Disegni teatrali dei Bibiena – Fondazione Giorgio Cini
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Mostre agosto 1970

Disegni teatrali dei Bibiena

Nella Mostra delle scenografie del Museo Teatrale della Scala dal Cinque all’Ottocento, tenuta cinque anni fa in questa sede, su circa 200 pezzi esposti quasi una cinquantina rappresentavano il contributo dei Galli Bibiena, distribuiti fra i nomi dei fratelli Ferdinando e Francesco e dei figli di Francesco, Giuseppe e Antonio: il che, in una prospettiva storica pur selettiva e limitata, indica già la parte che questa dinastia di pittori-scenografi-architetti occupa nella storia della scenografia e scenotecnica non solo italiana ma europea. Il clan familiare dei Bibiena, disceso nella papale Bologna dall’originario Casentino intorno alla metà del Seicento col suo capostipite Giovanni Maria, pittore nella bottega dell’Albani, si volge coi figli di lui Ferdinando, che ebbe anch’egli un tirocinio pittorico alla scuola del Cignani, e Francesco, e poi coi figli e nipoti di Ferdinando, alla scenografia e alla architettura teatrale, e sciama dall’Emilia e dalle sue corti di Parma e Modena soprattutto verso l’Europa centrale, dove costituisce sulle basi del linguaggio architettonico borrominiano, i fondamenti di una koinè scenografica e anche architettonica tardo-barocca mitteleuropea, e riempie di scene e di teatri la civiltà di corte di tutto il Settecento: nell’insieme è il piú suggestivo corrispettivo figurativo, aulico e fastoso, ancora mal noto, della fortuna europea del melodramma italiano.

La presente Mostra rappresenta per questo l’obiettivo piú importante, a lungo perseguito e preparato con passione e tenacia dalla Segretaria dell’Istituto, Maria Teresa Muraro, nel lavoro che da ormai quasi dieci anni l’Istituto sta compiendo nel campo della scenografia e della scenotecnica, ospitando mostre come quella ricordata della Scala e quella di Inigo Jones dello scorso anno, e preparandone in proprio, come quelle dei Bagnara e Bertoja nel ’62 (curata da Gino Damerini) e di Pietro Gonzaga nel ’67, e raccogliendo man mano una documentazione che sta diventando imponente. La preparazione è stata lunga e non facile e non si è arrestata di fronte a inceppi e dificoltà anche gravi: la dottoressa Muraro ha compiuto, dopo una ricognizione preventiva di tutti i repertori e cataloghi, un lungo iter di indagini dirette nei centri maggiori di raccolta dello sterminato materiale iconografico bibienesco, recensito finora solo in minima parte, in biblioteche e musei italiani e stranieri, individuando talora nuovi fondi e pezzi sconosciuti, da Roma a Vienna, a Parigi, a Monaco a Londra, le capitali dell’Europa settecentesca, fino ai fondi e alle biblioteche ricchissime degli Stati Uniti. Alla Muraro si è unita in perfetta armonia di passione e di interessi di ricerca la dottoressa Elena Povoledo, esperta di scenografia e scenotecnica di rara competenza e da tempo collaboratrice e consigliera apprezzata del nostro Istituto.

Piuttosto che un traguardo questa mostra rappresenta un punto di orientamento e di partenza per il lavoro futuro, in un campo che è per grande parte ancora terra incognita: tanti e tali sono i problemi di «recensione» completa e di collazione dell’immenso materiale iconografico, della sua collocazione e soprattutto delle attribuzioni, ché la fecondità della fama dei Bibiena insieme col carattere familiare, collettivo e anonimo della loro produzione, hanno provocato una selva di attribuzioni incerte o false, e per mettervi ordine sarà necessario certo un vasto e lungo lavoro di collaborazione internazionale. La consapevolezza dei complessi problemi aperti, attributivi e propriamente critici e storici, che potranno essere già dibattuti e trovare nuovi chiarimenti nella tavola rotonda che in settembre raccoglierà intorno a questa Mostra specialisti di scenografia e scenotecnica di diversi paesi, non diminuiscono la soddisfazione per questo primo risultato ora raggiunto.