si terrà un concerto con la cantante Maria Pia De Vito, accompagnata dal pianista Huw Warren.
Non è richiesta la prenotazione.
all’estero,ha collaborando con musicisti tra i quali John Taylor, Ralph Towner, Norma Winstone, Joe Zawinul, Rita Marcotulli, Enrico Rava, Steve Swallow, Jim Black, Guinga . Registra nel 2013 per la prestigiosa etichetta ECM l’acclamato Il Pergolese, un lavoro tra il settecento napoletano e l’improvvisazione libera, e nel 2017 “ Core Coração “,omaggio alla grande musica brasiliana d’autore tradotta in napoletano , con la collaborazione e la presenza di Chico Buarque de Hollanda Pianista e compositore inglese, Huw Warren è un artista riconosciuto per la sua originalità e per la carica innovativa( premio BBC per l’innovazione e la
ricerca) Il suo approccio versatile, passionale, innovativo al pianoforte non conosce confini, essendo capace di attraversare tutti gli stili musicali. Collabora con musicisti della scena New Yorkese , come Mark
Feldman, Theo Blackmann, Jim Black, e il suo disco Quercus, con June Tabor e Iain Ballamy, pubblicato da ECM, ha avuto un enorme successo di critica e pubblico internazionalmente. Due artisti con una forte personalità e con il desiderio di intraprendere nuovi percorsi musicali hanno deciso di mettere
insieme la loro vasta esperienza compositiva e improvvisativa in un progetto in cui cui creatività vocale e linguistica (il dialetto napoletano unito alle composizioni originali di Warren o come traduzione di lavori di grandi autori brasiliani, come Chico Buarque , Egberto Gismonti , Guinga) e infinite possibilità di dialogo si uniscono a sorprendenti invenzioni pianistiche.
una serie di istanze espressive che ne permettano la realizzazione stessa,senza generare il caos, o peggio, la dispersione. Un ventaglio di forme delle quali l’artista napoletana riesce a tenere il filo e non soltanto in virtù di una naturale disposizione al dialogo e al confronto, quanto di una innata capacità nel
parlare i più svariati dialetti musicali, In questo nuovo disco, che a prima vista sembra un riassunto di esperienze già affrontate (il duo piano-voce, l’uso della lingua napoletana, il mèlos complessivo), la mossa audace, quella che non ti aspetti, e che rischia di sgretolare la tua difesa, è che tutto il materiale è
rivisto, riprocessato alla luce di tutti i dialetti già imparati, parlati e dimenticati. Nel pieno di una maturità vocale unica, Maria Pia rischia sul piano dell’intesa immediata, naturale, quasi sovrannaturale con Huw Warren (non parlano, i due, e si capiscono, come gli innamorati di cui racconta la storia la struggente “Allirallena”); e il pianista inglese-geniale: se non conoscete i suoi lavori solistici, procurateveli- di suo ci mette la velocità nell’organizzare attacchi e contrattacchi. Come uno scacchista altrettanto bravo, misura le sue strategie su quelle dell’avversario, le avvolge, e quando serve le ribalta, sgretolandole con la sicurezza di chi sembra passare lì per caso. Non è un caso, invece, che questo disco suoni come un ur-dialetto di tutte
le lingue di Maria Pia De Vito, tutte quelle lingue che confinano con il volo degli uccelli e il battito del cuore, (Vincenzo Martorella – jazzit 2008)