Le Stanze del Vetro – Pagina 3 – Fondazione Giorgio Cini

La vetreria M.V.M. Cappellin e il giovane Carlo Scarpa. 1925-1931

Prosegue con questo nuovo titolo la serie “Le Stanze del Vetro”, il progetto per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento nato dalla collaborazione tra Fondazione Cini e Pentagram Stiftung.
Questo volume che accompagna la mostra autunnale veneziana è dedicato alla storia della vetreria Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C. (che Giacomo Cappellin fondò dopo la chiusura del rapporto con Paolo Venini e con la V.S.M. Cappellin Venini & C.) diventata tra le più importanti vetrerie veneziane grazie anche alla collaborazione con il giovane architetto Carlo Scarpa. La vasta produzione spazia dai vetri trasparenti ai lattimi con oro, dalle paste vitree ai vetri incamiciati, dai vetri a decoro fenicio fino alle figurine, agli animali e alle piante; significative sono inoltre le opere realizzate per l’illuminazione.
Viene documentata l’intera produzione della vetreria Cappellin (attiva dal 1925 al 1931), mettendo soprattutto in evidenza il contributo del grande architetto e designer del vetro Carlo Scarpa, la sua attività durante gli anni Venti e il suo rapporto con le arti. Sono inoltre trattati la produzione e l’attività espositiva della Cappellin a Parigi e negli Stati Uniti, i rapporti instaurati dall’azienda con gli artisti del contesto torinese, con un approfondimento sulla sua singolare produzione di vetrate.
Curato da Marino Barovier, il volume comprende il catalogo della produzione completa di Carlo Scarpa per la vetreria Cappellin e risulta un’opera indispensabile per collezionisti, studiosi e mercanti.

La vetreria M.V.M. Cappellin e il giovane Carlo Scarpa 1925-1931

La mostra autunnale de LE STANZE DEL VETRO sarà dedicata alla vetreria M.V.M. Cappellin & C., fondata da Giacomo Cappellin nel 1925, prendendo in esame la sua attività in un arco temporale che va dalla fine del 1926 all’inizio del 1932, anno in cui chiuse per fallimento.
In questi anni la fornace si qualificò come la migliore alla pari della V.S.M. Venini & C. con cui rivaleggiò idealmente, realizzando una produzione di qualità eccezionale, sia per i tessuti vitrei impiegati sia per il design degli oggetti.

Il progetto intende ripercorrere per la prima volta la storia della vetreria mettendo in luce l’importanza che ha avuto nella Murano degli anni venti e l’inizio degli anni trenta. Animata dalla passione di Giacomo Cappellin, dalla fine del 1926 la fornace vide anche la collaborazione del giovane architetto Carlo Scarpa, attivo in azienda fino al 1931. Scarpa assunse presto una certa autonomia nella progettazione dei modelli, che si distinsero soprattutto per il ricorrere di forme geometriche. In questi anni la M.V.M. seppe inoltre proporre nuove serie di vetri frutto di continue ricerche sulla materia vitrea e sulla forma, spesso rivisitando antiche tecniche di lavorazione come la filigrana a reticello e il decoro fenicio. Seppe poi cogliere la sfida del vetro opaco, ottenendo tessiture di notevole impatto cromatico.

La storia della vetreria verrà raccontata ricostruendo per la prima volta l’intero catalogo di produzione attingendo a diversi archivi.

Una fornace a Marsiglia. Cirva

© 2017 Photographie David GIANCATARINA

Apre il 9 aprile 2018 la prossima mostra primaverile de LE STANZE DEL VETRO, Una fornace a Marsiglia. Cirva – Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques. Per la prima volta nella storia del progetto ideato da Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung, l’esposizione avrà due sedi: LE STANZE DEL VETRO e la Fondazione Querini Stampalia, per un totale di 17 artisti.

I due capitoli della mostra, curati entrambi da Isabelle Reiher, direttrice del Cirva di Marsiglia, e da Chiara Bertola, responsabile per l’arte contemporanea della Querini, chiuderanno in due momenti diversi: il 24 giugno 2018 la Fondazione Querini e il 29 luglio LE STANZE DEL VETRO.

Il progetto espositivo Una fornace a Marsiglia. Cirva presenterà le opere di 17 artisti e designers, in residenza al Cirva negli ultimi trent’anni, nel tentativo di evidenziare i momenti salienti della creazione.

Gli artisti selezionati dalle due curatrici Isabelle Reiher e Chiara Bertola sono entrati in contatto solo saltuariamente con il mondo del vetro nel corso delle loro carriere: anche per questo motivo i risultati proposti in mostra sono originali e sorprendenti, straordinari e non prevedibili. L’incontro tra due realtà apparentemente lontane, quali l’arte contemporanea e il vetro, ha consentito di immaginarne e costruirne una terza: un mondo in cui il vetro non rappresenta più semplicemente un simbolo della tradizione ma si presenta in un nuovo paesaggio e visionarietà.

In particolare a LE STANZE DEL VETRO, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, verrà presentata la storia del Cirva attraverso le opere di dieci artisti che hanno contribuito a formare una parte importante della sua collezione, riuscendo a infondere intelligenza, creatività e capacità sperimentale ai loro progetti. E’ così che Larry Bell, Pierre Charpin, Lieven De Boeck, Erik Dietman, Tom Kovachevich, Giuseppe Penone, Jana Sterbak, Martin Szekely, Robert Wilson e Terry Winters troveranno uno spazio dedicato al loro mondo: in ogni sala del percorso espositivo infatti, verrà sottolineato come la ricerca e l’esercizio di ciascun artista nei laboratori marsigliesi siano stati fondamentali per il loro lavoro.

Alla Fondazione Querini Stampalia, negli spazi contemporanei del terzo piano, verrà presentato invece il lavoro di otto artisti per dimostrare come il vetro sia la traduzione di un pensiero, di un passaggio da uno stato all’altro, la realizzazione di una forma a partire da un’idea: Dove Allouche, James Lee Byars, Giuseppe Caccavale, Hreinn Fridfinnsson, Philippe Parreno, Remo Salvadori, Jana Sterbak, Francisco Tropa.

Per sottolineare questo raccontare e rappresentare il vetro in modo vivo e relazionato allo spazio, Giuseppe Caccavale e Remo Salvadori sono stati invitati a produrre al Cirva due nuovi lavori, che saranno poi esposti alla Querini Stampalia in occasione della mostra.

Nell’ideazione di Una fornace a Marsiglia. Cirva Isabelle Reiher e Chiara Bertola hanno cercato di coniugare il vetro agli elementi naturali che caratterizzano il sistema ambientale delle loro due città: Venezia e Marsiglia, entrambe toccate dall’acqua, dentro la luce, partecipi dell’invenzione del vetro e mai dimentiche del suono. L’esposizione nasce quindi dalla consapevolezza che il vetro non è una materia ma una condizione, uno strumento ottico che aiuta a vedere qualcos’altro: permette di immaginare la traduzione di un’idea, di cogliere il solidificarsi dell’energia di una visione, di toccare il colore di una profondità, di mostrare la durezza di un solido che si scioglie in brillantezza. In questo paesaggio “congelato”– ma nato dal fuoco – la luce, i riflessi e le trasparenze risultano assolutamente determinanti.

La riflessione sulla straordinaria relazione tra arte contemporanea e vetro proposta da Isabelle Reiher e Chiara Bertola sarà ulteriormente approfondita in un’occasione speciale: il 22 maggio 2018 è in programma una conversazione con alcuni degli artisti de Una fornace a Marsiglia. Cirva.

Progettato come un laboratorio di ricerca, il Cirva – Centre international de recherche sur le verre et les artes plastiques nasce a Marsiglia nel 1986 come un ente statale senza fini di lucro per ospitare artisti, designer e architetti internazionali che desiderano introdurre il vetro nel loro processo creativo: questi artisti, che spesso si confrontano per la prima volta con una materia difficile da padroneggiare, sviluppano i loro progetti assistiti dal team tecnico del Cirva.

In questi trent’anni il Cirva ha ospitato circa 200 artisti per vari progetti nei campi dell’arte contemporanea, del design e delle arti decorative: possiede, inoltre, una collezione
di 700 opere esposte in musei e centri d’arte in tutto il mondo.

 

Una fornace a Marsiglia. Cirva – Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques sarà accompagnata da un catalogo, a cura di Isabelle Reiher e Chiara Bertola, edito da Skira.

Una fornace a Marsiglia. Cirva

Una fornace a Marsiglia. Cirva – Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques sarà accompagnata da un catalogo, a cura di Isabelle Reiher e Chiara Bertola. Testo introduttivo di Norman Rosenthal.

Progettato come un laboratorio di ricerca, il Cirva – Centre international de recherche sur le verre et les artes plastiques nasce a Marsiglia nel 1986 come un ente statale senza fini di lucro per ospitare artisti, designer e architetti internazionali che desiderano introdurre il vetro nel loro processo creativo: questi artisti, che spesso si confrontano per la prima volta con una materia difficile da padroneggiare, sviluppano i loro progetti assistiti dal team tecnico del Cirva.

In questi trent’anni il Cirva ha ospitato circa 200 artisti per vari progetti nei campi dell’arte contemporanea, del design e delle arti decorative: possiede, inoltre, una collezione di 700 opere esposte in musei e centri d’arte in tutto il mondo.

La vetreria Cappellin

In correlazione tematica con la prossima mostra autunnale La vetreria Cappellin e il giovane Carlo Scarpa, il Centro Studi del Vetro coordinerà il Convegno internazionale che in tale circostanza non vede direttamente protagonista la Venini ma, come naturale passaggio del testimone rispetto all’evento espositivo chiusosi a gennaio presso Le Stanze del Vetro, approfondirà la storia della vetreria Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C. che Giacomo Cappellin fondò dopo la chiusura del rapporto con Paolo Venini e con la V.S.M. Cappellin Venini & C.

Questa giornata di studi verterà sull’intera produzione della vetreria Cappellin (attiva dal 1925 al 1931), mettendo in particolare evidenza il contributo artistico di Carlo Scarpa, relativamente alla sua attività durante gli anni Venti e al suo rapporto con le arti, alla produzione e all’attività espositiva della Cappellin a Parigi e negli Stati Uniti, nonché ai rapporti instaurati dall’azienda con gli artisti del contesto torinese, con un approfondimento sulla sua singolare produzione di vetrate.

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Ettore Sottsass. Il Vetro

“Ho cercato di uscire dall’oggetto quotidiano e ho provato a fare Vetri con la maiuscola. Certo è un atteggiamento pericoloso, perché io non voglio essere artista, tantomeno scultore, ma alla fine gli oggetti che produco sembrano sculture di vetro, eppure non lo sono: sono un misto che non si capisce bene.” Ettore Sottsass, geniale architetto e designer, “fa vetro” a partire dal 1947 e il volume dà conto di quest’ambito specifico della sua creatività: dalla serie degli anni settanta per la vetreria Vistosi ai Memphis degli anni ottanta, alle forme simboliche degli anni novanta e alle mirabolanti costruzioni per la Millennium House del Qatar, fino alle celeberrime Kachina. Per il suo ricco apparato iconografico, il confronto con il disegno e la pittura, l’analisi del contesto culturale e artistico coevo e per la pubblicazione di un regesto che include anche numerosi inediti, questo libro, curato da Luca Massimo Barbero, costituisce il primo studio scientifico sulla produzione di vetri e cristalli di Ettore Sottsass. Ettore Sottsass jr (1917-2007) nasce ad Innsbruck, trascorre l’infanzia in Trentino e si forma nella Torino degli anni trenta sulle orme del padre architetto, Ettore Sottsass senior (1892-1954). Nel 1939 si diploma al Politecnico coltivando però anche il sogno della pittura, appresa nello studio di Luigi Spazzapan. Nel 1946 si trasferisce a Milano dove esercita come architetto e contemporaneamente collabora con la Triennale, occupandosi degli allestimenti della sezione dell’artigianato. Sottsass porta avanti la carriera di architetto parallelamente a quella di designer, quest’ultima gratificata da prestigiosi riconoscimenti, come il Compasso d’oro per il calcolatore elettronico Elea 9003 (1959) bissato, nel 1970, per Valentine, la prima macchina da scrivere portatile, entrambi prodotti dalla Olivetti. Infaticabile viaggiatore, non smette di visitare l’Europa, l’America e l’Oriente: i suoi viaggi sono sia fonte d’ispirazione che i soggetti di numerose fotografie d’impronta concettuale. Nel 1976 la Biennale di Venezia dedica a Sottsass un’ampia mostra retrospettiva ordinata da Vittorio Gregotti. Gli ultimi anni di vita sono caratterizzati da un’intensa attività espositiva e dalla collaborazione sia con nomi del design industriale che con gallerie di fama.

Vittorio Zecchin. I vetri trasparenti per Cappellin e Venini

Pittore e artista muranese interessato alle arti decorative, soprattutto al vetro, Vittorio Zecchin (1878-1947), secondo una prassi allora inedita a Murano, dal 1921 al 1925 seguì la direzione artistica della vetreria V.S.M. Cappellin Venini & C., fondata nel 1921 dall’antiquario veneziano Giacomo Cappellin e dal neoavvocato milanese Paolo Venini, insieme ad altri soci, con l’intento di proporre una raffinata produzione moderna. In consonanza con le esigenze espresse da Cappellin e Venini, Zecchin ideò soffiati monocromi dalle straordinarie colorazioni e dalle linee classiche ed essenziali. Una simile produzione, che si distingueva nettamente da quella coeva e rispondeva appieno al nuovo gusto del pubblico, segnò una svolta decisiva nel panorama muranese del XX secolo, contribuendo in misura rilevante alla rinascita di questo settore. L’eleganza del disegno, abbinata a cromie suggestive, caratterizzò anche i vetri ideati da Zecchin (tra il 1925 e il 1926) per la M.V.M. Cappellin & C., dove egli operò ancora come direttore artistico dopo la conclusione del sodalizio tra Giacomo Cappellin e Paolo Venini, avvenuta nel 1925. Il volume ricostruisce per la prima volta l’intera produzione di soffiati trasparenti disegnati da Vittorio Zecchin per Cappellin e Venini prima, e per il solo Cappellin poi. Si tratta di una successione di circa 900 modelli (dai vasi alle compostiere, dai servizi da tavola ai lampadari) che sono stati individuati grazie a un rigoroso lavoro di ricerca. Il lavoro di Zecchin è illustrato sia da un ricco apparato fotografico realizzato per l’occasione sia da una rassegna di foto d’epoca e di disegni, perlopiù inediti, provenienti dall’Archivio Storico Venini, Murano, dall’Archivio del Centro Studi Vetro, Fondazione Giorgio Cini, Venezia, e dall’Archivio Zecchin Ramani, Trieste.

Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini

E’ dedicata a Vittorio Zecchin, artista muranese, la mostra autunnale de LE STANZE DEL VETRO. In mostra i vetri soffiati trasparenti disegnati per Cappellin e Venini dal 1921 al 1926.

La mostra Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini, a cura di Marino Barovier, è dedicata ai vetri trasparenti disegnati negli anni Venti dallʼartista per la V.S.M. Cappellin Venini & C., prima, e per la M.V.M. Cappellin & C., poi.

Di origine muranese, Zecchin (1878-1947), dopo aver studiato all’Accademia di Venezia, si dedicò alla pittura rivolgendosi alla cultura artistica contemporanea, specie alle avanguardie mitteleuropee. Partecipe della grande stagione di Ca’ Pesaro, si interessò progressivamente alle arti applicate, dai ricami agli arazzi, ma soprattutto al vetro a cui guardò con passione ed entusiasmo.

Alla fine del 1921 assunse la direzione artistica della V.S.M. Cappellin Venini & C., vetreria fondata quell’anno da Giacomo Cappellin e da Paolo Venini, destinata in breve ad affermarsi sia nel panorama nazionale che internazionale.

I manufatti della Cappellin Venini si differenziarono subito dalle coeve realizzazioni muranesi, spesso connotate da eccessivi virtuosismi, per le proporzioni classiche e le linee di notevole essenzialità.

Lo scioglimento della società tra Cappellin e Venini nel 1925 non interruppe lo sviluppo di questo indirizzo poiché Zecchin continuò fino al 1926 a ideare nuovi modelli per la M.V.M. Cappellin & C. fondata da Giacomo Cappellin dopo la separazione da Paolo Venini.

Qwalala di Pae White

Una nuova scultura “site-specific” dell’artista americana Pae White, commissionata da LE STANZE DEL VETRO sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia in concomitanza con la 57a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

Il 12 maggio 2017, in concomitanza con la 57a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, la nuova monumentale scultura dell’artista americana Pae White, Qwalala, aprirà al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore. È la seconda installazione temporanea (dopo Glass Tea House Mondrian di Hiroshi Sugimoto) a essere commissionata da LE STANZE DEL VETRO per il giardino esterno della sede espositiva.

Qwalala è un muro curvo realizzato con dei “lingotti” di vetro che occupa l’intera area di fronte a LE STANZE DEL VETRO, lungo 75 metri e alto di 2.4 metri. Le migliaia di mattoni di vetro impiegati per realizzare Qwalala sono stati colati a mano dall’azienda veneta Poesia Glass Studio. Ciascun mattone è unico, frutto delle conformazioni imprevedibili e variabili proprie del processo di produzione artigianale. Circa la metà dei mattoni è in vetro trasparente mentre i restanti spaziano tra una gamma di 26 colori, risultato di una tecnica per cui ogni mattone contiene un effetto “tempesta”: un turbinio di colori, pur rimanendo trasparente. In questo progetto i singoli mattoni rappresentano i moduli di un caos contenuto. L’artista combina i mattoni per comporre ciò che da lontano sembra un modello pittorico astratto ma che, a un esame più attento, rivela mondi inaspettati di particolari. I tenui blu, verdi, rosa, grigi e marroni della tavolozza sono tratti dai colori utilizzati nell’arte vetraria romana del primo secolo creati dalla presenza di zolfo, rame, manganese e altri metalli e minerali.

Pae White ha studiato le caratteristiche del luogo e i molteplici punti di vista che offre, non solo da terra ma anche dal campanile della Basilica dell’Isola di San Giorgio Maggiore, così come potrebbe apparire su Google Maps, inserito tra la darsena per le barche e il Labirinto di Borges. Ha scelto il percorso del muro tra migliaia di progetti elaborati a computer con un software di randomizzazione creato appositamente per questo scopo. Le due aperture nel muro si ispirano all’essenzialità ingegneristica che l’artista ha osservato durante una recente visita alle rovine Maya in Messico e suggeriscono che, anche nel clima politico di oggi, i muri possono essere trasparenti e permeabili e anche avere il potere di unire le persone piuttosto che dividerle.

Il titolo dell’opera, Qwalala, è un termine coniato dalla tribù di nativi americani Pomo che significa “luogo in cui scende l’acqua” e fa riferimento al corso serpeggiante del fiume Gualala nella California del nord che l’opera vuole richiamare, sia nella sua struttura che nel layout. Il gioco di luce sempre mutevole del muro ricorda il continuo variare del colore e della temperatura delle acque del fiume nel loro percorso verso l’Oceano Pacifico. Inoltre, il nome stesso di “Qwalala”, quando viene pronunciato, evoca l’esperienza viscerale del corpo mentre si sposta lungo il muro e segue le sue curve.

Pae White è da tempo interessata al vetro e al suo potenziale come materiale da costruzione che fonde l’idea di caos e di inafferrabilità con la praticità. I metodi di costruzione e i mattoni utilizzati per Qwalala sono il risultato di una lunga ed esaustiva ricerca sul materiale e sulla sua funzionalità per la costruzione. Apparentemente semplice nella sua forma, il muro è un’impresa di ingegneria complessa, resa possibile grazie all’analisi strutturale e alla progettazione di uno studio di ingegneria leader nel settore, schlaich bergermann partner. Il muro è supportato da una base in acciaio e da uno speciale sigillante strutturale fornito da Dow Corning. Qwalala testimonia l’interesse di Pae White nel combinare materiali comuni con tecnologie all’avanguardia, tradizione artigianale con ingegneria avanzata, e nel ricorrere alla produzione industriale per sfidarne i limiti. Il risultato può essere interpretato sia come scultura evocativa dell’architettura sia come architettura evocativa della scultura.

Il progetto sarà accompagnato da un libro pubblicato da Verlag der Buchhandlung Walther Koenig. Pae White produrrà anche nuove edizioni d’artista in vetro di Murano per LE STANZE DEL VETRO.



Qwalala
di Pae White è la seconda di una serie di commissioni per l’area all’esterno de LE STANZE DEL VETRO sull’isola di San Giorgio a Venezia. Il concetto alla base di queste installazioni temporanee è quello di consentire a un’artista di fama internazionale di lavorare su larga scala e dedicarsi allo spazio tra scultura e architettura. Ciascun progetto sarà presentato nel corso di due anni, durante le Biennali di Arte e Architettura di Venezia, al fine di coinvolgere sia i rispettivi segmenti di pubblico che il pubblico in generale.
LE STANZE DEL VETRO è un’iniziativa congiunta di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung. Qwalala è stata resa possibile grazie al supporto di Pentagram Stiftung, schlaich bergermann partner e Dow Corning in collaborazione con Poesia Glass Studio. Un ringraziamento speciale va a Costruzioni e Restauri G. Salmistrari e a Cattaruzza Millosevich Architetti Associati per aver supervisionato ogni fase della progettazione e costruzione dell’opera.

LE STANZE DEL VETRO organizzano attività didattiche e visite guidate di Qwalala a cura di Artsystem. Tutte le attività didattiche sono gratuite e possono essere prenotate chiamando il numero verde 800 662 477 (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17) o via e-mail: artsystem@artsystem.it.


 

Breve biografia – Pae White

Pae White (n. 1963) è un’artista americana attiva a Los Angeles, California. Lavorando con diversi mezzi espressivi si dedica a una tecnica che sposa scultura, installazioni e pittura così come architettura, arredamento e grafica. Le installazioni architettoniche su larga scala di Pae White spesso si integrano perfettamente con il luogo in cui vengono realizzate. La sua tecnica è caratterizzata da un uso non convenzionale di materiali come vetro, tessuto, carta, cavi e vinile e dal suo desiderio di creare opere che vanno oltre la gamma delle sue abilità personali invitando artigiani e produttori industriali a contribuire alla realizzazione dei suoi progetti.

Sfruttando le lacune percepite tra arte, artigianato e design, Pae White ha creato un corpus straordinariamente eterogeneo.
La recente personale e le commissioni pubbliche includono Comand-Shift-4, Henry Art Gallery, Seattle (2015), O R L L E G R O, MAK, Vienna (2013), Too much night, again, South London Gallery, Londra (2013), Magic Carpet Ride, Aeroporto di Berlino Brandenburg (2012), Woven Walk, Aeroporto di Los Angeles LAX (2012), Restless Rainbow, The Art Institute of Chicago (2011), Dying Oak/Elephant, Saint Louis Art Museum, Saint Louis (2010), Material Mutters, The Power Plant, Toronto (2010), MetaFoil, sipario per il nuovo teatro dell’opera di Oslo (2008), Lisa Bright and Dark, Scottsdale Museum of Contemporary Art, Scottsdale (2008) e In no particular order, Manchester Art Gallery, Manchester (2006).
Tra le mostre collettive: Le Souffleur, Ludwig Forum für Internationale Kunst, Aachen (2015), Artists and their time, Istanbul Modern, Istanbul (2015), Magnificent Obsessions; The Artist as Collector, Barbican Art Gallery, Londra (2015), Selections from the Grunwald Center and the Hammer Contemporary Art Collection, The Hammer Museum, Los Angeles (2013), Contemplating The Void, Guggenheim Museum, New York (2010), 75a Biennale di Whitney (2010), 53a Biennale di Venezia (2009) e run run, Collins Gallery durante L’Internazionale di Glasgow (2008). Pae White è rappresentata da greengrassi a Londra, kaufmann repetto a Milano e neugerriemschneider a Berlino.

 

Ettore Sottsass: il vetro

ph. Enrico Fiorese

La mostra Ettore Sottsass: il vetro, curata da Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte, intende analizzare in maniera esaustiva la produzione del designer italiano legata al vetro, un materiale che interessa Sottsass fin dagli anni quaranta, quando alla Biennale di Venezia del 1948 presenta alcuni oggetti realizzati in collaborazione con la ditta S.A.L.I.R. di Murano. Sempre a Venezia, negli anni settanta, collabora con la vetreria Cenedese per la realizzazione di oggetti in vetro le cui forme sono in questi anni molto prossime a quelle delle sue ceramiche. Ma sarà solo dopo la fondazione del gruppo Memphis (1981) che vedranno la luce le vere e proprie sculture in vetro affidate agli artigiani della vetreria Toso; in quest’occasione Sottsass introdurrà l’impiego della colla chimica, sfidando la secolare tradizione del vetro muranese.
La mostra, che consterà di circa 200 pezzi, può contare sui prestiti di importanti collezioni private, nonché sui pezzi conservati presso gli archivi storici delle vetrerie e delle aziende veneziane con le quali Sottsass
ha collaborato; saranno inoltre inseriti nel percorso espositivo anche gli splendidi vetri realizzati per la vetreria Venini. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo (Skira editore) che ospiterà un saggio introduttivo di taglio strettamente biografico ed altri contributi più estesi, a firma del curatore stesso ma anche di architetti, direttori museali, studiosi che con lui hanno collaborato. È previsto inoltre un esaustivo regesto della produzione di Sottsass, costruito con schede tecniche dedicate ad ogni singolo pezzo. La bibliografia, mirata alla sola produzione di vetri, consta di oltre 200 titoli ed è il frutto di una scrupolosa ricerca d’archivio.