Angelo Colla Editore Vicenza – Fondazione Giorgio Cini

«Studi Veneziani», N.S., LXXX (2019)

studi
Piero Falchetta, Per una lettura letteraria della Storia del Mogol: il viaggio da Venezia a Delhi di
Nicolò Manuzzi (1653-1656)
Francesco Fecondo, Venere prigioniera di Gian Francesco Malipiero: breve indagine letteraria
note e documenti
Alessandro Di Bari, Il registro dell’emotività nei dispacci di Giosafat Barbaro, ambasciatore veneziano
a Cipro (1473-1474)
Simone Lombardo, Tra propaganda e realtà: una ricostruzione della strana battaglia di Prevesa (1538)
Vincenzo Mancini, Su Giuseppe Porta pittore di stato
Vincenzo Mancini, Il giovane Tintoretto (ii parte)
Virgilio Giormani, I rifiuti di Venezia: una risorsa per il Lido
Simona Bonomi, Il teatro dell’Accademia degli Erranti a Brescia durante il xviii sec.
Barbara Mazza Boccazzi, Anacarsi a Padova
Antonio Manno, L’inafferrabile Tintoretto. Annotazioni sull’analisi stilistica e sull’ermeneutica (1995-2019)
recensioni
Francesco Jori, La storia del Veneto dalle origini ai giorni nostri (M. Pitteri)
Guillaume Alonge, Ambasciatori. Diplomazia e politica nella Venezia del Rinascimento (G. Trebbi)
Enrico Valseriati, Tra Venezia e l’Impero. Dissenso e conflitto politico a Brescia nell’età di Carlo V
(G. Gullino)
Isabella Munari, Tiziano «spirituale». La «Trinità» per Carlo V tra i venti della Riforma (F. Biferali)
Arte fede e medicina nella Venezia di Tintoretto, a cura di Gabriele Matino e Cynthia Klestinec
(N.-E. Vanzan Marchini)
Dispacci al Senato di Venezia 1620-1635. Edizione di una fonte storica per la Guerra dei Trent’anni
nelle Alpi, a cura di Simone Signaroli (A. Pelizza)
Marco Moneta, Un Veneziano alla Corte Moghul. Vita e Avventure di Nicolò Manucci nell’India
del Seicento (G. Dubbini)

La fienagione nelle Dolomiti venete

Dopo l’uscita nello scorso anno de Il Veneto dei contadini 1921 – 1932 di Paul Scheuermeier, ecco, di Giuseppe Grava e Giovanni Tomasi, La fienagione nelle Dolomiti venete, con la quale i due autori estendono geograficamente la loro pluriennale ricerca – i cui frutti antecedenti hanno visto la luce ne La fienagione nelle Prealpi venete (1999) – alla parte settentrionale della provincia di Belluno, fino al Cadore e all’isola germanofona di Sappada. Una nuova pubblicazione sempre legata alla tematica della fienagione che appare tanto più preziosa quanto più rari e difficili da reperire sono diventati i materiali dialettologici alla base dell’indagine, patrimonio di un numero sempre più esiguo di informatori, e che attesta anche nel 2012 la vitalità della «Collana di Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete», patrocinata dalla Regione del Veneto e impegnata sistematicamente nella memorizzazione di vicende dalla lunga durata.
Il volume comprende anche un ricco corredo di fotografie e di tavole, che contribuiscono in maniera determinante a restituirci nel loro insieme le tecniche della fienagione e le sue parole, riconfermando ancora una volta l’indissolubile rapporto che da sempre lega cultura materiale e lingua: da un lato il lavoro, dall’altro un ambiente, un paesaggio geoantropico in cui natura e presenza umana interagiscono.

Le scuole piccole nella Venezia dei Dogi

Con il termine “scuola” si è soliti indicare qualsiasi associazione di
cittadini organizzata con finalità devozionali e assistenziali e
amministrata da laici sotto il vigile controllo delle magistrature
veneziane che ne consentivano l’istituzione, ne approvavano gli statuti
(mariegole), controllavano l’operato del gastaldo e degli altri
dirigenti (“banca”) e, in caso di abusi, ne decretavano la
soppressione. Delle cosiddette “scuole grandi”, da sempre note e
studiate perche disponevano di grandi capitali, sedi sontuose, sfarzosi
apparati per le manifestazioni cittadine – ma che nel Cinquecento si
contavano sulle dita di una mano – si sa molto; quasi nulla invece si
conosce delle centinaia di “scuole piccole” sulle quali fino ad oggi
mancava qualsiasi elemento concreto per avviare studi seri. Ci sono
voluti trent’anni di ricerche d’archivio all’autore di questo libro per
raccogliere i documenti relativi agli statuti di 925 confraternite
veneziane minori di varia natura – tante sono quelle censite nel volume
che coprono un arco temporale amplissimo: dal secolo XIV alla caduta
della Repubblica. I dati presentati dall’autore in ordine cronologico
scuola per scuola sono quelli relativi agli eventi che hanno
caratterizzato la vita di questi sodalizi – detti anche scuole d’arte,
suffragi, sovvegni, fraterne e confraternite – in cui, a seconda della
professione o mestiere svolto, tutti i cittadini veneziani, maschi e
femmine che avessero compiuti i 15 anni di età, si potevano associare
liberamente per godere di aiuti, garanzie, vantaggi spirituali e
materiali. Gli iscritti a una scuola potevano contare su pratiche di
assistenza, accompagnamento funebre e suffragio in caso di malattia
mortale; di medicine e di sussidio quotidiano in caso di momentanea
inabilità al lavoro (purche non causata da ferimenti dovuti a risse o
spericolatezze, o al “morbo gallico”). Nei periodi di pestilenza,
inoltre, i sovvegni assicuravano un’assistenza pecuniaria anche a chi
fosse stato obbligato a rimanere sequestrato in casa. E all’assistenza
a intere famiglie precipitate nella più grave indigenza per repentini
tracolli economici, dovuti per esempio a naufragi o a incendi, e
costrette all’elemosina, provvedeva la “Fraterna dei poveri
vergognosi”. Ma erano previsti anche aiuti per ragazze bisognose, a
favore delle quali erano sorteggiate regolarmente “grazie” da dieci
ducati perche potessero sposarsi o monacarsl. E infine, alle casse
delle scuole piccole, soprattutto nel loro momento migliore (in età
rinascimentale e nel Seicento) attingeva spesso anche la Serenissima
Repubblica per far fronte alle spese di armamento della flotta e alle
guerre contro i Turchi. La decadenza sopraggiunse nel Settecento, in
seguito alla proliferazione delle scuole abusive, e soprattutto delle
“compagnie dei morti”. Queste, associando un grande numero di iscritti
(fino a 45.000, veneziani e non, nel 1784), con il pretesto del
suffragio ai defunti e della estrazione annuale di un certo numero di
“grazie” da 100 lire l’una, organizzavano delle vere e proprie
lotterie, nel corso delle quali talvolta scoppiavano disordini e
tafferugli. Ne seguÌ dapprima la soppressione delle compagnie dei morti
da parte del Consiglio di Dieci, e poi, alla caduta della Repubblica,
la soppressione napoleonica di tutte le scuole. L’interessante rassegna
di documenti recuperati e presentati qui con intelligente chiarezza è
corredata da un utile glossario di termini, non tutti reperibili nei
dizionari del dialetto veneziano, e da un indice dei nomi che risulterà
necessario anche ai cultori di altre materie avendo l’autore prestato
particolare attenzione, nel corso dell’opera, all’attività di pittori,
scultori, architetti e musi ci a favore delle scuole.

INDICE

Presentazione, di Antonio Niero
Note d’archivio per la storia delle confraternite veneziane,

di Gastone Vio
Sigle e abbreviazioni delle fonti

SESTIERE DI CASTELLO
– Parrocchia di san Pietro di Castello [1]
– Parrocchia di san Biagio [2]
– Parrocchia di san Martino [3]
– Parrocchia di san Giovanni Battista in Bràgora [4]
– Parrocchia di sant’Antonin [5]
– Parrocchia di santa Ternita [6]
– Parrocchia di san Severo [7]
– Parrocchia di santa Maria Formosa [8]
– Parrocchia di santa Marina [9]
– Parrocchia di san Lio [10]
– Parrocchia di santa Giustina [11]
– Parrocchia di San Giovanni in Oleo, detto san Giovanni Novo
[12]
– Parrocchia di san Provolo [13]

SESTIERE DI SAN MARCO
– Parrocchia di san Marco [14]
– Parrocchia di san Geminiano [15]
– Parrocchia di san Moisè [16]
– Parrocchia di santa Maria Zobenigo [17]
– Parrocchia di san Maurizio [18]
– Parrocchia di san Vìdal [19]
– Parrocchia di san Samuele [20]
– Parrocchia di sant’Angelo [21]
– Parrocchia di san Benetto [22]
– Parrocchia di san Paternian [23]
– Parrocchia di san Luca [24]
– Parrocchia di san F antin [25]
– Parrocchia di san Salvador [26]
– Parrocchia di san Bartolomeo [27]
– Parrocchia di san Giuliano [28]
– Parrocchia di san Basso [29]

SESTIERE DI CANNAREGIO
– Parrocchia di santa Lucia [30]
– Parrocchia di san Geremia [31]
– Parrocchia di san Marcuola [32]
– Parrocchia di san Leonardo [33]
– Parrocchia di santa Maria Maddalena [34]
– Parrocchia di santa Fosca [35]
– Parrocchia di san Marziale [36]
– Parrocchia di san Felice [37]
– Parrocchia di santa Sofia [38]
– Parrocchia dei santi Apostoli [39]
– Parrocchia di san Canciano [40]
– Parrocchia di santa Maria Nova [41]
– Parrocchia di san Giovanni Crisostomo [42]

SESTIERE DI SAN POLO
– Parrocchia di san Polo [43]
– Parrocchia di san Tomà [44]
– Parrocchia di san Stin (santo Stefano prete) [45]
– Parrocchia di sant’Agostin [46]
– Parrocchia di san Boldo (sant’Ubaldo) [47]
– Parrocchia di sant’Aponal (sant’Apollinare) [48]
– Parrocchia di san Silvestro [49]
– Parrocchia di san Mattio [50]
– Parrocchia di san Giovanni Elemosinario [51]

SESTIERE DI SANTA CROCE
– Parrocchia di Santa Croce [52]
– Parrocchia di san Simeone Profeta (san Simon Grande) [53]
– Parrocchia dei santi apostoli Simone e Giuda (san Simon Piccolo)
[54]
– Parrocchia di san Giovanni Decollato [55]
– Parrocchia di san Giacomo dall’Orio [56]
– Parrocchia di san Stae (sant’Eustachio) [57]
– Parrocchia di santa Maria Mater Domini [58]
– Parrocchia di san Cassiano [59]

SESTIERE DI DORSODURO
– Parrocchia di san Nicolò dei Mendicoli [60]
– Parrocchia dell’angelo Raffaele [61]
– Parrocchia di san Basilio [62]
– Parrocchia di santa Margherita [63]
– Parrocchia di san Pantalon [64]
– Parrocchia di san Barnaba [65]
– Parrocchia di san Trovaso (santi Gervasio e Protasio) [66]
– Parrocchia di sant’Agnese [67]
– Parrocchia di san Vìo (santi Vìto e Modesto) [68]

– Parrocchia di san Gregorio [69]
– Parrocchia di santa Eufemia della Giudecca [70]

Glossario
Indice dei nomi

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Fiabe e racconti veronesi

“Ciò che colpisce nella raccolta del Righi – scrive Daniela Perco nella
sua presentazione al volume – è l’ampiezza dei materiali trascritti,
che ne fa una delle più importanti collezioni di fiabe italiane
dell’epoca paragonabile per mole a quelle di Giuseppe Pitrè o di
Vittorio Imbriani”.
Si tratta di 230 narrazioni che Righi chiama rosè rie, cioè fiabe,
fole, racconti fantastici, ma che comprendono altri generi narrativi
come scherzi-aneddoti e facezie basate su fatti realmente accaduti.
In questo primo tomo si pubblicano le prime novanta.

INDICE
Lo studio del patrimonio narrativo di tradizione orale nel
Veneto dell’Ottocento

Giovanni Viviani e Silvana Zanolli, Ettore Scipione Righi e la
raccolta di fiabe veronesi conservata nella Biblioteca Civica di Verona

I. Domenico Sempreboni detto Bonin
II. Rosina Avogadro
III. Virginia Falchetti
IV. Maria Zerman
V. Carlo Falkenheim
VI. Bice Righi Ruffoni
VII. Tullio Salvaterra
VIII. Maddalena Sartori
IX. Vittoria Sega nata Sona
X. Virginia Menin
XI. Maria Gatti
XII. Giulia Gaola
XIII. Maria Luigo
XIV. Giorgio Galli
XV. Angela Cremonese
XVI. Gabriele Campagnola

Tavola sinottica delle fiabe del Fondo Righi della Biblioteca
Civica di Verona

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Vocabolario del dialetto ladino – veneto della Valle di Zoldo (Belluno)

È questo il terzo vocabolario dialettale che compare nella Collana di
Cultura Popolare Veneta per iniziativa della Regione e della Fondazione
Giorgio Cini. Dopo il primo Vocabolario del veneziano di Carlo Goldoni (1993) di Gianfranco Folena, la Regione decise, nel 1995, di pubblicare il Vocabolario polesano di Giovanni Beggio che costituiva una testimonianza esemplare di una
comunità contadina del basso Veneto. Ora è la volta di esplorare il
patrimonio linguistico e culturale di una valle montana, la Valle di
Zoldo nel Bellunese, terra di artigiani abili, un tempo, sopratutto
alla lavorazione del ferro e di altri metalli e, da quasi un secolo,
noti in Italia e all’estero per la pratica eccellente della gelateria.
Un mutamento imposto dai tempi, che gli Zoldani non hanno subito ma
governato con intelligenza, innestandolo in una tradizione ricca
d’autentica cultura popolare e materiale qual’è quella testimoniata da
questo ricchissimo vocabolario.[…]

INDICE


Presentazione
di Giovan Battista Pellegrini

Premessa dell’autore

Ordine alfabetico e trascrizione fonetica

Abbreviazioni

Vocabolario del dialetto ladino-veneto della Valle di Zoldo (Belluno)

Schemi di coniugazione verbale

Bibliografia

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Fiabe e racconti veronesi

Prosegue, con la pubblicazione del secondo volume, l’iniziativa
dedicata all’edizione dell’intera raccolta delle fiabe popolari
veronesi, conservata presso il Fondo Righi della Biblioteca Civica di
Verona: senza dubbio un unicum, a livello nazionale, per la richezza , la varietà e l’importanza dei materiali custoditi.

Il primo volume dell’opera, pubblicato lo scorso anno nella Collana di studi e ricerche sulla cultura popolare veneta,
è
stato accolto con grande favore da studiosi di demo-etno-antropologia e
da esperti in linguistica e dialettologia, e ha ricevuto anche un assai
favorevole riscontro da parte dei lettori non specialisti, in grado di
aprezzare un patrimonio narrativo che, a distanza di tanti anni,
conserva ancora la freschezza e l’immediatezza della lingua viva.

Particolare attenzione nei confronti del volume è stata riservata dal
mondo della scuola, che ne ha colto le possibilità di utilizzo non solo
come proposta di una piacevole lettura, ma anche come strumento di
approccio ed approfondimento nello studio della lingua e del dialetto.

Dare continuità a questa iniziativa significa quindi proseguire
nell’impegno di salvaguardia delle tradizioni popolari e del cospicuo
patrimonio bibliografico conservato presso le Istituzioni culturali
della nostra Regione, oltre che contribuire concretamente al
potenziamento delle loro molteplici possibilità di fruizione e di
valorizzazione.

Giancarlo Galan
Presidente della Regione del Veneto

INDICE

XVII. Elena Galli
XVIII. Gaetano Bonuzzi
XIX. Bernardo Trevisani
XX. Teresa Tommasi
XXI. Caterina Ovio
XXII. Annibale Montresor
XXIII. Maria Lorenzi
XXIV. Natalina Dindarini
XXV. Laura Zamboni
XXVI. Eugenia Foracolli
XXVII. Rosa Monga
XXVIII. Anna Righi
XXIX. Ida Giusti
XXX. Luigia Polver
XXXI. Pietro Figarolli
XXXII. Alfredo Alessi

Tavola sinottica delle fiabe del Fondo Righi della Biblioteca Civica di Verona

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e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Fiabe e racconti veronesi

Si conclude con questo terzo volume la
pubblicazione delle Fiabe e racconti veronesi raccolti da Ettore
Scipione Righi, impresa avviatosi nel 2004 nell’ambito della collana
«Cultura popolare veneta», realizzata su iniziativa della Regione del
Veneto, con il contributo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
I
settanta racconti qui pubblicati completano i 230 di cui si compone
l’intera raccolta e fanno di questa collezione di testi di narrativa
popolare una delle più importanti di Italia, paragonabile per mole a
quelle di Giuseppe Pitrè o di Vittorio Imbriani.
L’interesse e il
grande consenso venuto non solo da parte di specialisti di
etnoantropologia, demologia, linguistica, dialettologia, ma anche dal
mondo della scuola e da moltissimi lettori non specialisti, non ha
fatto che confermare l’assoluta straordinarietà della raccolta.
Ricordava
Daniela Perco, nell’introduzione al primo volume, che quella di Righi
era «una sorta di missione, animata da sensibilità di tipo linguistico,
ma anche dalla fiducia nel progresso e nella convinzione che nulla
esista di trascurabile od inutile al mondo, e che tutto concorra allo
sviluppo incessante della civiltà cui tendono in differenti maniere i
voleri di tutte le menti elevate e gli animi onesti.»

INDICE

XXXIII. Carolina Carli
XXXIV. Francesco Dalla Vecchia
XXXV. Caterina Montebelli
XXXVI. Giobatta Franchi
XXXVII. Gabriella Guglielmi
XXXVIII. Gaetano Comparotto
XXXIX. Angelina Vallinetti
XL. Guido Ruffoni
XLI. Antonietta Allegrini
XLII. Luigi Zampini
XLIII. Maria Fassini
XLIV. Augusta Cavazzana
XLV. Gino Zuffelato
XLVI. Domenica Pontiroli
XLVII. Maria Bresavola De Missa
XLVIII. Fiabe anonime

Tavola sinottica delle fiabe del Fondo Righi della Biblioteca Civica di Verona

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I mestieri di Pantalone

La monografia I mestieri di Pantalone. La fortuna della maschera tra Venezia e la Russia di Maria Pia Pagani si lega al terzo centenario della nascita di Carlo Goldoni.
Un itinerario importante, nei secolari viaggi teatrali di Pantalone, è quello che dalla Serenissima lo ha portato nella lontana terra degli zar, regalandogli un grande successo.
Il suo ritratto, costruito a partire dai principali studi novecenteschi russi sulla Commedia dell’Arte, lo presenta come padre ma anche come uomo impegnato in diversi mestieri di rilevanza sociale: il mercante, l’attore professionista, il medico (nel legamecon San Pantaleone Martire, il cui culto dall’Oriente Cristiano si diffuse nel mondo bizantino, a Venezia e in Russia). Di Pantalone è rimasta traccia durevole nella memoria dei russi grazie al canto epico sul mercante veneziano che va a Kiev per affari e, dopo molte traversie, riesce a sposare la nipote del gran principe Vladimir. Ad esso si affiancano importanti fonti teatrali quali la raccolta Peretc e la raccolta Tichanov, soprattutto con l’intermezzo La finta tedesca e con l’Intermedio n°7, di cui si presenta la prima traduzione italiana. In conclusione, un ricordo del prof. Erik Amfitheatrof: i suoi nonni Aleksandr e Illarija, intellettuali russi emigrati in Occidente agli inizi del XX secolo, contribuirono significativamente a consolidare la notevole fortuna, tra Venezia e la Russia, di Goldoni e della maschera forse a lui più cara: Pantalone.

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Il culto dei santi e le feste popolari nella Terraferma veneta

Per poter procedere a una drastica limitazione dell’eccessivo numero di feste che costellavano il variegato calendario popolare e contadino onde ridurre il calo produttivo causato dalla sospensione dei lavori e dalle pratiche del malcostume connesse alle celebrazioni sfrenate e ai divertimenti, e in questo modo contrastare la concorrenza delle potenze vicine nelle attività agricole e commerciali, nel 1772 il Senato della Serenissima avvia un’inchiesta per sapere quali fossero le feste religiose celebrate in ogni parrocchia della Terraferma veneta oltre a quelle di precetto imposte dal calendario ufficiale della Chiesa. Le puntuali risposte fornite dai parroci ci permettono di conoscere il vasto florilegio del culto popolare dei santi, dai più vicini all’ortodossia ecclesiastica, come gli onnipresenti san Rocco e sant’Antonio Abate, san Sebastiano e san Marco, fino a quelli creati dall’immaginazione popolare, come il mitico san Defendente.
Ma le relazioni scritte inviate al Senato, conservate nella Biblioteca Marciana e ora per la prima volta trascritte e pubblicate da Simonetta Marin, danno conto anche della tipologia delle feste, votive e di devozione, delle loro origini note o supposte, e dei riti che le caratterizzavano, processioni, veglie, culto delle reliquie, preghiere, nonché degli eccessi superstiziosi e dei disordini sociali e morali che talvolta le accompagnavano. Ne esce un quadro vivido della religiosità popolare, delle consuetudini rurali e del folklore in tutto il Veneto, il Friuli e fino a Brescia e a Bergamo, mentre, come spiega l’illuminante saggio critico di Claudio Povolo premesso alla raccolta dei documenti, questi ultimi offrono materiali interessanti per considerazioni di più ampio interesse che riguardano anche l’antropologia culturale e perfino gli aspetti della giustizia penale collegata ai problemi morali. Nella prefazione di Antonio Niero, invece, è delineata la storia dei tentativi di riforma del culto dei santi e della riduzione delle feste religiose compiuti, con scarsi esiti, dai papi postridentini.

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Raccolta de’ proverbi, detti, sentenze, parole e frasi veneziane, arricchita d’alcuni esempi ed istorielle

Francesco Zorzi Muazzo (1732-1775), un bizzarro patrizio veneziano del Settecento, era noto agli studiosi non solo per la sua vita sregolata, che avevano spinto i parenti a farlo ricoverare in manicomio, dove morì, ma anche come autore di un vocabolario sui generis, che, prendendo l’avvio da una parola dialettale, scelta come lemma, ne dichiarava i significati e, soprattutto, se ne serviva per ampie digressioni sulle esperienze e sugli incontri personali dell’autore e per varie considerazioni sui costumi veneziani dell’epoca. Eppure, malgrado la sua evidente importanza, l’opera è rimasta inedita fino ad oggi, sia per la sua mole, sia per le oggettive difficoltà  di lettura di molti passi e per i continui interventi necessari a chiarire situazioni oramai lontane e legate alla vita quotidiana di Venezia nel XVIII secolo.
La biografia e il manoscritto del Muazzo furono fatti conoscere nei loro particolari nel 1969 da Paolo Zolli, il quale però, dopo matura riflessione, rinunciò all’idea di provvedere alla difficoltosa edizione della «raccolta de’ proverbi, detti, sentenze, parole e frasi veneziane». Ora il linguista Franco Crevatin, dell’Università  di Trieste, anche per ricordare l’amico scomparso nel pieno della sua stimata attività , ha ripreso con coraggio l’impresa e l’ha portata egregiamente a termine. Basterà  sfogliare l’opera per avere subito l’idea della massa di informazioni d’ogni genere in essa contenuta.

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