Scripta Edizioni – Fondazione Giorgio Cini

Domenico Pellegrini 1759 – 1840. Un pittore veneto nelle capitali d’Europa

Venezia, Roma, Napoli, Londra, Parigi, quindi Lisbona: solo elencare le città dove ha lavorato ci dà la misura europea di Domenico Pellegrini.

E’ questa la prima monografia che gli viene dedicata. Nel confronto con quanto si sapeva in precedenza, risalta la quantità di nuove acquisizioni al catalogo, di notizie storiche, d’intrecci che coinvolgono artisti, mercanti, personaggi più o meno illustri, in circostanze storiche spesso avventurose – Pellegrini venne persino deportato nelle Azzorre – di un’epoca che ha visto sconvolgimenti che hanno trasformato l’assetto europeo come in poche altre circostanze.

L’Italia con i suoi stati dell’antico regime – la Repubblica di Venezia, lo Stato della Chiesa, il Regno di Napoli -, l’Inghilterra, il Portogallo, la Francia: Pellegrini attraversa l’Europa imponendosi da protagonista nel campo della ritrattistica.

E’ qui pubblicato pure un carteggio di imprevista importanza. A leggerlo, si rimane sorpresi di quante relazioni è intessuta la biografia del pittore, specie nell’età matura; quando, deposti i pennelli grazie al raggiunto benessere economico, si dà alla bella vita, fra Londra e Parigi, Marsiglia, Firenze, Venezia e Roma. Basti citare un nome, quello della cantante Giuditta Pasta, amica fra le più care.

Intenso anche il rapporto con Antonio Canova, al quale scrive nel 1813, da Londra, con l’abituale humour: “Ho desiderato le ricchezze, queste mi hanno reso malinconico, ora sono più allegro, e uno di questi giorni dò fuoco a tutto e tornerò felice del tutto. Vedo che non vi è altro che i colori e la tavolozza che mi fa la mia felicità. O quanto sarò felice di rincontrarmi con tanti amici li quali saranno alquanto grinzosi e mi pare di vedere che si rideranno della mia bellezza mezza portoghese, mezza inglese e un poco di francese”.

Gli incisori veneti del Settecento, Venezia 1941 (ristampa anastatica con il catalogo illustrato di tutte le opere)

Il volume ripresenta, in edizione anastatica, il catalogo della mostra Gli incisori veneti del Settecento, organizzata da Rodolfo Pallucchini a Venezia, al teatro del “Ridotto” nel 1941. Solo 94 erano tuttavia le illustrazioni, a fronte di 613 opere esposte. Al fine di poter offrire uno strumento di lavoro adeguato sia per gli studiosi sia per i collezionisti dell’incisione veneta del Settecento, si è deciso di riprodurre qui integralmente tutte le incisioni presentate a quella mostra memorabile, incentrata su un aspetto eccezionale di creatività in ambito europeo, indagato da Pallucchini con l’abituale intelligenza critica in questo studio pionieristico.

Giambattista Crosato. Pittore del Rococò europeo

Giambattista Crosato (1697-1758) è stato pittore, frescante e scenografo operoso tra la Serenissima e il Piemonte sabaudo, attivo in alcuni dei luoghi simbolo della civiltà settecentesca europea: dalla Palazzina di caccia di Stupinigi, al salone di Ca’ Rezzonico, alle ville venete. Autore di pannelli per boiseries come di grandi cicli ad affresco, Crosato è stato, fra i grandi veneziani di quel tempo, colui che meglio ha saputo interpretare in chiave personale lo stile del rococò internazionale, dialogando parimenti con la cultura piemontese negli anni di Beaumont e Giaquinto e proponendo una pittura “risoluta e bizzarra” – per riprendere le parole dei suoi contemporanei –, fra le poche a offrirsi quale alternativa alla grande maniera del genio del secolo, Giambattista Tiepolo.

Il volume rappresenta la prima monografia con il catalogo ragionato dei dipinti.

Sebastiano Ricci 1659-1734. Atti del Convegno Internazionale di Studi (14-15 dicembre 2009, Venezia, Fondazione Giorgio Cini)

Sono qui pubblicate le comunicazioni presentate al Convegno su Sebastiano Ricci tenutosi allaFondazione Giorgio Cinidi Venezia il 14-15 dicembre 2009. Dagli interventi, la figura di Sebastiano Ricci si conferma come una delle maggiori personalità artistiche a livello europeo tra Sei e Settecento. Assimilando le più importanti esperienze precedenti, dapprima nel suo continuo vagare da Venezia attraverso l’Italia – tra Bologna e Parma, Torino, Milano e Roma e infine Firenze – poi richiesto ovunque in Europa, da sovrani e intendenti d’arte – a Vienna, Parigi e Londra – l’artista riuscì a creare una pittura che per leggerezza, fantasia, libertà coloristica ha pochi eguali, pervasa di una grazia ormai rococò, in anticipo addirittura sulle invenzioni di Antoine Watteau.

Sfogliare il volume significa imbattersi in novità molteplici, dalle precisazioni d’archivio, agli inediti, come l’eccezionale Marte curato da Peone, a riflessioni iconografiche, a incursioni a Napoli, in Lombardia, a Vienna, in area germanica, a Londra fino alla Russia.

L’altare di Isenheim. Mathis Grünewald pittore della Morte e della Resurrezione

«È la faccia del dolore, dell’angoscia, della morte. L’impatto è sconvolgente, fin dal primo sguardo. La Crocifissione è un culmine tragico dell’arte occidentale: uno di quei capolavori che rendono difficile il discorso critico, giacché sono nati proprio su quel limite in cui la parola esaurisce la possibilità di comunicare. Visioni generate dal silenzio e nel silenzio, la loro realtà s’invera tutta nell’evidenza flagrante dell’immagine».

Il volumetto contiene il testo della conferenza tenuta da Adriano Mariuz all’Ateneo San Basso a Venezia il 2 aprile 1987. Si è scelto di non apportare alcuna modifica o integrazione allo scritto, per lasciargli il tono colloquiale voluto dall’autore: sicuramente uno degli elementi di fascino di questa dissertazione, come dell’altra sull’Adorazione dei pastori di Tintoretto, pubblicata nel 2010, e ora ristampata in seconda edizione. Sarà una scoperta per molti accostarsi a una delle creazioni artistiche più commoventi dell’arte occidentale
– l’altare di Isenheim, un capolavoro ancora poco conosciuto ai più – e a un pittore grandissimo, Mathis Grünewald. Adriano Mariuz (1938-2003) ha insegnato Storia dell’arte moderna all’Università di Padova. Formidabile conoscitore, specialista di pittura veneziana del Settecento, ha dato fondamentali contributi su Giambattista e Giandomenico Tiepolo (raccolti nel volume, pure curato dall’Istituto di Storia dell’Arte, Tiepolo, Cierre edizioni, 2008).

Domenico Bossi 1767-1853. Da Venezia al Nord Europa. La carriera di un maestro del ritratto in miniatura

Il volume, frutto di un lavoro di ricerca decennale, è la prima monografia dedicata al miniaturista italiano Domenico Bossi (1767 – 1853). Nato a Trieste da famiglia veneziana, Bossi, considerato a ragione uno dei più grandi “ritrattisti in miniatura” dell’età neoclassica,
dopo essersi formato all’Accademia di Venezia sotto l’egida di Giandomenico Tiepolo, fu protagonista di una straordinaria carriera internazionale. Operoso tra Sette e Ottocento in alcune delle più importanti città d’Europa – quali Berlino, Amsterdam, Amburgo, Stoccolma, San Pietroburgo, Parigi, Vienna e Monaco di Baviera – ottenne prestigiose commissioni dalle famiglie regnanti di Prussia, Olanda, Meclemburgo- Schwerin, Svevia e Russia, venendo aggregato alle accademie di belle arti di Stoccolma (1798) e di Vienna (1818), e nominato nel 1824 “pittore di corte” del re di Svezia Carlo XIV Giovanni.
La monografia si connota come un vero e proprio risarcimento alla figura di questo grande artista, ben conosciuto in nord Europa, ma in Italia pressoché dimenticato.
Continuando valorosamente la gloriosa tradizione del ritratto in miniatura su avorio, affermatosi sin dai primi anni del Settecento grazie allo strepitoso successo dell’arte innovativa di Rosalba Carriera, si firmava con orgoglio: “Domenico Bossi, veneziano”.