Istituto di Storia dell’Arte – Pagina 21 – Fondazione Giorgio Cini

Saggi e memorie di Storia dell’arte 31

Sommario

Denis Ton
Giovanni Coli. Filippo Gherardi

Alessio Pasian
Asterischi per Louis Dorigny: novità, correzioni, proposte

Vittorio Mandelli
Studi di famiglie e di collezionismo a Venezia nel Sei e Settecento

Valeria Piermatteo
Giovanni Maria Bertolo “Consultore in Iure” della Repubblica Veneziana.
Profilo di un avvocato tra professione, devozione e patrocinio delle arti 297

Gli affreschi nelle ville venete

È dedicato al Seicento il secondo dei quattro volumi della collana «Gli affreschi nelle ville venete», nella quale sono raccolti i frutti della ricerca e della catalogazione scientifica curate dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini su incarico dell’Istituto Regionale per le Ville Venete. Nel corso del Seicento la “civiltà di villa” non mostra battute d’arresto, e anzi progredisce lungo tutto il secolo il fenomeno di penetrazione del patriziato nei territori della Serenissima. Non senza importanza è l’affacciarsi alla ribalta della scena sociale e politica di nuove famiglie mercantili che, con il titolo nobiliare, acquisiscono anche i costumi del rango e l’ambizione autopromozionale tramite residenze sontuose a Venezia e in campagna. Dappertutto compaiono nuovi cicli decorativi. Nei primi tre decenni del secolo la resistente tradizione tardocinquecentesca di matrice postveronesiana detta ancora legge, ma verso la metà del secolo i germi del rinnovamento artistico in atto a Venezia trovano eco anche nella Terraferma, sino all’affermarsi della sensibilità barocca che gioca metaforicamente tra vero e falso, tra apparire ed essere. Sulle pareti delle ville tutto diventa illusione e inganno visivo. È il trionfo della quadratura che finge una seconda architettura e sembra trasformare e sovvertire quella reale, un genere per la prima volta studiato e catalogato sistematicamente in ambito veneto.

Rococò in Italia e in Europa

Il Convegno Internazionale di Studi verterà sul ruolo di geniale anticipatore del Rococò, in Italia e in Europa, ricoperto dal pittore veneto e sull’influenza esercitata dal suo stile sugli artisti della generazione successiva, soprattutto in merito alla rivoluzione tecnico-materica di un fare pittorico sciolto e sfrangiato. Il Convegno si propone di indagare, inoltre, l’ambito sociale e culturale dell’artista veneziano, in particolare presso le corti europee, la fortuna critica della sua opera presso i contemporanei e i posteri, il rapporto con i collezionisti e l’ambiente intellettuale frequentato dall’artista.

I Weekend di Palazzo Cini – 26 ”“ 27 Settembre; 3 ”“ 4, 10 ”“ 11, 17 ”“ 18 ottobre

A partire dal prossimo autunno avrà inizio la rassegna I Weekend di Palazzo Cini il cui scopo è far conoscere al pubblico le collezioni della Fondazione e, nel contempo, valorizzare le attività di ricerca scientifica svolte dall’Istituto di Storia dell’Arte e documentate anche attraverso i cataloghi. Le mostre, allestite presso la sede di Palazzo Cini a San Vio e dedicate ai nuclei più significativi delle collezioni della Fondazione Giorgio Cini, saranno visitabili gratuitamente, insieme all’esposizione permanente della Galleria di Palazzo Cini, durante i fine settimana. L’occasione per il primo appuntamento, dal titolo Le carte riscoperte. Disegni dalle collezioni Donghi, Fissore, Pozzi alla Fondazione Giorgio Cini è offerta dalla pubblicazione del volume che contiene il catalogo generale dei disegni delle raccolte Donghi, Fissore e Pozzi. L’esposizione presenterà una selezione dei disegni di figura, insieme a un gruppo di fogli con progetti architettonici di Giacomo Quarenghi, il creatore della San Pietroburgo neoclassica, e due fogli di Federico Zandomeneghi, il pittore veneziano amico degli impressionisti a Parigi.

Le carte riscoperte
Disegni della raccolta Fissore-Pozzi alla Fondazione Giorgio Cini

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
26-27 settembre; 3-4, 10-11, 17-18 ottobre 2009
Orario: 12.00 – 18.00
Ingresso libero

Le carte riscoperte. I disegni delle collezioni Pozzi, Fissore e Donghi alla Fondazione Giorgio Cini

Dopo l’uscita del catalogo completo della raccolta di Giuseppe Fiocco, con questo volume viene presentato un altro fondo grafico acquisito a San Giorgio tramite Vittorio Cini agli inizi degli anni sessanta, e che si compone dei disegni provenienti dalle collezioni Pozzi, Fissore e Donghi. Per quanto concerne le raccolte Pozzi e Fissore, si tratta di opere afferenti non solo all’ambito veneto, con la significativa presenza di fogli, per esempio, di Gaspare Diziani e Louis Dorigny, ma pure ad altre aree della penisola, come testimoniano i disegni dei bolognesi Aureliano Milani e Vittorio Bigari, nonché il consistente nucleo di fogli del lombardo Filippo Comerio, cui vanno aggiunte alcune testimonianze delle scuole non italiane. Una delle novità più significative presenti nel catalogo riguarda quattro copie dagli affreschi di Mantegna nella padovana cappella Ovetari realizzate dal pittore ligure Giovanni David; da segnalare, infine, la presenza di un paio di disegni di Federico Zandomeneghi, uno dei protagonisti della fervente vita artistica parigina di fine Ottocento. Non meno interessante è la raccolta appartenuta a Daniele Donghi, al cui interno è possibile distinguere due nuclei di particolare interesse: il quaderno di disegni dell’architetto Giacomo Quarenghi e i bozzetti del pittore-scenografo bellunese Pietro Gonzaga. Il gruppo di disegni per scenografie del Gonzaga nella collezione di Daniele Donghi era stato raccolto in origine dal padre, Felice Donghi, architetto e scenografo di un certo rilievo nell’ambiente milanese della seconda metà dell’Ottocento. A questo nucleo si aggiunsero fogli degli scenografi Giovanni Battista e Daniele Donghi, Fabrizio Galliari e Alessandro Sanquirico.

Tiepolo

Gli scritti su Giandomenico e Giambattista Tiepolo di Adriano Mariuz sono fra gli esiti migliori degli studi storicoartistici degli ultimi decenni. Apre il volume il saggio su Giandomenico apparso nella monografia dedicata al pittore nel 1971: un capolavoro di intuizioni critiche sostanziate da una qualità di scrittura che ancora ci sorprende: esempio raro di una storia dell’arte concepita nel segno del piacere condiviso, di chi la fa come di chi vi si accosta.
Seguono gli altri contributi sull’artista che spaziano dai disegni all’emblematica figura di Pulcinella. Essi si intrecciano con quelli dedicati a Giambattista Tiepolo, del frescante soprattutto, di cui lo studioso ha saputo dare una lettura talmente avvincente da farlo assurgere a vero protagonista del Settecento europeo.

A testimonianza dell’eccezionale sensibilità interpretativa che sigla gli scritti qui pubblicati, basti l’incipit del profilo di Giambattista nel catalogo della mostra di Venezia-New York del 1996: «Per Marcel Proust il nome di Tiepolo era associato a un colore: un’inconfondibile tonalità di rosa, il rosa di una delle vestaglie che Odette Swann soleva indossare fra le pareti domestiche e che ne esaltavano il fascino».

Collana «Scritti di storici dell’arte veneta»
La collana, promossa dall’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con la Regione del Veneto, intende accogliere i testi più significativi degli studiosi che si sono interessati di arte veneta.

Gli affreschi nelle ville venete

Il fenomeno della “civiltà di villa” al tempo della Serenissima ha dato origine a una straordinaria fioritura di imprese decorative negli edifici sorti nello ‘Stato da terra’. Dal tempo dei pionieristici cataloghi di Giuseppe Mazzotti (1954) e Luciana Crosato (1962) non si intraprendeva un’opera sistematica di studio degli affreschi cinquecenteschi conservati nelle ville del Veneto e del Friuli. La ricerca, promossa dall’Istituto Regionale per le Ville Venete e curata dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, prende avvio da una nuova indagine ricognitiva: un’esplorazione metodica e capillare che ha fatto venire alla luce, accanto ad apparati decorativi negletti, aspetti nascosti o trascurati di opere conosciute. Ad integrazione e arricchimento del materiale fotografico d’archivio, sono state realizzate apposite campagne fotografiche, che rendono in buona parte inedito il corredo illustrativo del volume.
Il primo dei quattro tomi della collana “Gli affreschi nelle ville venete”, dedicato al Cinquecento, presenta in apertura una sezione sui secoli XIV e XV, investigati con due saggi monografici, a introdurre il lettore nella grande stagione della decorazione ad affresco in villa nel ‘secolo d’oro’ di Veronese e Zelotti.

INDICE

LA DECORAZIONE IN VILLA PRIMA DEL CINQUECENTO

Il Trecento e il primo Quattrocento
Tiziana Franco
Il secondo Quattrocento
Mattia Vinco

IL CINQUECENTO

“Ornar de pitture il belveder e altre cose”:
committenti e frescanti nelle ville
venete del Cinquecento
Vincenzo Mancini

TAVOLE A COLORI

CATALOGO

APPARATI

Indice delle denominazioni e dei proprietari
Indice dei luoghi di ubicazione delle ville
Indice degli artisti
Bibliografia

Piranesi. Incisioni, rami, legature, architetture

La Mostra è stata concepita in modo semplice e lineare nell’intento di presentare tutte le singole opere del Piranesi nell’ordine in cui sono state pubblicate e scegliendo, all’interno di ciascuna serie, alcune incisioni, cercando che di tutto sia riportato un esempio. La scelta è stata fatta in modo che possa risaltare un’idea complessiva e insieme particolareggiata di quanto il maestro ha creato nei suoi quasi quarant’anni di lavoro. Suddividendo questo immenso complesso di quasi 1000 incisioni in trenta sezioni e distribuendo tra queste quattrocento tavole, si è voluto presentare dell’opera piranesiana un tale numero di esempi che mai era stato raggiunto in analoghe iniziative. Nell’attuare il percorso critico che presenta le opere dell’artista nell’ordine in cui vennero pensate e pubblicate, si è cercato di non disturbare con inutili sovrapposizioni la lettura e la comprensione delle opere, evitando quanto non sia essenziale al puro e semplice «vedere».

La suddivisione rigorosa delle opere esposte, con brevi descrizioni per ogni singolo settore, offre un orientamento immediato attraverso dati storici e informativi di carattere filologico e critico. Le strutture spaziali dell’appartamento di rappresentanza (già degli Abati di San Giorgio) e dei, due lati dei corridoi prospicenti il chiostro palladiano, sono state rispettate, cercando solo di aderire senza complicare o forzare l’iter e il disegno della mostra, alla successione delle sale. Il complesso delle 400 incisioni esposte è stato integrato con qualche altra sezione per rispondere alla particolare impostazione che si è voluto dare alla mostra.
Innanzi tutto, 26 rami incisi, indispensabile e utile accompagnamento per la mostra di un incisore; quindi una sezione fotografica dedicata al complesso di Santa Maria del Priorato, unica architettura eseguita dall’artista e alla quale si è voluto dare particolare risalto proprio per registrare con l’immagine le più recenti interpretazioni della critica. Sempre nell’intento di completare l’informazione, è stata allestita la piccola ma preziosa sezione, dedicata alle legature. E così possibile vedere come le opere dell’artista siano state raccolte, conservate e, mecenatescamente, regalate: Clemente XIII e tutti i suoi Rezzonico sono naturalmente tra i primi a gareggiare in buon gusto e sontuosità. La stessa linea si è voluto mantenere nella sezione documentaria con cui si apre la mostra. Sono esposti documenti, in parte conosciuti dagli studiosi, che tuttavia ci è sembrato opportuno rendere il più possibile evidenti per illustrarne l’essenziale valore informativo. La sezione è poi arricchita da una scelta iconografica piranesiana.

Disegni di Giambattista Piranesi

La Fondazione Giorgio Cini commemora il bicentenario della morte di Giovanni Battista Piranesi (Mojano de Mestre 1720 – Roma 1778) dedicandogli due mostre: quella dei disegni e l’altra delle stampe. Le due mostre pur essendo complementari sono sostanzialmente diverse. Non si tratta di disegni “preparatori” (tranne pochi casi) della traduzione incisoria; ma di un campo di elaborazione segnica del tutto autonoma, che si realizza con piena lilbertà di linguaggio. Ciò non esclude che lo spunto tematico divenga la premessa di una nuova elaborazione linguistica ben più calcolata nei suoi effetti, come comportava la struttura incisoria. La stessa differenza insomma che ai tempi nostri si scorge tra i disegni acquarellati di Giorgio Morandi e le sue incisioni.

La mostra che Alessandro Bettagno è riuscito a mettere in piedi, nonostante le difficoltà derivanti da altre iniziative prese in Europa e negli Stati Uniti in occasione al bicentenario della morte dell’artista veneziano, consta di 85 fogli, scelti naturalmente con lo scopo di dare una rappresentazione antologica non solo dello sviluppo della grafica disegnativa piranesiana, ma anche della varietà della sua tematica, che spazia dallo studio preparatorio di una veduta prospettica agli schizzi di figura, dagli appunti tracciati quasi con furia dinnanzi a rovine antiche, a studi di mobili e di suppellettili, da fantasie sceniche secondo il gusto del “capriccio” a particolari architettonici.
I disegni sono stati generosamente prestati da raccolte pubbliche e private di Amburgo, Amsterdam, Bath, Berlino, Copenhagen, Ginevra, Londra, Oxford, Ottawa, Montreal, New York, Nimes, Parigi, Rotterdam, S. Albans (Gorhambury): neppure una decina appartengono a raccolte italiane di Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Venezia.

Disegni Veneti dall’Ambrosiana.

L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini organizza in accordo con la Fondazione Querini Stampalia questa mostra sulla sezione di un centinaio di disegni veneti della Biblioteca Ambrosiana.
Tranne la sezione settecentesca, si può dire che la maggior parte dei disegni dal Quattro al Seicento presentati in questa mostra sia inedita. Anche per la grafica, come per la pittura, ben diverso è vedere un disegno riprodotto, alterato quindi tanto nel rapporto chiaroscurale come in quello delle misure, e leggerne direttamente le più intime qualità espressive. Tale antologia contiene nomi di primissimo piano: basterà citare quelli del Carpaccio, di Sebastiano del Piombo, di Giovanni Antonio Pordenone, di Girolamo Romanino, di Jacopo Tintoretto, di Andrea Schiavone, di Paolo Veronese, di Palma il Giovane, di Francesco Maffei, di Giulio Carpioni, di Giannantonio Pellegrini, di Marco Ricci, di Giambattista Piazzetta, di Giambattista e Domenico Tiepolo ecc.

Con la mostra dei disegni veneti dell’Ambrosiana l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini continua l’attività nel campo della grafica disegnativa iniziata nel 1955 da Giuseppe Fiocco. Non solo l’Istituto è venuto allestendo tutta una serie di mostre dedicate sia alle maggiori raccolte di disegni pubbliche e private europee e statunitensi, come di carattere monografico (dal Pisanello al Pellegrini, da Tiziano allo Zanetti, dal Canaletto e Francesco Guardi ecc.), ma anche ha allargato la sua attività al campo della grafica incisoria (Tiziano e Piranesi).