo ideale in cui esplorare queste questioni. Al tempo stesso magnifico ritiro adatto a ricerche approfondite e ad ampio raggio, ma anche biblioteca, museo d’arte e snodo accademico globale, San Giorgio intrattiene legami con la museologia, la curatela e le molteplici discipline in cui si declinano la storia dell’arte e gli studi culturali. San Giorgio mantiene inoltre vivo il tradizionale ruolo di Venezia quale divulgatrice e tramite tra culture diverse, nonché centro per l’innovazione, la circolazione e la conservazione di oggetti e idee.
Partecipano: Murtha Baca, Luca Massimo Barbero, Matthew Battles, Geoffrey C. Bowker, Gregory Crane, Ann-Sophie Lehmann, Glenn W. Most, Aihwa Ong, Ruth Padel, Filippomaria Pontani, Dagmar Schäfer, Simon Schaffer, John Tresch, Stéphane Van Damme.