Cataloghi – Pagina 2 – Fondazione Giorgio Cini

Invisible Lines

Invisible Lines

Squadro Edizioni Grafiche Collana Sigaretten

Bologna 2021

Progetto co-finanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea.

https://invisiblelines.eu/

 


Il libro raccoglie i lavori di dodici disegnatrici e disegnatori provenienti da Francia, Belgio, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia, Germania, Italia, selezionati per una residenza alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

Le autrici e gli autori hanno esplorato: incertezza, invisibilità, apparizione, attraversando il silenzio dei luoghi e ascoltando le storie di chi vive ai confini. Hanno cercato di accogliere le memorie, le immagini interiori, avvicinando la condizione spirituale a quella fisica, come parte di un processo biologico condiviso.
https://sigaretten.net/products/aa-vv-invisibile-lines

 

Catalogo del fondo Cesare Grassetti della Fondazione Giorgio Cini

Catalogo del fondo Cesare Grassetti della Fondazione Giorgio Cini

a cura di Daniele Danesi e Ilenia Maschietto

Leo S. Olschki, Firenze, 2020

 

Dopo il Catalogo del fondo librario antico della Fondazione Giorgio Cini compilato da Dennis E. Rhodes e pubblicato da Olschki nel 2011 esce, nella stessa collana editoriale “Biblioteca di Bibliografia”, il Catalogo del fondo Cesare Grassetti della Fondazione Giorgio Cini. La raccolta, riunita dall’avvocato milanese tra gli anni ‘50 e la ne degli anni ‘80 del Novecento, consiste in oltre 830 edizioni del Quattro e Cinquecento; già presenti nel catalogo elettronico della biblioteca, l’occasione di questo catalogo a stampa ha consentito agli autori di approfondire l’esame dei volumi, con particolare attenzione ai dati relativi alle specifiche copie. Il fondo Grassetti bene si integra con la raccolta ‘originaria’ della Fondazione, incrementando non solo le edizioni veneziane di cui la biblioteca conserva un nucleo eccezionale ma anche le produzioni tipografiche dei centri minori, facendo crescere il numero di esemplari unici al mondo conservati a San Giorgio.

Adrian Ghenie. The battle between carnival and feast

Adrian Ghenie. The battle between carnival and feast

Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Galleria di Palazzo Cini, 2019

 

Catalogo della mostra ospitata dalla Galleria di Palazzo Cini dal 19 aprile al 18 novembre 2019, il volume presenta in eleganti riproduzioni le nove opere esposte nell’occasione, accompagnate da un saggio di Luca Massimo Barbero, curatore della mostra stessa, che ben focalizza la figura e l’attività di Adrian Genie quando sottolinea come la sua pittura «entra a gamba tesa nell’arena dell’arte contemporanea come una inattesa polimorfa e inarrestabile presenza. Sin dagli esordi, nelle radici nuove e profonde. Una pittura ed un modo di affrontarla che apre ad una serie infinita di possibilità di interpretare il mondo. Un flusso costante, ininterrotto di immagini che, come un Promeneur Solitaire, l’artista costruisce ed appunto dipinge, attraverso quella pratica artistica così antica e così nuovamente provocatoria. Tutto gli è “davanti”, “alle spalle” e tutto lo “precede”, come il ritmo incessante con cui il mondo contemporaneo ci inonda di racconti effimeri e drammatici, di vicende profonde o irriverenti, drammi e facezie, riversandole sugli schermi, nella carta stampata nell’immediatezza fluida e feroce della rete.

In ogni sua immagine ne è racchiusa un’altra».

Burri. La pittura, irriducibile presenza

Burri. La pittura, irriducibile presenza
a cura di Bruno Corà
Forma edizioni, Firenze, 2019

 

Catalogo della retrospettiva antologica organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini dedicata ad Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995), curata dallo storico dell’arte e Presidente della Fondazione Burri Bruno Corà. Il progetto si propone quale coronamento di un percorso di riconoscimenti internazionali legati al centenario della nascita dell’artista umbro. La mostra ripercorre cronologicamente la carriera artistica di Burri attraverso circa cinquanta opere scelte tra le sue serie più significative: i Catrami, le Muffe e i Sacchi, fino ad approdare alle Combustioni, ai Legni, alle Plastiche, ai Cretti e ai Cellotex, ultima tappa della ricerca artistica del Maestro. Il catalogo mira a ricostruire nella sua interezza la parabola di uno dei più grandi pionieri della nuova pittura del XX secolo, che attraverso le sue ricerche ha affrontato il tema cruciale dell’utilizzo della materia e della sua trasformazione in opera d’arte ed è introdotto da saggi critici a cura di Bruno Corà e del Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini Luca Massimo Barbero.

Piranesi Roma Basilico

Piranesi Roma Basilico, un volume realizzato in collaborazione con la Fondazione Cini, raccoglie le più belle immagini di Roma del fotografo Gabriele Basilico, realizzate sulla base delle celebri incisioni dell’architetto e incisore Giambattista Piranesi. Il libro si arricchisce dei testi di Luca Massimo BarberoMario BevilacquaMichele De LucchiPasquale GagliardiAlessandro MartoniRoberta Valtorta e di un testo/conversazione di Gabriele Basilico con il regista Amos Gitai.

Nel 1748, il veneziano Piranesi giunge a Roma e realizza una delle sue serie di incisioni più celebri, Vedute di Roma, che diventeranno non solo una testimonianza della città, ma anche una sua proiezione: Roma si trasforma attraverso gli occhi dell’artista, che si dichiara innamorato e abbagliato dalla città eterna.

Il fotografo Gabriele Basilico nel 2011 viene invitato dalla Fondazione Cini di Venezia a ripercorrere l’opera piranesiana, fotografando quegli stessi scorci che l’artista prima di lui aveva inciso nella città eterna. La fotografia di Basilico ritrova le idee e le suggestioni che Piranesi aveva creato nelle sue opere, osservando e soffermandosi sulle stesse vedute.

Il volume propone un’ampia selezione delle immagini che Gabriele Basilico ha realizzato nel 2011 mettendole a confronto con le incisioni di Piranesi. Quando la Fondazione Cini lo invitò a realizzare questo lavoro, infatti, solo 32 fra le 300 fotografie realizzate vennero esposte presso la Fondazione stessa. È nata in quella occasione l’idea di onorare la straordinaria capacità di Basilico di reinterpretare l’opera di un grande artista, che si concretizza oggi proponendo 67 fotografie e 67 incisioni.

 

Quello che è straordinario delle foto di Gabriele è proprio questa perfetta lontananza/vicinanza che non distorce, che chiarisce, che contempla l’intero e valorizza il dettaglio, che descrive e valorizza, dà forma e sostanza al tutto.

Michele De Lucchi

 

I rami smaltati detti veneziani del Rinascimento italiano 

I rami smaltati detti veneziani del Rinascimento italiano
Les cuivres émaillés dits vénitiens de la Renaissance italienne
Atti del convegno internazionale di studi / Actes du colloque international d’études
a cura di Françoise Barbe, Letizia Caselli e Isabelle Biron
Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2019

 

Tra le arti decorative del Rinascimento italiano, i rami smaltati costituiscono una produzione tanto rara quanto preziosa, tradizionalmente attribuita a Venezia, riflesso del gusto di una ricca committenza della fine del XV e della prima metà del XVI secolo. Questa pubblicazione propone una sintesi della ricerca interdisciplinare condotta dal département des Objets d’art du musée du Louvre, dal Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France e dalla Fondazione Giorgio Cini.
Il primo volume contiene gli Atti del convegno organizzato alla Fondazione Giorgio Cini e si sviluppa in funzione di quattro assi principali: il contesto della produzione nei secoli XV e XVI; le collezioni e il collezionismo dal XVII al XIX secolo; gli apporti della scienza alla conoscenza della loro tecnologia; la conservazione e il restauro.

 

Il secondo volume si concentra sulle opere stesse e propone lo studio del decoro delle dorature, l’analisi araldica, il lessico e l’analisi tipologica delle forme. Inoltre, a complemento degli Atti del convegno, viene qui proposto l’inventario dei rami smaltati detti veneziani conservati nelle collezioni pubbliche e private, compilato dal département des Objets d’art du musée du Louvre e che contiene a tutt’oggi trecentotrentaquattro oggetti identificati. Un’impresa colossale, resa possibile grazie al sostegno di un centinaio di istituzioni museali e religiose, ma anche di antiquari, di case d’asta e di collezionisti privati.

La vetreria M.V.M. Cappellin e il giovane Carlo Scarpa. 1925-1931

Prosegue con questo nuovo titolo la serie “Le Stanze del Vetro”, il progetto per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento nato dalla collaborazione tra Fondazione Cini e Pentagram Stiftung.
Questo volume che accompagna la mostra autunnale veneziana è dedicato alla storia della vetreria Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C. (che Giacomo Cappellin fondò dopo la chiusura del rapporto con Paolo Venini e con la V.S.M. Cappellin Venini & C.) diventata tra le più importanti vetrerie veneziane grazie anche alla collaborazione con il giovane architetto Carlo Scarpa. La vasta produzione spazia dai vetri trasparenti ai lattimi con oro, dalle paste vitree ai vetri incamiciati, dai vetri a decoro fenicio fino alle figurine, agli animali e alle piante; significative sono inoltre le opere realizzate per l’illuminazione.
Viene documentata l’intera produzione della vetreria Cappellin (attiva dal 1925 al 1931), mettendo soprattutto in evidenza il contributo del grande architetto e designer del vetro Carlo Scarpa, la sua attività durante gli anni Venti e il suo rapporto con le arti. Sono inoltre trattati la produzione e l’attività espositiva della Cappellin a Parigi e negli Stati Uniti, i rapporti instaurati dall’azienda con gli artisti del contesto torinese, con un approfondimento sulla sua singolare produzione di vetrate.
Curato da Marino Barovier, il volume comprende il catalogo della produzione completa di Carlo Scarpa per la vetreria Cappellin e risulta un’opera indispensabile per collezionisti, studiosi e mercanti.

Una fornace a Marsiglia. Cirva

Una fornace a Marsiglia. Cirva – Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques sarà accompagnata da un catalogo, a cura di Isabelle Reiher e Chiara Bertola. Testo introduttivo di Norman Rosenthal.

Progettato come un laboratorio di ricerca, il Cirva – Centre international de recherche sur le verre et les artes plastiques nasce a Marsiglia nel 1986 come un ente statale senza fini di lucro per ospitare artisti, designer e architetti internazionali che desiderano introdurre il vetro nel loro processo creativo: questi artisti, che spesso si confrontano per la prima volta con una materia difficile da padroneggiare, sviluppano i loro progetti assistiti dal team tecnico del Cirva.

In questi trent’anni il Cirva ha ospitato circa 200 artisti per vari progetti nei campi dell’arte contemporanea, del design e delle arti decorative: possiede, inoltre, una collezione di 700 opere esposte in musei e centri d’arte in tutto il mondo.

Eleonora Duse e Arrigo Boito

L’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, in occasione delle celebrazioni legate al Centenario della scomparsa di Arrigo Boito (1918-2018), si colloca in prima linea per ricordare il grande intellettuale, letterato e musicista italiano. Prima tappa di queste celebrazioni è la mostra Eleonora Duse e Arrigo Boito, allestita nella Stanza di Eleonora Duse dal 23 novembre 2017 al 20 dicembre 2018 con documenti aderenti ai fondi d’archivio conservati a San Giorgio. Attraverso un viaggio negli inediti materiali boitiani, che comprendono l’epistolario Duse-Boito, i copioni annotati delle opere shakespeariane tradotte e adattate da Boito per la Duse, materiali relativi alla genesi di opere boitiane quali Nerone e Mefistofele, si intende approfondire la relazione tra Arrigo ed Eleonora, nella sua duplice declinazione umana e artistica. Conosciutisi nel 1884, i due si innamorano nel 1887, anno in cui inizia un’intensa e passionale storia d’amore documentata da tantissime lettere. Fra alti e bassi, la relazione tra i due prosegue fino al 1894, mentre la loro amicizia dura per tutta la vita: la presenza di Boito nella vita della Divina sarà una costante anche dopo la sua scomparsa, come testimoniano i richiami all’artista presenti negli innumerevoli autografi dusiani.

Ettore Sottsass. Il Vetro

“Ho cercato di uscire dall’oggetto quotidiano e ho provato a fare Vetri con la maiuscola. Certo è un atteggiamento pericoloso, perché io non voglio essere artista, tantomeno scultore, ma alla fine gli oggetti che produco sembrano sculture di vetro, eppure non lo sono: sono un misto che non si capisce bene.” Ettore Sottsass, geniale architetto e designer, “fa vetro” a partire dal 1947 e il volume dà conto di quest’ambito specifico della sua creatività: dalla serie degli anni settanta per la vetreria Vistosi ai Memphis degli anni ottanta, alle forme simboliche degli anni novanta e alle mirabolanti costruzioni per la Millennium House del Qatar, fino alle celeberrime Kachina. Per il suo ricco apparato iconografico, il confronto con il disegno e la pittura, l’analisi del contesto culturale e artistico coevo e per la pubblicazione di un regesto che include anche numerosi inediti, questo libro, curato da Luca Massimo Barbero, costituisce il primo studio scientifico sulla produzione di vetri e cristalli di Ettore Sottsass. Ettore Sottsass jr (1917-2007) nasce ad Innsbruck, trascorre l’infanzia in Trentino e si forma nella Torino degli anni trenta sulle orme del padre architetto, Ettore Sottsass senior (1892-1954). Nel 1939 si diploma al Politecnico coltivando però anche il sogno della pittura, appresa nello studio di Luigi Spazzapan. Nel 1946 si trasferisce a Milano dove esercita come architetto e contemporaneamente collabora con la Triennale, occupandosi degli allestimenti della sezione dell’artigianato. Sottsass porta avanti la carriera di architetto parallelamente a quella di designer, quest’ultima gratificata da prestigiosi riconoscimenti, come il Compasso d’oro per il calcolatore elettronico Elea 9003 (1959) bissato, nel 1970, per Valentine, la prima macchina da scrivere portatile, entrambi prodotti dalla Olivetti. Infaticabile viaggiatore, non smette di visitare l’Europa, l’America e l’Oriente: i suoi viaggi sono sia fonte d’ispirazione che i soggetti di numerose fotografie d’impronta concettuale. Nel 1976 la Biennale di Venezia dedica a Sottsass un’ampia mostra retrospettiva ordinata da Vittorio Gregotti. Gli ultimi anni di vita sono caratterizzati da un’intensa attività espositiva e dalla collaborazione sia con nomi del design industriale che con gallerie di fama.