Miniature Italiane della Fondazione Giorgio Cini. Dal Medioevo al Rinascimento – Fondazione Giorgio Cini
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Mostre agosto 1968

Miniature Italiane della Fondazione Giorgio Cini. Dal Medioevo al Rinascimento

Miniature, fiori di giardini secreti, dipinte per i codici dei dotti, o per adornamento e illustrazione dei libri liturgici; voce quasi unica dei tempi difficili, rinchiusa nelle polverose biblioteche, o nei non meno polverosi conventi. Talvolta, nei tempi bui, o tardo antichi, o barbarici, evocazione e quasi epicedio del passato felice; ma, nell’aprirsi dei tempi nuovi, dopo il terrore dei «mille», voce atta e talora precorrente.

Per prenderne conoscenza, bisogna frequentare le biblioteche, e bisogna ricercare quei volumi, sfogliarli religiosamente, o contemplarli entro bacheche protettrici. Reperire uno di quei giardini secreti è una festa, ed è anche una grande fortuna. Maggiore fortuna la nostra di possederne uno squisito e prezioso, custodito nella Fondazione Giorgio Cini, e di poterlo ora aprire a godimento degli studiosi e degli uomini di gusto. È da questo tesoro che ebbe inizio quella raccolta la quale custodisce una delle maggiori collezioni d’incunabili veneziani, e di incisioni e disegni preziosi, prevalentemente lagunari o veneti, cioè tutto quel complesso che rappresenta un orgoglioso tesoro, e resterà perpetuo vanto di chi lo ha magnanimamente acquisito e generosamente donato.

Questa mirabile primizia delle raccolte di San Giorgio ha poi un’altra fortuna: quella di essere stata reperita, durante lunghi anni di ricerca, dal nostro massimo medioevalista, nel campo delle arti figurative: Pietro Toesca, maestro e collega carissimo, purtroppo rapito alla scienza nel 1962. Si deve a lui, se non la scoperta, la giusta valutazione e delimitazione dell’ «ouvraige de Lombardie», che si lega tanto ai modi e alla fortuna della miniatura francese, in concomitanza con il grande momento scaligero, conscio della Toscana, e capeggiato dagli scrittori delle arche; il quale, seppure acceso, col geniale maestro Stefano, dalle fantasie lunatiche della corrente internazionale, e legato massimamente al filone boemo, sbocca nel più grande troviero della pittura: Antonio Pisano detto Pisanello. Riaffacciarsi quindi alle raccolte di miniature, dono superbo di Vittorio Cini, è non solo utile e dilettevole, ma proprio.

È giusto che, dopo aver dilettato gli occhi dei Persiani, a Teheran, ed essere approdate alfine in Giappone, si presentino qui, in casa loro. In Persia avranno ricordato il fiorire della miniatura nazionale, sbocciata anch’essa nel XIII° secolo, ma che raggiunse il suo culmine nel XVI°, con quella scuola di Safari, che pare di un Pisanello in ritardo. In Giappone, a Tokio, sarà stata come in casa sua, perché l’arte pittorica nipponica, seppure legata alla cinese, è sempre stata amica dei modi minuti della miniatura, e li ha portati innanzi sino ad oggi. Là, avrà ricordato la non molto lontana raffinatissima opera di Utamaro ( 1754-1797) e di Hirushiga (1797-1858), di cui la Fondazione custodisce, nelle sue raccolte preziose, qualche quaderno scolastico. La scelta delle miniature esposte ha inoltre un suo particolare vantaggio, di essere stata fatta dalla dotta figlia dello stesso Toesca, alla quale pure va il nostro ringraziamento.