Istituto di Storia dell’Arte – Pagina 14 – Fondazione Giorgio Cini

Arte veneta 72 (2015)

Arte veneta 72 (2015)

a cura dell’Istituto di Storia dell’Arte


Fulvio Zuliani, Il Cristo e gli Evangelisti del ciborio di San Marco

Silvia D’Ambrosio, La ‘perduta’ tomba del doge Lorenzo Celsi

Anne Markham Schulz, Shedding light on the Venetian sculptor Pantaleone di Paolo

Marsel Grosso, Fonti antiche e moderne per la pittura religiosa di Tiziano nel sesto decennio

Luca Siracusano, Per Francesco Segala “padovano scultore et architettore”

Martina Lorenzoni, “… e procurò alcuna memoria delle sue mani”. Federico Zuccari e le copie da Paolo Veronese nei taccuini di viaggio

Massimo Favilla, Ruggero Rugolo, “Basta che la superficie appaghi la vista”: introduzione allo studio dello stucco a Venezia dal barocco al rococò

Chiara Piva, Le copie a colori delle Varie pitture a’ fresco dei principali maestri veneziani di Anton Maria Zanetti

Segnalazioni

Francesca Flores d’Arcais, Un “nuovo” pittore per Francesco il Vecchio da Carrara. Qualche nota sugli affreschi della stanza di Luigi il Grande d’Ungheria nel castello di Padova

Matteo Ceriana, Un nuovo libro su Tullio Lombardo e alcuni ragionamenti sul tema

David Eskerdijan, A Portrait of a Lady by Bartolomeo Veneto

Daniele Guernelli, Aggiunte a Cristoforo Cortese e al Maestro della Commissione Donato

Marco Tagliapietra, La bacchetta del pittore: da poggiamano a reggifirma in alcuni dipinti di scuola veneta

Stefano Pierguidi, L’Apollo della collezione Mantova Benavides e la fortuna di Raffaello in area veneta

Stefania Mason, Pittori “foresti” in Croazia: proposte per Paolo Fiammingo, Niccolò Renieri e Hans Rottenhammer

Giuseppe Sava, Scultori veneziani del Sei e Settecento a Brescia e a Bergamo: Giovanni Comin, Pietro Baratta, Antonio Gai

Paolo Delorenzi, Giuseppe Garrovi, l’”unico discepolo dei celebri stuccatori Abbondio Stazzio e Carpoforo Mazzetti”

Carte d’archivio

Maria Stella Alfonsi, La chiesa delle Terese di Venezia, nuovi documenti

Massimo Favilla, Ruggero Rugolo, Regesto cronologico-documentario degli stuccatori attivi a Venezia da Andrea Pelli (1652-1725) a Carpoforo Mazzetti Tencalla (1710-1775)

Debora Tosato, La pittura d’accademia nel Settecento e la decorazione della sala della Nuova Cancelleria nella Scuola Grande di Santa Maria della Carità a Venezia

ebook Bibliografia dell’arte veneta (2014)

a cura di Paolo Delorenzi (monografie) e Meri Sclosa (periodici)

Download Bibliografia

Studi in onore di Stefano Tumidei

Studi in onore di Stefano Tumidei

a cura di Andrea Bacchi e Luca Massimo Barbero

Fondazione Giorgio Cini / Fondazione Federico Zeri, 2016


Cinque anni dopo l’uscita degli Studi sulla pittura in Emilia e in Romagna. Da Melozzo a Federico Zuccari, raccolta di una parte rilevante degli scritti di Stefano Tumidei (Forli, 1962 – Bologna, 2008), la Fondazione Giorgio Cini di Venezia e la Fondazione Federico Zeri di Bologna hanno invitato colleghi e allievi dello studioso a riallacciare le fila di un dialogo mai interrotto con l’amico prematuramente scomparso.

Cinquantaquattro autori hanno così fornito saggi originali e ricerche inedite per la realizzazione di questo volume. Molti di loro hanno approfondito problematiche specifiche prendendo spunto o dagli studi di Tumidei o da scambi avuti con lui, sempre ricchi di aperture e suggestioni. Ne è risultata una rosa di temi che vanno da Giotto a Capogrossi, dalla pittura alla scultura, dalle incisioni al disegno alla fotografia. Argomenti molteplici e disparati, riflessi dell’ampia gamma di interessi e indagini che hanno caratterizzato il lavoro di Stefano Tumidei. Campi di ricerca diversificati, nei quali tutti egli è riuscito a distinguersi e a divenire figura di riferimento.

Picasso-Mediterraneo I. Il passato nascosto: l’Italia

Si terrà alla Fondazione Giorgio Cini​, il 24 e 25 novembre, il convegno internazionale di studi “Picasso-Méditerranée I – Le passé enfoui; l’Italie”, nella splendida cornice del Cenacolo Palladiano.

Il convegno costituirà la prima tappa del progetto triennale “Picasso-Méditerranée”, promosso dal Musée Picasso Paris​ in collaborazione con prestigiose istituzioni internazionali allo scopo di celebrare il genio di Pablo Picasso e il suo legame con la cultura mediterranea, attraverso un intenso programma di seminari, pubblicazioni e mostre.

Questo primo seminario di ricerca della rete “Picasso-Méditerranée” si interessa a due aspetti fondamentali del rapporto di Pablo Picasso con il mondo mediterraneo: il suo incontro con le opere di un passato lontano e il suo legame con l’Italia, dal suo viaggio a Roma nel 1917 alle mostre italiane degli anni Cinquanta. Il passato nascosto, preistorico, arcaico, antico, così come si presenta all’artista nei musei, ma anche a Pompei o nel foro romano, è un elemento fondamentale nel processo di costruzione dell’immaginario picassiano.

Queste due giornate, attraverso il confronto tra studiosi ed esperti provenienti da musei ed istituzioni internazionali, permetteranno di dare avvio allo studio della cultura mediterranea di Picasso attraverso un primo approccio alla storia visiva e alla formazione dello sguardo dell’artista spagnolo.

Picasso-Mediterraneo” è un evento culturale internazionale che avrà luogo dalla primavera 2017 alla primavera 2019. Più di cinquanta istituzioni hanno immaginato una serie di mostre sull’opera “ostinatamente mediterranea” di Pablo Picasso. Per iniziativa del Musée national Picasso-Paris, questo percorso attraverso il lavoro dell’artista e i luoghi che l’hanno ispirato rappresenta una nuova esperienza culturale, dedicata a rafforzare i legami tra tutte le sponde del Mediterraneo.


Scarica il programma


La partecipazione al convegno è gratuita fino ad esaurimento posti.
E’ necessaria la prenotazione all’indirizzo: palazzocini@cini.it

 

 

Libri a San Giorgio

Riprende in autunno la rassegna dedicata alle novità editoriali della Fondazione Giorgio Cini.

Nel primo appuntamento, l’11 ottobre, verrà presentato il Catalogo della raccolta di miniature della Fondazione Giorgio Cini, edito a cura di Federica Toniolo e Massimo Medica, e che, grazie al lavoro di una cinquantina di accreditati studiosi, contiene una schedatura completa della preziosa raccolta allestita a suo tempo da Vittorio Cini, poi donata alla Fondazione nel 1962.

Il secondo incontro, il 17 ottobre, sarà riservato all’edizione critica, curata da Alessandro Borin, dell’Opera VI di Antonio Vivaldi: una raccolta di 6 concerti per violino pubblicata a Amsterdam nel 1719, che testimonia le più recenti conquiste vivaldiane sia sul piano della forma (articolata in tre movimenti), sia rispetto all’organico (che prevede la presenza di un unico strumento solista).

L’ultimo appuntamento, previsto per il 25 ottobre, riguarderà «Studi Veneziani», la rivista dell’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano rivolta con i suoi robusti volumi a indagare i vari aspetti della plurisecolare storia veneziana. In particolare verranno illustrate le annate 2014 e 2015, contraddistinte, oltre che dai consueti studi, dagli atti della giornata svoltasi nel 2012 a Parigi, presso il College de France, in memoria dello storico Alberto Tenenti.

 

Giovanni Bellini e la pittura veneta a Berlino. Le collezioni di James Simon e Edward Solly alla Gemäldegalerie

Presentazione del volume

Giovanni Bellini e la pittura veneta a Berlino

Le collezioni di James Simon e Edward Solly alla Gemäldegalerie

Catarina Schmidt Arcangeli Scripta edizioni, Verona, 2015

I dipinti veneziani del Quattrocento e primo Cinquecento costituiscono una parte cospicua del patrimonio della Gemäldegalerie di Berlino: questo volume rappresenta il primo studio complessivo sull’argomento. Fulcro del lavoro sono le opere di Giovanni Bellini, dei pittori determinanti della sua generazione ed dei suoi allievi e seguaci. La prima parte del volume è dedicata alla storia della Gemäldegalerie, attraverso le biografie dei collezionisti e dei mecenati e mette in luce la straordinaria importanza rappresentata dal nucleo della pittura veneziana del museo. La presenza di un vasto numero di dipinti veneziani nella galleria di Berlino si deve soprattutto a due personaggi: al collezionista e commerciante inglese Edward Solly che nel 1821 vendette la sua ricca collezioni di dipinti al re Federico Guglielmo III, e all’industriale e collezionista berlinese James Simon che nel 1904, in occasione del suo lascito al museo, consegnò una serie di importanti quadri di artisti veneziani. La seconda parte si propone di illustrare le due collezioni principali di pittura veneta, proponendo un “tour” per il lettore tramite sintetiche “biografie” di ciascun quadro.

Catarina Schmidt Arcangeli, storica dell’arte, è ricercatrice associata al Kunsthistorisches Institut, Max-Planck-Institut di Firenze ed è autrice di numerosi testi sulla pittura veneziana, sul collezionismo e sul rapporto tra Venezia e l’arte islamica. Ha collaborato al volume Tarsie lignee della Basilica di San Marco (Milano, 1998). Ha contribuito a numerose mostre, come “Venice and the Islamic World. 828- 1797” (Paris, Institut du Monde Arabe- New York/Metropolitan Museum of Art, 2007), “Crivelli a Brera” e “Crivelli e l’arte del tessile” (Milano, Pinacoteca di Brera, 2009-2010) e “Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica” (Milano, Pinacoteca di Brera, 2014). Insieme a Gerhard Wolf ha contribuito al convegno Gift, Good, Theft. Circulation and Reception of Islamic Objects in Italy and the Mediterranean World, 1250-1500 al Kunsthistorisches Institut, Max-Planck-Institut e alla redazione del volume Islamic Artefacts in the Mediterranean World (Venezia 2010).


Il volume sarà presentato da Wolfgang Wolters, già Professore ordinario di Storia dell’Arte presso la Technische Universität di Berlino, Matteo Ceriana, Direttore della Galleria Palatina di Firenze e Daniele Ferrara, Direttore del Polo Museale del Veneto

5 ottobre 2016, ore 17 Venezia, isola di San Giorgio Maggiore Fondazione Giorgio Cini, Sala del Soffitto

Paolo Venini e la sua fornace

 

La mostra Paolo Venini e la sua fornace, a cura di Marino Barovier per Le Stanze del Vetro, è dedicata a Paolo Venini (1895–1959), grande protagonista del vetro del Novecento, che con la sua appassionata attività ha contribuito in modo determinante alla vitalità di quest’arte. Milanese, già socio della Cappellin Venini, nel 1925 fondò la vetreria V.S.M. Venini & C. con l’apporto di Napoleone Martinuzzi e Francesco Zecchin, dal quale si separò nel 1932. Divenuto presidente della società, operò instancabilmente come grande regista e direttore della ditta fino alla sua scomparsa, nel 1959. Imprenditore colto e interessato sia ai fermenti artistici coevi sia alle esigenze del mercato internazionale, Paolo Venini intervenne anche come ideatore di nuove serie di vetri, avvalendosi del proprio ufficio tecnico e contribuendo all’articolato catalogo della vetreria, nel contempo arricchito dall’intervento di più autori. Grazie a un attento lavoro di ricerca, la mostra e il relativo catalogo documentano la produzione nata da sue specifiche scelte, che hanno portato, ad esempio, a serie come i vetri Diamante in cristallo, nella seconda metà degli anni Trenta. E soprattutto negli anni Cinquanta che egli si dedicò con assiduità alla creazione dei suoi vetri, ottenendo un grande successo, sia alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia che in varie manifestazioni internazionali, in Europa e negli Stati Uniti, a sostegno e per la diffusione del design e dell’artigianato italiano. Diversi vetri nacquero anche, tra il 1950 e il 1954, da una raffinata rilettura in chiave innovativa di alcune tecniche tradizionali muranesi, come quella dello zanfirico. Pur mettendo al centro dell’esposizione la straordinaria personalità e il ruolo di Paolo Venini, la mostra vuole illustrare anche la produzione dovuta agli autori che collaborarono con lui in maniera episodica tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, come Tyra Lundgren, Gio Ponti, Piero Fornasetti, Eugene Berman, Ken Scott, Charles Lin Tissot, Riccardo Licata,Massimo Vignelli, Tobia Scarpa e Grete Prytz.

 

Giovanni Bellini: “…il migliore nella pittura”

Giovanni Bellini, La Madonna che tiene il Bambino sulle ginocchia tra San Giovanni Battista e una santa (Sacra Conversazione Giovanelli). Venezia, Gallerie dell’Accademia

In oltre cinquant’anni di attività spesa nel rinnovamento della pittura veneziana dalle prime espressioni di cultura umanistica alla “maniera moderna” e nell’educazione di molte generazioni di artisti, Giovanni Bellini (1427 – 1516) si conquistò la supremazia riconosciutagli da Albrecht Dürer, approdato a Venezia a inizio Cinquecento. Al maggiore maestro veneziano del suo tempo la Fondazione Giorgio Cini dedica un importante simposio internazionale, che si inserisce come un evento di spicco nel panorama delle manifestazioni indette per celebrare il quinto centenario della morte del grande artista. Il convegno, in programma nei giorni del 27 e 28 ottobre sull’isola di San Giorgio Maggiore, vedrà avvicendarsi specialisti provenienti da vari paesi, chiamati ad indagare i principali aspetti dell’opera di Bellini e alcuni punti della sua vicenda artistica, bisognosi di maggiore studio e attenzione. La prima sessione comprenderà approfondimenti di carattere filologico e di lettura stilistica e iconografica di opere capitali come l’Allegoria Sacra degli Uffizi e la Sant’Orsola; saranno indagati anche i rapporti con il citato caposcuola tedesco Dürer. La sessione pomeridiana sarà interamente dedicata al riesame del ruolo fondamentale giocato da Bellini nella nascita della pala d’altare moderna. La sessione mattutina della seconda giornata prederà in esame l’eredità belliniana, attraverso alcune figure di seguaci formatisi a stretto contatto con il maestro prima di traghettare la sua lezione nel nuovo secolo. Su questioni di collezionismo e di ricezione della sua opera nel corso del revival ottocentesco verteranno gli interventi dell’ultimo pomeriggio. Il simposio intende offrirsi come osservatorio privilegiato, in cui studiosi di fama e giovani ricercatori consacratisi allo studio del pittore e dell’arte del suo tempo, selezionati da un comitato scientifico composto da esperti di fama internazionale, possano confrontarsi e avvicinare il grande maestro all’attenzione di un pubblico più vasto.

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La vendita Tiepolo (Parigi 1845)

a cura di Giuseppe Pavanello

Collana “Fonti e Documenti per la Storia dell’Arte Veneta”


La raccolta d’arte personale di un artista, come la sua biblioteca, sono argomenti di studio privilegiati nella ricerca d’oggi, nella convinzione che far luce sulla cultura individuale e le possibili fonti visive possa essere una chiave d’accesso al laboratorio segreto che sta alla base della creazione artistica. Nel caso di Giambattista Tiepolo si è ormai avanti nell’indagine di quanto custodiva in casa e nello studio, a partire da sue opere – dipinti, disegni, incisioni – su cui mise gli occhi persino Antonio Canova. Proprio l’individuazione di impreviste fonti visive ha rivelato la curiosità del grande pittore, che sfrutta incisioni di Dürer, di Jacques Callot come di Stefano della Bella, di Pietro Testa e di Giulio Carpioni, che guarda con attenzione le stampe di Rembrandt e quelle tratte da Rubens, e così via. Un documento importante su quanto si custodiva presso Giambattista e presso il figlio Giandomenico è costituito da questo catalogo di vendita all’asta organizzata a Parigi all’Hotel des Ventes – “commissaire-priseur” M. Bonnefons de la Vialle – nei giorni 10-12 novembre 1845. Il titolo stesso basta ad attestare la varietà dell’assieme: “Collection d’estampes anciennes d’après et par des peintres et graveurs des écoles d’Italie, d’Allemagne, de Flandre, de Hollande, de France et d’Espagne. De dessins, d’anciens livres curieux sur les sciences et les arts, de nielles florentins, d’ornements pour l’orfévrerie par des artistes du XVe au XVIIe siècle”.

Mindful Hands. I capolavori miniati della Fondazione Giorgio Cini

Si intitola Mindful Hands. I capolavori miniati della Fondazione Giorgio Cini la grande mostrasull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia dal 17 settembre 2016 all’8 gennaio 2017 , prodotta da Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Studio Michele De Lucchi e Factum Arte, realizzata grazie al supporto di Helen Hamlyn Trust e con il contributo di Pirelli.

 

In mostra per la prima volta dopo oltre 35 anni, è possibile ammirare più della metà di una delle collezioni più importanti e preziose custodite dalla Fondazione Cini: la raccolta di 236 miniature acquisita dal conte Vittorio Cini tra il 1939 e il 1940 dalla Libreria Antiquaria Hoepli di Milano e donata alla Fondazione nel 1962. In mostra il pubblico potrà ammirare una selezione di oltre 120 delle miniature più significative e importanti della collezione, e un nucleo scelto di pregevoli codici miniati. Curatori scientifici del progetto sono Federica Toniolo, docente di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Padova, Massimo Medica, direttore del Museo Civico Medievale di Bologna, e Alessandro Martoni, Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, che hanno curato anche la catalogazione scientifica dell’intera raccolta

La collezione di miniature di Vittorio Cini rappresenta una delle più importanti raccolte al mondo di questo genere, formata da pagine e iniziali miniate ritagliate, per lo più provenienti da libri liturgici (graduali e antifonari), paragonabile sia per tipologia che per qualità a collezioni come la Wildenstein custodita al Musée Marmottan di Parigi o quella di Robert Owen Lehman Senior, fino a pochi anni depositata al Metropolitan Museum di New York.

 

La collezione Cini è rappresentativa delle principali scuole italiane di miniatura e raccoglie le creazioni di alcuni dei più importanti miniatori attivi tra XII e XVI secolo.

Scarica il comunicato stampa

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 Intero 12,00€
 Ridotto 10,00€ Gruppi superiori a 8 persone

Ragazzi 15-25 anni

Over 65

Soci Touring Club

 Ridotto  7,00€ Residenti Comune di Venezia;

Studenti e docenti universitari U.E. delle facoltà di architettura, conservazione dei beni culturali, scienze della formazione, iscritti ai corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico, storico-artistico delle facoltà di lettere e filosofia,  iscritti alle Accademie delle Belle Arti;

Possessore di un biglietto di ingresso per Palazzo Cini. La Galleria o per le visite guidate alla Fondazione Giorgio Cini.

Tariffa speciale “Didattica”: acquistando un servizio di visita guidata o laboratorio si potrà usufruire di un biglietto d’ingresso ridotto a 6€

 Gratuito Minori di 15 anni (i minori devono essere accompagnati)

Membri ICOM (International Council of Museums)

Diversamente abili accompagnati da un familiare o da un assistente socio-sanitario

Giornalisti accreditati con tesserino

 

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La miniatura per le confraternite e le arti veneziane. Mariegole dal 1260 al 1460

Lyle Humphrey

La miniatura per le confraternite e le arti veneziane.

Mariegole dal 1260 al 1460

Fondazione Giorgio Cini – Cierre edizioni, Venezia, 2015

Le mariegole, ossia i libri che contengono gli statuti di scuole devozionali, delle arti e delle varie nazionalità presenti nei secoli a Venezia ci trasmettono, con i loro testi e con le loro immagini un quadro assai vivo delle convinzioni spirituali e morali, della condotta professionale, della condizioni sociali ed economiche e del gusto artistico di quella larga parte della popolazione veneziana che, non appartenente al patriziato, trovava sostegno in un associazionismo religioso o di carattere professionale. Già previsto quale titolo imprescindibile per la collana della “Cultura popolare veneta” quando il relativo comitato era presieduto da Vittore Branca, il lavoro della Humphrey risulta ora di indubbio interesse su almeno due versanti: quello d’illuminare una Venezia che, sottostante alla direzione politica di Palazzo Ducale, la sede del comando, è operosamente devota, devotamente operosa lungo la sua quotidianità produttiva; quello d’una fitta sequenza figurativa che, espressa dalla Venezia ancor medievale sino all’affacciarsi sull’albeggiare dell’età moderna, ne attesta il concorso della – figurazione all’autoregolamentazione del mondo del lavoro. Una ricerca, questa, che ha preso in esame la grande ricchezza di mariegole conservate nelle collezioni veneziane, ma anche il fenomeno della dispersione dopo le soppressioni napoleoniche e della loro entrata nel collezionismo avvenuta soprattutto per singoli fogli miniati asportati dal contesto. Ed è precipuo merito dell’autrice aver riconosciuto l’origine di importanti pagine miniate e di averle idealmente ricongiunte ai rispettivi manoscritti di appartenenza.