Disegni veneti del Museo di Leningrado – Fondazione Giorgio Cini
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Mostre marzo 1964

Disegni veneti del Museo di Leningrado

Sino Dal suo nascere l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini ha valutato l’utilità di agevolare con mostre annuali discrete, ma scelte, quali poteva proporle e ospitarle nella propria sede, lo studio dei disegni – e massime, ovviamente, di quelli veneti – che costituiscono il preludio più illuminante e vivo delle opere. Questa iniziativa è parsa tra le più adatte nell’ambito dell’attività di un Istituto che ha una sua Biblioteca, ormai famosa, dedicata alle Arti e arricchitasi or non è molto della più insigne raccolta di libri illustrati veneti del Quattro e Cinquecento, e di magnifiche collezioni di miniature, di disegni e di stampe, per dono cospicuo del Fondatore. Si trattò di raccolte di Musei nostrani o di scelte monografiche. Ma l’impegno parve più felicemente soddisfatto allorché si presentarono alla ribalta disegni di proprietà straniera, tanto più desiderati quanto meno accessibili. Si ebbero così i prestiti di S. M. Britannica per il Canaletto; dei Musei di Polonia; dell’Ashmolean Museam di Oxford; dell’Albertina di Vienna; ed ecco oggi che i cordiali, simpatici legami, stretti con gli storici dell’arte e con i Musei dell’U.R.S.S., anche con un mio viaggio del 1955, ci hanno portato allo stupendo esito di una Mostra nobilmente sUggerita da Vittorio Cini, di 127 disegni veneti, inviati dal superbo Museo dell’Ermitage di Leningrado, secondo una scelta fatta dall’illuminato direttore del reparto, Dobroklonsky, e che nel presente Catalogo figurano illustrati dalla intelligente e autorevole ispettrice dell’Ermitage, Larissa Salmina. Saranno, per l’alta qualità e per il non facile accesso, una sorpresa e un godimento per critici, studiosi, uomini di gusto, ai quali tutti la Mostra viene raccomandata con fede sicura nel suo esito e nel suo insegnamento.

Le preferenze stesse di questi disegni ci rivelano quale importanza abbia avuto accanto alla francese, l’arte italiana, e in massimo grado quella di Venezia, per l’orientamento del gusto della Russia; come indica lo splendido periodo incominciato da Caterina II. Mi basti ricordare, che pur non avendo potuto andare a Leningrado il Tiepolo, vi approdarono artisti insigni, come Pietro Rotari, Francesco Fontebasso, Giacomo Guarana, Pietro Antonio Novelli, per non parlare dell’architetto Giacomo Quarenghi che ha dato quasi il volto alla città, e del grande scenegrafo Pietro Gonzaga. È a questo interesse che si deve la richiesta di quadri veneziani (e bastino i due Tiepolo superbi della villa di Archangelskoje), e di stampe e disegni, che sono alla base delle famose raccolte dell’Ermitage e dell’U.R.S.S. Si può dire che questa Mostra prolunghi in Occidente i risultati delle assidue, sapienti ricerche degli studiosi dell’U.R.S.S., che è bene qui rievocare, perché si tratta di un esito che conclude innumeri interessi a vantaggio della scienza e dell’arte.