Saggi Archives - Fondazione Giorgio Cini

Venezia e le epidemie

Nella storia della sanità e delle emergenze epidemiche l’esperienza della Serenissima rimane estremamente significativa e paradigmatica. Venezia fu all’avanguardia nella gestione della crisi, come si è visto durante le pestilenze del 1576-1577 e del 1630-1631, e fu efficace sia nell’attuare strategie di profilassi sia nel realizzare una vera e propria politica di difesa sanitaria, soprattutto nell’ambito dei domini marittimi che confinavano con l’impero ottomano – la cosiddetta Turchia in Europa –, un’area dove la peste era quasi endemica e spaventava quanto una guerra.
Il volume affronta il tema di Venezia e delle epidemie considerando la collocazione della Serenissima tra l’Europa e il Mediterraneo, ai confini delle aree infettive, evidenziando gli eventi e le politiche sanitarie attuate tra il XIV e il XVIII secolo, così come l’elaborazione della crisi epidemica attraverso le espressioni di fede, di arte, di letteratura. La pubblicazione nasce in concomitanza con la mostra Venezia e le epidemie allestita nella Biblioteca del Longhena e curata da Egidio Ivetic direttore dell’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano.

Il volume fa parte della collana Presente Storico e segna la ripresa di una serie prestigiosa che, nel corso degli anni, ha raccolto i contributi di importanti studiosi e  testimonia l’impegno costante della Fondazione Giorgio Cini nella diffusione del sapere umanistico e nel sostegno alla ricerca aperta al dialogo tra discipline.

Presente Storico

La collana “Presente Storico” raccoglie saggi e studi di autorevoli studiosi su temi storici, letterari e filosofici. I volumi nascono come esito di convegni, seminari e incontri scientifici promossi dalla Fondazione Giorgio Cini, nell’ambito dei suoi programmi culturali: dai Corsi di Alta Cultura alle attività dei diversi Istituti di ricerca.

Avviata nel 1996 con il volume Giustizia “contaminata” di Gaetano Cozzi, la collana riflette la vocazione alla pluralità di sguardi e il rigore scientifico che caratterizzano da sempre l’impegno della Fondazione nel campo delle scienze umane.

Nel 2025 la collana “Presente Storico” riprende con la pubblicazione di un nuovo volume dedicato al tema “Venezia e le epidemie”.

Questo nuovo numero segna la riattivazione di una serie prestigiosa, che negli anni ha ospitato contributi di importanti studiosi, testimoniando l’impegno della Fondazione nella diffusione del sapere umanistico e nella promozione della ricerca multidisciplinare.

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Attilio Badodi fotografo di teatro

Tra i maggiori protagonisti della fotografia italiana del primo Novecento, Attilio Badodi (Reggio Emilia, 1880 ― Milano, 1967) ritrae il teatro del tempo in un affresco di rara precisione e bellezza. Nelle sue opere, straordinari esempi di foto ritratto liberty, compaiono attori, cantanti, musicisti, compositori e drammaturghi, sia in scatti privati che in abiti di scena. Partendo dalle parole dello stesso Badodi, questo volume vuol essere un omaggio alla fortunata carriera del fotografo e a quella dei protagonisti del teatro italiano immortalati nelle sue lastre: “Due grandi passioni hanno caratterizzato la mia esistenza: la fotografia e il teatro. Non fu quindi soltanto l’amore per la professione che esercitavo a indurmi, nel 1902, ad abbandonare la città natia per Milano, ma insieme il fascino potente che su di me esercitava la brillante vita artistica della metropoli. Era quello il tempo dei trionfi di Tina Di Lorenzo, di Petrolini, della Duse, di Betrone, della Borelli”.

Basi e bote

Unica commedia lirica di Arrigo Boito dedicata all’amato «vernacolo venezïan» e alle maschere della tradizione, Basi e bote fu a lungo nota per frammenti, diffusi in contesti estranei alla naturale destinazione dell’opera. Nel 1914 l’edizione integrale fissò un testo dallo statuto ambiguo. L’incompiutezza della musicazione, tentata da Boito ma firmata solo nel 1927 da Riccardo Pick Mangiagalli su libretto adattato, si somma alla fluidità della storia testuale. Del testo, però, i contemporanei colsero subito la vivacità linguistica, esaltandone la brillante efficacia degli accostamenti sonori, metrici e rimici: pregi riconosciuti dalla critica moderna, alla quale pure Basi e bote è apparsa ‘eccentrica’ tanto da porla a margine nella produzione dell’autore, complici anche trama e personaggi. L’opera, al contrario, può e deve essere legittimamente collocata all’interno del percorso artistico e della poetica boitiani, dei quali costituisce snodo coerente.

Questa prima edizione condotta con criteri moderni approfondisce tale lettura, offrendo una panoramica completa dei materiali a stampa e degli autografi noti, con uno sguardo anche agli estemporanei appunti musicati da Boito.

Il Libro dei versi

Tra i testi fondamentali della scapigliatura milanese, Il Libro dei versi, unica raccolta poetica di Arrigo Boito, contiene poesie-manifesto come DualismoA Emilio Praga e A Giovanni Camerana. Silloge breve ma fin troppo complessa e stratificata, volutamente oscura e più volte incompresa, è un raffinato diario degli eccitati anni della giovinezza del colto e malizioso poeta, tra icone della modernità, orrido, sensualità peccaminosa, victorhughiani Quasimodi delle fantasticherie, in una giostra di morti, macerie, rottami, canto di una bellezza alterata, putrescente, imbruttita, aggressiva, in cui riconoscere una diversa concezione estetica, debitrice di Baudelaire ma anche intimamente dantesca.

Questa nuova edizione critica, che apre l’Edizione nazionale delle opere di Arrigo Boito, offre per la prima volta, insieme a quello della princeps del 1877 (ripubblicata con modifiche nel 1902), l’inedito testo autografo, che fissa al meglio la poetica ribelle e demolitrice, ironica, stravagante e aspra che ha generato quei versi, composti tra il 1862 e il 1869, nel pieno della militanza scapigliata dell’autore.

Beethoven’s Sonatas Op. 31: Creative Process, Formal Structures and Performance

L’Istituto per la Musica prosegue la sua attività editoriale online  sulla piattaforma Open Monograph Press della Fondazione Giorgio Cini.

Beethoven’s Sonatas Op. 31: Creative Process, Formal Structures and Performance

 

The three piano sonatas Opus 31, which even at the time of their publication and first performances were described as works of “great style”, reveal significant deviations from the formal models that Beethoven himself had helped to consolidate. Carl Czerny regarded them as key evidence of the “new way” that the composer had indicated as necessary for his artistic evolution. The fact that they were composed at the same time as the Third Symphony (Eroica) and the Heiligenstadt Testament further underlines their significance. The peculiar structure of the themes and the ambiguity of the formal functions, which emerge most clearly in the second sonata (The Tempest), reveal a propensity for experimentation that has posed almost insurmountable challenges to generations of performers and theorists. This book is the final outcome of a project that began in 2021 with a workshop where studies by musicologists came to grips with issues of performance practices on both the fortepiano and modern piano. As well as an interview with Andreas Staier, the pianist who coordinated the practical sessions of the workshop, there are essays by Gianmario Borio (on the history of the analyses of these sonatas), Hans Joachim Hinrichsen (on styles of interpretation), Janet Schmalfeldt (on compositional technique) and Martina Sichardt (on the sources of the genesis).

Vittore Carpaccio. Contesto, iconografia, fortuna

Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi dedicati a Vittore Carpaccio (1465-1525 ca.), ospitato presso la Fondazione Giorgio Cini il 14-15 giugno 2023. Il simposio è stato promosso dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini in concomitanza con l’importante mostra sull’artista tenutasi a Palazzo Ducale a Venezia, organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia i collaborazione con la National Gallery of Art di Washington. Ha visto il confronto tra i maggiori specialisti di Carpaccio, annoverato fra i più originali maestri della prima stagione rinascimentale veneta.
Gli esiti sono qui presentati secondo le principali linee tematiche approfondite nel corso delle giornate veneziane, incentrate su tre filoni di studio: la figura di Carpaccio in relazione alla committenza e alla complessa cultura del suo tempo; i problemi di ordine materiale, tecnico e conservativo delle sue opere, ed infine la fortuna del maestro nella tradizione critica di Otto e Novecento. Una pluralità di letture che offre nuovi strumenti interpretativi e uno sguardo aggiornato sul celebre “pittore di storie” che ha saputo porre al centro della sua narrazione l’immenso potere delle immagini.

«Illustre Signora Duse». Cento voci dall’archivio dell’attrice

A cento anni dalla scomparsa di Eleonora Duse (Vigevano, 1858 – Pittsburgh 1924), il volume propone un’inedita selezione delle numerose lettere conservate nell’archivio dell’attrice custodito presso l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini. Si tratta di cento delle molte voci che hanno intrattenuto con lei rapporti artistici e amicali, tra cui attrici e attori, intellettuali e letterati.
Dalle lettere alla Duse emergono ricordi di incontri, scambi di opinioni, condivisione di progetti e visioni creative. Una pluralità di voci, spesso lontane le une dalle altre, sorprendentemente concordi nel riconoscere l’eccezionalità della figura di Eleonora Duse , del suo sguardo, del suo teatro.

Artista rivoluzionaria e appassionata, Eleonora è stata la più celebre attrice italiana del nostro recente passato. Attrice e capocomica di successo, ha lasciato un segno indelebile nella cultura italiana ed europea del suo tempo. Su di lei furono scritte molte pagine e alcune della più significative testimoninanze sono raccolte in questo libro: la poetessa Ada Negri la descrive come “la più sublime figura femminile del nostro tempo”, Piero Gobetti ne parla come “di uno spirito religioso” e lo scrittore fiorentino Fernando Agnoletti paragona chi non ha avuto la fortuna di sentirla a teatro “a chi in poesia non ha letto l’Odissea”.

Santuzza Calì. Arte fantasia e colore

Santuzza Calì nasce a Pulfero (Udine) il 28 marzo 1934, da padre siciliano e madre friulana. Costumista e scenografa di grande ingegno e fantasia, dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Vienna, diventa assistente del suo professore Oskar Kokoschka fino al 1966. Dai primi anni settanta del Novecento, lavora in teatro, dapprima con Lele Luzzati, come costumista, poi amplia il suo raggio d’azione anche alla scenografia. Artista indipendente e creativa, disegna costumi come pezzi d’arte partendo da un approccio fantasioso e originale, dimostrando una grande versatilità e artigianalità, che la ha portata a collaborare con alcuni dei maggiori registi italiani tra i quali,  Tonino Conte,  Gianfranco de Bosio, Franco Enriquez, Vittorio Gassman, Maurizio Scaparro e Paolo Poli. In questo volume, viene per la prima volta mostrata la documentazione della sua intera produzione artistica per il teatro, raccolta nel prezioso Archivio che Lei ha voluto generosamente donare e ora conservata presso l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Il materiale, costituito soprattutto da figurini e bozzetti originali, è suddiviso in più di duecento cartelle Teatro di Prosa, Lirica e Teatro Ragazzi.

Collana «Quaderni del Vetro»

1. Dino Martens

2. Ginny Ruffner, Peter Shire, Emmanuel Babled

3. Vinicio Vianello

 

La collana «Quaderni del Vetro», nata per dare un segno tangibile di un’iniziativa editoriale sintetica e monografica al contempo, si offre quale strumento di diffusione e di raccolta di contributi critici e biografici dedicati ai fondi archivistici conservati presso il Centro Studi del Vetro, sorto nel 2012 in seno all’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, per iniziativa della Fondazione stessa e di Pentagram Stiftung. L’Archivio del Vetro rappresenta un luogo di ricerca, conservazione e consultazione di preziose memorie, un Centro di Studi attivo all’interno di un Istituto di Storia dell’Arte impegnato in una costante ed articolata investigazione delle arti decorative tout court, nel segno della ricerca aperta ai più diversificati programmi e settori di studio. L’intento che ha dato vita alla presente collana nasce quindi anche dalla consapevolezza dell’importante ruolo che compete all’approfondimento e alla diffusione dell’arte vetraria veneziana nel quadro della storia delle arti moderne e contemporanee, come dimostrano le numerose esposizioni realizzate presso Le Stanze del Vetro. Il Centro Studi del Vetro conserva disegni, bozzetti, album, cataloghi di produzione, progetti esecutivi e documentazioni eterogenee che abbracciano un arco temporale compreso fra i primi del Novecento e gli anni novanta, così da proporlo per ricchezza dei materiali come l’Archivio Generale del Vetro veneziano.

Ogni “Quaderno” contiene un sintetico saggio biografico accompagnato da un’accurata e inedita selezione iconografica che ripercorre la sorprendente forza artistica delle molte personalità protagoniste di ciascun volume, come già dimostrano nei primi tre i contributi di Marc Heiremans per Dino Martens, di Rosa Barovier Mentasti per Ginny Ruffner, Peter Shire ed Emmanuel Babled, di Luca Massimo Barbero per Vinicio Vianello. I «Quaderni del Vetro» si propongono dunque come una collana agile ed esemplificativa rivolta ad un pubblico, anche il più giovane e internazionale, il quale voglia cogliere lo spessore e il sapore di Fondi che così ampliamente illustrano la straordinaria attività del mondo vetrario veneziano. In modo da incidere anche per questa via nella ricerca, nella conoscenza e nella formazione di nuovi, sempre più numerosi ed appassionati studiosi del vetro, da affiancare ai già riconosciuti ed illuminati ricercatori che hanno fin qui tratteggiato questo primo e fondamentale quadro delle fonti e dei documenti.