»… Play-rew-forward-stop …« Rassegna audio ”“ video musicale 3.6
Fra ottobre e dicembre continua e si conclude la rassegna video-musicale a Palazzo Cini a San Vio. I due brevi cicli prendono il nome dai tasti forward e stop delle macchine di riproduzione e cercheranno di rendere una forte impressione della pluralità delle passioni, dell’avanzamento e della fermata, nella ricerca artistica contemporanea, ben rappresentata dalla figura del faggio virgiliano (sub tegmine fagi): una incontrollabile manifestazione d’ipertrofia degli organi di senso della bellezza.
Venezia, Palazzo Cini a San Vio
7 novembre 2009, ore 17.00
Sesta sessione: Ode to Napoleon Buonaparte
I tempo – 1968
Julliard Quartet (Robert Mann, violino; Isidore Cohen, violino; Raphael Hillyer, viola; Claus Adam, violoncello)
John Horton, recitante
Glenn Gould, pianoforte
II tempo – 1998
Pierre Boulez con i solisti dell’Ensemble Intercontemporain
David Pittman-Jennings, recitante
Schoenberg
How I came to compose the Ode to Napoleon – 1944 [?]
La League dei compositori americani mi aveva chiesto di scrivere un pezzo da camera per la sua stagione di concerti. Doveva impiegare un ristretto ensemble e a me venne nel’idea che una composizione scritta nel 1942 non avrebbe dovuto ignorare l’agitazione sollevatasi nell’umanità contro i crimini di guerra. Ricordavo Le nozze di Figaro che avevano sostenuto la fine dello jus primae noctis, il Tell di Schiller, l’Egmont, la Vittoria di Wellington di Beethoven, l’Eroica, e sapevo essere un dovere della Intelligenza contrapporsi ai tiranni.
Tuttavia tutto questo rappresentava soltanto una mia motivazione secondaria. Avevo riflettuto a lungo sul significato profondo della filosofia nazista e vi avevo trovato un aspetto che mi aveva lasciato perplesso: la somiglianza tra l’organizzazione sociale delle api e quella nazi. Mancanza di valore attribuito alla vita del singolo e massima importanza concessa alla comunità nel suo insieme o nel suo rappresentante: l’ape regina o il Fuehrer. Non riuscivo a capire perché una intera generazione di api (o di tedeschi) dovesse vivere soltanto per produrrne un’altra, un’altra della stessa specie, che a sua volta avrebbe perseguito lo stesso obiettivo: salvare la razza. Arrivai a supporre che le api, o le formiche, credano per istinto che il loro destino sia quello di succedere all’umanità, quando essa si sarà autodistrutta, così come i nostri predecessori, i giganti, i magi, i draghi, i dinosauri e altri, distrussero se stessi e il loro mondo e i primi uomini ne conobbero soltanto alcuni esemplari isolati. La capacità di questi predecessori e delle formiche di costruire Stati e di vivere secondo le leggi, per quanto primitive e insensate ci possano sembrare, questa capacità, loro prerogativa assoluta fra tutti gli animali,aveva una strana somiglianza con la nostra esistenza. Con la nostra fantasia potremmo inventare una storia nella quale essi diventano la potenza dominante, crescono in dimensioni e proporzioni, e creano un mondo tutto loro, scarsamente affine al loro alveare di origine. Senza un obiettivo di tal sorta la vita della api, l’uccisione dei fuchi, e le migliaia di figlie della regina sembrerebbe vanità. Analogamente tutti i sacrifici del popolo tedesco sarebbero privi di senso senza l’obiettivo di dominare il mondo, una istanza alla quale il singolo individuo potrebbe attribuire grande interesse. Prima di cominciare a scrivere il testo di questo pezzo consultai La vita delle api di Maeterlinck sperando di trovarsi elementi utili a sostenere la mia idea. Invece fu il contrario: la filosofia poetica di Maeterlinck indora anche quel che non luccica come oro. Le sue spiegazioni sono meravigliose al punto tale da risultare inconfutabili, pur sapendo che quella è soltanto poesia. Dovetti abbandonare il progetto, dovevo trovare un altro argomento adatto al mio scopo.
Fu l’Ode a Napoleone di George Byron.