Istituto per la Musica – Pagina 15 – Fondazione Giorgio Cini

AAM TAC 7

SOMMARIO

Antonio Costa, L’état altéré des images de Lyotard à Bill Viola

autobiography vs biography
Rosamaria Salvatore, Messa in scena di costruzioni autobiografiche : alcuni esempi
Cinzia Cimalando, Of Metal and Flesh. The Mutant Visions of Tsukamoto Shin’ya in his Man/Movie-Machine Hybrid Experiment
Federica Villa, Autobiografiche. Scritture del tempo sullo sconcerto

Lorenzo Donghi, Deliver us from Good. Snapshots from Abu Ghraib
Roberto Urbani, Il flusso del sentimento nel cinema di John Cassavetes
Francesco Netto, Bergman e Dioniso

remembering redmond barry
Doretta Davanzo Poli, Les costumes de Barry Lyndon. Entre invention fantastique et réalité historique
Marina Magrini, From Van Dyck to Füssli : the Pictorial Sources of Barry Lyndon
Fabrizio Borin, Footprints in Cinema : Redmond Barry and Kubrick’s Shoes

aus italien
Emilio Sala, Ossessione sonora, mimetismo e familiarità perturbata nelle musiche di Nino Rota per La dolce vita di Fellini
Claudio Bondì, Totò in America

per matteo caenazzo
Matteo Caenazzo, Il coordinamento delle Film Commission italiane
Luca Marchetti, In cielo passano Bob Marley. Premio Mattador per la sceneggiatura

Valzer

[Valse] lento molto cantabile, un poco liberamente
Pianoforte
1945
Dedica: Alla gentile Signora Giovanna Albano Sottomano per omaggio cordiale di Nino Rota. Bari 12/7/1945

Nel limitato numero di opere del catalogo rotiano consacrate al solo pianoforte, questo Valzer è l’esempio di come anche un tipico brano di occasione – si trattava di un regalo per una amica pugliese – sia stato per il Maestro un modo di esercitare quel sapiente artigianato unito ad una vena immediata e accattivante tipica delle sue pagine migliori. Recuperato il testo originale con la revisione di Adriano Cirillo, il Valzer è oggi disponibile grazie a questa pubblicazione

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Fra ottobre e dicembre continua e si conclude la rassegna video-musicale a Palazzo Cini a San Vio. I due brevi cicli prendono il nome dai tasti forward e stop delle macchine di riproduzione e cercheranno di rendere una forte impressione della pluralità delle passioni,  dell’avanzamento e della fermata, nella  ricerca artistica contemporanea, ben rappresentata dalla figura del faggio virgiliano (sub tegmine fagi): una incontrollabile manifestazione d’ipertrofia degli organi di senso della bellezza.

 

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
31 Ottobre 2009, ore 17.00

 

Quinta sessione: Veli di Orfeo. Omaggio a PIERRE HENRY

Le Voile d’Orphée 1953, prova del concerto 2003 16’
Le Voile d’Orphée 1953, concerto 2003 Paris Cité de la Musique 17
Le candidat, film di Gerard Belkin, 1966, con le musiche di Pierre Henry 22’
L’art des sons, film di Eric Darmon & Frank Mallet 2007, ritratto filmato di Pierre Henry 52’

 

Cooptato sin dai giorni degli inizi della musica concreta da Pierre Scaheffer al Gruppo di Ricerche Musicali Concrete della Radio Francese, il compositore, percussionista, pianista Henry ha sempre dotato del genere musica concreta di ambizioni poetiche che forse il movimento agli esordi non possedeva o controllava.

Ha prodotto sotto l’insegna della musica concreta una massa imponente di creazioni che hanno coinvolto pubblici diversi di diverse generazioni. Se le sue 18 collaborazioni con Maurice Béjart gli hanno offerto una certa notorietà,  condimeno Henry ha praticato la creatività condivisa con altri artisti ad ogni livello (pittori, scultori, registi), per non dimenticare le collaborazioni postume con Beethoven, Hugo, l’evangelista Giovanni ecc. Oltre ad avvicinare temi d’abnorme potenzialità semantica, Henry ha lavorato sulle sonorità reali con furia tassonomica (catalogando un numero esorbitante di eventi sonori significativi).

Questa peculiarità della sua ricerca ha portato alla identificazione di uno ‘stile’ nettamente distinguibile, personale, fondato sulla ricchezza degli ascolti, ascolti d’ampiezza cosmica che fanno confluire l’arcaico nel moderno quotidiano, il mitico nel familiare.

Nel 2002 la Philips ha dedicato una ponderosa antologia in 19 CD delle sue opere acustiche del periodo 1949-1999 intitolata Mix Significative sono le  partecipazioni di Henry alle creazioni di film, con colonne sonore elaboratissime, di Allegret, Jean Rouch, Henry Decoin, François Weyergans, Mario Ruspoli, Gerard Belkin, Georges Luca, Constantin Costa-Gavras, Ken Russell, Guy Job, Marcel Carné, ecc.

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Fra ottobre e dicembre continua e si conclude la rassegna video-musicale a Palazzo Cini a San Vio. I due brevi cicli prendono il nome dai tasti forward e stop delle macchine di riproduzione e cercheranno di rendere una forte impressione della pluralità delle passioni, dell’avanzamento e della fermata, nella ricerca artistica contemporanea, ben rappresentata dalla figura del faggio virgiliano (sub tegmine fagi): una incontrollabile manifestazione d’ipertrofia degli organi di senso della bellezza.

 

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
7 novembre 2009, ore 17.00

 

Sesta sessione: Ode to Napoleon Buonaparte

I tempo – 1968

Julliard Quartet (Robert Mann, violino; Isidore Cohen, violino; Raphael Hillyer, viola; Claus Adam, violoncello)

John Horton, recitante
Glenn Gould, pianoforte

II tempo1998
Pierre Boulez con i solisti dell’Ensemble Intercontemporain
David Pittman-Jennings, recitante


Schoenberg


How I came to compose the Ode to Napoleon
– 1944 [?]

La League dei compositori americani mi aveva chiesto di scrivere un pezzo da camera per la sua stagione di concerti. Doveva impiegare un ristretto ensemble e a me venne nel’idea che una composizione scritta nel 1942 non avrebbe dovuto ignorare l’agitazione sollevatasi nell’umanità contro i crimini di guerra. Ricordavo Le nozze di Figaro che avevano sostenuto la fine dello jus primae noctis, il Tell di Schiller, l’Egmont, la Vittoria di Wellington di Beethoven, l’Eroica, e sapevo essere un dovere della Intelligenza contrapporsi ai tiranni.
Tuttavia tutto questo rappresentava soltanto una mia motivazione secondaria. Avevo riflettuto a lungo sul significato profondo della filosofia nazista e vi avevo trovato un aspetto che mi aveva lasciato perplesso: la somiglianza tra l’organizzazione sociale delle api e quella nazi. Mancanza di valore attribuito alla vita del singolo e massima importanza concessa alla comunità nel suo insieme o nel suo rappresentante: l’ape regina o il Fuehrer. Non riuscivo a capire perché una intera generazione di api (o di tedeschi) dovesse vivere soltanto per produrrne un’altra, un’altra della stessa specie, che a sua volta avrebbe perseguito lo stesso obiettivo: salvare la razza. Arrivai a supporre che le api, o le formiche, credano per istinto che il loro destino sia quello di succedere all’umanità, quando essa si sarà autodistrutta, così come i nostri predecessori, i giganti, i magi, i draghi, i dinosauri e altri, distrussero se stessi e il loro mondo e i primi uomini ne conobbero soltanto alcuni esemplari isolati. La capacità di questi predecessori e delle formiche di costruire Stati e di vivere secondo le leggi, per quanto primitive e insensate ci possano sembrare, questa capacità, loro prerogativa assoluta fra tutti gli animali,aveva una strana somiglianza con la nostra esistenza. Con la nostra fantasia potremmo inventare una storia nella quale essi diventano la potenza dominante, crescono in dimensioni e proporzioni, e creano un mondo tutto loro, scarsamente affine al loro alveare di origine. Senza un obiettivo di tal sorta la vita della api, l’uccisione dei fuchi, e le migliaia di figlie della regina sembrerebbe vanità. Analogamente tutti i sacrifici del popolo tedesco sarebbero privi di senso senza l’obiettivo di dominare il mondo, una istanza alla quale il singolo individuo potrebbe attribuire grande interesse. Prima di cominciare a scrivere il testo di questo pezzo consultai La vita delle api di Maeterlinck sperando di trovarsi elementi utili a sostenere la mia idea. Invece fu il contrario: la filosofia poetica di Maeterlinck indora anche quel che non luccica come oro. Le sue spiegazioni sono meravigliose al punto tale da risultare inconfutabili, pur sapendo che quella è soltanto poesia. Dovetti abbandonare il progetto, dovevo trovare un altro argomento adatto al mio scopo.
Fu l’Ode a Napoleone di George Byron.

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Fra ottobre e dicembre continua e si conclude la rassegna video-musicale a Palazzo Cini a San Vio. I due brevi cicli prendono il nome dai tasti forward e stop delle macchine di riproduzione e cercheranno di rendere una forte impressione della pluralità delle passioni, dell’avanzamento e della fermata, nella ricerca artistica contemporanea, ben rappresentata dalla figura del faggio virgiliano (sub tegmine fagi): una incontrollabile manifestazione d’ipertrofia degli organi di senso della bellezza.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
24 Ottobre 2009, ore 17.00

 

Quarta sessione: Viesh – [Canto]

Un film di Rossella Schillaci (2007)

In Basilicata, nelle enclaves albanesi di San Paolo e San Costantino le donne cantano diverse ore al giorno, con voci straniere, rotte, molto acute. Cantano dei vieshet vecchi di centinaia d’anni, tramandati da madri a figlie: canti narrativi che seguono le vicende antiche della diaspora albanese, il rifugio nell’Italia meridionale, in isole abitabili circondate da monti. Cantano anche canti di lavoro per tradizione lanciati a perdifiato da una collina a un’altra.
Il film segue le piccole peripezie della vita dei due paesi gemelli e antagonisti, testimoni di tradizioni omologhe differenziate sino alla diversità. Segue i rapporti fra soggedtti individui e monconi di tradizioni semi-obliate. Tradizioni amate ma anche odiate, schernite. Un film a protagonista collettivo femminile, che si ammanta di ironie tutte femminili nella prospettiva retroversa di una storia di migrazioni e ritorni.
Il Comune di Piana degli Albanesi, il fu Ministero per gli affari regionali e le autonomia locali, la regione Sicilia, hanno reso possibile la realizzazione del documentario che fa parte del “Progetto Alba 9“, una serie di 9 film d’autore sulla cultura arbëreshe in Italia, ideato da Salvo Cuccia. La ricerca etnomusicologica e le traduzioni sono state curate da Nicola Scaldaferri.

Filmografia e notizie di e su Rossella Schillaci

La Fiuma – Incontri sul Po e Dintorni (2008): regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia, produzione

Vjesh/Canto (2007): regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia

I premi dell’11. Edizione del “Festival Cinemambiente”

Note di regia del documentario “La Fiuma – Incontri sul Po e Dintorni”

I premi della 14. Edizione del “Sardinia International Ethnographic Film Festival”

“Vjesh/Canto” di Rossella Schillaci vince “Jean Rouch International Film Festival”

Torino Film Festival 2007: report 25 Novembre 2007

Note di regia del documentario “Vjesh/Canto”

I film della 25. Edizione del “Torino Film Festival”

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Fra ottobre e dicembre continua e si conclude la rassegna
video-musicale a Palazzo Cini a San Vio. I due brevi cicli prendono il
nome dai tasti forward e stop delle
macchine di riproduzione e cercheranno di rendere una forte impressione
della pluralità delle passioni, dell’avanzamento e della fermata, nella
ricerca artistica contemporanea, ben rappresentata dalla figura del
faggio virgiliano (sub tegmine fagi): una incontrollabile manifestazione d’ipertrofia degli organi di senso della bellezza.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
17 Ottobre 2009, ore 17.00

Terza sessione: VESPERS

I
Alvin Lucier

Vespers (1969)

La composizione si costruisce sul lavoro di una equipe di esecutori dotati di Sondols (un sonar dolphin atto a rilevare, oltre al mitico canto dei delfini, micro fonicamente presenze e locazioni fisiche ambientali: una macchina cieca e tutta orecchio). Il movimento degli esecutori e dei loro apparecchi, nello spazio della azione, trasmette una immagine disponibile per l’ascolto di un eventuale pubblico, un ascolto che tende alla restituzione spazio temporale di un edificio (supponendo lo spazio di una chiesa e un tempo crepuscolare: vespers).

«In Vespers the musical experience comes from the special “meaning” that the sounds give to the space in which they are performed. This “meaning” of space is something we have not been invited to appreciate before. Also in the equation, and equally important, the sounds, as what we have come to the concert to hear, do not have any musical meaning apart from their relationship to the space. In Vespers the music is not heard even in imagination except in the performance». (Lucier)

 

II
Matthew Barney

No Restraint (2007)

Un film di Alison Chernick
con Matthew Barney, Björk, Barbara Gladstone, Jacques Herzog e Richard Flood

Il film segue una giornata giapponese di Barney (il regista-scultore del ciclo Cremaster) e della moglie cantautrice islandese Björk nel corso della creazione del film maggiore di Barney (Drawing Restraint 9), tentando la via di un documentario fortemente fantastico desunto da una realtà vissuta da un trattamento di 45.000 libbre di gelatina di petrolio, il lavoro della baleniera, i rituali giapponesi ecc. Si delinea la trama di una love story molto particolari: la fusione di due caratteri terrestri, mammiferi, in atto di trasformazione in balena. L’operazione insegue l’ideale progetto di una scultura filmica sostenuta da fittizie macchine narrative ad altissima definizione.

Matthew Barney rappresenta, nel panorama internazionale, una figura di artista originale, che attraversa diversi ambiti culturali, creando un linguaggio artistico trasversale e unico nel suo genere.
Il suo lavoro concettuale ed estetico amalgama frammenti di tutte le mitologie prodotte nella storia dell’umanità, passando da quelle più classiche e antiche, alle più anomale e sconosciute, fino a quelle contemporanee e bizzarre, dando vita a una nuova grande cosmogonia, onnivora e ibrida.
Dagli inizi degli anni ’90 Barney ha elaborato una propria mitologia visionaria, con una serie di film, l’epopea di Cremaster, e diventando in un decennio vero e proprio oggetto di culto.
I suoi film sono debordanti video d’arte che toccano diversi generi, e nella cui lunga elaborazione intervengono le altre Arti. Infatti dai suoi film nascono opere di fotografia, architettura, design, scultura, moda, che diventano poi autonome.
Barney è nato a San Francisco nel 1967.

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Fra ottobre e dicembre continua e si conclude la rassegna
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ricerca artistica contemporanea, ben rappresentata dalla figura del
faggio virgiliano (sub tegmine fagi): una incontrollabile manifestazione d’ipertrofia degli organi di senso della bellezza.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
10 Ottobre 2009, ore 17.00

Seconda sessione: Glenn Gould Videogame – Hereafter
Un video di Bruno Monsaingeon alla ricerca di un autoritratto di Glenn Gould dal totale dei documenti audio-video

Dopo la morte del grande pianista canadese, avvenuta nel 1982, diversi sono stati i tentativi di restituire un effetto di resurrezione del genio (peraltro molto impegnato nella reclamizzazione del potere creativo dei mezzi di riproduzione) e di ripresentificazione della sua biografia, essenzialmente artistica, mediata dai media.
Non ultima si è data anche la creazione di un videogame d’ardua conduzione ordinato a rendere possibile progressivi discoprimenti della personalità del Pianista.
Molti moltissimi i documentari gouldiani, sempre incompleti o freddi o avari di effettive fenomenologie o epifanie documentarie, essendo già tutto quel che riguardava Gould, di fatto consegnato da Gould stesso alla documentazione, archiviazione, traduzione audio visuale, verso una mole tale di prove da documentare, quantitativamente, temporalmente, non una, non due, non tre, ma enne vite riprodotte quasi per intero della sua vita eccentrica.

Bruno Monsaingeon, violinista, cineasta francese, amico fraterno di Gould, ha seguito per più di trent’anni ogni passo della vita del Maestro, seguito e documentato, ripreso, fotografato, registrato, elaborato ecc.
Al momento di realizzare un gioco ricostruttivo totale il regista-violinista si è quasi sentito sopraffare dalle simultaneizzazioni di quadri e forme momentanee biografiche tutte equivalentemente significativa.

Lasciamo la parola introduttiva alla visione del risultato ottenuto allo stesso Monsaingeon:

«Occorreva ad ogni costo estirpare l’idea del lavoro dal quadro documentaristico, nel quale tradizionalmente è e prospera. Ho immaginato pertanto una struttura polifonica contenente fiction e documento-reperto, basata su due o tre idee di base.
Primo: elaborare una strategia narrativa fintamente auto ritrattistica, cercando di dar forma non tanto a fatti documentati ma a pensieri immateriali.
Secondo: la pressione della gigantesca corrispondenza intercorsa fra me e Gould, in 30 anni, e fra me e gouldiani del pianeta. In questo secondo enorme scartafaccio si presentano personaggi di generazioni diversissime, lingue diverse, sensibilità diverse e anche opposte. Poi fra queste migliaia di interventi possibili ho scelto 5 interlocutori che ho ritenuto capaci di stabilire un dialogo con l’oltretomba di Glenn. Ho usato come filtro il sogno di Gould di avere degli interlocutori (pubblico) astratti, lontani, separati da tempo e spazio, non ascoltatori servi convocati come nei concerti ad assistere passivamente a un banchetto artistico.
Da qui l’assetto polifonico, garantito dai 25 anni che separano questi pubblici filmati oggi dalla scomparsa di Glenn.
Poi ho filtrato i chilometri di filmato su Gould al lavoro.
Del pari ho setacciato le migliaia di ore di documenti sonori (senza video).
Poi ho cercato di introdurre il personaggio dell’auto di Gould, la celebre Lincoln Continental nera da lui soprannominata Long Fellow. L’ho interpretata come l’unico tramite di Gould col mondo reale esterno, enfatizzata dai celebri vetri fumés.
Poi ho imbevuto il film di musica a dimostrazione mimetica del tottale stato di impregnazione musicale della vita di Glenn… Ho in questo insistito su esecuzioni inedite o ignote».

 

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Fra ottobre e dicembre continua e si conclude la rassegna
video-musicale a Palazzo Cini a San Vio. I due brevi cicli prendono il
nome dai tasti forward e stop delle
macchine di riproduzione e cercheranno di rendere una forte impressione
della pluralità delle passioni, dell’avanzamento e della fermata, nella
ricerca artistica contemporanea, ben rappresentata dalla figura del
faggio virgiliano (sub tegmine fagi): una incontrollabile manifestazione d’ipertrofia degli organi di senso della bellezza.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
3 Ottobre 2009, ore 17.00

Prima sessione: 49 Waltzes for the Five Boroughs – HYMN TO THE SACRED MUSHROOM – SPEDIZIONE NELLA SEMIOSFERA CAGE

49 Waltzes for the Five Boroughs


Un film di
Don Gillespie e Roberta Friedman 1994-1995 (versione 2008)
Da una composizione di John Cage dedicata il 6 ottobre 1977 alla prima edizione newyorkese del magazine Rolling Stones


Prelude
Bob Cobbing

Nato nel 1920, precocemente scomparso nel 2002, Bob Cobbing è un poeta inglese dedicatosi alle creazioni di poesia sonora, poesia concreta, poesia visuale; figura centrale del British Poetry Revival.
Ha operato con lo Hendon experimental Art Club e ha fondato nel 1951 il magazine «And». In ABC in Sound ha pubblicato nel 1964 una serie importante di esperimenti fonici costruiti sull’alfabeto inglese. Negli anni ’60 è stato un capintesta della counterculture (vedi gli happening della Bomb culture).
Negli anni ’70 ha guidato il Writers Forum, in una fittissima serie di eventi di ricerca: Bird Yak, Konkrete Canticle, Domestic Ambient Noise.
Appassionato ricercatore di effetti rumoristici ‘ambientali’ viene posto qui in memoria con una sua poesia d’apertura ad un’opera radicalmente ambientale di John Cage (compositore e inventore di happening cui Cobbing ha dedicato il breve poema sonoro messo in posizione di preludio al cageano 49 Waltzes for the Five Boroughs di Don Gillespie e Roberta Friedman).


John Cage

49 Waltzes for the Five Boroughs for performer(s) or listener(s) or record maker(s) – (1977)
Trascriptions may be made for other cities (or places) by assembling through chance operations a list of CXLVII addresses and then, also through chance operations, arranging these in XLIX groups of three (Waltz)

L’artefatto di John Cage è una suite di Valzer costruiti su una predisposizione di 49 triangolazioni multicolorate applicate alla pianta New York della editrice Hangstrom. Questa prima costruzione è stata pubblicata all’uso di esecutori, ascoltatori o compilatori di dischi, con una precisissima indicazione delle singole strade, e loro visibili vicinanze, nelle strade nel punto esatto di collocazione dell’ascolto o della visualizzazione che si trovano nei tre vertici culminanti di ogni triangolo.
Il Valzer è derivato, pertanto, solo da questa funzione triangolare di base della percezione che genera l’artefatto (nel caso: il film).
John Cage, è noto, era un inveterato New Yorker. Dopo la morte di John Cage, l’amico Don Gillespie ha deciso di celebrare l’amico Cage con una realizzazione della partitura ottenuta con una ripresa video delle 147 postazioni stradali richieste dalla stessa. Una camera ‘imparziale’ fu usata per cogliere in rotazioni di 180° (o meno) ogni luogo nei suoi parametri ambientali complessivi secondo tempi e archi di ripresa determinati da una pratica I-Ching. Il brillante risultato, piacevole e scorrevole, comprende l’alternanza aleatoria dei grandi suoni e dgli inaspettati silenzi di NY.
L’autenticità della evidenza sonora e visuale del film è estrema, un caso di moltiplicazione ad elevata potenza della realtà materiale e immateriale del soundscape metropolitano in aura potentemente zen-like.
La indicizzazione temporale del pezzo è costruita da Andrew Culver utilizzando il software I-Ching privato di John Cage; è stata ottenuta una serie di durate che variano da un minimo di 16” (XXXII valzer 1 step) a 3’44” (XX valzer 3 step).

AAA TAC

SOMMARIO

GIAN FRANCESCO MALIPIERO, Ricercar toccando 1959

CARLO PICCARDI, Hansjörg Pauli : musica e comunicazione; HANSJÖRG PAULI, Vermittlung dem Vermittler

RISCONTRI · COUNTERCHECKS

PIERGABRIELE MANCUSO, FRANCESCO RIZZOLI, The Dissertazione divisa in lettere sulla portata dei musicali strumenti by Benedetto Frizzi (1757-1844)

TONI GERACI, Radio e sfera pubblica musicale

MAURIZIO CORBELLA, Paolo Ketoff e le radici cinematografiche della musica elettronica romana

VITO LEONARDO TRITTO, Miles Davis, Teo Macero e la trasformazione del concerto in opera fonografica

SCHEDE DI ESPANSIONE · EXPANSION BOARDS

MICHELE PORZIO, Visioni dal gioco della mano. Con Gianfranco Pernaiachi

PIETRO POLOTTI, Dalla rappresentazione del suono al suono rappresentante. ‘Relazioni pericolose’ tra musica elettronica e design del suono

AAM TAC 6

Sommario

Storia e memoria del cinema · the history and memory of cinema
A cura di / Edited by Marco Bertozzi e Antonio Costa

Marco Bertozzi, Visual ecologies. From negative economic growth to cinematic inertia

Antonio Costa, Histories of the cinema and memory of films

Gian Piero Brunetta, Dans les limbes du cinéma: l’histoire du Sergente nella neve (Le Sergent dans la neige) de Olmi et Rigoni Stern

Alberto Scandola, L’inconsolable mémoire de Jean-Luc Godard

Pierre Sorlin, How to make do with the Past. The burden of memory in the cinema of Alains Resnais

Noa Steimatsky, Elemental Housing in the Postwar Imaginary

André Habib, Mémoire, histoire, ruines. Les archives du film ou la nouvelle mélancolie du cinéma

Viva Paci, Jouer la mémoire, résonner le souvenir, écouter l’histoire. Notes sur Chris Marker collectanea

Maria Pia Pagani, L’esilio nel cinema di Nikolaj Evreinov

Neil Novello, Edipo Re. Sofocle e Pasolini: tragedia, sceneggiatura, film

Marianna Vianello, Lo sguardo di Ulisse. Il montaggio a distanza di Artavazd Peleshian

Silvia Vincis, A carillon, a little girl and a writer. The Liv Ullmann touch behind the Camera. Choices against uncertain states. An essay and an interview

Carlo Grassi, The Cinema and Objects of Daily Life. Living without the Simplifying Gaze of Habit