Le Stanze del Vetro – Pagina 5 – Fondazione Giorgio Cini

Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger

Il 13 aprile 2015 apre al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore la mostra Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger a cura di Kaisa Koivisto, curatrice al The Finnish Glass Museumdi Riihimäki (Finlandia) e di Pekka Korvenmaa, professore alla Aalto University School of Arts, Design and Architecture (Finlandia). L’eccellenza del design finlandese e internazionale contraddistingue l’importante e unico prestito di più di 300 opere in vetro provenienti dalla collezione Bischofberger, per far rivivere al grande pubblico il fascino e l’estro del vetro artistico, a contatto con i capolavori dei principali protagonisti del design finlandese del Novecento: Aino e Alvar Aalto, Arttu Brummer, Kaj Franck, Göran Hongell, Gunnel Nyman, Timo Sarpaneva, Oiva Toikka e Tapio Wirkkala.

La mostra offrirà al pubblico l’occasione unica di vedere per la prima volta da vicino oggetti rarissimi, spesso in edizione unica, che Bruno e Christina Bischofberger hanno raccolto, con passione e perspicacia, negli ultimi quarant’anni. L’unicità di questi oggetti testimonia l’intenzione originale di ogni singolo artista o designer, e fa di questa collezione di vetri finlandesi una tra le più importanti al mondo. In una ricca documentazione dei diversi periodi storici, le opere selezionate per la mostra Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger conducono il visitatore attraverso un elegante percorso espositivo che passa dai cristalli alle sfumature di colore dei primi anni Trenta, fino alle più sgargianti e a volte ‘psichedeliche’ produzioni degli anni Settanta. Da segnalare le creazioni dello scultore e designer Tapio Wirkkala, in particolare la serie Ultima Thule, in cui bicchieri, brocche e vasi si fanno simili a blocchi di ghiaccio, dalle superfici “gocciolanti”, innescando un gioco di trasparenze e riflessi al limite dell’astrazione. La bottiglia creata per Vodka Finlandia, tuttora in produzione, resta uno dei pezzi più riusciti e celebri della collezione. La ricca rassegna curata da Kaisa Koivisto e Pekka Korvenmaa per gli spazi de Le Stanze del Vetro sull’Isola di San Giorgio Maggiore presenta al pubblico i risultati migliori di una centenaria produzione vetraria, per coglierne le sfumature e le variazioni e celebrare il valore di un design intramontabile e d’altissima qualità.

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Attività educative gratuite a LE STANZE DEL VETRO

Nelle domeniche di maggio LE STANZE DEL VETRO saranno animate da attività gratuite per famiglie, bambini e ragazzi variamente ispirate ai vetri finlandesi della Collezione Bischofberger oppure al padiglione esterno “Glass Tea House Mondrian” dell’artista giapponese Hiroshi Sugimoto.

Le iniziative family-friendly culmineranno nel week-end da sabato 30 maggio a lunedì 1 giugno nella Giornata Mondiale dei Genitori, all’interno del progetto “Kidpassdays: scopriamo insieme la città!”.

SUNglassDAY. Domeniche in famiglia con gli occhi puntati sul vetro d’autore

domenica 10, 24 maggio ore 16 e domenica 31 maggio ore 11 e ore 16: visita per adulti e ragazzi alla mostra “Il vetro finlandese nella collezione Bischofberger” con laboratorio didattico per bambini 5-10 anni

Cammina cammina… verso la casa del tè!

domenica 17 maggio ore 11 e 16 e sabato 30 maggio
ore 16: racconti e fiabe giapponesi a cura di Sabina Italiano con accompagnamento musicale di Marco Centasso (contrabbasso)

lunedì 1 giugno ore 11 e 16: laboratorio creativo ispirato all’antico gioco delle conchiglie giapponesi chiamato Kaiawase (in collaborazione con il Museo d’Arte Orientale di Venezia)

Per tutte le attività, curate e condotte da Artsystem, è obbligatoria la prenotazione entro il mercoledì precedente al numero verde 800 662 477 (lunedì – venerdì 10-17) oppure all’e-mail artsystem@artsystem.it. Posti limitati.

 

Fulvio Bianconi tra arte e vetro

In vista della mostra dedicata a Fulvio Bianconi alla Venini, il Centro Studi Vetro dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con Le Stanze del Vetro, organizza sull’Isola di San Giorgio un convegno internazionale di studi che intende analizzare la poliedrica figura dell’artista, nell’intento di restituire al pubblico il ritratto e il valore di una personalità  contraddistintasi da una diversità di interessi e ruoli.

Fulvio Bianconi (Padova, 1915 – Milano, 1996) figura singolare di grafico, illustratore, designer, con una formazione da artista, già all’inizio degli anni Trenta ha un primo contatto con il vetro muranese lavorando come apprendista decoratore sotto la guida di Michele Pinto, ma contemporaneamente esercita l’attività di caricaturista. Già inseritosi nell’ambiente milanese, viene notato da Dino Villani che lo introduce alle più note case editrici dell’epoca. Inizia così una serie di collaborazioni come grafico ed illustratore free lance con le case editrici Garzanti, Mondadori, Bompiani, Rizzoli e Motta, ed esegue una serie di affreschi per i negozi Galtrucco ed i padiglioni della Fiera Campionaria di Milano. Consolidato il suo rapporto con Garzanti, dove rimarrà stabilmente fino al 1975, contemporaneamente lavora anche per GiViEmme, FIAT, Marzotto, HMV, Pathe, Columbia, Pirelli e Rai.

Ma è nel 1946, a Murano, che, in seguito ad una commissione per flaconi portaprofumo per la GiViEmme, avviene l’incontro con Paolo Venini, conoscenza decisiva per la sua straordinaria esperienza nel mondo del vetro.

Intuito il grande spirito creativo del giovane Bianconi, Venini lo invita infatti a collaborare nella sua vetreria: frutto di questo sodalizio – che si protrae con continuità fino all’incirca alla metà degli anni Cinquanta – sono, ad esempio, le dodici Figure della Commedia dell’Arte (esposte nel 1948 alla 24.ma Biennale di Venezia), i Tiepolo, le Sirene, i Pezzati, i Fazzoletti, questi ultimi poi assurti a simbolo della Venezia post bellica. Tale produzione esprime in sé la vivacità e la ricchezza di quegli anni contribuendo all’affermarsi della vetraria veneziana anche in ambito internazionale.

Disegnatore ironico oltre che grande interprete del gusto minimalista degli anni Sessanta, collabora episodicamente con altre fornaci e le gallerie d’arte più attive nel settore vetrario: durante gli anni Cinquanta con la Gino Cenedese & C., nel 1958 con la galleria Danese di Milano con vetri realizzati dalla I.V.R. Mazzega, nel 1963 sotto la firma della Vetreria Vistosi viene premiato alla Triennale di Milano per un vaso cilindrico a fasce spiraliformi. Ancora una volta, presta la sua opera alla Venini eseguendo la serie di vasi “Informali” (1967 ca.) che riprendono il tema, a lui caro, della figura femminile. Nel 1966 collabora con la Vetreria Galliano Ferro e con la Seguso Vetri d’Arte (1978), la Toso Vetri d’Arte (1983) e la Vetreria de Majo (1991-92).

Fulvio Bianconi è stato evidentemente uno dei più influenti designer della vetraria di Murano del XX secolo, infaticabile sperimentatore di nuove ed antiche tecniche di lavorazione, costante oggetto della sua ricerca ed eclettica produzione.

Scarica il programma in pdf


Mercoledì 4 febbraio

ore 9.30

Saluto di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini

Intervento di Marino Barovier, curatore della mostra
Fulvio Bianconi alla Venini
(Le Stanze del Vetro, 13.09.2015 – 10.01.2016)

Italo Moscati
Maschere di vetro – La Commedia dell’Arte e le sue trasparenze

Cristina Beltrami
Fulvio Bianconi grafico pubblicitario e illustratore

Paolo Bolpagni
L’opera di Bianconi nel contesto artistico degli anni Cinquanta. Peculiarità e aspetti paradigmatici nel quadro dei rapporti tra arte e design


ore 15.00

Rosa Barovier Mentasti
L’altro Bianconi a Murano

Andrea Tosi
Bianconi e i maestri vetrai, quando arte e design incontrano la tecnica e la manualità

Fiorella Bulegato
Bianconi, Munari e il contesto progettuale milanese negli anni trenta


 

I SANTILLANA Mostra al MAK, Museo delle Arti Applicate/Arte Contemporanea di Vienna

Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana hanno scelto il vetro come mezzo espressivo delle loro poetiche, e il loro lavoro si inserisce nel più ampio panorama delle arti contemporanee. I loro lavori saranno in mostra al MAK, Museo delle Arti Applicate/ Arte Contemporanea di Vienna, dal 19 novembre 2014 all’8 febbraio 2015. La mostra I Santillana, presentata da Le Stanze del Vetro e Fondazione Giorgio Cini, Venezia, è un riadattamento della mostra I Santillana – Works by Laura de Santillana and Alessandro Diaz de Santillana, concepitada Martin Bethenod e allestita a “Le Stanze del Vetro” dallo scorso 6 aprile al 3 agosto 2014.

Grazie alla collaborazione del MAK, i lavori dei fratelli Santillana vengono presentati per la prima volta in Austria e al pubblico internazionale che ogni anno visita il Museo.


Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana impersonano la sintesi ideale tra una perfetta conoscenza dell’arte, un uso sapiente della materia e una libera ricerca della forma. Nipoti di Paolo Venini, fondatore nel 1921 della vetreria Venini sull’isola di Murano, i due fratelli crescono in una delle più importanti famiglie vetraie veneziane. Entrambi lavorano come designer nell’azienda di famiglia gestita dal 1959 dal padre Ludovico Diaz de Santillana. In seguito alla vendita della Venini, assieme al padre fondano la compagnia EOS nel 1986.

Nel 1993 decidono di abbandonare la creazione di oggetti d’uso per dedicarsi esclusivamente alla pratica artistica. I fratelli Santillana, infatti, guardano al vetro come a un materiale che, come altri, è funzionale alla ricerca di una forma artistica autonoma.

Entrambi hanno in maniera diversa sviluppato il loro lavoro e il loro linguaggio, frutto di una sperimentazione continua anche durante lunghi periodi di soggiorno in importanti centri di arte vetraria, a Venezia e negli Stati Uniti e più di recente anche nella Repubblica Ceca e in Francia. I fratelli Santillana sono rappresentati da diverse gallerie e i loro lavori sono stati presentati in mostre collettive e individuali come ad esempio alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia e si trovano nelle collezioni dei più importanti musei nel mondo.

Sculture autonome e forme antropomorfe dominano il lavoro presentato da Laura de Santillana al MAK. Un grande tavolo in ferro ospita la serie astratta delle teste di Buddha; una libreria bianca contiene 40 “libri” di vetro, una sinopsi di lavori che l’artista ha creato negli ultimi 15 anni seguendo lo stesso procedimento ma impiegando colori e tecniche diversi. In mostra sono esposti anche i grandi volumi appiattiti di Laura che si contraddistinguono per la loro forte fisicità formale che nasce dalla compressione dello spazio interno delle stele.

I quadri di Alessandro Diaz de Santillana in mostra al MAK richiamano la storia delle finestre in vetro soffiato e l’effetto di antichi specchi “ciechi”. Quadri di vetro nero specchiato restituiscono il soggetto in diverse sfumature di nero e grigio, comunicando l’impressione di partecipare a un dialogo di più ampio respiro. Sperimentando con il materiale e le sue tecniche di lavorazione, l’artista ha la possibilità di testarne i limiti: forme indefinite emergono dal vetro specchiato richiamando le zone chiare e scure della pellicola fotografica e l’effetto magico delle immagini che appaiono sulla carta nel momento in cui essa viene immersa nel liquido di sviluppo all’interno della camera oscura.

I quadri di Alessandro appesi alle pareti dialogano con le sculture di Laura. Inoltre, un video in mostra offre ai visitatori la possibilità di vedere e capire come il maestro vetraio e i suoi assistenti operano all’interno di una fornace, facilitando la conoscenza del processo creativo e spiegando come i due artisti tentino costantemente di estendere i confini del materiale e del proprio mestiere nel nome dell’espressione artistica.

Non è un caso che la mostra I Santillana venga esposta nella Collezione Permanente di Arte Contemporanea del MAK nelle immediate vicinanze della Collezione Permanente Vienna 1900.

In dialogo con gli oggetti presenti nella sezione Vienna 1900 i lavori di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana acquistano un significato inedito. Non si riesce a non pensare, involontariamente, alla grande importanza dei modelli del modernismo viennese e in particolare all’influenza che Josef Hoffmann ebbe sul lavoro di Carlo Scarpa. Tra il 1932 e il 1947 Scarpa disegnò opere in vetro per Paolo Venini. L’evoluzione creativa dei Santillana ha molto in comune con il processo che portò al “design artistico” degli oggetti d’uso progettati nella Vienna degli inizi del 1900. In quegli anni artisti e architetti trasformavano oggetti di design in forme radicalmente moderne. Nel caso delle opere in vetro prodotte da Koloman Moser e Josef Hoffmann, solo per citare alcuni esempi, l’aspetto artistico prevaleva sull’utilità dell’oggetto. Come spiega Rainald Franz, curatore sia della Collezione di Vetro e Ceramica che della mostra I Santillana al MAK, “da questo punto di vista il lavoro dei fratelli Santillana richiama le posizioni del modernismo Viennese”.

Il lavoro di Fondazione Cini e Pentagram Stiftung per la conservazione e digitalizzazione degli archivi del vetro veneziano congiuntamente alle mostre organizzate da Le Stanze del Vetro a Venezia, trova la loro controparte nell’esplorazione dell’eredità di Wiener Werkstätte al MAK.

Le fotografie della mostra e le biografie di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana possono essere scaricate all’indirizzo: MAK.at/presse.

L’apertura della mostra avverrà in concomitanza con VIENNA ART WEEK 2014.

Per maggiori informazioni consultare il sito del MAK, Museo delle Arti Applicate/ Arte Contemporanea di Vienna.

I Santillana Opere di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana

Questo capitolo de Le Stanze del Vetro sperimenta un nuovo modello narrativo: quel- lo del dialogo e del confronto tra le diverse poetiche di due artisti. I Santillana, infatti, esplora il duplice universo dei fratelli Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana, discendenti di una mitica dinastia vetraria, formati nel solco del padre, Ludovico Diaz de Santillana, e del nonno, Paolo Venini. Pubblicato in occasione dell’esposizione veneziana, il volume presenta un centinaio di lavori, com- prendenti sculture, opere e oggetti in vetro, realizzati dai due artisti a partire dagli anni Ottanta a oggi, insieme a un corpus di nuovi lavori appositamente pensati e realizzati per l’esposizione veneziana.

Opere che non sono il risultato di un lavoro a quattro mani, ma al contrario indagano singolarmente il linguag- gio, diverso ma intrecciato, dei due artisti, entrambi legati a un percorso artistico autonomo ma con una storia familiare e biografica comune. Il volume riunisce i contributi critici di Pasquale Gagliardi (Segretario Gene- rale della Fondazione Giorgio Cini), Martin Bethenod (Direttore della François Pinault Foundation) e Peter Murray (Direttore dello Yorkshire Sculpture Park), una conversazione di Bethenod con Alessandro Diaz de Santilla- na e Laura de Santillana, il catalogo delle opere, corredato dalle fotografie dell’allestimento della mostra, e le biografie dei due artisti.

 

Napoleone Martinuzzi. Venini 1925-1932

a cura di Marino Barovier
Skira Editore, Milano, 2013

Il catalogo è stato pubblicato in occasione della seconda mostra del ciclo espositivo dedicato alla storia della vetreria Venini e organizzato da Le Stanze del Vetro, progetto culturale plu- riennale avviato da Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per lo studio e la valo- rizzazione dell’arte vetraria del Novecento. Il progetto de Le Stanze del Vetro prevede infatti, tra le sue molte attività culturali, le mostre, a carattere monografico, per illustrare di volta in volta l’opera di artisti che hanno negli anni col- laborato con la nota vetreria muranese. Ogni mostra è accompagnata da un volume che, a conclusione del ciclo espositivo, costituirà il Catalogo Ragionato di Venini. Nel 1925 Na- poleone Martinuzzi, artista particolarmente apprezzato da Gabriele d’Annunzio, entra in società con Paolo Venini e collabora con la ve- treria V.S.M. Venini & C., per la quale crea manufatti straordinari fino al 1931. Il volume ripercorre l’intera produzione disegnata dallo scultore muranese attraverso la successione di circa seicento opere, che sono state indi- viduate grazie ad un lungo e rigoroso lavoro di ricerca. In particolare, lo studio dei mate- riali inediti provenienti dall’Archivio Storico Venini ha consentito di delineare l’apporto di Martinuzzi alla vita artistica della vetreria e di identificare i suoi numerosi modelli, fi- nora parzialmente sconosciuti. In un primo tempo egli ideò eleganti soffiati dalla materia trasparente, accanto ai quali, successivamente, l’artista propose opere dalla inedita tessitu- ra opaca, impiegando il vetro pulegoso, a fit- te bollicine, ed il vetro opaco dalle intense e compatte colorazioni. Martinuzzi diede vita così ad un suggestivo repertorio che compren- de vasi, coppe, apparecchi per l’illuminazione, ma anche singolari oggetti decorativi come i frutti, gli animali in vetro colorato e le piante grasse, realizzate anche in scala monumentale. Il catalogo è corredato da un’ampia e preziosa rassegna di foto d’epoca, così come di disegni
autografi e di fornace.

Tomaso Buzzi alla Venini

Tomaso Buzzi alla Venini
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
14 settembre 2014 – 11 gennaio 2015
10:00 alle 19:00, ingresso libero
chiuso il mercoledì.


La mostra è organizzata nell’ambito del programma espositivo de Le Stanze del Vetro, progetto di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per valorizzare l’arte vetraria del Novecento e mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni di questa materia

Terza mostra dedicata ai grandi designer della VeniniTomaso Buzzi alla Venini, celebra il gusto italiano degli anni trenta nelle opere in vetro del celebre architetto milanese.

L’architetto lombardo Tomaso Buzzi è stato un esponente di spicco del cosiddetto “Novecento Milanese”. Fu amico e collaboratore di Gio Ponti e membro dell’associazione “Il Labirinto” insieme ad architetti e imprenditori come Gio Ponti, Michele Marelli e Paolo Venini. E proprio insieme a Ponti, Tomaso Buzzi è stato uno dei più importanti creatori del gusto italiano degli anni ’30 del secolo scorso, dando inizio a un vero e proprio standard imitato da molti negli anni seguenti. Architetto colto, designer curioso, raffinato progettista d’interni, oltre che collaboratore della rivista «Domus», lavorò per le figure più importanti dell’alta borghesia del nostro paese: Volpi, Cini, Visconti, solo per citarne alcuni. Suoi sono ad esempio gli interventi a Villa Necchi Campiglio a Milano, recentemente restaurata dal FAI, alla palladiana Villa Maser a Treviso, a Palazzo Cini a San Vio, Palazzo Papadopoli e Palazzo Labia a Venezia.

Tra il 1932 e il 1933 Buzzi avvia un’attiva collaborazione con la vetreria Venini, che prosegue episodicamente anche durante gli anni successivi. Il contributo creativo di Buzzi si caratterizza per il suo approccio sperimentale alla forma e ai materiali. La sua ampia ricerca riguarda anche l’illuminazione, dando così inizio a una nuova veste a questo tradizionale settore del vetro di Murano. La mostra Tomaso Buzzi alla Venini, a cura di Marino Barovier, ripercorre questa breve ma fruttuosa collaborazione, documentata non solo attraverso le opere selezionate, i disegni originali catalogati nell’archivio Venini, ma anche attraverso progetti inediti conservati alla Scarzuola a Montegabbione, la città-teatro che Buzzi costruì a partire dalla fine degli anni Sessanta.

In concomitanza della mostra, verrà pubblicato il primo catalogo ragionato dell’opera su vetro di Tomaso Buzzi, pubblicato da Skira per Le Stanze del Vetro e curato da Marino Barovier con Carla Sonego.

Glass Tea House Mondrian by Hiroshi Sugimoto

The Glass Tea House Mondrian
©Hiroshi Sugimoto+New Material Research Laboratory.
Courtesy of Le Stanze del Vetro.
Sponsored by Sumitomo Forestry and Fondazione Bisazza.


L’artista giapponese Hiroshi Sugimoto realizza la sua prima opera architettonica a Venezia per Le Stanze del Vetro sull’Isola di San Giorgio Maggiore.

Il  6 giugno 2014, sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia nell’ambito delle attività organizzate da Le Stanze del Vetro, apre al pubblico “Glass Tea House Mondrian”, un padiglione temporaneo realizzato dall’artista e fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto. Conosciuto in tutto il mondo per i suoi scatti in bianco e nero, Sugimoto per la prima volta a Venezia progetta una struttura architettonica.

“Glass Tea House Mondrian” è prodotto da Le Stanze del Vetro – progetto congiunto di Fondazione Cini e Pentagram Stiftung – con il sostegno di Sumitomo Forestry Co. Ltd., e Fondazione Bisazza, e in collaborazione con Asahi Building-Wall Co. Ltd. Un ringraziamento particolare è rivolto allo studio Cattaruzza Millosevich Architetti Associati per aver seguito ogni fase della progettazione e
realizzazione di questo padiglione.

In concomitanza con la “Glass Tea House Mondrian”, la Fondazione Bevilacqua la Masa nella sede di Palazzetto Tito a Venezia dedica a Hiroshi Sugimoto un’antologica inedita di fotografie dedicate all’architettura: la rassegna, insieme al progetto de Le Stanze del Vetro, farà di questo assoluto protagonista internazionale e del suo impegno verso l’ambiente costruito un punto chiave della stagione veneziana, in armonia con la nuova configurazione ampliata della Biennale Architettura.
L’opera “Glass Tea House Mondrian” costituisce una iniziativa nuova rispetto a quelle presentate finora da Le Stanze del Vetro, allargando gli orizzonti del progetto e coinvolgendo artisti di fama internazionale nel progettare padiglioni o installazioni per il giardino antistante Le Stanze del Vetro, sul modello delle Pavilion Series della Serpentine Gallery di Londra.
“Glass Tea House Mondrian” di Hiroshi Sugimoto si ispira alla tradizione giapponese della cerimonia del tè, così come è stata riformata dal maestro Sen no Rikyû. Il padiglione si compone di due elementi principali, uno allo scoperto e uno al coperto.

Gli utensili che verranno utilizzati per la cerimonia del tè sono disegnati da Hiroshi Sugimoto e prodotti da artigiani di Kyoto.
La struttura flessibile del padiglione e la sua natura temporanea, permetterà inoltre di trasformare quello spazio, finora inutilizzato, in un luogo polivalente, capace di ospitare incontri e dibattiti, e incoraggiare i visitatori a determinare liberamente la propria esperienza con il padiglione. L’innovazione della “Glass Tea House Mondrian” risiede nella sua capacità di suggerire uno spazio per esporre ed esperire l’architettura, dove il padiglione stesso diventa l’esposizione – innovazione alla quale si aggiunge l’autonomia dell’artista di proporre un tema e un progetto, libero da vincoli ma anzi aperto alla possibilità di sperimentare con le forme, il luogo, le tecnologie costruttive e materiali all’avanguardia.
Nella cornice dell’Isola di San Giorgio Maggiore, la “Glass Tea House Mondrian” di Sugimoto acquista anche una valenza simbolica incoraggiando il visitatore a interagire liberamente con il luogo, e richiedendogli altresì di ricercare il giusto e personale equilibrio tra l’artificio architettonico e l’ambiente naturale che lo
circonda.
“Glass Tea House Mondrian” costruisce un dialogo forte tra interno ed esterno, natura e artificio, chiuso e aperto, leggero e pesante, acqua e terra, un rapporto che si traduce nell’utilizzo del legno proveniente dal Giappone – per il percorso esterno –, del mosaico – per la vasca d’acqua – e del vetro – per il luogo deputato all’esperienza della tradizione giapponese.
La struttura esterna è interamente costruita in legno di cedro proveniente dal Giappone, e realizzata dall’azienda Sumitomo Forestry Co. Ltd. Scelta da Hiroshi Sugimoto per l’impegno dimostrato nel contribuire alla ricostruzione delle aree devastate dal terremoto e dallo tsunami del Tōhoku del 2011, il contributo della Sumitomo Forestry è stato fondamentale nella costruzione della “Glass Tea House Mondrian” e del recinto esterno, che si ispira volontariamente al Santuario di Ise. Questo progetto, senza l’aiuto della Sumitomo Forestry sarebbe stato impossibile da realizzare. Sumitomo Forestry è un’azienda che ha fatto dell’utilizzo del legno per costruzioni residenziali e non (come scuole o strutture ospedaliere) uno dei suoi punti di forza, dimostrando le potenzialità architettoniche di questa risorsa naturale, una fonte rinnovabile e con impatto zero sull’ambiente.
La vasca d’acqua, che accompagna il visitatore al punto finale del padiglione e dunque anche al suo culmine, è realizzata grazie alla collaborazione con Fondazione Bisazza. L’omonima azienda, con sede a Vicenza, è specializzata nella produzione di mosaico di vetro per soluzioni d’interni ed esterni.
Il cubo di vetro, infine, è opera dell’azienda Asahi Building-Wall Co. Ltd, leader nella progettazioni di strutture architettoniche in vetro e in soluzioni ingegneristiche nella costruzione di facciata in vetro o componenti strutturali di edifici.
Anche per questo progetto continuano le attività didattiche e le visite guidate organizzate da Le Stanze del Vetro e curate da Artsystem. Tutte le proposte didattiche sono gratuite, prenotabili al numero verde 800 662 477 (dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 17.00) o inviando una email a: artsystem@artsystem.it
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Da Glass Tea House Mondrian al Museo d’Arte Orientale di Venezia

LE STANZE DEL VETRO in collaborazione con con il Museo d’Arte Orientale di Venezia e l’Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, presenta una rassegna di incontri per la valorizzazione e divulgazione della cultura del tè in Giappone.

Da aprile a luglio si succederanno una serie di appuntamenti che metteranno in comunicazione in particolare due luoghi: il padiglione temporaneo Glass Tea House Mondrian nell’Isola di San Giorgio maggiore, opera di Hiroshi Sugimoto, e il Museo d’Arte Orientale di Venezia.

Le iniziative del progetto didattico culturale saranno rivolte ad adulti e ragazzi e coinvolgeranno anche alcuni Istituti Superiori e Universitari della città.

Nel mese di maggio:

Museo d’Arte Orientale Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076, Venezia

domenica 3 maggio ore 15.00 e ore 15.30 La cultura del tè in Giappone: porcellane e lacche della collezione Bardi visita guidata a cura di Severina Bortolato

Ingresso libero su prenotazione fino a esaurimento posti, scrivendo ad artsystem@artsystem.it o telefonando al numero verde 800 662 477 (lunedì-venerdì 10-17)

Glass Tea House Mondrian di Hiroshi Sugimoto Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

sabato 9 maggio Cerimonia del tè a cura di So’oku Sen della Mushakoji-Senke Tea School (Cerimonia riservata agli studenti degli Istituti Superiori e Universitari aderenti al progetto)

Sono disponibili fino al 30 novembre 2015 visite guidate gratuite su prenotazione scrivendo ad artsystem@artsystem.it

o

telefonando al numero verde 800 662 477 (lunedì-venerdì 10-17)

I Santillana – Opere di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana

Laura de Santillana, Testa, 2010-11 , (10 x 20 cm).
Collezione dell’artista / Collection of the artist. Vetro massiccio sagomato con foglia di rame


Il 6 aprile 2014 sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia apre la mostra
I Santillana – Opere di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana concepita da Martin Bethenod.

La mostra è organizzata nell’ambito del programma espositivo de Le Stanze del Vetro, progetto di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per valorizzare l’arte vetraria del Novecento e mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni di questa materia.

Dopo le mostre monografiche dedicate a Carlo Scarpa e Napoleone Martinuzzi, e la mostra collettiva Fragile?, che raccoglieva le opere in vetro di artisti contemporanei da Duchamp ad Ai Weiwei, questa nuova esposizione de Le Stanze del Vetro sperimenta un nuovo modello narrativo: quello del dialogo e del confronto tra le diverse poetiche di due artisti.

La novità, in questo caso specifico, è che gli artisti in questione sono anche fratello e sorella.La mostra I Santillana, infatti, esplora il duplice universo dei fratelli Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana, discendenti di una mitica dinastia vetraria, formati nel solco del padre, Ludovico Diaz de Santillana, e del nonno, Paolo Venini.

L’esposizione, risultato di un rapporto di stretta collaborazione e amicale complicità di Bethenod con gli artisti, raccoglie circa 130 lavori, tra sculture, opere e oggetti in vetro, selezionati nell’arco di più di due anni di incontri e conversazioni tra Martin Bethenod e i fratelli Santillana.

Le opere in mostra non sono il risultato di un lavoro a quattro mani, ma al contrario indagano singolarmente il linguaggio, diverso ma intrecciato, dei due artisti, entrambi legati a un percorso artistico autonomo ma con una storia familiare e biografica comune.Questo intreccio biografico, o “memoria condivisa”, è l’asse centrale della mostra I Santillana, e il filo conduttore di tutto il racconto espositivo. Per l’occasione, infatti, lo spazio espositivo de Le Stanze del Vetro sarà riadattato e allestito con l’obiettivo di creare un confronto e un dialogo continuo tra le opere dei due artisti.

Il corridoio centrale fungerà da momento di incontro tra l’universo di Laura de Santillana e quello di Alessandro Diaz de Santillana, creando un gioco di corrispondenze e rimandi ma anche di punti di contrasto, mai obbligati e forzati, ma al contrario esplicativi delle similitudini formali, delle peculiarità e delle differenze artistiche tra le opere e i processi creativi di Laura e Alessandro.

Seguendo un principio mnemonico e della libera associazione, vetrine e ripiani accostano lavori di periodi differenti e soprattutto di vocazione molto varia. Opere propriamente dette, schizzi o lavori preparatori, oggetti d’uso, souvenirs, fonti di ispirazione, disegni, fotografie. Un corpus che compone una sorta di doppio ritratto in movimento dei due artisti. Questa grande ‘Strada’, che privilegia i registri dinamici della temporalità, del confronto fra i due artisti, della diversità delle vocazioni d’uso, dell’importanza del contesto e della storia personale, è la vera spina dorsale della mostra e l’attraversa da parte a parte”.  Martin Bethenod

Suddivisa nelle otto sale, o stanze, che compongono Le Stanze del Vetro, la mostra I Santillana raccoglie sculture e opere in vetro realizzate dai due artisti a partire dagli anni Ottanta a oggi, insieme a un corpus di nuovi lavori appositamente pensati e realizzati per questa esposizione.
La mostra I Santillana si propone come un racconto espositivo rinnovato nella modalità di esposizione e fruizione delle opere, dove a fianco delle diversità creative e processuali tra i due artisti si intravedono i segni di una memoria e di un’esperienza condivise.


Il catalogo della mostra I Santillana – Opere di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana è edito da Skira per Le Stanze del Vetro, e raccoglie contributi critici di Martin Bethenod e Peter Murray, direttore dello Yorkshire Sculpture Park (Wakefield, Inghilterra), insieme a una conversazione nella forma di intervista tra Bethenod e gli artisti Laura de Santillana e Allesandro Diaz de Santillana, illustrato dalle fotografie dell’allestimento della mostra.

Anche per questa mostra continuano le attività didattiche e le visite guidate organizzate da Le Stanze del Vetro e curate da Artsystem, sponsor tecnico della mostra. Tutte le proposte didattiche sono gratuite, prenotabili al numero verde 800 662 477 (dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 17.00) o inviando una email a: artsystem@artsystem.it.

 

Tomaso Buzzi, protagonista di un gusto italiano moderno

Nell’immagine Coppa delle Mani, paste vitree policrome e foglia d’oro. Disegno Buzzi per Venini (1932-1934)


Convegno internazionale di studi

 

Venezia, Fondazione Giorgio Cini
21 febbraio 2014

La prima iniziativa dell’Istituto di Storia dell’Arte del 2014, anno in cui si celebrano i 60 anni della sua costituzione, è un convegno di studi per ricordare il grande architetto-designer del secolo scorso

In vista della mostra dedicata al grande architetto, promossa da  Le Stanze del Vetro e prevista per il prossimo settembre nell’Isola di San Giorgio, lIstituto di Storia dell’Arte, attraverso il proprio Centro Studi del Vetro, curerà un convegno internazionale di studi su Tomaso Buzzi, in occasione del quale la figura dell’artista che operò per Venini  nei primi anni trenta sarà indagata nei suoi vari aspetti e inserita nel suo contesto storico. Il convegno anticiperà l’appuntamento espositivo autunnale de Le Stanze del Vetro: Tomaso Buzzi alla Venini a cura di Marino Barovier (14 settembre 2014 – 11 gennaio 2015) della quale costituisce un’integrazione scientifica. La mostra riguarderà i lavori di Buzzi per la vetreria muranese con la quale collaborò tra il 1932 e il 1933.

L’incontro richiamerà a San Giorgio Maggiore studiosi ed esperti per approfondire la complessa e articolata personalità di Buzzi, a cui sarà dedicata anche la mostra autunnale de Le Stanze del Vetro, Tomaso Buzzi alla Venini.

Insieme a Gio Ponti, di cui fu amico e collaboratore, Tomaso Buzzi, è stato uno dei più importanti creatori del gusto italiano degli anni ’30 e ‘40 del secolo scorso, dando inizio a un vero e proprio standard imitato da molti negli anni seguenti. Architetto, designer, arredatore d’interni, oltre che collaboratore della rivista Domus, lavorò per le figure più importanti della grande aristocrazia del nostro Paese: Volpi, Cini, Visconti, solo per citarne alcuni. Suoi sono ad esempio gli interventi a Villa Necchi Campiglio a Milano, recentemente restaurata dal FAI, alla palladiana Villa Maser a Treviso, a Venezia a Palazzo Papadopoli, Palazzo Labia e Palazzo Cini a San Vio, dove eseguì due piccoli ma significativi interventi tra il ‘56 e il ‘58: la creazione della graziosa stanza ovale in stile rococò e l’aggiunta della scala a chiocciola.

La sessione mattutina del convegno, presieduta da Valerio Terraroli (Università di Verona), inizierà con le relazioni di: Marco Solari, nipote dell’artista, il quale traccerà il percorso onirico fatto di musica e colori che portò Tomaso Buzzi ad acquistare nel 1956 e poi modificare, come una sorta di ‘città ideale’, “la Scarzuola”, un convento con annessa chiesa del Duecento a Montegabbione (Terni); Lucia Borromeo (FAI – Fondo Ambiente Italiano) che spiegherà gli interventi di Buzzi a Villa Necchi Campiglio a Milano, avvenuti nel 1938, tre anni dopo la progettazione della villa a firma di Piero Portaluppi, mentre Roberto Dulio e Cecilia Rostagni (Politecnico di Milano) ricorderanno il gusto di Buzzi e Ponti nella celebre rivista Domus. Elena Pontiggia (Accademia di Brera, Milano) approfondirà poi la Milano delle grandi mostre degli anni Trenta alle quali Buzzi fu presente; Alberto Anselmi (IUAV, Venezia) focalizzerà la sua indagine sulla città di Roma ed Elena Portinari (Ca’ Foscari, Venezia), concludendo la mattinata, porrà l’attenzione su Buzzi e Venezia.

Il pomeriggio, presieduto da Lucia Borromeo, si aprirà con un altro intervento a due voci: Irene de Guttry e Maria Paola Maino (Archivi Arte Applicate, Roma) indagheranno l’attività di arredatore e il mondo della ceramica di Tomaso Buzzi. Giovanna D’Amia (Politecnico di Milano) ragionerà sulla Valtellina di Buzzi (nato a Sondrio il 30 settembre 1900). Paola Tognon (IULM, Milano) si soffermerà sull’Ideario di Buzzi, tra vetro e pietra, ceramica e legno, antico e moderno; Alberto Giorgio Cassani (Accademia di Belle Arti, Venezia), autore della fortunata monografia su Buzzi, approfondirà la vocazione teatrale dell’architetto. Chiuderà la giornata di studi l’intervento di Valerio Terraroli relativo al delicato rapporto tra Buzzi e Ponti che, in un primo momento amichevole e proficuo, giungerà, in seguito, a una rottura insanabile.


PROGRAMMA

Ore 9.30 Apertura del convegno

Saluto di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini

Intervento di Marino Barovier, curatore della mostra Tomaso Buzzi alla Venini (Le Stanze del Vetro, 14 settembre 2014 – 11 gennaio 2015)

Presiede Valerio Terraroli

Marco Solari, Musica e colori pietrificati

Lucia Borromeo, Dalla serliana alla console: l’intervento di Tomaso Buzzi a Villa Necchi Campiglio. Milano 1938-1957

Roberto Dulio – Cecilia Rostagni, La “Domus” di Buzzi e Ponti

Elena Pontiggia, Buzzi e le grandi mostre milanesi degli anni Trenta

Alberto Anselmi, Tomaso Buzzi e Venini: clienti e committenti

Stefania Portinari, Tomaso Buzzi, osservatore e allestitore delle arti decorative tra Milano e Venezia 

ore 15.00

Presiede Lucia Borromeo

Irene De Guttry – Maria Paola Maino, Il talento poliedrico di Tomaso Buzzi

Giovanna D’Amia, Tomaso Buzzi e la Valtellina: l’architettura vernacolare e la tradizione artigiana

Paola Tognon, L’ideario di Tomaso Buzzi

Alberto Giorgio Cassani, « E farmi tutto un occhio solo ». La vocazione teatrale di Tomaso Buzzi

Valerio Terraroli, Tomaso Buzzi con e versus Gio Ponti: due geniali inventori del gusto italiano moderno

 


Biografia

Nato a Sondrio il 30 settembre 1900, si laureò in architettura al Politecnico di Milano nel 1923. Dopo una prima e fondamentale fase, legata alla collaborazione con Gio Ponti per l’architettura d’interni caratterizzata da arredamenti lontani sia dal gusto déco sia dal peso novecentesco, nel 1927 con Lancia, Marelli, Venini, Chiesa e lo stesso Ponti fondò l’associazione “Labirinto”. Nel 1928, oltre a un viaggio significativo compiuto a San Paolo del Brasile, iniziò a scrivere per “Domus”, mentre tra il 1932 e il 1934 collaborò attivamente con la vetreria Venini. Animato dal motto “l’architetto è soprattutto un direttore d’orchestra”, a partire dal 1934 intraprese il ripristino e il restauro di palazzi di assoluto rilievo: dalla palladiana Villa Maser, a palazzo Papadopoli a Venezia, sino a giungere alla realizzazione in toto di villa Necchi a Nervi tra il 1953 e il 1956. Frequentò il contesto della borghesia capitolina, avendo lo studio sia a Milano sia a Roma e, in particolare, Benedetto Croce. Tra i numerosi progetti vanno segnalati Palazzo Marcoli a Roma, la villa Pacelli a Forte dei Marmi, la villa Rossi di Montelera a St. Moritz, la villa Nasi Agnelli a Cap-Ferrat, la villa Putti a Bologna e il Teatro della Cometa a Roma. A lui si deve anche la ristrutturazione dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo e a Bangkok. A partire dal 1956 su segnalazione del marchese Paolo Misciatelli, fece acquisto a Montegabbione, presso Terni, di un convento con annessa chiesa del Duecento fondato da San Francesco, detta “La Scarzuola” che diverrà, nel corso degli anni, un laboratorio continuo al fine di creare una propria città ideale. Il 16 febbraio 1981, Tomaso Buzzi muore a Rapallo. 

La sua capacità di muoversi tra le varie forme artistiche e apportarne un nuovo contributo, ne hanno fatto un protagonista assoluto del gusto italiano moderno, ancor oggi, fonte di classica ispirazione.

 

 

Fragile?

Il catalogo presenta opere di artisti internazionali, tra i più interessanti del nostro tempo, che hanno utilizzato anche il vetro come medium della loro poetica – da Marcel Duchamp e Joseph Beuys, fino a Ai Weiwei, Damien Hirst, Giovanni Anselmo e Jannis Kounellis, solo per citarne alcuni – e rientra nel progetto LE STANZE DEL VETRO, iniziativa congiunta di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung

Nel particolare contesto della produzione vetraia veneziana e della tradizione artigianale che la caratterizza, la mostra “Fragile?” prende in considerazione un altro aspetto, altrettanto rilevante, dell’utilizzo del vetro nelle arti visive del secolo scorso e di quello appena iniziato: l’impiego del vetro come oggetto trovato, come materiale dalle particolari qualità metaforiche e linguistiche. Anziché la precisione o l’originalità del disegno del manufatto, entrano in gioco il potenziale simbolico della trasparenza, della fragilità e della resistenza (Fragile?), dell’imprecisione e della levigatezza, nella costruzione di una situazione che attinge volontariamente dall&esperienza della realtà quotidiana e del linguaggio artistico contemporaneo.