Saggi – Pagina 63 – Fondazione Giorgio Cini

Sonata per violino e basso continuo

INDICE

Prefazione generale

General Preface

Sonata per violino e basso continuo.F XIII, 62 RV 798

Note critiche

Apparato critico

Critical Notes

Critical Commentary

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e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

La morte di Cesare (Sertor – Bianchi) 1789 / 1797

Le drammatizzazioni dell’uccisione di Cesare che precedono la creazione
del “dramma per musica” di Sertor e Bianchi non sono molte. In generale
tutti i drammi avevano rispettato la regola aurea delle tre unità
classiche e soprattutto la proibizione dell'”insanguinamento della
scena”, fino al Julius Caesar di Shakespeare che aveva rotto con tutte
le regole; in seguito, di tutte le uccisioni in scena, a vista, quella
del Sertor-Bianchi del 1797, sarebbe stata la più “sanguinante”. Una
delle motivazioni più significative dell’avvicinarsi del compositore
Bianchi alla creazione del dramma, pare essere stato l’intento di
ordinare una raccolta di “numeri” musicali scritti ad hoc per alcuni
cantanti (Pacchierotti e Babbini), probabilmente un approccio condiviso
dal pubblico. In diverse arie il compositore sembra anticipare il gusto
musicale degli anni venturi della Rivoluzione e dell’età napoleonica.

INDICE

Volume I

La morte di Cesare: the Words, the Music
di Piero Weiss
The Death of Caesar Onstage, 1544 (?) – 1797
The Score, by Francesco Bianchi .et alii

La morte di Cesare, le parole la musica. Sommario

Gaetano Sertor, La morte di Cesare, Libretto 1788 [1789]
Gaetano Sertor et alii, La morte di Cesare, Libretto 1797
Francesco Bianchi et alii, La morte di Cesare, Partitura 1788/1797

Volume II
Francesco Bianchi et alii, La morte di Cesare, Partitura 1788/1797

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La fienagione nelle prealpi venete

Questo saggio conclude una ricerca durata dieci anni (1988-98) e segue
e completa altre indagini di carattere lessicale ed etnografico che in
questi ultimi venti anni abbiamo svolto nel Veneto settentrionale.
In questo periodo abbiamo potuto assistere alla fine di un’epoca, al
disgregarsi e sparire di quella civiltà contadina che per millenni è
stata la base dell’esistenza delle popolazioni di questa zona. Sono
scomparse tecniche agricole più o meno primitive, oggi sostituite da
moderne tecnologie; abitati rurali ed antiche costruzioni hanno
lasciato il posto a villette moderne o a tipologie costruttive che di
solito nulla hanno salvato dell’edilizia tradizionale; i fienili sono
stati sostituiti dai garage. Tutto ciò è visibile ovunque: qui
ricordiamo (ma è solo uno fra i tanti esempi) Santa Croce e Farra
d’Alpago.
Materiali locali come legno e pietra risultano stravolti da
importazioni da continenti più o meno lontani; ramaglie, canne palustri
e laste di pietra sono state abbandonate in favore di materiali meno
naturali ma più funzionali.
Non visibile ma riscontrabile è invece la perdita del dialetto, che
muore con i cambi di tecnologia, l’abbandono delle attività
tradizionali e la scomparsa delle vecchie generazioni.
Un tempo ogni oggetto o utensile aveva il proprio nome, oggi solo nomi
generici o perifrasi identificano oggetti dall’effimera vita
lavorativa. Un contadino anziano possiede (o forse meglio possedeva) un
patrimonio lessicale più articolato, funzionale e ricco dei propri
figli o nipoti. Qui ricordo (ma anche questo è solo un esempio) che
venti anni fa a Revine era noto il termine postòk (terreno non più
coltivato), che oggi nessuno più conosce. Questa civiltà contadina,
fatta fra l’altro di utensili antichi e parole millenarie, povera ma
completa e solida, è stata sostituita da qualcosa che non si sa ancora
cosa sia, da mode fugaci, da simboli effimeri e da impensabili
ricchezze, tutte cose che non riempiono il vuoto lasciato dal
disgregarsi dell’antico modo di vivere.
La vita oggi è più facile e comoda, ma ciò non ha comportato un aumento
della felicità, mentre la scolarizzazione globale e i mass media non
hanno creato una cultura che possa essere tramandata.

INDICE

Giovan Battista Pellegrini
Presentazione

Premessa del raccoglitore

La Fienagione nelle prealpi venete
Etnologia ed Etimologia

Gli attrezzi della fienagione
I lavori della fienagione
Il trasporto del fieno
Il fienile e la mangiatoia

Atlante
I colori del fieno

Ringraziamenti
Punti d’indagine e informatori
Indice dei concetti
Indice degli appellativi segnalati
Indice delle tavole
Bibliografia essenziale

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La filmografia di Nino Rota

Il testo contiene la documentazione dei film per i quali il musicista
ha composto le colonne sonore nell’intensa collaborazione con alcuni
dei registi più noti del panorama italiano e intemazionale, da Fellini
a Clément, da Bragaglia a Coppola, da De Filippo a Lattuada, Camerini,
Petri e Zeffirelli, da Matarazzo a Soldati, Visconti, Castellani,
Pietrangeli, Monicelli e molti altri.
Si tratta di oltre centocinquanta titoli compresi tra il primo periodo
del sonoro e la fine degli anni Settanta, criticamente contestualizzati
secondo generi, temi, autori e attori. Gli incroci di indici, integrati
dalle segnature musicali, dalle schede tecniche e dalle trame
dettagliate di ciascuna pellicola, costituiscono la prima organica
sistemazione dell’enorme contributo rotiano allo spettacolo del cinema.

INDICE

Gli orizzonti cinematografici
di un musicista italiano

Cronologico (filmografia)

Alfabetico

Musiche

Filmografia di Nino Rota

Indice dei nomi

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Libro primo de Madrigali a tre voci

INDICE

Prefazione
Preface

La trascrizione
Editorial Principles

Libro primo de madrigali a tre voci

1. A caso un giorno mi guidò la sorte

2. Dunque basciar sì bell’e dolce labbia

3. Ella non sa se non invan dolersi

4. Il dolce sonno mi promise pace

5. Deh, dove, senza me, dolce mia vita

6. E dove non potea la debil voce

7. La verginella è simile a la rosa

8. “Dunque fia ver” dicea “che mi convegna”

9. Che giova posseder citad’ e regni

Note critiche
Crital Commentary

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Venezia e l’Austria

Due le iniziative realizzate dalla Fondazione Cini, grazie al sostegno
finanziario della Regione Veneto, nel 1997 in occasione del
bicentenario della caduta della Serenissima: la mostra Venezia da stato
a mito e il convegno, del 28-31 ottobre, appunto, 1997 su Venezia e
l’Austria. Lo si noterà: il 1797 è implicito, sottinteso più che
esplicito oggetto di riflessione.E ciò a ragion veduta, di proposito.
Proprio perché, lungo il 1997, il 1797 è stato protagonista in varie
manifestazioni – a Padova, a Verona, a Brescia,a Venezia e altrove – è
parso eccessivo insisterci direttamente. E d’altronde, col 1797, la
Fondazione aveva, in certo qual modo, assolto il suo debito, giocando
d’anticipo, col XXXVIII corso d’alta cultura del 2-14 settembre 1996 il
quale, intitolato Il 1797 e le metamorfosi di Venezia, aveva avuto agio
di trattare degli atteggiamenti della società veneta nel dissolversi
della Repubblica, di Napoleone, dell’apertura del ghetto, della
municipalità provvisoria e di quant’altro nel 1797 e paraggi risultava
conficcabile o dal 1797 e paraggi era parso evincibile. Altra cosa,
invece, il successivo corso d’alta cultura, il XXXIX, quello svoltosi
dall’1 al 13 settembre del 1997 all’insegna del titolo Precipitare la
fine anticipare l’inizio: «succisa virescit», che un po’ vien da
estendere al volume qui presentato. Nettamente recisa, in effetti, la
Venezia capitale, ma pur sempre respirante e viva anche poi, anche
sotto l’Austria, e via via con più lena e con più determinazione,
sempre meno in gramaglie, sempre meno a lutto.Non solo rimpianto di
grandezza perduta, di glorie passate la Venezia sotto Vienna. Ma anche
operativa, fattiva, volitiva, con impegno nel presente, con l’occhio
all’avvenire. Connotabile, in effetti, pure la Venezia ottocento, anche
se non più dominante, anche se sotto l’Austria.
Donde la messa a fuoco del convegno Venezia e l’Austria i cui atti
questo volume raccoglie. Naturalmente – come capita agli atti dei
convegni in genere – il passaggio dall’oralità alla scrittura comporta
delle perdite. In altre parole mancano in questi atti due relazioni che
pur hanno giocato un ruolo importante nell’impianto meditato del
convegno. In quella sede Paul Ginsborg aveva parlato del biennio
rivoluzionario, ossia del 1848-49, e Giandomenico Romanelli era
intervenuto sull’arte di governo e sul governo dell’arte. Spiace non
abbiano consegnato un testo per la stampa. E peccato, soprattutto,
manchi quello di Romanelli: ancor viva, in quanti hanno avuto modo di
sentirlo, l’impressione del suo intervento di largo e slargante
respiro.Ampio il ventaglio tematico proposto dal volume: via via
trapassa dalla vicenda letteraria, figurativa e musicale all’aspetto
istituziona1e e da questo alla costituzione delle fonti della memoria
mirata a ricostruenti esiti storiografici sino a concludersi
coll’insorgenza quarantottesca. E da segnalare – tra gli autori dei
contributi – la presenza di studiosi austriaci i quali hanno fornito il
loro testo in italiano. Evidentemente lo padroneggiano. Per intendere
quel che ha detto la Venezia austriaca si sono sforzati in tal senso. E
gliene va dato atto.

INDICE

L’Austria e Venezia di Brigitte Mazohl- Wallnig

La promozione delle arti da Leopoldo Cicognara a Pietro Selvatico

La vita musicale a Venezia dal 1815 al 1866

Il letterato e la storia. Ippolito Nievo

Da Tommaseo a Nievo

Il trapasso

La Chiesa

Il diritto austriaco e la società veneta

Il matrimonio fra obbligo e privilegio (Veneto e Bassa Austria, sec. XIX)

Vecchi poveri e nuovi borghesi. La società veneziana nell’Ottocento asburgico

Cenni sulla presenza ebraica a Venezia durante la dominazione austriaca

La politica linguistica nella Monarchia asburgica
Nobili veneziani al servizio dell’Austria

La gestione del patrimonio librario

Gli archivi della Serenissima. Concentrazioni e ordinamenti

La Chiesa

Intorno alla leggenda nera di Venezia nella prima metà dell’Ottocento

«Venezia e le sue lagune» e la politica del diritto di Daniele Manin

Dal rimpianto alla ricostruzione storiografica

La storia scolpita: il «Panteon Veneto»

Il Veneto nel Risorgimento fino al 1848

Per una storia della Guardia civica a Venezia nel 1848-49

Tra sabaudismo e mazzinianesimo

La pubblicistica veneziana nel 1848-49

Il potere delle immagini. Gli inni patriottici, i canti popolari e le stampe della rivoluzione del 1848

Venezia da Patria a Nazione: un percorso

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Il paesaggio

Paesaggio, décor,
fondali, «lontani», esterni, vedute, atmosfere, notturni: ogni modo di
definire ciò che ci circonda implica anche un giudizio sul nostro modo
di essere, ci situa nello spazio come relazione. Carte, tutte le arti,
così come la riflessione filosofica, il senso della condizione
esistenziale, e il configurarsi e mutare di segno della particolare
presenza umana in esso, hanno, da sempre, sentito e dovuto affrontare
il problema: la nascita, o la lenta scoperta, del paesaggio, il suo
collocarsi e trasmutare, il suo dominare la scena dell’espressività,
fino alla fuga nell’esotismo, forse al suo dissolversi, e al possibile
ricostituirsi.
Il farsi e il disfarsi del paesaggio viene illustrato in questo volume
da importanti studiosi italiani e stranieri, con più approfonditi
sondaggi, nell’evoluzione delle arti e nel loro intreccio, in quelle
figurative e plastiche, nella letteratura, nella musica, nella storia
delle mentalità e delle idee, nei processi consci ed inconsci, dalla
percezione alla descrizione, al simbolo, alla metafora, in una vicenda
che ha accompagnato lo svolgersi del rapporto dell’uomo con la realtà
di cui è parte.

INDICE

Renzo Zorzi
Nota

Roberto Tassi
Tempo e natura. Sull’Epistolario di Claude Monet

Piero Camporesi
Dal paese al paesaggio

Max Milner
L’anamorphose fantastique, ou la transfiguration de la vision par les instruments d’optique

Jean Staronbinski
Paysages orientés

Salomon Resnik
Estetica del paesaggio

Lea Ritter Santini
Il paesaggio addomesticato

Ruggero Pierantoni
Diffusione e riflessione nei materiali architettonici

Karlheinz Stierle
Paesaggi poetici del Petrarca

Vittore Branca
Il paesaggio nel Boccaccio: descrittivismo, calligrafismo, allusivismo, espressivismo

Cesare de Seta
Il «ritratto» della città: Napoli tra XV e XVII secolo nella pittura europea

Vincenzo Fontana
Modelli per la laguna di Venezia nel Cinquecento. Alvise Comaro e Girolamo Fracastoro

Raniei Varese
Dal paesaggio simbolico alla pittura di paesaggio

Tilman Seebass
Il concetto dell’armonia arcadica e la realtà arcadica. Osservazioni su alcuni testi e dipinti del primo Ottocento

Ottani Cavina
Roma 1784: la città reale e la città geometrica nelle vedute urbane di David e della cerchia

Jean-Jacquei Eigeldinger
Promenade et paysage dans la musique de J.J. Rousseau à Liszt et Wagner

Francoise Cachin
Paysage et identité nationale en France au XIX siècle

Vittorio Strada
L’orizzonte perduto: spazio naturale e spazio artiiciale nella letteratura russa

Gian Piero Brunetta
Ma scoperta delle Mule e una Italia

Andrea Zanzotto
Temi di paesaggi

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India, Tibet, China

Dal
punto di vista dell’origine e dello sviluppo dei generi narrativi in
Asia, le aree culturali indiana, tibetana e cinese sono strettamente
connesse e, come mostrano alcuni interventi raccolti in questo volume,
importanti cicli narrativi passano dall’una all’altra trasformandosi ed
arricchendosi di elementi locali. Il rapporto fra narrativa orale e
scritta e quello fra narrativa religiosa e laica sono stati due dei
temi affrontati nel corso del Convegno di cui questo volume raccoglie
gli Atti, tenutosi nell’aprile del 1997 e frutto di una collaborazione
tra l’Istituto Venezia e l’Oriente della Fondazione Giorgio Cini, il
Dipartimento di Studi Indologici ed Estremo Oriente dell’Università Ca’
Foscari di Venezia e l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente.
Per quanto riguarda la narrativa religiosa – in particolare induista e
buddhista – due degli interventi hanno poi sottolineato la stretta
connessione fra narrazione scritta e narrazione per immagini, con la
conseguente necessità di affrontare ormai questo tipo di fonti anche
con gli strumenti offerti dall’indagine iconografica.

INDICE

Foreword

Inaugural address

Victor H. Mair, On
“Transformationists” (bianjia) and “Jumbled Transformations” (laza
bian): Two New Sources for the Study of “Transformation Texts”
(bianwen). With an Appendix on the Phonotactics of the Sinographic
Script and the Reconstruction of Old Sinitic

Maurizio Taddei, Oral Narrative, Visual Narrative, Literary Narrative in Ancient Buddhist India

Alessandro Grossato, The structure of Narrative Cycles in Hindu Myth and Iconography

Wilt Idema, Guanyin’s Parrot, A Chinese Animal Tale and its International Context

Glen Dudbridge, A Question of Classification in Tang Narrative: the Story of Ding Yue

Isabella Gurevich, Buddhist
Literature as the Most Representative Source for the Study of
Historical Grammar of Vernacular Chinese from the Six Dynasties to the
Tang

D. Seyfort Ruegg, Remarks on the Place of Narrative in the Buddhist Literatures of India and Tibet

Raffaella Riva, The Tales of the Bewitched Corpse: a Literary Journey from India to China

Giuliano Boccali, Anti- narrative Tendencies in Classical Indian Literature

Alfredo Cadonna, Chi narra e come si narra quando è la via alchemica oggetto della narrazione? Considerazioni sulla Scrittura di Concatenamento ad anello (Gousou lianhuan jing) del maestro taoista Bai Yuchan (1194?-?): la via
dell’Elisir d’Oro (jindan) come mito e lo svelamento della Realtà
Unica. With English summary

Participants

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Magnificat

Cantico per due soprani,
contralto e tenore solisti, coro a quattro voci miste, due oboi , due
violini, viola e basso. Rv 610/611

INDICE

Prefazione generale

General Preface

Magnificat.Cantico per due soprani, contralto e tenore solisti, coro
a quattro voci miste, due oboi , due violini, viola e basso. Rv 610/611

Note critiche

Apparato critico

Critical Notes

Critical Commentary

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e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Italia e Boemia nella cornice del Rinascimento europeo

Tra i
partners che la Fondazione Cini aveva avuto in periodo ‘sovietico’ con
i Paesi dell’Europa centro-orientale era mancata la Cecoslovacchia, per
una serie di motivi tra cui spiccavano quelli politici; e mancava tra
l’altro un corrispondente autorevole e autorizzato con cui dar vita ad
una intesa di lavoro comune. Era una lacuna dolorosa, dati i secolari
rapporti culturali esistenti tra i due paesi, soprattutto dal tardo
Rinascimento in poi, e dati gli studi vivaci che ognuno dei due aveva
dedicato alla letteratura e in genere alla cultura dell’altro, in
particolate dal primo al secondo dopoguerra. Da noi fin dagli anni
venti sono significativi nella arena boemistica i nomi di Cronia, Lo
Gatto, più tardi Giusti, Poggioli, più tardi Meriggi e soprattutto
Ripellino, che è stato anche in campo boemistico un fenomeno di
dimensione europea. Tanto più era necessario, risorta la Boemia a nuova
vita, che la Fondazione Cini avviasse con essa un rapporto stabile di
scambio di esperienze e di collaborazione culturale….

INDICE

Presentazione

Karel Beránek, De Universitatis Pragensis cum Italia nexibus aetate renata

Frantisek Smahel, I contatti tra la prima Riforma e il Rinascimento

Cesare Vasoli, L’Umanesimo italiano e la Boemia nel pensiero di Burdach

Antonin Mest’an, L’influenza dell’Umanesimo e del Rinascimento italiani sulla letteratura nel contesto ceco, polacco e magiaro

Anna Skybová, Le Ordinazioni dei sacerdoti utraquisti a Venezia nella prima metà del XVI secolo

Slavomir Wollman, Arturo Cronia pioniere degli studi umanistici italo-boemi

Alberto Tenenti, La Concezione dell’uomo nel De ecclesia di Jan Hus

Tino Foffano, Giovanni da Olomouc, un maestro di grammatica e di musica a Castiglione Olona dal 1425 al 1445

Ivan Hlavácek, Cenni sulle stampe italiane nelle biblioteche ceche della fine del Medioevo e dell’inizio del Cinquecento

Jirir Pelán, La «Raccolta Neuberghiana» e Hynek z Podébrad

Sante Graciotti, Tradizione testuale e tradizione letteraria nell’Antilogion Guarini et Poggii di Augustinus Moravus

Jaroslav Kolár, Due mondi del dialogo umanistico

Francesco Tateo, Il problema dell’imitazione

Ivo Hlobil, Le origini del Rinascimento italiano in Moravia

Zdislav Sìma, Il Ponte Carlo: un raggio attraverso i secoli

Jaromir Adamec, Il Ponte Giuditta a Praga. Sugli inizi delle influenze italiane 0 nell’architettura boema

Agostino Sottili, La formazione umanistica di Johannes Roth, vescovo principe di Breslavia

Ivano Cavallini, Le Harmoniae morales di Jakob Handl Gallus: un elogio in musica al latino nella Praga del Cinquecento

Katerina Mayrová, I
«cori spezzati» nelle terre Ceche tra il XVI e il XVII secolo, le fonti
e i modelli ispiratori italiani: il repertorio italiano dei «cori
spezzati» conservato in Boemia

Luigi Quattrocchi, L’Ackermann aus Bohmen: questioni e proposte interpretative

Jitka Kresálková, I dizionari boemi dei Quattro-Cinquecento

Alena Wildová, Amor
di patria e conoscenza del mondo nella prefazione di Daniel Adam z
Veleslavìna all’Itinerarium Sacrae Scripturae di H. Bünting

Marte Fattori, La filosofia del Rinascimento italiano in J. A. Comenius: note su Campanella e Patrizi

Jaroslav Pánek, L’Italia meta dei Viaggiatori Cechi del Rinascimento

Jiri Kropácek, Francesco Terzio, pittore di Bergamo e Praga

Zdnek Benes, Costanti umanistiche della storiografia Ceca del XVIeXVII secolo

Domenico Caccamo, Libertà d’Italia ed equilibrio europeo tra ‘500 e ‘600. Il carteggio dei diplomatici toscani a Praga

Raoul Gueze, Uomini d’arme italiani in Boemia e Moravia all’epoca della battaglia 0 0 della Montagna Bianca (1619-1621)

Aldo Stella, La ‘riforma popolare’ in Boemia e in Italia

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