I Dialoghi di San Giorgio. Space as a Contested Terrain. – Fondazione Giorgio Cini
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Convegni e seminari settembre 2009

I Dialoghi di San Giorgio. Space as a Contested Terrain.

I DIALOGHI DI SAN GIORGIO (tutte le edizioni)

L’equilibrio millenario del rapporto uomo/ambiente, di volta in volta idilliaco (la “madre terra”) o conflittuale (la “natura ostile”), sembra essersi spezzato dando luogo a una frattura radicale. Sempre più l’esperienza dello spazio vivibile diventa per gli esseri umani dolorosa. Essi sembrano incapaci di orientarsi: individui e comunità non trovano più i punti di riferimento ai quali erano adusi, si sentono “spaesati”, “fuori luogo” a casa e sul lavoro – ma anche nei luoghi di ritrovo e divertimento –, vivendo una condizione generale di sradicamento. Potremmo chiederci in quale misura questi sentimenti siano davvero “nuovi” o se il sentimento di “spaesamento” non sia un elemento integrante del grande “racconto” della modernizzazione. È pur vero, tuttavia, che i moderni sviluppi nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, dei trasporti e della comunicazione hanno radicalmente trasformato il nostro rapporto con lo spazio, il tempo e il territorio. La fedeltà a una patria comune e a un territorio noto, dai confini circoscritti e intoccabili, viene progressivamente rimpiazzata dall’esperienza di una pluralità di territori interconnessi, dai confini incerti, liquidi, dove le tradizioni si contaminano e i linguaggi si mescolano. Parallelamente, la globalizzazione e la proliferazione di nuovi spazi virtuali e di nuovi tipi di mobilità comportano inedite esperienze spazio-temporali. Il rintocco del campanile che scandisce il tempo nelle giornate di lavoro e di festa viene sostituito dal rintocco globale della campana dei mercati fi nanziari che chiudono a Tokyo ma solo per aprire a Milano, aprono a New York ma solo per chiudere a Londra, in un tempo senza tempo che si estende a tutti i settori dell’umana esistenza, dando vita a un inestricabile intreccio di molteplici temporalità biologiche e sociali. Allo stesso tempo vediamo ridursi, limitarsi, distruggersi i luoghi del nostro vivere fisico, invasi da individui sempre più numerosi, merci sempre più ingombranti, spazzatura sempre più resistente e agenti inquinanti sempre più letali. Emerge oggi la necessità di fare i conti con una sorta di mutazione ontologica dell’idea di spazio, non più contenitore o elemento di sfondo la cui descrizione combacia con le sue coordinate carto grafiche, ma dimensione metafisica esistenziale, inscindibile dall’esperienza dei soggetti che lo abitano. Servono diverse visioni del mondo, formulazioni innovative dell’abitabile che ci permettano di ripensare i concetti di spazio, territorio, paesaggio e natura, tenendo conto dei cambiamenti irreversibili che li investono ma anche delle opportunità che questi mutamenti offrono.

Quali forme dovrebbero avere le “serre” all’interno delle quali gli esseri umani potranno nuovamente trovare riparo e prosperare? Il rapporto mnemonico ed emozionale che si instaura con certi luoghi è una costante universale? Sono i meccanismi di costruzione dell’identità indissolubilmente legati alla memoria (individuale e collettiva) e ai processi mentali di oggettivazione del reale? È possibile far coesistere due tendenze contraddittorie come, da un lato, la globalizzazione, il carattere fluido e composito delle identità, il nomadismo e i network e, dall’altro, la patrimonializzazione feticista delle identità, dei luoghi e dei saperi locali? È possibile condividere una metafora alternativa alla nozione di globalizzazione? Può l’analisi del rapporto esistente tra linguaggio e cognizione spaziale, così come l’analisi delle influenze reciproche tra disposizioni spaziali, affetti ed emozioni, aiutarci a formulare in modo nuovo il concetto di habitat? Quali sono le strategie, le forme e gli attori delle nuove politiche di programmazione e gestione del territorio? Può l’analisi dell’uso creativo della spazio da parte dei land artists aiutarci in questa riflessione? Venezia, città straordinariamente bella ma resa progressivamente inabitabile dai meccanismi innescati dalla globalizzazione, riassume emblematicamente il senso dell’esperienza dolorosa dello spazio da cui siamo partiti nello sviluppo di questa riflessione. Per questo motivo essa ci appare il luogo più adatto per ospitare un’indagine multidisciplinare sul paesaggio, il territorio, l’identità, e le relazioni che li legano.

Partecipanti Godfrey Baldacchino, Claire Bishop, William Cronon, Philippe Descola, Olafur Eliasson, Tim Ingold, Bruno Latour, Elaine Stratford, Nigel Thrift.

Si ringrazia il Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto per la gentile concessione dell’autorizzazione all’utilizzo del quadro di Giacomo Balla, Velo di vedova + paesaggio (Corazzata + vedova + vento)

Ai Dialoghi potrà assistere il pubblico.

La lingua ufficiale è l’inglese.

Orari

9.00 – 10.30 / 11.00 – 12.30 / 14.30 –16.00

Per informazioni

segr.gen@cini.it