Saggi – Pagina 4 – Fondazione Giorgio Cini

Lucio Fontana e gli Spaziali

Lucio Fontana e gli Spaziali. Fonti e documenti per le gallerie Cardazzo
a cura di Luca Massimo Barbero
Marsilio, Venezia 2019


Fonte primaria di questo volume è stato il prezioso archivio della Galleria del Cavallino che nel 2016 gli eredi della famiglia Cardazzo hanno affidato all’Istituto di Storia dell’Arte che ha potuto così arricchire i propri fondi con questo straordinario archivio del gallerista e collezionista Carlo Cardazzo (1908 – 1963) e del figlio Paolo (1936 – 2011), che documenta la storia della prestigiosa galleria veneziana dal 1942 ai primi anni del Duemila.

 

Le gallerie dirette da Carlo Cardazzo sono state il luogo dove ha preso corpo l’avventura spaziale di Lucio Fontana, che del movimento è stato fondatore e guida.
Dall’incontro tra la capacità imprenditoriale, la forza d’utopia del gallerista e la capacità di Fontana di essere vitale, inventivo e provocatorio tanto da trascinare le giovani generazioni, si è sviluppato, in un decennio, il gruppo degli Spaziali.

Il volume presenta per la prima volta tutti gli scritti critici delle mostre di Lucio Fontana alle Gallerie di Cardazzo, alcuni rari testi dello stesso Fontana, i manifesti spaziali e le monografie dei singoli protagonisti che hanno creato la costellazione di questo movimento che oggi, assieme al fondatore, viene considerato di portata internazionale.



11 maggio 2020 | 

Venezia | Isola di San Giorgio Maggiore 

 

Il volume Lucio Fontana e gli Spaziali. Fonti e documenti per le gallerie Cardazzo verrà presentato per la rassegna Libri a San Giorgio il 11 maggio 2020.


 

Presenta Paolo Bolpagni, Direttore della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Partecipa Luca Massimo Barbero, curatore del volume e Direttore dell’Istituto Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini

 

Seguirà aperitivo

 

Ingreso libero fino a esaurimento posti

New Music Theatre in Europe: Transformations between 1955-1975

New Music Theatre in Europe: Transformations between 1955-1975  a cura di Robert Adlington Volume 4 della collana «Musical Cultures of the Twentieth Century» Routledge, London, 2019

 

Tra il 1955 e il 1975 il teatro è stato oggetto di particolare attenzione da parte dei maggiori rappresentanti dell’avanguardia musicale. Il confronto con la scena permise loro di indagare i confini tra i generi artistici, approfondire le tematiche emergenti nel teatro di sperimentazione, estendere le pratiche performative e trovare un accesso alle problematiche sociali. Gli autori dei 15 capitoli affrontano un vasto repertorio: da Berio a Birtwistle, da Henze a Kagel, da Nono a Zimmermann. I centri di interesse sono il rapporto dei compositori con il dramma contemporaneo, l’impiego di nuove tecnologie, il trattamento delle questioni politiche, i nuovi spazi teatrali, lo sfruttamento della gestualità esecutiva e le sfide poste all’analisi.

Global Sufism. Boundaries, Structures and Practices

Global Sufism. Boundaries, Structures and Practices
Francesco Piraino Mark Sedgwick
Hurst, Londra, 2019

 

Contrariamente allo stereotipo orientalista, largamente diffuso in Europa, di un sufismo ridotto alla sua ombra, retaggio di un antico passato, il sufismo contemporaneo, inteso come l’insieme di manifestazioni spirituali, mistiche ed esoteriche all’interno della religiosità islamica, è un fenomeno globale in crescita. Questo libro riunisce il lavoro di quattordici tra i maggiori esperti nello studio del sufismo, che hanno condotto ricerche dallo Yemen al Senegal, da Chicago alla Svezia. Essi guardano sia alla diffusione di confraternite sufi che a movimenti influenzati dal sufismo. Inoltre, descrivono la produzione culturale del sufismo a partire dal poeta Rumi sino alla musica rap contemporanea.

Esaminando la controversa e mutevole relazione tra le dimensioni universale e particolare all’interno della religione islamica, gli autori mostrano come il sufismo sia inteso sia come essenza universale senza tempo presente in tutte le religioni, elemento chiave nella tolleranza e coesistenza tra di esse, sia come cuore dell’ortodossia e della tradizione islamica. Infine, il libro si concentra sulla politica. Molti stati nazione, sia a maggioranza musulmana che non, utilizzano le narrative del sufismo per promuovere i propri obiettivi politici, mentre molte confraternite sufi creano delle alleanze contro nemici comuni. Questo solleva la complessa questione del posizionamento politico delle confraternite sufi.

Alla ricerca di un teatro perduto. Giovanni Poli e la neo-Commedia dell’Arte

 

Giulia Filacanapa

Alla ricerca di un teatro perduto. Giovanni Poli e la neo-Commedia dell’Arte

Titivillus, Corazzano (Pisa), 2019

 

La Commedia dell’Arte, ‘dimenticata’ per quasi due secoli in seguito alla riforma goldoniana, riemerge con forza nelle pratiche delle avanguardie del Novecento arricchita di nuovi significati. Nel panorama del teatro italiano del secondo dopoguerra, una delle esperienze più significative è quella di Giovanni Poli, attore, autore, regista e pedagogo animato dal desiderio di rinnovare il teatro a lui contemporaneo attraverso lo studio e la reinvenzione di questa tradizione perduta. Giulia Filacanapa ricostruisce il percorso di questo singolare artista, fondatore del Teatro Universitario di Ca’ Foscari e poi del Teatro a l’Avogaria, e analizza i processi attraverso i quali egli elabora negli anni uno stile e una poetica personali, di cui l’esempio più alto è La commedia degli Zanni. A corredo del saggio monografico, il catalogo breve dell’Archivio Giovanni Poli, conservato oggi presso l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini; la trascrizione di una selezione di documenti testuali inediti; una serie di testimonianze di attori e collaboratori; una dettagliata teatrografia.

Giovanni Bellini: “…il migliore nella pittura”

Giovanni Bellini: “…il migliore nella pittura”

a cura di Peter Humfrey, Vincenzo Mancini, Anchise Tempestini e Giovanni Carlo Federico Villa

Fondazione Giorgio Cini / lineadacqua, Venezia 2019

 

Il volume si propone di dare conto degli atti del convegno internazionale ospitato presso la Fondazione Giorgio Cini (27-28 ottobre 2016), dedicato al grande maestro veneziano Giovanni Bellini. Il simposio ha rappresentato l’evento conclusivo delle manifestazioni indette per celebrare il quinto centenario della morte dell’artista che, in oltre cinquant’anni di attività spesa nel rinnovamento della pittura veneziana, si conquistò la supremazia riconosciutagli da Albrecht Dürer.

Con l’occasione si è voluto offrire un osservatorio privilegiato, in cui studiosi di fama e giovani ricercatori consacratisi allo studio del pittore e dell’arte del suo tempo, selezionati da un comitato scientifico composto da esperti di fama internazionale, si sono confrontati per mettere in luce nuove interpretazioni e aspetti inediti della produzione del pittore. I risultati sono qui presentati secondo le principali linee tematiche approfondite nel corso delle giornate veneziane: gli approfondimenti di carattere filologico e di lettura stilistica e iconografica; il fondamentale rapporto con il caposcuola tedesco Dürer; il ruolo giocato da Bellini nella nascita della pala d’altare moderna; l’eredità belliniana, attraverso alcune figure di seguaci formatisi a stretto contatto con il maestro prima di traghettare la sua lezione nel nuovo secolo

«Ecco il mondo»: Arrigo Boito, il futuro nel passato e il passato nel futuro

«Ecco il mondo»: Arrigo Boito, il futuro nel passato e il passato nel futuro

a cura di Maria Ida Biggi, Emanuele d’Angelo e Michele Girardi

Marsilio, Venezia 2019

 

In occasione delle celebrazioni del 2018, anno del centenario della morte di Arrigo Boito (1842-1918) e del centocinquantenario dell’opera Mefistofele (1868-2018), l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia ha organizzato il convegno internazionale di studi «Ecco il mondo»: Arrigo Boito, il futuro nel passato e il passato nel futuro, che ha avuto luogo dal 13 al 15 novembre 2018, curato da Maria Ida Biggi, Emanuele d’Angelo e Michele Girardi. L’appuntamento è stato realizzato nell’ambito delle attività afferenti al Comitato Nazionale per le celebrazioni boitiane, di cui l’Istituto è promotore insieme al Comune di Parma. L’Istituto ha inoltre collaborato con importanti associazioni veronesi (Accademia per l’Opera, Fondo Peter Maag, Gaspari Foundation) per celebrare il grande artista insieme all’amico più fedele in un ulteriore convegno internazionale, Due veneti nel mondo: Faccio Boito, un «Amleto» di più, curato da Michele Girardi e Mario Tedeschi Turco. Questo volume ospita una scelta mirata delle relazioni date nei due eventi: non è quindi un volume di atti, ma si propone quale strumento aggiornato e indispensabile per marcare lo stato della ricerca e degli studi sulla poliedrica opera di Boito, artista e intellettuale tra i più influenti dell’Italia a cavallo tra i due secoli.

Specialisti e studiosi dei diversi ambiti artistici che hanno caratterizzato la carriera del celebre intellettuale, ne hanno riletto e rianalizzato la produzione di compositore, librettista e letterato d’avanguardia, l’attività di critico teatrale e musicale e quella di traduttore e regista teatrale, tornando su storici percorsi di ricerca e aprendone di nuovi. Si è inoltre dedicato un particolare approfondimento all’opera Mefistofele, pietra miliare del repertorio operistico italiano ottocentesco che, rappresentata per la prima volta nel 1868 alla Scala di Milano, dove cadde nel fragore di un memorabile fiasco, è risorta in versione rivista a partire dalla ripresa bolognese del 1875, entrando nel repertorio lirico mondiale.

Bibliotechnica. Humanist Practice in Digital Times

This book is the revised transcription of the 2014 “Dialogo di San Giorgio” entitled, Bibliotechnica: Digital Arts, Philology, Art History, and Knowledge Worlds. Held at the Fondazione Cini on the Island of San Giorgio Maggiore, the “Dialogue” was planned and conducted by Simon Schaffer, Pasquale Gagliardi and John Tresch.
How do changing library technologies alter the ways we relate to knowledge, nature, and each other? What do we learn about the present and future of data storage, analysis, and retrieval by studying the machines that have made these practices possible, from ancient Greece and China, all the way up to contemporary global networks? To answer these questions, historians of science, experts in digitalisation, art historians, philologists, book historians and a poet gathered at the Fondazione Giorgio Cini in Venice. For three days, they sounded each other out about how different types of buildings, institutions, systems and objects have collected and classified books, manuscripts and works of art, and what use has been made of them. Linking and comparing the past and the present, science and humanities, the West and the East, and the analogical and the digital, each chapter is followed by a lively, wide-ranging debate, foreshadowing unexpected connections and new issues. Set in one of Europe’s most remarkable libraries and cultural centres, Bibliotechnica explores how the growing digital order depends on earlier information handling techniques and suggests how the ideals of humanistic knowledge can continue to guide us in new, unfamiliar worlds.


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Nino Rota: La dolce vita. Sources of the Creative Process

Giada Viviani, Nino Rota: La dolce vita. Sources of the Creative Process
Volume 1 della collana «The Composer’s Workshop»
Brepols Publishers, Turnhout, 2018

 

A partire dalla ricca collezione di fonti conservate presso l’Istituto per la Musica, Giada Viviani ricostruisce le fasi salienti della composizione delle musiche che Nino Rota scrisse per La dolce vita di Federico Fellini nonché l’intenso rapporto tra i due artisti. Dopo un saggio introduttivo che illustra la parabola artistica del compositore, il contesto di creazione e prima ricezione del film, la sua struttura narrativa e l’apporto della musica alla drammaturgia globale, i quattro capitoli del libro approfondiscono altrettante questioni relative al processo compositivo: la modalità standard di lavoro alle sequenze audiovisive, la scrittura dei titoli di testa e di coda, la gestione di effetti sonori ed episodi improvvisativi, il riutilizzo di materiali o brani musicali preesistenti. Il testo è corredato da un’ampia selezione di fonti riprodotte in  facsimile.

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“Sotto la lente: Nino Rota” ascolta l’intervista a Gianmario Borio e Giada Viviani su Radio3 Suite 

 

Shakespeare all’Opera. Riscritture e allestimenti di “Romeo e Giulietta”

Shakespeare all’Opera. Riscritture e allestimenti di “Romeo e Giulietta”
a cura di Maria Ida Biggi e Michele Girardi, Edizioni di Pagina, Bari 2018

Il volume raccoglie gli Atti del Convegno internazionale di studi Shakespeare all’Opera. “Romeo e Giulietta” e “Il mercante di Venezia”: riscritture e allestimenti (Fondazione Giorgio Cini, 23-24 aprile 2018), relativo alle principali intonazioni operistiche di Romeo & Juliet, con escursioni mirate anche nel campo della musica strumentale; al Merchant of Venice è stata invece dedicata una pubblicazione specifica. Il congresso ha visto la partecipazione di musicologi, storici del teatro e drammaturghi, i quali hanno analizzato testi e contesti in cui si sono sviluppate le rappresentazioni in musica di un capolavoro fra i più noti di ogni tempo, che, soprattutto dal XVIII secolo a oggi, ha incendiato la fantasia di numerosi librettisti e compositori (trentadue opere complessivamente, dal 1773 al 1991). Il risultato del lavoro condotto a San Giorgio nel 2018, dalla preparazione del convegno alla pubblicazione degli atti, va a colmare una lacuna: è questo il primo libro a più voci, infatti, dove si affrontano con una certa ampiezza diversi adattamenti di un solo capolavoro, che ha lasciato traccia in ogni tempo e ogni epoca e in tutte le arti, compreso il cinema – dalla classica pellicola di Zeffirelli (1968) alla rielaborazione in chiave moderna William Shakespeare’s Romeo + Juliet di Baz Luhrmann (1996) –, e che come mito vive e vivrà sempre nuove avventure.


Musical Improvisation and Open Forms in the Age of Beethoven

Musical Improvisation and Open Forms in the Age of Beethoven
a cura di Gianmario Borio e Angela Carone
Routledge, Abingdon, 2018

Tra la fine del XVIII secolo e la metà dell’Ottocento l’atto di improvvisare è centrale sia in concerti pubblici sia nella vita privata di tanti compositori; esso rivela importanti e inaspettate tangenze con la prassi compositiva. Gli autori del presente volume esplorano le molteplici sfaccettature del fenomeno, dimostrando come il compositore, spesso in veste di concertista, talvolta conferiva alle improvvisazioni un assetto affine a quello riscontrabile in brani scritti in determinate forme; altre volte, durante le esecuzioni pubbliche egli attuava i precetti relativi al realizzare ‘buone’ improvvisazioni contenuti in manuali di teoria e didattica musicale. Per converso, la libertà sintattica e formale spesso riscontrabile in alcune composizioni è interpretabile come un trasferimento sulla pagina scritta di una gestualità propriamente performativa ed estemporanea. Le modalità  in cui questo costante intreccio tra improvvisazione (strumentale e vocale) e organizzazione formale si è esplicato vengono indagate nei dodici capitoli attraverso il sussidio di numerose e variegate fonti: manoscritti autografi, trattati di teoria musicale, partiture, recensioni, lettere, biografie e autobiografie.