Saggi – Pagina 75 – Fondazione Giorgio Cini

Oltre San Marco

Il presente lavoro sulla vita musicale nelle chiese veneziane è il primo risultato di uno studio tuttora in corso sulle modalità della produzione, della circolazione e del consumo della musica sacra da chiesa a Venezia e nel Veneto fino al primo Seicento. Muovendo dall’indagine sulle istituzioni potenzialmente promotrici di esecuzioni musicali e sui sistemi di finanziamento da esse adottati, si intende giungere ad affrontare alcune delle problematiche inerenti il repertorio musicale: i suoi canali di diffusione, le sue destinazioni e i suoi utilizzi nonché la stessa realizzazione sonora del testo musicale negli ambienti considerati. Per l’attuazione di un simile progetto è stato necessario sperimentare un metodo di ricerca che si discosta per molti aspetti da quello comunemente adottato negli ‘studi documentari’ sulla storia della musica: si è scelto infatti di non porre limitazioni precise riguardo all’ambito cronologico né circoscrivere l’indagine ad un numero predefinito di istituzioni, ma di avviare invece una ricerca ‘trasversale’ e comparativa per determinare quale fosse il contributo fornito dal complesso delle istituzioni alla vita musicale cittadina.

INDICE

Elenco delle abbreviazioni

Prefazione

I. Le Istituzioni Ecclesiastiche a Venezia nel Cinquecento

Una mappa
Venezia, la Chiesa e le chiese veneziane

II. Le Decime Ecclesiastiche

La storia di una tassa
I fascicoli cinquecenteschi di «condizioni»

III. La musica nelle chiese veneziane secondo i fascicoli di “condizioni”:un quadro di riferimento

Gli organisti
Altri salariati
Interventi occasionali di musicisti
Un quadro di riferimento

IV. Il Finanziamento della musica nelle chiese veneziane

Chiese parrochiali
Monasteri
La cappella musicale del convento dei Santi
Giovanni e Paolo: un caso esemplare?
La cappella musicale del convento di Santo Stefano
Le feste principali dell’anno liturgico e il periodo quaresimale
Le «compiete musicali»
Le messe novelle e la «sagra» delle novizie

V.Le scuole piccole

Una presenza significativa
Struttura e organizzazione
Il finanziamento delle cerimonie solenni e la gestione dei fondi comuni
Istituzioni a confronto: le scuole grandi

VI. Feste, musica e musicisti : continuità nella tradizione

Il ruolo della musica nello svolgimento della festa
L’utilizzo degli strumenti nelle musiche delle celebrazioni solenni: una tradizione antica
Il ruolo dei cantori
Il ruolo degli strumenti: alcuni indizi
La musica nella legislazione ecclesiastica locale
Compagnie di cantori e compagnie di strumentisti

Conclusioni

Appendice

Bibliografia citata

Indice dei nomi e delle cose notevoli

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Vivaldi’s Music for Flute and Recorder

Esce in lingua inglese, come edizione accresciuta del saggio La musica per flauto di Antonio Vivaldi («Quaderni vivaldiani», 11, 2001), l’approfondita analisi che Sardelli dedica alla musica per flauto del Prete Rosso. Il favore con cui fu accolta l’edizione italiana e la sua grande circolazione hanno reso necessaria una nuova edizione in lingua inglese, arricchita di molte novità ed aggiornata fino all’ultimo ritrovamento vivaldiano, la sonata per flauto RV 806. Un ulteriore valore aggiunto di questa edizione è dato dalla traduzione di Michael Talbot, che oltre a volgere in elegante inglese la prosa originale, collabora con l’autore con scambi e suggerimenti che contribuiscono ad arricchire l’opera. Il saggio di Sardelli, oltre a dimostrare il ruolo centrale ricoperto da Vivaldi nella storia e nel repertorio del flauto, fa luce sulla datazione e la destinazione di diverse opere, chiarendo alcune zone oscure dello strumentario. Alla luce di questo studio, ben otto lavori finora attribuiti a Vivaldi si dimostrano non autentici, mentre altre opere di recentissima scoperta vengono presentate al pubblico per la prima volta.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

La musica degli occhi

Il volume comprende tutti i testi scritti in lingua francese da Pietro Gonzaga, importante scenografo veneto del Settecento, qui pubblicati in traduzione italiana. Pietro Gonzaga nacque a Longarone nel 1751 e, dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia, si trasferì a Milano. Lavorò al Teatro alla Scala, dapprima come assistente dei fratelli Galliari, poi come scenografo principale. Nel 1792, dopo aver partecipato allo spettacolo di apertura del Teatro La Fenice di Venezia, si trasferì in Russia, a San Pietroburgo, con l’incarico di scenografo capo dei teatri imperiali. Qui, nei primi anni dell’Ottocento produsse i suoi scritti: alcuni autobiografici, altri relativi al teatro, alla scenografia e all’architettura teatrale. Morì in Russia nel 1831, dopo essere stato nominato anche architetto di corte.

INDICE

Maria Ida Biggi
Introduzione

La musica degli occhi e l’ottica teatrale (1800-1807)

Informazioni al mio capo o Chiarimenti dello scenografo Pietro Gottardo sull’esercizio della sua professione (1807)

Del sentimento, del gusto e della bellezza (1811)

Opinioni dello scenografo Gonzaga sull’economia dello spettacolo (1815)

Osservazioni sulla costruzione dei teatri da parte di uno scenografo (1817)

Bibliografia

Indice dei nomi

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Esumazione di un requiem

Il monumentale Requiem che Bruno Maderna compose nel 1946, a lungo considerato perduto, è l’oggetto di un’ “esumazione” musicologica che propone la riproduzione facsimilare del manoscritto della partitura ritrovata nel settembre 2006 presso una biblioteca degli Stati Uniti. Il facsimile è introdotto da un testo di Veniero Rizzardi, che racconta come il manoscritto sia stato perduto e ritrovato; il testo ripropone, inoltre, una ricostruzione della genesi della composizione, condotta prevalentemente su fonti epistolari. Bruno Maderna (1920-1973) scrisse il Requiem nell’immediato dopoguerra, quando era già considerato un esponente di punta di quella ‘giovane scuola italiana’ che aveva trovato in Gian Francesco Malipiero un importante punto di riferimento. Fu proprio Malipiero a introdurre il giovane Maderna al compositore e critico Virgil Thomson in visita a Venezia. Thomson, assai colpito dalla partitura del giovane veneziano, gli dedicò un lusinghiero articolo sull’International Herald Tribune e iniziò ad adoperarsi per fare eseguire l’opera negli Stati Uniti. Maderna preparò una copia del manoscritto per Thompson ma, resosi conto che i tentativi di fare eseguire il Requiem oltreoceano non andavano a buon fine, non si curò di recuperarlo. Scritto per un imponente organico, comprendente quattro solisti, doppio coro e una grande orchestra, il Requiem di Maderna può considerarsi non soltanto un importante contributo alla biografia artistica del suo autore, ma soprattutto un’addizione postuma di grande significato al repertorio sinfonico-corale del Novecento.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

I mestieri di Pantalone

La monografia I mestieri di Pantalone. La fortuna della maschera tra Venezia e la Russia di Maria Pia Pagani si lega al terzo centenario della nascita di Carlo Goldoni.
Un itinerario importante, nei secolari viaggi teatrali di Pantalone, è quello che dalla Serenissima lo ha portato nella lontana terra degli zar, regalandogli un grande successo.
Il suo ritratto, costruito a partire dai principali studi novecenteschi russi sulla Commedia dell’Arte, lo presenta come padre ma anche come uomo impegnato in diversi mestieri di rilevanza sociale: il mercante, l’attore professionista, il medico (nel legamecon San Pantaleone Martire, il cui culto dall’Oriente Cristiano si diffuse nel mondo bizantino, a Venezia e in Russia). Di Pantalone è rimasta traccia durevole nella memoria dei russi grazie al canto epico sul mercante veneziano che va a Kiev per affari e, dopo molte traversie, riesce a sposare la nipote del gran principe Vladimir. Ad esso si affiancano importanti fonti teatrali quali la raccolta Peretc e la raccolta Tichanov, soprattutto con l’intermezzo La finta tedesca e con l’Intermedio n°7, di cui si presenta la prima traduzione italiana. In conclusione, un ricordo del prof. Erik Amfitheatrof: i suoi nonni Aleksandr e Illarija, intellettuali russi emigrati in Occidente agli inizi del XX secolo, contribuirono significativamente a consolidare la notevole fortuna, tra Venezia e la Russia, di Goldoni e della maschera forse a lui più cara: Pantalone.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

«Viridarium» 4

Il volume, curato da Francesco Zambon, riunisce una serie di studi sul ruolo e sull’importanza che l’esistenza di piccoli gruppi o cerchie hanno avuto nell’attività letteraria, artistica, filosofica o religiosa di singoli individui, e fra questi anche di personaggi di grande statura intellettuale. Il volume prende in considerazione temi e fenomeni che riguardano sia le culture occidentali sia quelle orientali, lungo un ampio arco di tempo che va dall’antichità al Novecento.

INDICE

Francesco Zambon,
Premessa

Fabio Mora
Spontaneismo religioso

Ezio Albrile
Il cenacolo alchemico

Carlo Saccone
Il “re dei belli” (shah-e khuban) nella lirica persiana classica e i suoi mendichi “fedeli d’amore”

Saverio Guida
Giullari a Tolosa agli inizi del ‘200

Mira Mocan
L’Arca della Mente. L'”edificazione della Sapienza” nella Scuola di San Vittore

Corrado Bologna
L’Arca della Mente. Iniziazioni spirituali nel “Teatro della Sapienza” di Giulio Camillo

Alessandro Grossato
Le metamorfosi di Laura e Francesco ad Arquà e la cerchia ermetica patavina dei Valdezocco

Linda Bisello
«Di minute scintille un grande fuoco». Parabola storica e testuale dell’Accademia degli Occulti (Brescia 1564-83; denuo flor. 1622-30)

Hans Thomas Hakl
«L’effetto, pur non esteso, è stato profondo come quello di una sonda». Breve storia della rivista “Antaios”, curata da Mircea Eliade ed Ernst Jünger (1959-1971)

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Il culto dei santi e le feste popolari nella Terraferma veneta

Per poter procedere a una drastica limitazione dell’eccessivo numero di feste che costellavano il variegato calendario popolare e contadino onde ridurre il calo produttivo causato dalla sospensione dei lavori e dalle pratiche del malcostume connesse alle celebrazioni sfrenate e ai divertimenti, e in questo modo contrastare la concorrenza delle potenze vicine nelle attività agricole e commerciali, nel 1772 il Senato della Serenissima avvia un’inchiesta per sapere quali fossero le feste religiose celebrate in ogni parrocchia della Terraferma veneta oltre a quelle di precetto imposte dal calendario ufficiale della Chiesa. Le puntuali risposte fornite dai parroci ci permettono di conoscere il vasto florilegio del culto popolare dei santi, dai più vicini all’ortodossia ecclesiastica, come gli onnipresenti san Rocco e sant’Antonio Abate, san Sebastiano e san Marco, fino a quelli creati dall’immaginazione popolare, come il mitico san Defendente.
Ma le relazioni scritte inviate al Senato, conservate nella Biblioteca Marciana e ora per la prima volta trascritte e pubblicate da Simonetta Marin, danno conto anche della tipologia delle feste, votive e di devozione, delle loro origini note o supposte, e dei riti che le caratterizzavano, processioni, veglie, culto delle reliquie, preghiere, nonché degli eccessi superstiziosi e dei disordini sociali e morali che talvolta le accompagnavano. Ne esce un quadro vivido della religiosità popolare, delle consuetudini rurali e del folklore in tutto il Veneto, il Friuli e fino a Brescia e a Bergamo, mentre, come spiega l’illuminante saggio critico di Claudio Povolo premesso alla raccolta dei documenti, questi ultimi offrono materiali interessanti per considerazioni di più ampio interesse che riguardano anche l’antropologia culturale e perfino gli aspetti della giustizia penale collegata ai problemi morali. Nella prefazione di Antonio Niero, invece, è delineata la storia dei tentativi di riforma del culto dei santi e della riduzione delle feste religiose compiuti, con scarsi esiti, dai papi postridentini.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Lo Spiritismo nella vecchia casa

Nino Rota è diventato famoso a livello internazionale in particolar modo grazie alla sua colonna sonora al film II padrino di Francis Ford Coppola e a film di Federico Fellini (La dolce vita, Otto e mezzo, II Casanova, eec.) e di Luchino Visconti (Il Gattopardo, Rocco e i suoi fratelli). Egli ha composto musica per oltre 150 film. Ma anche la sua musica da camera, i suoi concerti e Ie sue opere sinfoniche godono di una fama sempre crescente. Per il teatro Nino Rota compose, oltre a undici opere liriche e otto balletti, anche circa 15 musiche per opere teatrali.
L’opera Lo Spiritismo nella vecchia casa per clarinetto solo ha tratto origine dalla musica omonima di un’opera teatrale di Ugo Betti. Queste variazioni di media difficoltà sono ottime per lezioni di musica, concorsi e concerti, oltre che per pezzi aggiuntivi. L’intonatura del brano e stata alzata di una terza, perché nella notazione originale andava spesso fino al Re diesis (Do diesis suonante) che non si può suonare sul clarinetto in Si bemolle.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Music as Social and Cultural Practice

Il filo conduttore dei saggi qui raccolti è l’intersezione del lavoro musicale con la pratica sociale e culturale.
Ispirato alle idee del Professor Strohm, in onore del quale questo volume è stato pubblicato, i maggiori specialisti del campo esplorano diverse concettualizzazioni del ‘lavoro’ all’interno del contesto di un repertorio specifico, in quattro sezioni principali. “La musica nella teoria e nella pratica” prende in esame il legame tra trattati e pratica musicale, e analizza come scritti storici possano rivelare i punti di vista di un determinato periodo storico sul ‘lavoro’ musicale prima del 1800. “Arte e processo sociale: la musica in tribunale e nelle società urbane” esamina le pratiche sociali e culturali della composizione dal tardo Rinascimento fino alla metà del diciottesimo secolo, e interroga le nozioni attuali di canon formation e lo scambio tra tradizioni locali e straniere. La sezione “Creare un’industria dell’Opera” è incentrato su come l’autonomia di genere musicale e artistico furono definite in opere provenienti da ere e Paesi diversi, sottolineando il ruolo della letteratura e della politica in questo processo. In ultimo, “La crisi della modernità” tratta la musica del diciannovesimo secolo, offrendo nuovi modelli di ‘lavoro’ e’contesto’ che sfidano le teorie dominanti del significato di questi termini. Saggi di: Amnon Shiloah, Anna Maria Busse Berger, Margaret Bent, Edward Wickham, Bonnie J. Blackburn, David Bryant, Elena Quaranta, Owen Rees, Alina Zorawska-Witkowska, Ellen T. Harris, Christoph Wolff, Norbert Dubowy, Michael Talbot, Melania Bucciarelli, Francesca Menchelli-Buttini, Berta Joncus, Michel Noiray, Michael Fend, Emanuele Senici, Federico Celestini, Pamela Potter, Giovanni Morelli e Janet Smith.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Banchetti veneziani dal Rinascimento al 1797

Il volume, frutto di puntuali ricerche in fonti cronachistiche e d’archivio, corredato da appendice di documenti e glossario, puntualizza un particolare aspetto della storia della cultura veneziana e veneta nelle sue molteplici articolazioni:la civiltà della tavola. Essa è manifesta nello splendore dei quattro banchetti solenni annuali in Palazzo Ducale, nelle spese relative al conclave per eleggere il nuovo doge, nei cerimoniali d’accoglienza per la venuta di re e principi stranieri a Venezia o di passaggio nello Stato Veneto e nella partecipazione corale di patrizi, cittadini, popolo alle feste nazionali laiche e religiose (Redentore, Santa Marta, Salute). Dal Rinascimento si assiste ad un infittirsi di eventi festevoli, spesso organizzati dalle “Compagnie della Calza”, coronati da conviti con intermezzi di mumarie (azioni sceniche mimate) e doni agli ospiti di figure allegoriche in zucchero candito, in Palazzo Ducale, sul Bucintoro, nei ‘teatri del mondo’. Con l’avvento del Barocco trionfa il lusso nei conviti: esemplari le feste organizzate a villa Contarini di Piazzola sul Brenta. I banchetti assumono l’aspetto di veri e propri spettacoli con il supporto di congegni scenici e intermezzi musicali, splendore delle tavole imbandite con argenteria, vetri di Murano, trionfi modellati in zucchero, stucco, ‘dolci pastiglie’ e cera. Nel Settecento i principi esteri in visita privata nella Serenissima cenano suntuosamente anche nei palcoscenici dei teatri ed esplode la moda di porre sulle tavole stupefacenti trionfi o deseri in cristallo di Murano, articolati in scene così da raffigurare un evento: una gloria tutta veneziana.

 

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it