Istituto di Storia dell’Arte – Pagina 28 – Fondazione Giorgio Cini

Capolavori dalle collezioni della Fondazione Giorgio Cini

14 grandi fogli miniati del XV secolo e i 6 libri a stampa figurati del Rinascimento provenienti dall’esposizione all’Israel Museum di Gerusalemme, a cui si aggiungono altri 15 disegni dei maggiori maestri, sono esposti al Museum of Cycladic Art – Goulandris Foundation di Atene.

Assieme ai capolavori della Fondazione Cini è esposta una importante collezione di bronzi del Rinascimento del collezionista newyorkese Alexis Gregory. Questa collezione, recentemente donata al Fogg Art Museum dell’Harvard University, comprende capolavori di Riccio, Aspetti, Roccatagliata, Sansovino, Algardi e della Porta.

Atene, Goulandris Foundation
4 ottobre 2000 – 19 marzo 2001

Contatti:
Goulandris Foundation,
4 Neophytou Douka Str., GR-106 74 Athens
(New Wing – The Stathatos House: Vassilissis Sophias & 1 Herodotou Str.)
tel. +30 210 72 28 321 3
e-mail: info@cycladic-m.gr
Museum of Cycladic Art: http//www.cycladic-m.gr

Architetti neoclassici ticinesi fra Neva e Moscova

L’esposizione, organizzata in occasione del Convegno Internazionale di Studi La cultura architettonica italiana in Russia da Caterina II a Alessandro I, presenta al pubblico una selezione di disegni e di documenti provenienti dagli archivi familiari degli architetti Adamini e Gilardi, originari di Bigogno d’Agra e Montagnola, attivi a San Pietroburgo e a Mosca tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX secolo.
L’Archivio Adamini documenta l’attività di due generazioni di architetti che operarono sulle rive della Neva tra la fine del Settecento e la seconda metà dell’Ottocento.
L’Archivio Gilardi raccoglie le testimonianze di due membri della famiglia che furono attivi in Russia, particolarmente a Mosca, nella prima metà dell’Ottocento: Domenico (1785-1845) e Alessandro (1808-1871).
La mostra è stata organizzata in collaborazione con Archivio del Moderno, Accademia di architettura, Università della Svizzera Italiana e con il sostegno di Dipartimento dell’istruzione e della cultura del Cantone Ticino, La Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia e il Consolato Generale di Svizzera a Milano.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
20 aprile – 20 maggio 2001

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Bronzetti rinascimentali e barocchi della Collezione Alexis Gregory

La Fondazione Giorgio Cini, che celebra nel 2001 il suo 50° anniversario, e Venetian Heritage, organizzazione non-profit americana dedita alla raccolta di fondi a sostegno del patrimonio artistico e delle attività culturali veneziane, presentano la Collezione di bronzetti rinascimentali e barocchi di Alexis Gregory, recentemente donata al Fogg Art Museum della Harvard University. Nel quadro della collaborazione tra Venetian Heritage e Fondazione Cini, la mostra è stata presentata, assieme ad alcuni capolavori dalle collezioni di dipinti, disegni, miniature e libri antichi della Fondazione stessa all’Israel Museum di Gerusalemme dal 7 giugno al 9 settembre 2000 e alla Fondazione Goulandris di Atene dal 4 ottobre 2000 al 19 marzo 2001. Viene adesso proposta nella Galleria di Palazzo Cini a San Vio, che ospita le collezioni di dipinti toscani e oggetti d’arte appartenute al Fondatore conte Vittorio Cini e donate alla Fondazione da una delle figlie, e un’importante raccolta di tavole di Maestri ferraresi del Rinascimento concessa in comodato da un’altra delle eredi del Fondatore.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
12 giugno – 8 luglio 2001

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Segni del Novecento

Suggello all’antica amicizia che legava l’illustre editore vicentino Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, la donazione è costituita da un corpus collectaneum di opere raccolte lungo un arco di oltre quarant’anni, dal secondo Dopoguerra alla fine degli anni Ottanta.
La mostra, curata da Giuseppe Pavanello, Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, presenta un percorso ritmato da oltre duecento opere e articolato in 3 sezioni.
Emerge anche nella scelta degli oggetti di cui attorniarsi, la cifra peculiare dell’uomo Neri Pozza: la ricerca continua – e al contempo personalissima – della sintesi fra arte e letteratura, del collante che elide ogni frattura fra “immagine” e “parola”, entrambi anzitutto segni e pertanto strumenti di espressione e testimonianza.
L’origine asistematica della raccolta – frutto delle innumerevoli e feconde occasioni di incontro culturale di cui Pozza è stato appassionato fautore e protagonista – è strettamente legata alla ricca e sfaccettata personalità del collezionista. Neri Pozza (1912 -1988) non fu solamente un editore di indubbio successo: è stato anzitutto un uomo del Novecento, immerso a tal punto nello spirito a volte travagliato del XX secolo da divenire egli stesso scrittore, poeta, scultore ed incisore.
La sua parabola artistica – alla quale Palazzo Leoni Montanari, ancor prima di divenire museo, aveva già dedicato una mostra antologica nel 1981 – prese l’avvio nel 1933 dal fertile terreno familiare, sulla scia della figura paterna, e proseguì negli anni successivi con una progressiva maturazione dei mezzi espressivi che lo portò da un lato ad eleggere l’incisione come disciplina preferita, dall’altro ad assumere la città natale, l’amatissima Vicenza, come motivo ispiratore delle sue creazioni.
Il bisogno di farsi promotore di una profonda rinascita culturale nacque in Neri Pozza subito dopo la Liberazione, alla fine del secondo conflitto mondiale: con pionieristico spirito d’iniziativa, fondò nel 1946 l’omonima casa editrice, dimostrando un intuito straordinario nell’individuare e nel valorizzare le voci più emblematiche della letteratura e della poesia contemporanea (Montale, Parise, Buzzati, Gadda, Bontempelli, Luzi, e così via).
Grazie alle vaste frequentazioni, Pozza acquisì nel corso degli anni una conoscenza capillare del mondo della letteratura e dell’arte e, assunte le vesti di promotore di spicco dello studio del patrimonio culturale veneto, strinse legami di sincera amicizia con svariati artisti. Un particolare rapporto di viva stima e cordialità venne appunto intrecciato con la Fondazione Giorgio Cini: la donazione della raccolta di grafica ne rappresenta il momento culminante, tanto da apparire quasi come una sorta di testamento anzitutto spirituale.
Su questo sfondo fatto di intensi rapporti umani (fra Pozza e gli artisti da un lato, fra Pozza e la Fondazione Cini dall’altro lato) si colloca la mostra Segni del Novecento, il cui stesso titolo riflette una pluralità di significati: il gesto grafico del creatore d’arte, innanzitutto, che spesso racchiude in nuce l’anima del proprio tempo; lo spirito mecenatizio del donatore che affida il proprio tesoro privato alla comunità culturale; la rilevante attività di raccolta, di studio e di conservazione di una istituzione come la Cini che accompagna, e spesso promuove, la crescita culturale del Paese nell’intera seconda parte del secolo appena concluso.

Vicenza, Gallerie di Palazzo Montanari
29 marzo – 15 giugno 2003

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Gaspare Vanvitelli e le origini del vedutismo

Questa mostra su Gaspare Vanvitelli è la prima dedicata al maggior pittore di vedute che Roma abbia mai conosciuto.

Finalmente, dunque, cittadini e turisti potranno apprezzare, grazie al lavoro lungo e paziente degli organizzatori, le opere del “pittore di Roma moderna”, come ebbe modo di definirlo già nel Settecento il Lanzi.

Particolare significato assume anche la formula stessa dell’organizzazione della mostra, che vede affiancati il Centro Culturale Internazionale Chiostro del Bramante e i Musei Civici Veneziani in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini, consolidando così una fertile tradizione di scambio e integrazione tra fondamentali centri della cultura del nostro Paese.

Sono infatti previsti, per questa mostra, due appuntamenti: il primo a Roma, appunto al Chiostro del Bramante e il secondo a Venezia, al Museo Correr.

 

Il Chiostro del Bramante è un luogo espositivo ormai nel cuore dei romani grazie al suo fascino, alla sua attività, a un’intelligente politica di presentazione e di rilettura di fenomeni italiani di livello internazionale, come a esempio la mostra Liberty in Italia.

Ora è la volta di questa fondamentale retrospettiva di Vanvitelli che immortalo’ quella Roma che, a cavallo tra Seicento e Settecento, fu meta di viaggiatori stranieri, di artisti provenienti da ogni parte d’Europa.

Uno di questi fu proprio Gaspar van Wittel, che, arrivato a Venezia neanche ventenne, scelse di rimanere a vivere nel nostro Paese, italianizzò il suo nome, durante la sua permanenza, seppe fermare le immagini della Città eterna che oggi possiamo ammirare.

L’edizione veneziana affronterà inoltre un argomento dibattuto e di profondo interesse critico: quello del ruolo di Vanvitelli nell’origine stessa del vedutismo in città. Grazie a importanti prestiti e ai ricchi fondi della collezione Museo Correr, che sostituiranno alcuni dipinti di Vanvitelli, sarà possibile operare raffronti e indagini sulle relazioni tra la sua opera e quella di personaggi chiave di questo momento storico-artistico: Joseph Heintz e il giovane Luca Carlevarijs.

L’insieme del progetto si configura quindi come percorso affascinante, come importante occasione di valorizzazione e approfondimento, come esemplare risultato di profique sinergie.
La produzione di questo grande artista, comunemente considerato come il precursore del vedutismo settecentesco, è stata così occasione di uno scambio tra le due maggiori capitali espositive d’Italia, attestando il grande e universale valore della sua pittura.

Una mostra monografica su Vanvitelli non si era finora mai potuta realizzare per la particolare difficoltà di prestito delle opere, gelosamente conservate in illustri collezioni private, spesso fin dal momento in cui furono dipinte.

Oggi una moltitudine eccezionale di opere inedite o mai esposte in precedenza consentirà di ripercorrere gli itinerari dell’artista tra Seicento e Settecento, attraverso la magia dei paesaggi panorami urbani oggi scomparsi o profondamente mutati, che ispirarono e influenzarono in modo determinante la cultura e la società europea attraverso le impressioni dei primi viaggiatori del “Gran Tour”.

Roma e i sui dintorni, quindi, ma anche la Lombardia, Venezia, Firenze, Bologna, Napoli e Messina in un itinerario immaginario che ci porta alle nostre radici, a una realtà che ha saputo ispirare grandi artisti e suscitare l’entusiasmo di culture e popoli diversi.

Dobbiamo oggi, a questo grande Pittore e alle sue opere la possibilità di visitare idealmente un paese diverso da quello che conosciamo, ma in cui ciascuno di noi potrà ritrovare una piccola parte del suo presente.

L’itinerario completo che si snoda davanti i nostri occhi, ci offre l’occasione di guardare opere straordinarie con quello stupore ammirato che lo stesso Vanvitelli voleva provocare con il suo nuovissimo modo di ritrarre secondo punti di vista e tagli visivi del tutto inediti.

 

Venezia, Museo Correr
1 marzo – 18 maggio 2003

 

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Ricordi di guerra e prigionia

Con la precisa volontà di preservare la memoria della propria opera, nel 1989 Renzo Biasion ha donato alla Fondazione Giorgio Cini una settantina di suoi disegni eseguiti tra il 1941 e il 1944.
La raccolta rappresenta una testimonianza unica di un momento essenziale dell’itinerario artistico e umano di Biasion: sono infatti fogli schizzati mentre era impegnato nelle vicende belliche sui fronti albanese e greco, quindi nel periodo trascorso nei campi di detenzione in Germania e in Polonia.
Le opere facevano parte di un corpus assai più consistente andato in gran parte distrutto dopo l’otto settembre 1943. Esse rappresentano, pertanto, assieme alle memorie scritte – in gran parte confluite in Tempi Bruciati (1948) e in Sagapò (1953) -, preziosi documenti che ci permettono di ricostruire storicamente e artisticamente una vicenda che ha segnato l’artista in profondità.
Nei nostri disegni la guerra, con i suoi orrori e distruzioni, non è assolutamente protagonista. Non si vuole denunciare l’atrocità del conflitto, ma offrire visioni della natura e della vita che continua, nonostante tutto.
Biasion registra solo ciò che vuole vedere, per tener vivo un concetto di bellezza assoluta, scelta necessaria per vincere le difficoltà quotidiane e mantenere l’illusione di una ‘normalità’ quotidiana.
Come annota l’artista in Tempi bruciati (1948): “Lo spettacolo della bellezza, la calma della natura. Perché tutti gli uomini si agitano?”.

 

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
27 marzo – 30 maggio 2004

 

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Il Buono e il Cattivo Governo

La mostra prendendo spunto dall’affascinante allegoria offerta da Ambrogio Lorenzetti nei celebri affreschi del Palazzo Pubblico di Siena, propone un articolato excursus sulle rappresentazioni del tema del buono e del cattivo governo, dell’attività politica e dei suoi effetti.
La mostra è stata concepita come evento coordinato con la prima edizione di un nuovo progetto culturale della Fondazione Giorgio Cini, I Dialoghi di San Giorgio dal titolo Le atmosfere della libertà. Per una ecologia del Buon Governo (15 – 17 settembre 2004), e con l’esposizione Making Things Public, dedicata alle pratiche materiali di condivisione dei saperi e delle decisioni concernenti la ‘cosa pubblica’, che si terrà nel corso del 2005 al Zentrum für Kunst und Medientechnologie di Karlsruhe.
Le opere esposte si propongono di illustrare tanto l’iconografia del buono e del cattivo governo, quanto i simboli, i miti e le allegorie attraverso i quali il potere politico è stato rappresentato nel corso dei secoli.

 

L’esposizione è divisa in quattro sezioni:
1. L’iconografia del Buono e del Cattivo Governo: l’esempio di Siena
2. Venezia
3. Libretti d’opera
4. Decorazioni di Parlamenti e palazzi pubblici nel XIX e XX secolo

 

Oltre a dipinti, miniature, sculture, disegni, stampe e oggetti d’arte, verranno proiettati tre video con immagini di opere che riguardano le seguenti tematiche:
– L’iconografia del Buono e del Cattivo Governo
– Venezia
– Decorazione dei Parlamenti

Inoltre, è stata allestita Quodlibet una postazione d’ascolto mediante la quale il visitatore può ascoltare brani che lo inducono a confrontarsi con paesaggi sonori attinenti o evocativi il tema del buono e del cattivo governo.

 

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
15 settembre – 12 dicembre 2004

 

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Tiepolo, Piazzetta, Canaletto, Piranesi, Guardi… | I disegni del Professore

La raccolta di disegni messi assieme da Giuseppe Fiocco, ed entrata integralmente a far parte delle collezioni della Fondazione, riflette la varietà e la ricchezza di interessi dello studioso. Particolare significato riveste, all’interno della raccolta, il gruppo comprendente i disegni di scuola veneta: di straordinario interesse è innanzitutto il nucleo di circa duecento disegni di Giambattista Pittoni e della sua scuola, già appartenuti alla raccolta del barone Ugo Salvotti, che rappresentano la parte più cospicua del corpus grafico pervenutoci del pittore veneziano. Altri fogli appartenenti al fondo Fiocco concorrono a fornire un panorama variegato del disegno veneto del Settecento, illustrandone i generi, le diverse forme e tecniche, dal “preliminare” di studio all’affermazione come opera autonoma. Tra i fogli più significativi una Testa di giovane di Giambattista Piazzetta, le caricature e i Pulcinella di Giambattista Tiepolo, gli studi di Giandomenico Tiepolo e Giambattista Piranesi, gli schizzi vedutistici di Canaletto e Francesco Guardi. Un altro importante gruppo è costituito dai disegni già appartenuti a Daniele Donghi: due i nuclei di particolare interesse, il quaderno di disegni dell’architetto Giacomo Quarenghi e i bozzetti del pittore-scenografo bellunese Pietro Gonzaga.

L’esposizione, promossa dalla Fondazione in collaborazione con il Comune di Padova – Assessorato ai Musei, Politiche Culturali e Spettacolo – Musei Civici, gode del patrocinio e di un contributo della Regione del Veneto.

Padova, Museo Civico agli Eremitani
8 maggio – 24 luglio 2005

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Giuseppe Santomaso e l’opzione astratta

In occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita di Giuseppe Santomaso (Venezia 1907-1990) Intesa Sanpaolo e la Fondazione Giorgio Cini hanno promosso, con il sostegno della Regione del Veneto, la mostra Giuseppe Santomaso e l’opzione astratta, una retrospettiva dell’attività del maestro veneziano dagli esordi fino alla grande stagione della maturità. La comprensione dell’originalità del pittore veneziano è stata in questa occasione messa alla prova del confronto; l’esposizione non ha voluto essere solo monografica, bensì una opportunità per rileggere buona parte della pittura italiana ed europea della seconda metà del Novecento. Sono state proposte, pertanto, opere di Afro, Renato Birolli, Mario De Luigi, Leone Minassian, Armando Pizzinato, Emilio Vedova, Bice Lazzari, Tancredi, Antonio Corpora, Virgilio Guidi, a testimoniare il dialogo a distanza più o meno ravvicinata che Santomaso ha intrattenuto con i protagonisti dell’astrattismo italiano.
Sono inoltre state esposte le principali prove grafiche che Santomaso ha realizzato a partire dalla seconda metà degli anni trenta. Il catalogo si apre con Un ricordo di Enrico Crispolti; seguono gli scritti di Nico Stringa e Francesco Tedeschi che analizzano rispettivamente l’opera pittorica e quella grafica del maestro; il volume è poi arricchito da saggi di approfondimento di Sileno Salvagnini (Peggy Guggenheim e Giuseppe Santomaso), Marzia Ratti (I premi in Italia nel primo dopoguerra), Stefania Portinari (“Come suonare uno strumento”), e si chiude con il catalogo completo delle opere esposte.

INDICE

Un ricordo breve come un saluto
Enrico Crispoldi

L’OPERA PITTORICA
Nico Stringa

Gli esordi 1926-1937
L’inizio di un percorso

La modernità 1938-1945
Tra Italia e Europa

Dalla Secessione al Fronte nuovo delle arti
La svolta degli anni Quaranta

Dall’Astratto-Concreto all’Informale
L’esperienza astratta

Oltre l’informale
Verso una nuova modernità

Dalle “Lettere a Palladio” alle opere estreme
La Venezia salvata

L’OPERA GRAFICA DALLA COLLEZIONE INTESA SANPAOLO
Introduzione
Fatima Terzo Bernardi

Santomaso, dal colore inciso al segno dipinto. E viceversa
Francesco Tedeschi

Opere grafiche in mostra

APPROFONDIMENTI

Peggy Guggenheim e Giuseppe Santomaso
Sileno Salvagnini

I premi in Italia nel primo dopoguerra
Marzia Ratti

“come suonare uno strumento”
Stefania Portinari

CATALOGO DELLE OPERE
L’opera pittorica
L’opera grafica

APPARATI
a cura di Laura Poletto e Elisa Prete

Biografia

Esposizioni

Bibliografia

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Teste di Fantasia del Settecento Veneziano

La mostra presenta una trentina di originali che costituiscono una eccezionale raccolta di pittura veneta settecentesca, rimasta per tutto l’Ottocento a costituire parato decorativo del Castello dei Visconti di Modrone a Somma Lombardo (Varese) e, in seguito, finita in diaspora. Si tratta di un’antologia di “teste di fantasia” o “teste di carattere” dovute ad autori diversi ma tutti attivi nella capitale della Serenissima, accomunati persino dal formato e dal disegno della cornice. La famiglia committente fece ricorso, per il suo programma intitolato alla “testa di fantasia”, ad artisti contemporanei, diversi per stile e per fama. Il nucleo più consistente è stato recentemente ritrovato, ancora indiviso, in una collezione privata, mentre il resto è stato pazientemente rintracciato in altre ubicazioni, anche museali. Emblematico il caso di uno dei Tiepolo della serie, il Ragazzo con libro del Museum of Art di New Orleans, scorporato dall’insieme all’inizio del Novecento e, fino a ieri, unico titolo noto.
Il puro elenco degli artisti, presenti con una o più opere, basta a suggerire l’importanza storica ed estetica del florilegio: Pietro Bellotti, Sebastiano Ricci, Silvestro Manaigo, Bortolo Litterini, Antonio Pellegrini, Girolamo Brusaferro, Santo Piatti, Nicola Grassi, Francesco Polazzo, Giambattista Piazzetta, Egidio Dall’Oglio, Giuseppe Nogari, Giambattista Pittoni, Gaspare Diziani, Bartolomeo Nazzari, Giambattista Mariotti, Felicita Sartori, Nazario Nazzari, Mattia Bortoloni, Giambattista Tiepolo, Giacomo Ceruti, Pietro Longhi, Giambettino Cignaroli, Francesco Fontebasso, Jacopo Marieschi, Domenico Maggiotto, Giuseppe Angeli, Alessandro Longhi, Giambattista Mengardi, Francesco Maggiotto, Giuseppe De Gobbis, Saverio Dalla Rosa.
Al di là dei loro intrinseci valori estetici e storici, i dipinti in parola offrono l’occasione per fare il punto su un capitolo poco sondato della figurazione settecentesca. Di fatto, trattando di “teste di carattere”, ci si accorge che non sembra esistere ancora una riflessione che ne definisca esaustivamente l’estensione semantica e la parabola storica. Dalla mostra potrà quindi derivare un nuovo contributo alla definizione di ciò che si considera una sottoclasse della cosiddetta pittura di genere, una categoria condannata alla minorità dall’onda lunga della classificazione aristotelica, specificamente riferita al volto umano: come imago di un’età della vita, di un tipo fisionomico, affettivo, sociale o etnico.
Ciò che qui si afferma sullo stato degli studi specifici vale, quantomeno, in relazione all’area veneta e alle sue immediate propaggini. La quale area, se non è identificabile come primigenia fucina della speciale categoria espressiva e iconografica (dalla storia invero remota), ne fu di certo, dopo le importanti manifestazioni in prima età barocca, precoce centro di riqualificazione e di rilancio per il Settecento europeo. Se le premesse tipologiche vanno ricercate soprattutto nell’Olanda e nelle Fiandre del Seicento, bisogna ricordarsi quanto Rembrandt, il maestro della luce e l’insusperabile indagatore di indoli, fosse amato a Venezia nel secolo dei Lumi. Tra i tanti segni al riguardo, vale richiamare che esponenti di spicco della cultura lagunare, quali Anton Maria Zanetti il Vecchio o Joseph Smith, andavano fieri di possedere l’intera serie delle acqueforti dell’olandese, comprendente tanti studi di volti, a campione degli ‘affetti’ e del reagire alla luce. Gli artisti veneziani (Piazzetta in testa) avevano inoltre a disposizione un grande repertorio di ‘historie’ pittoriche cinquecentesche ‘locali’ (di Paolo Veronese, Tiziano, Bassano…) da cui estrapolare teste emblematiche di un carattere o di un ruolo.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
9 settembre – 22 ottobre 2006

Orari:
Tutti i giorni 10.00-13.00 e 15.30-18.30
Chiuso il lunedì

Biglietto:
Intero € 6.50
Ridotto € 5.50 (studenti fino ai 26 anni; over 65; residenti del comune di Venezia; titolari Venice Card)

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