Istituto Musica Comparata – Pagina 10 – Fondazione Giorgio Cini

Investigating Musical Performance: Towards a Conjunction of Ethnographic and Historiographic Perspectives

Dioskourides Di Samo, Mosaico con musici, Villa Di Cicerone, Pompei. Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Museo Archeologico Nazionale di Napoli.


Convegno internazionale di studi 

Investigating Musical Performance: Towards a Conjunction of Ethnographic and Historiographic Perspectives

A proseguimento del progetto di studio sulla performance musicale avviato nel 2012 dall’Istituto per la Musica in collaborazione con l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, il convegno segna il momento finale della riflessione interdisciplinare condotta nei precedenti seminari. Vi partecipano autorevoli studiosi di diversa formazione (musicologia, etnomusicologia, studiosi di popular music e di jazz) per discutere sulla possibile convergenza tra ricerca etnografica e storiografica nell’affrontare un tema rilevante della musicologia contemporanea. Si tratta di un taglio poco esplorato in altre iniziative attorno allo stesso tema, che caratterizza il progetto fin dal suo esordio.

Gli interventi dei partecipanti, organizzati in quattro sessioni coordinate da Gianmario Borio, Giovanni Giuriati, Alessandro Cecchi e Marco Lutzu, rappresentano le esperienze di ricerca più aggiornate sulla performance musicale, che si sviluppano tanto nell’ambito della musicologia anglosassone e statunitense, quanto in quella di diversi paesi europei. Partecipano: Philip Auslander, Camilla Bork, Martin Clayton, John Covach, Michela Garda, Francesco Giannattasio, Travis A. Jackson, Laura Leante, Pierre Michel, John Rink, Martin Scherzinger, Janet Schmalfeldt, Mary Ann Smart, Martin Stokes, Timothy Taylor, John Covach, Richard Widdess.

Il 9 luglio alle ore 19:00 presso l’Auditorium ‘Lo Squero’ è programmato un concerto del gruppo MDI ENSEMBLE che eseguirà il brano Allegro Sostenuto del compositore Helmut Lachenmann.
Il concerto è gratuito, fino ad esaurimento posti, dietro presentazione dell’invito da ritirare all’ingresso.

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Outlander

Outlander
Performance site specific, coproduzione Fondazione Giorgio Cini e Shobana Jeyasingh Dance
Evento Speciale del 10. Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia

Fondazione Giorgio Cini-Cenacolo Palladiano

Repliche ore 15.00, ore 17.00

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati continua con questo evento il progetto sulla danza e teatro contemporanei e sulle loro relazioni con le culture extraeuropee, iniziato qualche anno fa con Carolyn Carlson e proseguito nel 2015 con Shobana Jeyasingh, autorevole coreografa indiana, stabilitasi a Londra dove ha fondato la propria compagnia, la Shobana Jeyasingh Dance Company, una delle principali compagnie di danza inglesi.

Dopo aver tenuto a San Giorgio una Masterclass nel 2015, alla quale hanno partecipato numerosi danzatori professionisti, alcuni dei quali con borse di studio, nel 2016 la coreografa propone una performance site-specific concepita per gli spazi della Fondazione Giorgio Cini, che si svolgerà nel Cenacolo Palladiano.

Concetto, coreografia e direzione
Shobana Jeyasingh

Concetto di design e realizzazione
Sander Loonen

Ballerini e collaboratori
Avatâra Ayuso
Sunbee Han
Sooraj Subramaniam

Musiche
Scanner
su concessione di Chester Music Ltd.

Costumi
Ursula Bombshell

I maftirîm e le opere degli ebrei sefarditi nella musica classica ottomana

Ensemble Bîrûn. Direttore artistico: Kudsi Erguner

ANNO: 2016

Nota Edizioni, Udine

Intersezioni Musicali – CD IM04

Le quattordici tracce che compongono questo CD – il terzo a essere dedicato alla musica classica ottomana all’interno della collana Intersezioni Musicali, edita da Nota e promossa dall’IISMC – costituiscono una selezione tratta da repertori di compositori appartenenti alle comunità degli ebrei sefarditi, attive in ambito ottomano fin dal XIV secolo. Il CD è inoltre corredato da un libretto di 54 pagine contenente alcune note introduttive – in italiano e in inglese – a cura di Kudsi Erguner.

Come i precedenti, questo lavoro costituisce l’esito finale del progetto Bîrûn, un programma di alta formazione in musica classica ottomana che l’IISMC promuove dal 2012 presso la Fondazione Giorgio Cini.

I repertori composti dagli ebrei sefarditi – tema scelto per l’edizione 2015 di Bîrûn, durante la quale è stato registrato il CD – costituiscono un apporto importante al complesso mondo della musica classica ottomana. Una presenza molto antica e prolungata a Istanbul e in altre zone dell’Anatolia, unita a un veloce adattamento al sistema estetico e stilistico modale dei maqâm (che probabilmente derivava dalla passata consuetudine con la musica arabo-andalusa), fece sì che fin dal XV secolo gli ebrei iniziassero ad adottare tale sistema per comporre brani ad uso liturgico, dando vita a nuovi generi adatti alle proprie esigenze rituali. Particolarmente interessanti, a questo proposito risultano i maftirîm (“fine” o “chiusura”), brani consistenti nella messa in musica dei piyyutîm, componimenti poetici destinati alla cantillazione durante la conclusione dei riti in sinagoga (traccia 5). È questo un genere la cui genesi si deve anche ai numerosi contatti che le comunità sefardite ebbero con altre componenti del mondo ottomano e in particolare con le confraternite di dervisci mevlevî presenti in diverse zone dell’Impero, e che, nonostante sia rimasto in uso fino alla fine del XIX secolo, è stato poco documentato. Questa carenza di documentazione, unita ad altri fattori, ha contribuito a rendere quello dei maftirîm un genere – in passato e ancor di più oggi – eseguito in rarissime occasioni.

L’ambito di attività dei compositori ebrei non era limitato ai contesti interni della propria comunità: alcuni di essi, ad esempio, prestarono servizio a corte, arrivando in alcuni casi a godere di grande stima da parte dei sultani. Fra questi è sufficiente ricordare Izak Fresco Romano, detto tanbûrî Izak dal nome dello strumento che suonava e insegnava, il quale è considerato il più rappresentativo tra i compositori ebrei e il caposcuola del tanbûr moderno (traccia 14).

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Musica ottomana Bîrûn. I compositori greci nella musica ottomana

Beste di Zaharya Hanende in notazione bizantina nella raccolta Mousikon Apanthisma, Costantinopoli, Anatole, 1872. (Il testo greco recita: Der Fasli Xouseini. Beste tou Xanende Zacharia. Maxam Houseini, echos pl., Usul Tzember)

Dal 14 al 19 marzo 2016 l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini organizza la quinta edizione di Bîrûn, un ciclo di seminari di alta formazione in musica classica ottomana diretti dal Maestro Kudsi Erguner, rivolti a musicisti professionisti e semi professionisti.

La musica classica ottomana è basata sul sistema modale del maqâm ed è arricchita dagli apporti di compositori turchi, arabi, persiani, greci, ebrei e armeni i quali, tutti, operavano sui territori dell’impero. Considerare la musica classica ottomana una tradizione regionale o nazionale sarebbe, però, un errore poiché essa rappresenta un gusto ed una espressione condivisa di là dalle culture di provenienza, al pari della musica classica europea. L’estetica della musica ottomana, in particolare, è il risultato di influenze che vanno da Bisanzio, al Medio Oriente, all’Asia centrale, all’India.

Il seminario di quest’anno sarà dedicato ai compositori greci nella musica classica ottomana. Sei borsisti selezionati tramite bando internazionale e specializzati in diversi strumenti (ney, ûd, tanbûr, kanûn, kemençe, percussioni, voce) studieranno brani di musicisti quali Zaharya (m. 1740), Petros “Lampadarios” (ca. 1730-1778), Vasilaki Efendi (1845-1907), Corci, Nikolaki o Yorgi, che vissuti a cavallo tra XIX e XX secolo, composero nei vari generi e forme della musica classica ottomana.

Il seminario si concluderà con un concerto pubblico dell’ensemble Bîrûn, diretto da Kudsi Erguner. Bîrûn sarà preceduto anche quest’anno da un “Preludio a Bîrûn”, giornata di studi dal titolo Musica e cultura greca nel mondo ottomano, a cura di Giovanni De Zorzi, l’11 marzo, presso l’Università Cà Foscari di Venezia in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali.

Polifonie ‘in viva voce’ 19 – Polifonie liturgiche e cerimoniali della Sardegna centrale

ore 16.00 — Seminario Polifonie liturgiche e cerimoniali della Sardegna centrale
con Maurizio Agamennone, Giovanni De Zorzi e Ignazio Macchiarella

ore 18.30 — Concerto Coro Su Cuncordu e’ su Rosariu
di Santu Lussurgiu (Oristano)

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Il progetto Polifonie “in viva voce” costituisce l’occasione più rilevante in Italia e in Europa per ascoltare e osservare le pratiche polifoniche fervidamente conservate in numerose tradizioni locali. Dal 1997 sono stati ospiti del programma veneziano cantori e strumentisti provenienti dalle grandi isole del Mediterraneo, dal Caucaso, dall’Europa orientale, dalla regione balcanica, dalla Cina meridionale e da diverse località della penisola italiana: è stato possibile, perciò, ascoltare polifonie maschili e femminili particolarmente esuberanti, complesse e multiformi, spesso divenute vivaci marcatori di mobili e irrequiete identità locali, pure riconosciute dai protocolli Unesco quali patrimoni immateriali dell’umanità. Ai cantori si sono affiancati i migliori specialisti d’area (studiosi, compositori, rilevatori), che hanno proposto la descrizione e analisi delle polifonie ospitate, secondo le più aggiornate procedure di valutazione (musicologia, antropologia, storia-culturale, studi di genere, studi culturali e post-coloniali, ecc.).

L’edizione 2015 è dedicata alle Polifonie liturgiche e cerimoniali della Sardegna centrale.

Nella “geografia musicale” della Sardegna quasi ogni paese ha la propria specializzazione. Santu Lussurgiu (duemilaseicento abitanti, sul massiccio del Montiferru, cinquecento metri sul livello del mare, una ventina di chilometri al nord ovest di Oristano), è senza dubbio il paese del cantu a cuncordu. Non è tanto una faccenda di esclusività (analoghe pratiche musicale si trovano quanto meno in un’altra dozzina di località nell’isola) ma di repertorio e di qualità dell’esecuzione.

La denominazione cantu a cuncordu, in generale, viene usata in opposizione a cantu a tenore, per intendere i repertori polifonici dell’isola d’argomento religioso. Le cose non stanno proprio così dal momento che a cuncordu si cantano anche testi profani (così come a tenore brani religiosi). In realtà, la distinzione riguarda, alla base, il modello musicale: il cantu a tenore è caratterizzato da una struttura musicale con una voce che guida l’esecuzione, canta il testo e viene accompagnata da tre voci intonanti sillabe non-sense, mentre nel cantu a cuncordu tutte e quattro le parti cantano il testo, non vi sono voci leader e l’esecuzione scaturisce da una intensa azione coordinata dei quattro cantori. Le parti, dunque, hanno (più o meno) la stessa rilevanza e interagiscono durante la performance, richiamando, mutatis mutandis, l’immagine del dialogare musicale di un quartetto d’archi.

Coro Su cuncordu ‘e su Rosariu
Il gruppo appartiene alla confraternita del Santo Rosario fondata nel 1605. Si tratta del sodalizio più partecipato che ha tra l’altro il compito di curare la paraliturgia de sa Chida Santa (la Settimana Santa). In quest’ambito, ogni anno il priore dà incarico ad un gruppo di esecutori di cantare per i diversi eventi rituali. Da ben trentanove anni, nonostante in paese vi siano decine e decine di cantori che ambiscono a tale compito, i diversi priori che si sono succeduti hanno costantemente scelto il quartetto formato da Giovanni Ardu – bassu, Mario Corona – contra, Roberto Iriu – cuntraltu e Antonio Migheli ‘oghe.

 

I seminari dell’IISMC: musiche (e musicologie) del XXI secolo – Micromusics and macromusics

Foto di Lynda Roti (2015). Nell’immagine il Lightbulb Ensemble mentre suona “Mikrokosma” (composizione di Wayne Vitale e Brian Baumbusch).

Micromusics and macromusics

Il tradizionale appuntamento di riflessione scientifica che caratterizza ogni anno, a fine gennaio, l’attività dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, dopo trent’anni, cambia nome:
I seminari dell’IISMC: musiche (e musicologie) del XXI secolo.

Questa denominazione, che abbandona il termine etnomusicologia, intende misurarsi a tutto campo con le culture e le pratiche musicali contemporanee nella prospettiva comparativa propria dell’Istituto. L’ambizione è di interpretare gli attuali e complessi fenomeni della creatività musicale e della circolazione della musica su scala interculturale, allargando gli orizzonti di una disciplina, l’etnomusicologia, che si propone di studiare i processi musicali contemporanei a livello globale.

Quest’anno tema specifico del seminario sarà una rifl essione sui concetti di micromusic e macromusic in una prospettiva che metta a confronto pratiche musicali che si sviluppano attraverso specifiche microcomunità nelle società complesse (che possono essere legate a un luogo particolare, ma anche del tutto delocalizzate e agire sul web) e processi di globalizzazione sonora e musicale a livello transnazionale.

Al seminario parteciperanno autorevoli studiosi internazionali di etnomusicologia ma anche compositori e musicisti provenienti da diversi ambiti: tradizioni musicali asiatiche, musica contemporanea euro-americana, jazz, in un confronto volto a comprendere i complessi processi di sviluppo, trasformazione e incontro delle musiche di questo nuovo secolo.

Il seminario è aperto al pubblico.

 

Programma

Giovedì 28 gennaio 2016

  •   9.30 – 10.00 Giovanni Giurati (Università di Roma “La Sapienza”) Saluti introduttivi
  • 10.00 – 12.30 Mark Slobin (Wesleyan University) Micromusics on the move
  • 14.30 – 16.30 Serena Facci, Alessandro Cosentino, Vanna Crupi ( Università di Roma “Tor Vergata”) “E stasera vado anche dal Papa”. Microcoralità per la Settimana Santa nella Roma transculturale

 

Venerdì 29 gennaio 2016

  •   9.30 – 12.30 Wayne Vitale (compositore e ricercatore indipendente) The Lightbulb Ensemble: Strange Shades of Musical Light, seguito da una conversazione-intervista con Giovanni Giurati
  • 14.30 – 16.30 Thomas Porcello (Vassar University) Macrosound, Macrosonics: A Global Studio Aesthetics?

 

Sabato 30 gennaio 2016

  • 9.30 – 11.30 Maurizio Agamennone (Università di Firenze) e Giovanni De Zorzi (Università di Venezia Cà Foscari) Un probabile processo di micro-music? Il duduk come icona di “esotico” e “antico” nella recente musica per il cinema
  • 11.30 – 13.00 Discussione finale, coordinata da Francesco Giannattasio (Università di Roma “La Sapienza”)

Discussant: Giorgio Adamo (Università di Roma “Tor Vergata”)

 

Programma scaricabile:

Micromusics and Macromusics

 

Per ulteriori informazioni: musica.comparata@cini.it | t. 041 2710357

Ensemble Badakhshan – Tajikistan

CONCERTO DELL’ENSEMBLE BADAKHSHAN
Sabato 31 ottobre, ore 18.00
Isola di San Giorgio Maggiore
Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili.

Il concerto dell’Ensemble Badakhshan, unica data italiana del gruppo, è organizzato nell’ambito del Convegno internazionale di studi Musica, arte e spiritualità in Asia centrale.


Canti e danze dal Badakhshan (Tajikistan)
Nell’area sudorientale del Tajikistan, tra le altissime vette del Pamir, si sono sviluppate tradizioni locali di musica e di danza che presentano tratti arcaici molto singolari se considerati nel contesto dell’intera area centroasiatica; comunemente si ritiene che sia proprio l’aspra geografia del Badakhshan ad aver permesso la conservazione e la trasmissione della cultura musicale tradizionale e delle sue sorprendenti specificità.

La specificità del Badakhshan non è solo musicale: considerati comunemente come “i discendenti di Alessandro Magno”, la maggior parte degli abitanti del Badakhshan sono Sciiti Ismailiti e, quindi, a differenza dei musulmani sunniti che li attorniano, riconoscono come guida spirituale (imâm) sua altezza l’Aga Khan.

Più in particolare, i componenti dell’Ensemble Badakhshan vivono nel centro di Khorog, la capitale, con una popolazione di circa 40.000 residenti, nella quale essi operano come musicisti professionisti. Il loro repertorio comprende i maddoh, canti devozionali capaci di convogliare l’energia spirituale detta baraka; i falak, canti di lamento con un ridotto accompagnamento strumentale e, infine, i canti popolari tradizionali detti, appunto, khalqi.

Per gli abitanti della regione, musica e danza sono intimamente connesse: in questo senso Sahiba Davlatshaeva è insieme una grande danzatrice, capace di dispiegare il profondo simbolismo della danza del Pamir, e una delle migliori cantanti femminili. Aqnazar Alovatov, dal canto suo, è particolarmente noto per il canto delle liriche del poeta di lingua persiana Mowlâna Jalâl-ud-Dîn Rûmî (1207-1273), più famoso come santo patrono dei dervisci mevlevî, meglio noti in Occidente come “dervisci rotanti”, i cui versi sono amati da molte culture dell’area.

Badakhshan Ensemble

Aqnazar Alovatov, voce, liuto rubâb
Sahiba Davlatshaeva, voce e danza
Shodikhon Mabatkulov, tamburo a cornice daf
Mukhtor Muborakadamov, liuto setâr
Khushbakht Niyozov, tamburo a cornice daf 

Per maggiori informazioni: musica.comparata@cini.it | t. 041 27102357

 

 

Musica, arte e spiritualità in Asia centrale

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza un importante appuntamento internazionale in collaborazione con Aga Khan Music Initiative (AKMI); CNRS/CETOBAC, Parigi; Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, Università Ca’ Foscari Venezia; School of Oriental and African Studies (SOAS, University of London).

L’area centroasiatica è stata nei millenni un crocevia di genti e culture segnato da due ceppi linguistici, quello indoeuropeo e quello turco, spesso associati a due stili di vita: quello nomade e quello sedentario.

Se oggi si tende a ridurre in senso geopolitico l’area centroasiatica, limitandola alle cinque repubbliche dell’ex Unione Sovietica (Kazakhstan, Kyrgyzstan, Uzbekistan, Tajikistan e Turkmenistan) va però sottolineato come dal punto di vista culturale l’area comprenda la regione autonoma dello Xinjiang cinese, l’Afghanistan, il Kashmir, l’Iran e l’Azerbaijan; in questa più ampia area culturale le relazioni tra arti, musica e spiritualità furono un tratto ricorrente che ai curatori è sembrato utile seguire: i testi cantati nelle tradizioni di musica classica (maqām), composti dai maggiori poeti di lingua persiana e turca chagatay, risuonano di allusioni e doppi sensi di natura spirituale; dalle riunioni di “ascolto” (samâ’) dei dervisci nascono repertori che influenzano la musica d’arte così come la danza secolare; specifici spazi architettonici vengono concepiti per simili incontri; la calligrafi a di versetti coranici (o di liriche d’arte) percorre le architetture come una musica silente; le miniature ritraggono spesso convivi con musica o strumenti musicali. Applicando l’approccio interculturale tipico dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, studiosi provenienti da tutto il mondo prenderanno in esame singoli casi di studio nei quali interagiscono arti, musica e spiritualità in area centroasiatica, e sembra notevole che questo avvenga proprio a Venezia, per secoli snodo delle vie carovaniere che partivano o arrivavano da quel mondo lontano ma assolutamente vicino. Il convegno è a cura di Anna Contadini, Giovanni De Zorzi, Rachel Harris, Alexandre Papas.

Scarica il programma del convegno.

Sabato 31 ottobre alle ore 18, il convegno si conclude con un concerto dell’Ensemble Badakhshan, proveniente dall’altopiano del Pamir, Tagjikistan. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Per ulteriori informazioni: musica.comparata@cini.it | T. 041 2710357

II Rassegna di Etnomusicologia Visuale

La Rassegna di Etnomusicologia Visuale (seconda edizione), curata da Giovanni De Zorzi e Marco Lutzu, quest’anno avrà come tema le Musiche e Culture Spirituali in Area Caraibica.

Promossa dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, si terrà nei giorni 30 settembre e 1 ottobre alla Fondazione Giorgio Cini, a conclusione del Convegno del Comitato Italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM).

Nei Caraibi l’incontro-scontro tra culture differenti ha dato vita a una straordinaria varietà di pratiche religiose, frutto del sincretismo tra il cattolicesimo dei colonizzatori europei, i culti delle popolazioni africane deportate durante la tratta degli schiavi e, in alcuni casi, le espressioni religiose delle popolazioni native. Le singolari vicende storiche che hanno caratterizzato quest’area hanno favorito la nascita e lo sviluppo di una moltitudine di “culture spirituali” nelle quali la musica, anch’essa il risultato di complessi processi di sincretismo, si configura come un elemento centrale della pratica rituale qualificandone tempi e spazi.

La rassegna propone quattro documentari realizzati da etnomusicologi e cineasti che hanno rivolto la loro attenzione a diversi aspetti del rapporto tra musiche e culture spirituali in area caraibica.

Le proiezioni sono ad ingresso libero fino ad esaurimento posti.

PROGRAMMA

30 settembre ore 16.30

Santeros 
(2015)
di Marco Lutzu

Barbara et ses amis au pays du Candomblé (1997)
di Carmen Opipari e Sylvie Timbert
1 ottobre ore 16.30

Le Vaudou (1991)
di Isaac Isitan

In the Blood, in the Home, in the School, in the Street: Growing into Music in Cuba (2012)
di Geoffrey Baker

Scarica il programma dettagliato degli eventi.

Per informazioni:
musica.comparata@cini.it – Tel. 041 2710357

Comitato Italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM)

Convegno annuale del Comitato Italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM)
29-30 settembre
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza alla Fondazione Giorgio Cini il 29 e 30 settembre l’incontro annuale del comitato italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM), l’organizzazione più rappresentativa a livello internazionale degli studiosi di etnomusicologia.

L’ICTM si articola in Comitati Nazionali e quello italiano organizza annualmente un incontro di studi al quale partecipano ricercatori provenienti da diverse istituzioni italiane per presentare le loro ricerche e lavori in corso. Si tratta di un importante momento di scambio e di confronto tra gli etnomusicologi italiani che non a caso quest’anno si svolge a Venezia essendo l’IISMC e la Fondazione Giorgio Cini uno dei punti di riferimento per questi studi in Italia. Durante l’incontro verranno presentati i lavori svolti in questi ultimi tempi sulla catalogazione e digitalizzazione degli archivi dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati.

Parte integrante dell’incontro sarà anche una performance di launeddas (triplo clarinetto sardo) e organetto diatonico con Vanni Masala e Andrea Pisu il 29 settembre alle ore 18.30.

A conclusione del convegno il pomeriggio del 30 settembre si apre inoltre la II Rassegna di Etnomusicologia Visuale organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia. La rassegna, dal titolo Musica e culture spirituali in area caraibica,  è a cura di Giovanni De Zorzi e Marco Lutzu.

E’ possibile accedere liberamente alle conferenze, alla performance musicale e alle proiezioni dei documentari fino ad esaurimento posti disponibili.

Scarica il programma dettagliato degli eventi.

PROGRAMMA

 

29 settembre ore 9:30-11:00 

Giovanni Giuriati, Guido Raschieri, Claudio Rizzoni, Simone Tarsitani
Alcune considerazioni sul lavoro di catalogazione e digitalizzazione degli Archivi dell’IISMC
Dina Staro
Affabulatori in musica: il ballo di tradizione contadina nella pratica urbana.

29 settembre ore 11:30- 13:00

Mauro Balma
Cogne. Valle d’Aosta 2014-15 Lou Tchot di rappéleur: Canti di “quelli che ricordano”
Oliver Gerlach
Alcune notizie metodologiche per una storia della musica a più parti

29 settembre ore 14:30 – 16:00

Vladimiro Cantaluppi
Laouto e  i rapporti culturali tra Venezia e Creta
Nicola Scaldaferri, Lorenzo Pisanello
‘Sacri monti’. Progetto per un documentario.
29 settembre ore 16:30 – 18:15

Paola Barzan
Un luogo d’incontro: i repertori polesani nella ricerca di Sergio Liberovici
Grazia Tuzi
Prime riflessioni sulla ricerca sulle musiche liturgiche e paraliturgiche della Comunità dell’America Latina
Marco Lutzu
Le launneddas negli ultimi decenni: nuovi usi, contesti e repertori
29 settembre ore 18:30

Performance di Vanni Masala (organetto diatonico) e Andrea Pisu (launeddas)

30 settembre ore 9:30 – 11:00

Renato Morelli
Dalla “donna frigida” alla “notte frigida” (di Natale) Nuove scoperte sulle Lodi a travestimento spirituale, dalla Controriforma alla tradizione orale contemporanea
Renato Morelli
Voci del sacro. Due generazioni di canto a cuncordu alla settimana santa di Cuglieri (2015)
Angelo Rusconi
Parodie del canto liturgico sull’arco alpino: alcuni esempi


30 settembre ore 11:30 – 13:00
Assemblea del Comitato


30 settembre 14:30 – 16:15 

Giuseppe Giordano
Pratiche musicali gregoriane fra tradizione scritta e orale. Alcuni esempi siciliani.
Maria Rizzuto
Il canto liturgico copto in Italia: tradizione innografica e innovazione linguistica a Roma
Ignazio Macchiarella
Di chi è Bella ciao?
Discussants: Fulvia Caruso, Paolo Vinati; Serena Facci.

Per maggiori informazioni:
musica.comparata@cini.it Tel. 041 2710357