Eventi ospitati
Compagnia Virgilio Sieni (Italia)
Domenica 16 ottobre – ore 20.00 e 21.15
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
Compagnia Virgilio Sieni (Italia)
Osso
di Virgilio Sieni
con Virgilio Sieni e Fosco Sieni
progetto sonoro e live electronics Francesco Giomi / Francesco Canavese (Tempo Reale)
luci Marco Santambrogio
con il sostegno di Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Comune di Siena –
Assessorato alla Cultura, Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura
Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Comune di Siena –
Assessorato alla Cultura, Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura
produzione Compagnia Virgilio Sieni, Tempo Reale
in collaborazione con 35° Festival Internazionale Santarcangelo dei Teatri
Autore di una delle più significative
ricerche nel campo della danza, di cui è uno dei protagonisti a partire
dagli anni ’80, il danzatore e coreografo Virgilio Sieni, torna alla Biennale di Venezia dopo la presentazione, lo scorso anno, di Tristi tropici.
Questa volta, Sieni è invitato alla Biennale Teatro insieme a Josef
Nadj per condurre ciascuno un workshop con allievi attori. Come Nadj,
infatti, anche Sieni lavora sull’attraversamento delle diverse
discipline artistiche, forte di studi nella danza classica e
contemporanea come nelle arti visive e nell’architettura – e i suoi
esordi con la compagnia Parco Butterfly ne sono un fulgido esempio.
ricerche nel campo della danza, di cui è uno dei protagonisti a partire
dagli anni ’80, il danzatore e coreografo Virgilio Sieni, torna alla Biennale di Venezia dopo la presentazione, lo scorso anno, di Tristi tropici.
Questa volta, Sieni è invitato alla Biennale Teatro insieme a Josef
Nadj per condurre ciascuno un workshop con allievi attori. Come Nadj,
infatti, anche Sieni lavora sull’attraversamento delle diverse
discipline artistiche, forte di studi nella danza classica e
contemporanea come nelle arti visive e nell’architettura – e i suoi
esordi con la compagnia Parco Butterfly ne sono un fulgido esempio.
Leader della Compagnia Virgilio Sieni,
una delle principali realtà coreografiche italiane più rappresentate
all’estero, legata da rapporti produttivi ai più importanti teatri e
festival (Avignone, Biennale di Lione, Charleroi Danse di Bruxelles,
Théâtre du Merlan di Marsiglia, Scéne Nazionale di Marsiglia), nonché
autore di coreografie per i principali enti lirici e istituzioni
teatrali italiane (Teatro alla Scala di Milano, Maggio Musicale
Fiorentino, Teatro Massimo di Palermo, Balletto di Toscana), Virgilio
Sieni a Venezia presenta Osso, uno dei suoi lavori più
singolari realizzato negli ultimi anni, che lo vede in scena con il
padre ottantenne in un dialogo gestuale, intimo e trasfigurato.
una delle principali realtà coreografiche italiane più rappresentate
all’estero, legata da rapporti produttivi ai più importanti teatri e
festival (Avignone, Biennale di Lione, Charleroi Danse di Bruxelles,
Théâtre du Merlan di Marsiglia, Scéne Nazionale di Marsiglia), nonché
autore di coreografie per i principali enti lirici e istituzioni
teatrali italiane (Teatro alla Scala di Milano, Maggio Musicale
Fiorentino, Teatro Massimo di Palermo, Balletto di Toscana), Virgilio
Sieni a Venezia presenta Osso, uno dei suoi lavori più
singolari realizzato negli ultimi anni, che lo vede in scena con il
padre ottantenne in un dialogo gestuale, intimo e trasfigurato.
“Padre e figlio conducono un viaggio
attraversando azioni semplici, non domestiche, quasi cerimonie respirate
dell’esattezza – spiega Sieni nelle note di programma. Con sforzo,
l’attenzione è spostata verso l’incorporazione e la copia dell’altro. In
questo essere nello stesso movimento, lo sguardo si rivolge dentro,
corre dentro, lasciando che il gesto e l’azione si impossessino del
contesto: si potrebbe dire che lo sguardo fisico fa rinascere il gesto.
(…) Il lavoro passa attraverso tre scene che corrispondono ad
altrettanti spazi emozionali.
attraversando azioni semplici, non domestiche, quasi cerimonie respirate
dell’esattezza – spiega Sieni nelle note di programma. Con sforzo,
l’attenzione è spostata verso l’incorporazione e la copia dell’altro. In
questo essere nello stesso movimento, lo sguardo si rivolge dentro,
corre dentro, lasciando che il gesto e l’azione si impossessino del
contesto: si potrebbe dire che lo sguardo fisico fa rinascere il gesto.
(…) Il lavoro passa attraverso tre scene che corrispondono ad
altrettanti spazi emozionali.
Nella prima scena c’è un’introduzione
alla prova – la prova non è nient’altro che farsi prossimi l’uno
all’altro, attraversare una riva insieme, minuscoli prolegomeni al
sentire. Le mani tremano e ondeggiano alla ricerca della coesione.
alla prova – la prova non è nient’altro che farsi prossimi l’uno
all’altro, attraversare una riva insieme, minuscoli prolegomeni al
sentire. Le mani tremano e ondeggiano alla ricerca della coesione.
Nella seconda scena si accede al luogo
simbolico del passo; qui si realizzano insieme a figure sacre una
sequenza di azioni chiave, microeventi che rimandano ad altro. L’oggetto
passa di mano in mano e viene stabilito un vocabolario primario ma
estremamente sottile: all’inizio l’incedere del passo in diagonale
facendoci incontro, poi al tavolo della tattilità, appoggi e
coincidenze delle nostre mani con il busto disposto come davanti ad uno
strumento musicale, infine al tavolo degli oggetti ancestrali dove
occhio, gesto del braccio, rotazione sul busto contrappuntano una
dinamica di avvicinamenti lirici.
simbolico del passo; qui si realizzano insieme a figure sacre una
sequenza di azioni chiave, microeventi che rimandano ad altro. L’oggetto
passa di mano in mano e viene stabilito un vocabolario primario ma
estremamente sottile: all’inizio l’incedere del passo in diagonale
facendoci incontro, poi al tavolo della tattilità, appoggi e
coincidenze delle nostre mani con il busto disposto come davanti ad uno
strumento musicale, infine al tavolo degli oggetti ancestrali dove
occhio, gesto del braccio, rotazione sul busto contrappuntano una
dinamica di avvicinamenti lirici.
La terza scena, alla fine, appare come
un canale fisico dove i corpi e i passi nuovamente si scambiano,
nell’avanzare del vuoto, segni di riconoscimento che coincidono. Questi
uomini, davanti al loro corpo, fissano severi dei dettagli sempre
sconosciuti, si riempiono di luce”.
un canale fisico dove i corpi e i passi nuovamente si scambiano,
nell’avanzare del vuoto, segni di riconoscimento che coincidono. Questi
uomini, davanti al loro corpo, fissano severi dei dettagli sempre
sconosciuti, si riempiono di luce”.
“Mio padre proviene da una
dimensione agreste, dagli olivi di campagna, e per molto tempo ha
gestito alla periferia di Firenze, all’Isolotto, un negozio di
alimentari fondato nel ’55 – racconta Virgilio Sieni – finché due anni
fa gli ho chiesto se mi voleva dare una mano in scena con costruzioni
semplici di gesti. Ha detto sì, m’ha fatto notare che avrei potuto
chiederglielo prima, e ha messo a disposizione il suo corpo. (…) Il
nostro è un balletto in tre scene, contrappuntato da azioni della
memoria, con sguardi e mimiche che hanno un po’ a che fare con la nostra
vita”.
dimensione agreste, dagli olivi di campagna, e per molto tempo ha
gestito alla periferia di Firenze, all’Isolotto, un negozio di
alimentari fondato nel ’55 – racconta Virgilio Sieni – finché due anni
fa gli ho chiesto se mi voleva dare una mano in scena con costruzioni
semplici di gesti. Ha detto sì, m’ha fatto notare che avrei potuto
chiederglielo prima, e ha messo a disposizione il suo corpo. (…) Il
nostro è un balletto in tre scene, contrappuntato da azioni della
memoria, con sguardi e mimiche che hanno un po’ a che fare con la nostra
vita”.
Da un’intervista a Virgilio Sieni di Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica, 5 dicembre 2007
Nel regno dell’antropologia
danzante, il riverberarsi del figlio nel padre e viceversa è uno sguardo
allo specchio nitido e catartico. Potremmo ricordare gli assoli creati
da Mats Ek per la madre Birgit Cullberg, trasformata in una vera
baccante ottantenne, o i corpi anziani e dilettanti messi in scena da
Pina Bausch. Ma non serve. In Osso conta la presenza di padre e
figlio in carne e ossa (appunto) e, nel rifiuto di qualsiasi psicologia,
l’austerità gestuale dalla quale trapelano, non senza ironia e sapiente
candore, misteriosi lacerti autobiografici. C’è il sentore di un
rapporto non facile. Ma incomprensione, tenerezza filiale e dominio
paterno si sciolgono e si elidono con compostezza ludica – viva il
teatro – tra palle, cerchi e luci dorate.
danzante, il riverberarsi del figlio nel padre e viceversa è uno sguardo
allo specchio nitido e catartico. Potremmo ricordare gli assoli creati
da Mats Ek per la madre Birgit Cullberg, trasformata in una vera
baccante ottantenne, o i corpi anziani e dilettanti messi in scena da
Pina Bausch. Ma non serve. In Osso conta la presenza di padre e
figlio in carne e ossa (appunto) e, nel rifiuto di qualsiasi psicologia,
l’austerità gestuale dalla quale trapelano, non senza ironia e sapiente
candore, misteriosi lacerti autobiografici. C’è il sentore di un
rapporto non facile. Ma incomprensione, tenerezza filiale e dominio
paterno si sciolgono e si elidono con compostezza ludica – viva il
teatro – tra palle, cerchi e luci dorate.
Marinella Guatterini, Il Sole 24 Ore, 1 novembre 2009