Saggi – Pagina 11 – Fondazione Giorgio Cini

12 Arie d’opera per Tenore – 12 Arie d’opera per Baritono/Basso

Nel pieno della rinascita operistica vivaldiana, mentre in tutto il mondo teatri d’opera, direttori d’orchestra e case discografiche vanno avidamente in traccia della musica teatrale di Vivaldi, ecco un’edizione che colma un’esigenza sempre più sentita: disporre di un repertorio di arie scelte che rappresenti uno spaccato della grandissima produzione vivaldiana e che sia al contempo un banco di prova per i cantanti che intendono accostarvisi. Grandi assenti del mercato editoriale, le arie d’opera di Vivaldi non erano fino ad oggi singolarmente disponibili se non per mezzo di vecchie edizioni o di volenterose trascrizioni dai manoscritti. Presentare al pubblico queste due raccolte, composte da 12 arie ciascuna ridotte per canto e pianoforte, significa mettere a disposizione di un largo pubblico – ben oltre la cerchia degli studiosi e delle grandi produzioni teatrali – un rappresentativo repertorio di teatro vivaldiano utile a cantanti professionisti, dilettanti, insegnanti, studenti. Lo scopo didattico-divulgativo è forse il più evidente di questa pubblicazione: poter far studiare e formare una vocalità barocca su esempi di grande utilità tecnica; permettere a un numero sempre maggiore di cantanti di poter conoscere e approfondire il repertorio barocco; aprire nuove, larghe possibilità per audizioni e concerti. L’evidente valore pratico delle due raccolte non pone in secondo piano l’affi dabilità scientifica del lavoro, condotto sulle edizioni critiche dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi e corredato da un’esauriente introduzione critica di Federico Maria Sardelli in cui si delineano gli elementi essenziali del mondo teatrale vivaldiano.

L’industria artistica del bronzo del Rinascimento a Venezia e nell’Italia settentrionale

Il volume raccoglie gli Atti del secondo Convegno dedicato alla figura, all’opera e al contesto storico di Tullio Lombardo, organizzato nell’ottobre del 2007, in occasione delle celebrazioni promosse dal Comitato Nazionale per il 550° anniversario della nascita dell’artista, dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con la Regione del Veneto. Il Convegno ha fornito l’occasione per fare il punto sulla scultura in bronzo del Rinascimento e sulle questioni relative all’uso di tale metallo nell’Italia settentrionale. Per i saperi tecnologici che vi sono coinvolti, la produzione di opere bronzee esige spesso che l’artista collabori con fi gure intermedie, i fonditori, chiamati a realizzare il suo progetto figurativo. Così avvenne nei cantieri veneziani di quegli anni. Lo testimoniano alcune realizzazioni di massimo valore istituzionale e simbolico, tutte – in vario modo – gravitanti intorno a Piazza San Marco: la statua equestre di Bartolomeo Colleoni, i Mori sulla Torre dell’orologio, la cappella del potentissimo cardinale Zen in San Marco, i Pili degli stendardi di fronte alla Basilica. Il grande prestigio del bronzo, metallo celebrato fin dall’antichità, fa sì che le realizzazioni in questo materiale continuino ininterrotte per tutto l’arco di tempo considerato, e cioè il lungo secolo del Rinascimento veneziano che comprende l’attività, tra gli altri, di Jacopo Sansovino, del Vittoria, di Andrea dei Bronzi, del Roccatagliata. Una corretta visuale storica dell’uso del bronzo nel Rinascimento, infi ne, non può eludere la fabbricazione di oggetti d’uso, dai cannoni alle campane, dai candelabri ai mortai: una produzione che è stata spesso e a torto considerata marginale.

Tullio Lombardo

Concepito nell’ambito delle Celebrazioni del Comitato Nazionale dedicato a Tullio Lombardo, promosse dall’Istituto di Storia dell’Arte e in collaborazione con la Regione del Veneto, il volume raccoglie tutti i documenti riguardanti il grande scultore veneziano e il suo ramo famigliare – in particolare il fi glio Sante, erede della tradizione e della bottega – offrendo uno strumento oggettivo per ricostruire la sua attività artistica e imprenditoriale. La messa in serie di contratti, quietanze, libri di fabbrica, testamenti e lettere riesce a narrare non solo una biografia, ma anche una storia che proprio per la ricchezza e la varietà dei suoi aspetti quotidiani, economici e sociali, potrà interessare anche chi non sia storico dell’arte e dell’architettura. I lemmi documentari (trecentotrentotto), le iscrizioni e le fonti contemporanee sono corredati di un regesto e di un indice dei nomi. La pubblicazione comprende, infine, un commento che discute i nodi problematici più evidenti.

Rosalba Carriera (1673-1757)

Grazie alle iniziative promosse dalla Regione del Veneto e dalla Fondazione Giorgio Cini, attraverso il Comitato Regionale per le Celebrazioni del 250° anniversario della morte di Rosalba Carriera (1757-2007), è stato possibile rendere degno omaggio alla pittrice, la cui personalità artistica si è confermata di prim’ordine nel contesto europeo. Lo ha rivelato la mostra Rosalba Carriera “prima pittrice de l’Europa” allestita a Palazzo Cini nel 2007, come ora la pubblicazione degli Atti del Convegno tenuto alla Fondazione Giorgio Cini e a Chioggia nella primavera dello stesso anno. A leggere gli interventi, emerge come l’attività di Rosalba, nell’ambiente veneziano e nel raggio europeo, riceva ora nuova luce. Un’indagine particolare è stata indirizzata al tema del collezionismo delle opere rosalbiane, a cui è stata dedicata una parte del Convegno, quindi degli Atti. Per la prima volta, e in lingua italiana, la straordinaria raccolta di Dresda viene esaminata, anche con completezza di immagini, come mai si era prima fatto. Una delle gemme del museo, il Ritratto di Giambattista Recanati in veste di abate, è stato scelto per la copertina: un’immagine pensosa, con la mano accostata al petto che indica il cuore, un “ritratto in grigio” in anticipo su celebri capolavori di fine Ottocento giocati su un’unica tonalità di colore.

Voci e Anime, Corpi e Scritture

In occasione del 150° anniversario della nascita di Eleonora Duse (3 ottobre 1858), si è svolto a Venezia, dal 1° al 4 ottobre 2008, un Convegno Internazionale a lei dedicato. In passato la storia del teatro ha prodotto molti studi e pubblicazioni che hanno affrontato la produzione artistica e l’affascinante vita della grande attrice, ma ancora oggi la sua figura offre molti spunti di approfondimento e il Convegno ha preso in esame i numerosi aspetti meno noti della sua complessa personalità artistica e umana. I quattro giorni a lei dedicati, infatti, hanno affrontato nuove tematiche, suddivise in più sezioni: l’analisi dei suoi esordi; le sue interpretazioni internazionali; le impressioni, l’influenza, gli sguardi dei contemporanei attori, scrittori e amici; la passione dell’attrice per i libri e la lettura; i suoi rapporti con le altre arti come il cinema, la musica, la danza, la pittura e la moda, per concludersi con considerazioni generali sull’eredità della “attrice artista” nel nuovo teatro italiano. I saggi presenti in questa pubblicazione, attraverso i documenti inediti e la scoperta di nuovi testi a lei dedicati, oltre a riflessioni originali stimolate dalla lettura di copioni, carteggi e immagini fotografi che, sottolineano e rafforzano complessivamente l’importanza storica della figura di Eleonora Duse nella cultura europea, americana e internazionale, della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento. Questo volume è un’importante tappa del programma triennale dedicato a Eleonora Duse, sostenuto dalla Regione del Veneto e sviluppato dalla collaborazione tra il Centro per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini e il Dipartimento di Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici “G. Mazzariol” dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Nino Rota. Catalogo critico delle composizioni da concerto, da camera e delle musiche per il teatro

A trenta anni dalla scomparsa del maestro e a quattordici anni dalla costituzione dell’Archivio Rota presso la Fondazione Giorgio Cini, dopo i volumi dedicati alla filmografia, ai documenti relativi al lavoro per il cinema e alla raccolta degli Atti dei convegni svoltisi nel ventennale della scomparsa, questo catalogo, oltre a segnare un altro decennio di operosità sul fronte degli studi rotiani, rappresenta la mappa più completa e aggiornata dell’attività al di fuori della committenza cinematografica del compositore milanese. Il libro, grazie alla comparazione tra tutte le fonti riunite nell’Archivio (carteggi, recensioni, nastroteca e, naturalmente, gli autografi musicali di cui il Catalogo dà descrizione e segnatura), offre al lettore la possibilità di ricostruire cronologicamente lo svolgersi di un corpo di opere che Nino Rota ha sempre considerato suscettibile di modifiche, ripensamenti e riusi, conservandolo, quindi, perlopiù in uno stato di vitalissimo disordine.

Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie – Sacrum Militare Oratorio, RV 644

Fra i quattro oratori a noi noti attribuibili a Vivaldi, Juditha triumphans è il solo a sopravvivere. Già riconosciuto come un capolavoro al tempo della riscoperta della musica inedita del musicista, negli anni venti del ’900, quest’oratorio, scritto per cinque solisti vocali, coro e un’orchestra comprendente numerosi strumenti obbligati poco usuali (mandolino, chalumeau, clarinetti, flauti dritti, organo, viola d’amore, un concerto di viole da gamba, etc), fu composto per le figlie di coro dell’Ospedale della Pietà a Venezia, dove fu eseguito nell’anno 1716. Il libretto, di Giacomo Cassetti, è in lingua latina (come si praticava abitualmente negli ospedali veneziani), e adotta la storia biblica di Juditha come allegoria della lotta militare di Venezia in quegli anni contro l’impero ottomano. Di particolare interesse è la caratterizzazione di Oloferne che, sebbene sia ufficialmente il personaggio ‘malvagio’ della trama, viene trattato, nel libretto e nella musica, con una simpatia inattesa. Juditha triumphans, che gli storici della musica citano spesso come esempio della tendenza ‘operatizzante’ all’interno dell’oratorio settecentesco, spicca per l’originalità e l’alta qualità della sua musica.

Sonate per violino, RV 11 e RV 37

La grande maggioranza delle sonate per violino dell’epoca di Vivaldi, incluse quelle dello stesso compositore, ci sono pervenute sotto forma di partitura con due pentagrammi: uno per il violino, l’altro per il basso. Questo garantisce che, anche se alcune sezioni della composizione mancano, tutto quello che sopravvive è testualmente compiuto. Eccezionalmente, delle cinque sonate per violino di Vivaldi conservate nel Diözesanarchiv di Graz, ci è giunto il solo libro per violino, mentre il libro complementare per violoncello è andato perso. Le sonate sembrano datarsi nel periodo compreso tra il gruppo di Dresda (1716-1717) e la raccolta di Manchester (c. 1726). Di queste sonate, che hanno tutte quattro movimenti, tre possiedono concordanze parziali in altre fonti, con le quali condividono due o tre movimenti, ma due – RV 11 e RV 37 – sono state rintracciate fino ad ora solo a Graz (ad eccezione di un incipit di RV 11 ritrovato in un catalogo tematico coevo). Questa edizione critica rende disponibili queste due ultime sonate per lo studio e l’esecuzione. Nella partitura, la parte del basso è lasciata vuota al fine di consentire all’utente di poter scegliere una di queste opzioni: inserirvi la parte di basso originale, se questa verrà un giorno ritrovata, inventare e inserire una propria parte di basso, oppure aggiungere il basso cifrato preparato dal curatore e fornito in appendice.

La gloria del Mais e altri scritti sull’alimentazione veneta

Luigi Messedaglia (1874-1956), medico, deputato, senatore del regno nel 1929, storico pionieristico del mais – cereale perseguito lungo un cinquantennio d’indagini pazienti e di scavo sistematico – ne delinea l’evoluzione dal suo arrivo come curiosità botanica al suo successivo imporsi quale elemento base dell’alimentazione contadina. Da un lato placa la fame agghiacciante del villico ruzantesco; dall’altro l’effetto di ricaduta dell’avitaminosi e della pellagra. Gloria, quindi, del mais, giusto il titolo assegnato a questa mirata antologicizzazione degli scritti di Messedaglia, ma anche dramma, nella misura in cui l’alimentazione monomaidica, laddove non integrata, diventa un pericolo per il corpo e per lo stesso equilibrio mentale. L’alimentazione dovrebbe sempre essere diversificata. Una diversificazione inclusiva di apparentamenti. Polenta e baccalà ad esempio. E anche quest’ultimo s’affaccia da questa silloge di scritti del medico e storico veronese ora stampata.

Vivaldi and Fugue

Sebbene Vivaldi non sia universalmente noto come compositore di fughe – anzi, la tradizione storiografica tende a considerare il suo stile poco contrappuntistico – egli ci ha lasciato almeno un centinaio di composizioni che contengono delle fughe o degli elementi ad essa riconducibili. Poiché dimostra una conoscenza della tecnica fugata assai approfondita e affatto inconsueta in un violinista-compositore, possiamo supporre che in gioventù abbia preso delle lezioni, secondo la tradizione dei maestri di cappella. Anche se il suo interesse nei confronti della scrittura fugata ebbe origine nell’ambito della composizione vocale sacra e dalla sua inclinazione per il genere musicale del concerto a quattro senza solista, egli era in grado di incorporare degli elementi fugati all’interno delle più disparate strutture musicali, come la forma bipartita, la forma-ritornello e quella dell’aria col da capo, tanto che sono veramente pochi i generi musicali in cui si astenne dal farne uso. L’interesse di Vivaldi per questa tecnica raggiunse un picco nel periodo 1725 – 1735 ca., prima di scemare nei suoi ultimi anni di vita. Oltre a una trattazione delle fughe vivaldiane, la monografi a indaga i vari aspetti inerenti la terminologia e la prassi legata a questa tecnica compositiva in grado di interessare sia gli studiosi che gli amanti della fuga.
La pubblicazione costituisce il duecentesimo titolo edito dall’Istituto Italiano Antonio Vivaldi dal 1978, anno in cui è entrato a far parte della Fondazione Giorgio Cini.