Saggi – Pagina 74 – Fondazione Giorgio Cini

Les atmosphères de la politique

Nel 2004 la Fondazione Giorgio Cini ha promosso una nuova iniziativa culturale, chiamata “I Dialoghi di San Giorgio,
nata allo scopo di favorire il dialogo e il confronto tra esperti di
diverse discipline e appartenenti a diverse tradizioni culturali su
questioni fondamentali della società contemporanea.
La prima
edizione dei “Dialoghi” vide un ristretto gruppo di filosofi, storici,
antropologi, letterati di fama internazionale riflettere e discutere
sul tema “Le atmosfere della libertà. Per una ecologia del
buongoverno”. La scelta del tema nasceva dalla convinzione che da tempo
politici, filosofi e scienziati sociali discutono le condizioni
necessarie per il funzionamento della democrazia, rivolgendo tuttavia
prevalentemente la loro attenzione alle leggi, alle costituzioni, ai
meccanismi elettorali, in una parola alle ‘procedure’. Minore interesse
è stato dimostrato per l’analisi dell’ecosistema che rende vivibili le
forme istituzionali della democrazia, per l’atmosfera così
efficacemente rappresentata nell’affresco che Lorenzetti dipinse per il
Palazzo Pubblico di Siena, in cui il buono o il cattivo governo
influenza, e allo stesso tempo è influenzato, da ogni elemento del
paesaggio sociale: dall’economia domestica all’agricoltura, dal
commercio alle forme di vita sociale. Proprio da questo incontro è
tratto il volume Les atmosphères de la politique. Dialogue pour un monde commun
a cura di Pasquale Gagliardi e Bruno Latour. Il volume, destinato al
vasto mercato editoriale di lingua francese, non contiene
semplicemente gli ‘atti’ di quel seminario, ma ne utilizza
creativamente i materiali, presentandoli  in una forma che
‘drammatizza’ il confronto intellettuale.

Indice

Prologue
Personnages
Le soir avant le premier jour
Premier jour
Deuxième jour
Troisième jour
Épilogue
Notes

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Venezia 1806

Il 1806 fu un anno drammatico per la Chiesa
veneziana, con una soppressione generalizzata di quasi tutti i
monasteri e i conventi, i cui beni vennero incamerati dal demanio. Il
napoleonico Regno d’Italia portava così al compimento il percorso
iniziato anni prima con i provvedimenti della Municipalità Provvisoria:
la lotta contro la Chiesa cattolica e i suoi beni raggiungeva ora il
suo punto più elevato. Anche l’abbazia benedettina di San Giorgio
Maggiore, il più ricco e dotato di tutti i monasteri della laguna,
venne soppresso, i beni confiscati e i monaci trasferiti a Padova
nell’abbazia di Santa Giustina. Grazie all’ultimo libro della Cronaca,
fortunosamente salvato e da poco ritrovato, è stato possibile
ricostruire i suoi ultimi tre anni di vita, inserendone le
vicissitudini nel contesto storico e ambientale sia di Venezia che
dell’Europa.

 

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Benno Geiger e la cultura italiana

Il volume presenta materiali conservati presso la Fondazione Giorgio Cini, e in gran parte inediti, utili a ricostruire il ruolo di Benno Geiger nella cultura italiana del Novecento. Un ampio e documentato saggio di Daniele Rubboli, giornalista e saggista, ricostruisce questi rapporti seguendo i fili delle diverse passioni e dei molteplici interessi di Geiger. Un breve ricordo di Elsa Geiger, la figlia del critico e traduttore, ne restituisce un’immagine più familiare e affettuosa. Una scelta delle lettere più significative presenti nella corrispondenza italiana, trascritte e curate da Tania Eccher, dà conto della ricchezza e intensità dei rapporti tra Geiger e importanti artisti, intellettuali, musicisti, giornalisti della prima metà del Novecento.
Tra di essi Pascoli, Comisso, Marinetti, Croce, Papini, Ojetti, Valgimigli, Traverso, Valeri, Benelli, Gino Rossi, Malipiero, Gui. Il catalogo completo di tutte le lettere possedute dalla Fondazione (circa
800), a cura di Linda Selmin, e un indice dei nomi completano il volume, che è corredato da una quarantina di foto, istantanee di vita o riproduzioni di quadri che ritraggono Geiger, opera in alcuni casi di grandi artisti come Kokoschka ed Emile Bernard.

 

INDICE

Premessa di Francesco Zambon

Io e papà Benno di Elsa Geiger Ariè

Benno Geiger e la cultura italiana di Daniele Rubbioli

Nota bio-bibliografica

Parte prima
Lettere dei corrispondenti italiani a Benno Geiger

Parte seconda
Articoli su Benno Geiger

Parte terza
Catalogo delle lettere dei corrispondenti italiani a Benno Geiger conservate presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia a cura di Linda Selmin

Indice dei nomi

 

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Fiabe e racconti veronesi

Si conclude con questo terzo volume la
pubblicazione delle Fiabe e racconti veronesi raccolti da Ettore
Scipione Righi, impresa avviatosi nel 2004 nell’ambito della collana
«Cultura popolare veneta», realizzata su iniziativa della Regione del
Veneto, con il contributo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
I
settanta racconti qui pubblicati completano i 230 di cui si compone
l’intera raccolta e fanno di questa collezione di testi di narrativa
popolare una delle più importanti di Italia, paragonabile per mole a
quelle di Giuseppe Pitrè o di Vittorio Imbriani.
L’interesse e il
grande consenso venuto non solo da parte di specialisti di
etnoantropologia, demologia, linguistica, dialettologia, ma anche dal
mondo della scuola e da moltissimi lettori non specialisti, non ha
fatto che confermare l’assoluta straordinarietà della raccolta.
Ricordava
Daniela Perco, nell’introduzione al primo volume, che quella di Righi
era «una sorta di missione, animata da sensibilità di tipo linguistico,
ma anche dalla fiducia nel progresso e nella convinzione che nulla
esista di trascurabile od inutile al mondo, e che tutto concorra allo
sviluppo incessante della civiltà cui tendono in differenti maniere i
voleri di tutte le menti elevate e gli animi onesti.»

INDICE

XXXIII. Carolina Carli
XXXIV. Francesco Dalla Vecchia
XXXV. Caterina Montebelli
XXXVI. Giobatta Franchi
XXXVII. Gabriella Guglielmi
XXXVIII. Gaetano Comparotto
XXXIX. Angelina Vallinetti
XL. Guido Ruffoni
XLI. Antonietta Allegrini
XLII. Luigi Zampini
XLIII. Maria Fassini
XLIV. Augusta Cavazzana
XLV. Gino Zuffelato
XLVI. Domenica Pontiroli
XLVII. Maria Bresavola De Missa
XLVIII. Fiabe anonime

Tavola sinottica delle fiabe del Fondo Righi della Biblioteca Civica di Verona

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Andrea Zanzotto tra Soligo e laguna di Venezia

Il volume raccoglie le riflessioni critiche di una quindicina di specialisti italiani e stranieri dell’opera di Andrea Zanzotto, rivolte in particolare all’esame del ruolo che svolge in essa il paesaggio – dalle Dolomiti alla laguna di Venezia – e dei durevoli e intimi rapporti dello scrittore con la città di Venezia, che appare nella sua poesia come una sorta di grande archetipo, in connessione-contrapposizione con i luoghi più familiari del natio Soligo o con altre parti del Veneto. Alcuni interventi si soffermano poi ad analizzare, altresì, i rapporti tra Zanzotto e Fellini, quali traspaiono evidenti nel poemetto Filò (1976), dove la scena dell’emersione di una gigantesca testa di donna dal Canal Grande con cui si apre il film Il Casanova di Federico Fellini (per il quale Zanzotto scrisse alcuni testi in veneziano), diventa una vera e propria allegoria del riemergere, quasi dall’inconscio del poeta, della sua parlata dialettale, nei suoi misteriosi legami con le radici più profonde del linguaggio e con la stessa terra madre/matrigna. Senza naturalmente perdere di vista il forte legame di questi temi con l’insieme dell’opera letteraria e teorica di Andrea Zanzotto.

Il volume è stato presentato per la rassegna Libri a San Giorgio alla Biblioteca Longhena della Fondazione Giorgio Cini il 27 giugno 2008. Guarda il video

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Dizionario veneziano

l volume, curato da Manlio Cortelazzo, che già aveva collaborato con Gianfranco Folena al progetto e all’avvio dell’Archivio Lessicale Veneto presso la Fondazione Giorgio Cini, era nato inizialmente con
l’intenzione di incrementare lo schedario in formazione con alcuni
spogli da autori veneziani del Cinquecento, con i quali aveva una
lontana consuetudine. Man mano che le schede aumentavano, si rese conto
che era più opportuno pensare ad un’opera larga ed organica, i cui
risultati sarebbero poi confluiti nell’Archivio. È nata così l’idea di questo voluminoso Dizionario,
che, dopo una quarantina d’anni di preparazione, si presenta oggi come
uno strumento di notevole valore per quanti, non solo linguisti e
dialettologi, ma, soprattutto, cultori della storia di Venezia, storici
del costume e della società della Serenissima e specialisti di
tradizioni popolari, abbiano il piacere o la necessità di interpretare
i molti termini comuni e rari in uso durante un secolo fra i più
interessanti della vita veneziana, il Cinquecento.
I singoli lemmi, che, al confronto con i più noti vocabolari storici, si allargano fino a comprendere locuzioni, incipit
di canzoni, parole e modi latini e stranieri ed altri elementi finora
trascurati, sono illustrati da esempi ricavati dai testi più vari in
veneziano illustre, medio e plebeo e perfino in italiano regionale,
talvolta seguiti da sobrie note esplicative, che facilitano la precisa
comprensione di tanti termini sconosciuti o in qualche modo difficili.

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Suite del Casanova di Federico Fellini

Nino Rota era un ottimo pianista e questa sua abilità lo aiutò molto nella pratica compositiva per il cinema. Tale era la sua naturalezza nell’improvvisare e variare sui temi approntati per Ie sedute di lavoro con i registi, che questi ultimi spesso credevano di essere loro stessi gli autori della musica che si andava definendo per il film. Purtroppo di queste sedute di composizione estemporanea non rimaneva mai traccia compiuta. Fa eccezione Il Casanova di Federico Fellini, per il quale il Maestro, sulla base degli abbozzi di lavorazione, scrisse una vera e propria suite pianistica. Nella colonna sonora originale del film furono utilizzate in modo massiccio, anche contemporaneamente, tastiere di ogni epoca: dal claviecembalo al piano elettrico, dall’organo a canne a quello elettronico. Questo fatto unito alla presenza di materiali relativi a due valzer per pianoforte sul nome BACH, composti dal Maestro qualche tempo prima, è stato certamente alla base dell’ispirazione di questa Suite che declina una grande varietà di sonorità pianistiche. Va infine sottolineato che, se pure per il tramite di uno spartito, il brano ci restituisce quell’aspetto della musicalità di Nino Rota che ha incantato alcuni dei più grandi registi cinematografici della seconda metà del Novecento.

Francesco Lombardi

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Las Atmòsferas de la Polìtica

Nel 2004 la Fondazione Giorgio Cini ha promosso una nuova iniziativa culturale, chiamata “I Dialoghi di San Giorgio”, nata allo scopo di favorire il dialogo e il confronto tra esperti di diverse discipline e appartenenti a diverse tradizioni culturali su questioni fondamentali della società contemporanea. La prima edizione dei “Dialoghi” vide un ristretto gruppo di filosofi, storici, antropologi, letterati di fama internazionale riflettere e discutere su Le atmosfere della libertà. Per una ecologia del buongoverno.
La scelta del tema nasceva dalla convinzione che da tempo politici, filosofi e scienziati sociali discutono le condizioni necessarie per il funzionamento della democrazia, rivolgendo tuttavia prevalentemente la loro attenzione alle leggi, alle costituzioni, ai meccanismi elettorali, in una parola alle “procedure”. Minore interesse è stato dimostrato per l’analisi dell’ecosistema che rende vivibili le forme istituzionali della democrazia, per l’atmosfera così efficacemente rappresentata nell’affresco che Lorenzetti dipinse per il Palazzo Pubblico di Siena, in cui il buono o il cattivo governo influenza, e allo stesso tempo è influenzato, da ogni elemento del paesaggio sociale: dall’economia domestica all’agricoltura, dal commercio alle forme di vita sociale. Proprio da questo incontro è tratto il volume Les atmosphères de la politique. Dialogue pour un monde commun, a cura di Pasquale Gagliardi e Bruno Latour. Il libro, inizialmente destinato al vasto mercato editoriale di lingua francese, è stato ora edito in lingua spagnola con il titolo Las Atmòsferas de la Politica. Diàlogo sobre la democrazia nella collana “Pensar Nuestro Tempo”, UCM Editorial Complutense. Il volume non contiene semplicemente gli “atti” di quel seminario, ma ne utilizza creativamente i materiali, presentandoli in una forma che “drammatizza” il confronto intellettuale.

La scena si svolge a Venezia. Il genere è quello della conversazione
tanto caro all’editoria nel secolo dei Lumi. Chi sono i personaggi?
Un’assemblea di delegati – filosofi, storici, antropologi e artisti –
ciascuno un portavoce autorevole che nessuna istanza superire ha
mandato a negoziare con gli altri. Qual è il tema? Un sentimento
condiviso di crisi acuta: la vita politica è diventata difficile, non
c’è più un mondo comune. Qual è la trama? I partecipanti non perseguono
un accordo facile e rapido. Discutono ciascuna definizione: come
parlarsi? Come rendere un po’ più respirabile l’atmosfera del
buongovero? Più in alto, dalla cupola luccicante, San Giorgio, lancia
in resta: “Allora, è la guerra?”, a meno che… Tre giorni, hanno tre
giorni per decidere. Il braccio di San Giorgio è sollevato.

Indice

Pròlogo

Personajes

La tarde anterior al primer dìa

El primer dìa
La primera sesiòn
La segunda sesiòn
La tercera sesiòn

El segundo dìa
La primera sesiòn
La segunda sesiòn
La tercera sesiòn

El tercer dìa
La primera sesiòn
La segunda sesiòn
La tercera sesiòn
Ultima sesiòn

Epìlogo

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Il primo libro di madrigali a cinque voci

INDICE

Prefazione
Preface

La trascrizione
Editorial Principless

Il Primo libro di madrigali a cinque voci

1. La virtù, la bontà, l’ardente zelo
2. Perché di fiamm’ancor celest’e pura
[2p.] Siegui pur l’alta impresa, o spirito divo
3. Due rose fresche e colte in paradiso
[2p.] «Non vede un simil par d’amanti il sole»
4. Giovane bella, cui col suo candore
[2p.] Perché non vide mai quel dolce riso
5. Quando lieta ver’ noi sorge l’aurora
[2p.] Me sol, lasso, addolora
6. Da poi che su’l fiorire
7. O beltà rara, o santi modi adorni
8. Donna, per acquetar vostro desire
9. Aminta mio gentil, che sì cortese
10. Vago uccelletto che cantando vai
[2p.] I’ non so se le parti sarian pari
11. Ecco l’aurora con l’aurata fronte
12. Ahimè, tal fu d’amore e l’esca e l’amo
13. Passato è ‘l tempo omai, lasso, che tanto
[2p.] Ella ‘l se ne portò sotterra e ‘n cielo
14. Ite, caldi sospiri, al freddo core
[2p.] Dir si può ben per voi, non forse a pieno
15. Quand’io v’odo parlar sì dolcemente
[2p.] Le chiome a l’aura sparse e lei conversa
16. Quando penso a quel loco
17. «Per monti e poggi, per campagne e piagge»
[2p.] «Chi sei tu, che procacci alla tua gregge»
[3p.] «Dolce mia pastorella, in questi boschi»
[5p.] «Amorosette e ben fiorite rive»
[6p.] «Quando sarà giamai che i nostri fiumi»
[7p.] «Vengo, caro pastor, a quei bei colli»
18. Chiedend’un bascio alla mia cara Aminta
[2p.] Così restai senz’alma e or sorpreso

Note critiche
Critical Commentary

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“Vaghe stelle dell’orsa…”

La serie dei volumi sui grandi generi della letteratura italiana si conclude con questo, dedicato alla lirica; ultimo, ma idealmente primo, perchè la lirica è davvero il genere principe della nostra tradizione: in primo luogo cronologicamente, perchè lirici sono i testi letterari più antichi (fino a importanti scoperte che negli ultimi anni hanno movimentato un campo nel quale sembrava che non ci fosse altro da raccogliere); poi per l’altezza cui ben presto giunse il genere, quando Petrarca lo riavviò su basi nuove, proseguendo e insieme superando il grande inizio dei trovatori provenzali; in terzo luogo, per la sua durata: solo nella letteratura italiana è possibile che un autore dell’Ottocento ripeta molte parole di un lirico di cinque secoli prima, appunto il Petrarca; per non dire della presenza di Dante nel Novecento lirico, per esempio in Montale. E’ una condizione unica nel quadro delle altre letterature europee, romanze e germaniche, nelle quali di una tradizione attiva fino ai tempi moderni – o fino alla soglia dei tempi (post?) moderni – non si può parlare prima del XVI o piuttosto del XVII secolo. Una simile situazione, così intrinsecamente connessa alla nobile dignità intellettuale dell’italiano, dipende dalle vicende della lingua e della cultura, dall’essere stato il Petrarca promosso a modello durante il Rinascimento, con effetti durevoli anche su autori che, come Leopardi, non possono certo dirsi petrarchisti. In tal modo la lirica italiana ha dato vita a un discorso eletto, aristocratico; ma di un’aristocrazia formata, come dicevano i poeti del Dolce stil nuovo, da chi è gentile di cuore, da chi è capace di intelligenza e di affetti.

INDICE

Premessa
di Francesco Bruni

“Vaghe stelle dell’orsa…”

La più antica testimonianza di poesia lirica italiana
di Alfredo Stussi

Allocuzione e apostrofe nella poesia delle origini
di Giorgio Colussi

Avere e non avere: dai trovatori a Petrarca
di Roberto Antonelli

Lingua e testi della scuola poetica siciliana
di Rosario Coluccia

“Oltre la spera che più larga gira”: esempi di realismo rapsodico nella Vita nuova
di Marco Santagata

Battaglia di pensieri e nuovi amori nel dopo-Berenice: “Voi che ‘ntendendo” tra Vita nuova e Convivio
di Aldo M. Costantini

Petrarca e l’invenzione del “Canzoniere”
di Stefano Carrai

Petrarca, la lirica, la musica
di Guido Capovilla

Boiardo innamorato, o il “vivere forte” di un amante
di Tiziano Zanato

Fra petrarchismo e Barocco. Le Rime di Torquato Tasso
di Arnaldo Di Benedetto

Le seduzioni barocche della “Sirena marina”
di Andrea Battistini

Dare del tu all’universo
di Manlio Pastore Stocchi

Il canto della donna al telaio e il dialogo con l’assente: A Silvia di Leopardi
di Francesco Bruni

L’interlocutore ideale. Fine dell’errore di Niccolò Tommaseo
di Fabio Danelon

La Creazzione der Monno e i primi sonetti biblici di Belli
di Pietro Gibellini

Montale tra Leopardi e Schopenhauer. Lettura di Spesso il male di vivere ho incontrato…
di Luigi Blasucci

Il dialogo con le ombre. Note sulla poesia di Giorgio Caproni
di Silvana Tamiozzo Goldmann

La linea metafisica nella poesia italiana del Novecento: esiti di fine Millennio
di Maria Antonietta Grignani

Appendice

Scrittori contemporanei. Incontro con Patrizia Valduga
a cura di Silvana Tamiozzo Goldmann

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