Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia – Pagina 30 – Fondazione Giorgio Cini

Workshop | La creazione del timbro: gli strumenti ad arco amplificati in George Crumb, Franco Oppo, Fausto Romitelli e Giacinto Scelsi

Con questo workshop prosegue l’esperienza inaugurata nel 2016 con il titolo Research-led Performance.
L’obiettivo è quello di favorire la collaborazione di compositori, musicologi, strumentisti e tecnici del suono per la realizzazione di esecuzioni che si fondino su uno studio approfondito delle strutture musicali, sulle fonti del processo compositivo e sulla documentazione delle esecuzioni storiche.

L’attività di quest’anno, che avviene in partnership con l’ensemble RepertorioZero e in collaborazione con la Fondazione Isabella Scelsi, è rivolta agli strumenti ad arco, che si vogliano misurare con un repertorio contemporaneo. Lo studio comparato si svolgerà a partire dal quartetto Black Angels di Crumb e proseguirà con l’esecuzione di Elohim per 10 archi amplificati, opera inedita di Scelsi; uno spazio particolare sarà riservato alle fonti dell’Istituto per la Musica con la preparazione di Amply per due strumenti ad arco amplificati di Oppo e del quartetto Natura morta con fiamme di Romitelli, mentre Frances-Marie Uitti approfondirà alcuni aspetti delle notazioni e delle tecniche esecutive del violoncello.

Il bando con scadenza il 31 maggio selezionerà una dozzina di strumentisti ad arco, tra violinisti, violisti e violoncellisti che saranno ospitati presso la Residenza Branca e potranno pertanto seguire la messa a punto della performance in tutte le sue fasi.

Partecipano al workshop Alessandra Carlotta Pellegrini, Pierre Michel, Ingrid Pustijanac, Giovanni Verrando e Alvise Vidolin.

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Nella genesi dei propositi: con le migliori intenzioni; con le peggiori intenzioni; al di là di ogni intenzione

Al solito, in cinque mezze giornate corrispondenti ad altrettanti nuclei in cui s’articola l’argomento,
si svolgerà dal 15 al 17 maggio 2017 l’usuale seminario primaverile organizzato dall’Istituto di Storia della Società e dello Stato veneziano all’insegna del titolo generale, ossia il ‘proposito’.

Il seminario sonderà l’intreccio, in sede decisionale, tra detto e non detto, tra dichiarazioni esplicite e carsici retroterra. Laddove – specie nel ’500 e nel ’600, quando la si proclama a tutte lettere e la si teorizza senza reticenze – la ‘ragion di stato’ esige la simulazione di convinzioni che non si hanno e la dissimulazione dei pensieri che, invece, si covano nell’intimo, e non è che sia chiaro il confine tra il bene e il male, e nemmeno quello tra verità e menzogna.  Per tal verso il seminario potrà aggirarsi tra casi di straordinaria e ordinaria ambiguità.

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Per Francesco Degrada: la critica musicale e la musicologia italiana negli anni dell’impegno

Questa giornata di studi, coordinata da Gianmario Borio, Adriana Guarnieri e Franco Piperno, è la terza tappa del ciclo Musicologia: critica, filologia e storia: il ricordo di Francesco Degrada, organizzato congiuntamente con la Fondazione Pergolesi Spontini, il Centro Studi Pergolesi e l’Università degli Studi di Milano per ricordare la figura del musicologo italiano scomparso nel 2005. L’incontro di Venezia, organizzato in collaborazione con il Conservatorio Benedetto Marcello, mette in luce il ruolo che Degrada svolse per la diffusione del sapere musicale nella sua attività per il Teatro La Scala, nei suoi rapporti con i compositori dell’avanguardia, nell’organizzazione di festival e concerti, mediante programmi di sala e interventi sui media; aspetti sui quali si concentrano le relazioni di Cesare Fertonani e Alessandro Turba.
La funzione di mediazione tra lavoro scientifico e formazione del cittadino si colloca per Degrada in un contesto politico-culturale che sta sotto l’egida dell’impegno; le successive relazioni di Carla Cuomo su Massimo Mila e di Angela Carone su Roman Vlad contribuiranno a precisare questo quadro e a tracciare le linee di una stagione di grande vitalità per la cultura italiana. L’incontro, che prevede anche una testimonianza di Mercedes Viale Ferrero, inizierà con una tavola rotonda dedicata alle trasformazioni della critica musicale intercorse negli ultimi tre decenni; vi parteciperanno Angelo Foletto, Mario Messinis, Giorgio Pestelli e Paolo Petazzi.

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Trio da Kali

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, proseguendo un’importante collaborazione con l’Aga Khan Music Iniziative – programma educativo promosso dall’Aga Khan Foundation, con il contributo della Regione Veneto, organizza sabato 1 luglio un concerto del Trio Da Kali.

Il Trio Da Kali è un gruppo di musicisti del Mali che proviene da una tradizione familiare di griot di lingua e cultura Mandé, stanziata nella parte meridionale del paese. Come da tradizione, ognuno dei tre musicisti proviene da importanti dinastie familiari di griot dove il sapere è trasmesso e conservato oralmente di generazione in generazione.I griot sono figure ricollegabili a quelle dei cantastorie nelle corti occidentali, dei veri specialisti della parola.

Il Trio nasce alcuni anni fa in occasione di un progetto condiviso con il celebre quartetto d’archi Kronos, specializzato in collaborazioni con musicisti di diverse parti del mondo, ed è formato dalla cantante Hawa
Kassé Mady Diabaté, figlia del famoso musicista Kassé Mady Diabaté, da Lassana Diabaté, maestro di balafon (lo xilofono tipico dell’Africa Occidentale) e da Mamadou Koyaté, suonatore di ngoni (liuto africano a manico corto, nel registro grave, che funge da ‘basso’). I tre musicisti, che realizzano anche progetti indipendenti, collaborano con l’obiettivo di valorizzare repertori e stili performativi griot dimenticati o negletti e di metterli a contatto con i nuovi linguaggi della musica contemporanea. Il repertorio dei musicisti, infatti, spazia da brani tradizionali a musiche contemporanee che sono divenute successi della world music.

Il Trio Da Kali si è esibito in importanti festival e istituzioni come la Royal Albert Hall di Londra,
il Théâtre de la Ville di Parigi e la Royal Festival Hall a Londra, il Montreux Jazz Festival,
in Svizzera.

Il concerto si terrà alle ore 19 nella cornice della Sala degli Arazzi,
ingresso libero fino a esaurimento posti

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Alighiero Boetti: Minimum – Maximum

 La mostra celebra il genio dell’artista torinese con oltre 20 opere di forte impatto selezionate per la prima volta secondo il criterio del formato, confrontando i “minimi” e i “massimi” delle sue serie più significative

 L’esposizione, curata da Luca Massimo Barbero con l’Archivio Alighiero Boetti, presenta un progetto speciale sviluppato da Hans Ulrich Obrist e Agata Boetti sul tema della fotocopia intitolato COLORE = REALTÀ. B+W = ASTRAZIONE (a parte le zebre)

L’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia ospita dal 12 maggio al 12 luglio 2017 un grande, inedito viaggio all’interno dell’opera di Alighiero Boetti, uno dei più importanti artisti italiani, al culmine di un momento di grande celebrazione che lo vede protagonista. Alighiero Boetti: Minimum/Maximum, a cura di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, con la collaborazione dell’Archivio Alighiero Boetti, presenta il risultato di un processo inedito di selezione e confronto: quello tra il formato minimo e massimo di opere dei cicli più rappresentativi del celebre artista torinese, focalizzando così uno dei temi che meglio rappresentano l’operatività creativa di Boetti. La mostra è organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Tornabuoni Art.

Questa mostra offre al visitatore un percorso di rapporto, non antologico e mai scontato, unico nel suo genere, nato dalla raccolta in collezioni pubbliche e private di opere di Boetti di grandi dimensioni – spiega Luca Massimo BarberoÈ un progetto organico pensato appositamente per Venezia in questo momento di grandi conferme internazionali di uno dei più importanti esponenti dell’arte italiana”.

Articolata in sezioni, per un totale di più di 20 opere, l’esposizione include, oltre ai cicli più significativi di Boetti – Ricami, Aerei, Mappe, Tutto e Biro – alcune opere meno note come i Bollini colorati, la Storia Naturale della Moltiplicazione e le Copertine, e costituisce un’occasione preziosa per presentare anche lavori di fatto sconosciuti al grande pubblico, come la grande opera con bollini colorati Estate 70 (1970) – prestata per quest’evento direttamente dalla famiglia dell’artista – e Titoli (1978), uno dei più grandi formati del raro ciclo dei Ricami monocromi. In mostra ci sarà anche uno dei più grandi Mimetico (1967), una delle prime serie di opere di Boetti, in prestito dalla Fondazione Prada.

Il tema del formato è cruciale per comprendere il modo in cui Boetti ideava e realizzava i suoi lavori, ed è direttamente collegato al concetto di tempo: come in Estate 70, opera monumentale che apre il percorso espositivo, realizzata su un rotolo di carta lungo venti metri sul quale Boetti ha incollato migliaia di bollini autoadesivi colorati: unica per le dimensioni e perché introdusse in modo dirompente il tema del tempo necessario alla fruizione dell’opera. Complementari a livello di senso sono le opere di formato minimo, che rappresentano l’opposizione dialettica nella creatività di Boetti.

La mostra si dispiega in un puntuale confronto fra piccolo e grande, minimo e massimo, presentando le opere Storia Naturale della Moltiplicazione, Mettere al mondo il mondo e Alternando da uno a cento e viceversa – offrendo al visitatore la possibilità di fruire in un unico contesto di opere di periodi differenti – fino al grande trittico Aerei (1989), in prestito dalla prestigiosa Fondation Carmignac di Parigi.

Fra la prima e la seconda sala sarà in esposizione il documentario Niente da vedere Niente da nascondere, realizzato nel 1978 da Emidio Greco in occasione della retrospettiva dedicata a Boetti alla Kunsthalle di Basilea, che alterna immagini della mostra svizzera a momenti nello studio romano dell’artista, importante perché ridà testimonianza diretta delle parole di Boetti.

Il percorso prosegue poi con le celebri Mappe e con i Tutto, “zibaldone dei temi e delle immagini di Boetti” – spiega Barbero – che introducono l’importante tema della realizzazione differita dell’opera d’arte, del viaggio e del nomadismo dell’arte, a sua volta interconnesso con quello del tempo. Elemento ben evidente ad esempio nei ricami, che una volta iniziati dai collaboratori a Roma, venivano spediti a Kabul, poi a Peshawar in Pakistan a seguito dell’invasione Sovietica dell’Afghanistan nel 1979, dove le ricamatrici delle famiglie di rifugiati afghani li realizzavano con l’accostamento dei colori da loro scelto, seguendo le regole del gioco dettate da Boetti, per poi tornare a Roma dove l’artista le vedeva finite per la prima volta.

La parte dei confronti si chiude quindi con la grande opera Copertine (1984), che riprendere l’idea dell’ossessività dei media e la formula dell’immagine trasmessa e riutilizzata e che introduce il progetto speciale di Hans Ulrich Obrist, direttore artistico delle Serpentine Gallery di Londra, e Agata Boetti, direttrice dell’Archivio Alighiero Boetti, che esemplifica ulteriormente il modo di pensare essenzialmente dialettico di Boetti e si sviluppa attorno al tema della fotocopia. “Già nel ’69 a Torino, quando andavo allo show-room della Rank Xerox con le mie monetine in tasca, le idee erano tante. – affermava Boetti nel 1991 – Dicevo, la fotocopiatrice non è una macchina solo da ufficio, nel duemila l’avremo tutti nel salotto! Affidatemene una, ve ne documenterò alcune applicazioni creative. Non intendevo manipolare il meccanismo o l’inchiostro, come hanno fatto alcuni da Munari in poi. No, m’interessava l’applicazione standard. Ma ad esempio l’avrei messa sul balcone quando comincia a piovere, una goccia, dieci gocce, mille gocce….”.

COLORE=REALTÀ. B+W=ASTRAZIONE (a parte le zebre) esplora queste “applicazioni creative” di Boetti, riunendo per la prima volta un insieme di opere eseguite con la fotocopiatrice nei diversi momenti della carriera dell’artista e che sono, secondo Obrist, testimoni della passione di Boetti per le tecnologie della comunicazione (come la polaroid o l’uso del fax che – introdotto negli anni ottanta – è sintesi di posta e fotocopia) e invitano a immaginare gli usi creativi che Boetti avrebbe trovato per gli attuali mezzi di comunicazione e riproduzione delle immagini: “Presentando questi lavori sul muro, così come stiamo facendo con le 1665 fotocopie alla Fondazione Cini, mostreremo al pubblico che Boetti era come una versione analogica di Internet. Era come un motore di ricerca. Ha anticipato Google con mezzi analogici”.

 Al centro della sala dedicata alle fotocopie, i visitatori sono invitati a utilizzare una vera e propria fotocopiatrice, seguendo le regole del gioco appositamente create dall’artista messicano Mario Garcia Torres per rendere omaggio ad Alighiero Boetti.

Alighiero Boetti: Minimum/Maximum a cura di Luca Massimo Barbero e il progetto speciale COLORE = REALTÀ. B+W = ASTRAZIONE (a parte le zebre), curato da Hans Ulrich Obrist e Agata Boetti, sono ciascuno accompagnato da un catalogo edito da Forma Edizioni.

Concerto per cinque pianoforti e sei voci Evento conclusivo della Solti Peretti Répétiteurs Masterclass

La nona edizione delle Solti Peretti Répétiteurs Masterclasses, realizzata in collaborazione con la Georg Solti Accademia di Bel Canto, si concluderà con un concerto per cinque pianoforti e sei cantanti incentrato sul repertorio del ‘bel canto’, nel suggestivo scenario della Sala degli Arazzi della Fondazione Giorgio Cini.

Le Solti Peretti Répétiteurs Masterclass, uniche nel loro genere, offrono a sei eccezionali pianisti un periodo di studio intensivo con alcuni dei più preparati répétiteurs contemporanei. Le abilità di un bravo répétiteur non devono essere sottovalutate, né può esserlo il suo ruolo nella vita e nella carriera di un cantante. Essi sono i factotum per eccellenza del mondo musicale, l’alleato chiave che permette all’artista il raggiungimento dell’apice della performance. Non a caso, molti di loro sono annoverati tra i migliori direttori del mondo: Solti, Pappano, Gergiev e Muti, giusto per citarne alcuni.
Nel corso della sua attività, la Georg Solti Accademia si è costruita una reputazione di professionalità, disciplina rigorosa e attenzione per i dettagli: gli stessi valori che Sir Georg Solti ha coltivato nell’intero arco della sua vita. Alla sua memoria e nello spirito della sua testimonianza cantanti come Mirella Freni, Kiri Te Kanawa, José Carreras, Leo Nucci, Luciana Serra, Daniela Dessi, Frederica von Stade, Mariella Devia, Thomas Allen e Angela Gheorghiu, con i quali Solti ha lavorato, hanno accettato di collaborare con l’Accademia, restituendo alle nuove generazioni ciò che hanno appreso quando erano giovani artisti.

Concerto di musica indiana Colours of Raga

L’11 aprile alle ore 18.30 l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza un concerto di musica classica dell’India del nord.

L’artista è la cantante Sangeeta Bandyopadhyay, autorevole esponente del genere vocale khyal, affermata a livello internazionale e proveniente da un importante lignaggio di musicisti di Calcutta.
La presenza di Sangeeta Bandyopadhyay a Venezia è particolarmente gradita in quanto si tratta di un ritorno. Infatti, la musicista si è esibita e ha tenuto corsi per l’IISMC già negli anni novanta.

Inoltre, Sangeeta è figlia dell’importante suonatore di tabla Sankha Chatterjee che per oltre trent’anni ha tenuto con grande apprezzamento dei suoi allievi, alcuni dei quali ormai professionisti, i corsi di tabla per l’Istituto. La famiglia Bandyopadyay si divide tra Berlino e l’India, tenendo numerosi concerti a livello internazionale. Il genere khyal, di cui Sangeeta è specialista, è uno dei più importanti generi classici della musica dell’India del Nord, un genere che richiede grandi capacità tecniche ai cantanti, che devono essere particolarmente versati nell’improvvisazione per eseguirlo. Sangeeta Bandyopadhyay, una delle principali
interpreti attuali del khyal ha studiato con maestri delle scuole di Lucknow, Patiala e Indore, sviluppando uno stile unico, che esprime una sintesi di queste tre scuole, muovendosi a proprio agio tra tutte
le sottigliezze nell’espressione dei raga, i modi della musica classica indiana nei quali si fondono espressività, originalità e maestria nell’elaborazione melodica.
Ad accompagnare la voce di Sangeeta Bandyopadhyay ci saranno Saibal Bandyopadhyay all’harmonium e Nihar Mehta alle tabla.

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Ettore Sottsass: il vetro

ph. Enrico Fiorese

La mostra Ettore Sottsass: il vetro, curata da Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte, intende analizzare in maniera esaustiva la produzione del designer italiano legata al vetro, un materiale che interessa Sottsass fin dagli anni quaranta, quando alla Biennale di Venezia del 1948 presenta alcuni oggetti realizzati in collaborazione con la ditta S.A.L.I.R. di Murano. Sempre a Venezia, negli anni settanta, collabora con la vetreria Cenedese per la realizzazione di oggetti in vetro le cui forme sono in questi anni molto prossime a quelle delle sue ceramiche. Ma sarà solo dopo la fondazione del gruppo Memphis (1981) che vedranno la luce le vere e proprie sculture in vetro affidate agli artigiani della vetreria Toso; in quest’occasione Sottsass introdurrà l’impiego della colla chimica, sfidando la secolare tradizione del vetro muranese.
La mostra, che consterà di circa 200 pezzi, può contare sui prestiti di importanti collezioni private, nonché sui pezzi conservati presso gli archivi storici delle vetrerie e delle aziende veneziane con le quali Sottsass
ha collaborato; saranno inoltre inseriti nel percorso espositivo anche gli splendidi vetri realizzati per la vetreria Venini. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo (Skira editore) che ospiterà un saggio introduttivo di taglio strettamente biografico ed altri contributi più estesi, a firma del curatore stesso ma anche di architetti, direttori museali, studiosi che con lui hanno collaborato. È previsto inoltre un esaustivo regesto della produzione di Sottsass, costruito con schede tecniche dedicate ad ogni singolo pezzo. La bibliografia, mirata alla sola produzione di vetri, consta di oltre 200 titoli ed è il frutto di una scrupolosa ricerca d’archivio.


 

 

The Music of the Merchant: Musical Life in and around the Venetian Ghetto from Shylock’s Era

Dal 24 al 30 luglio 2017, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini ospita il laboratorio The Music of the Merchant: Musical Life in and around the Venetian Ghetto from Shylock’s Era, a cura del Lucidarium Ensemble. Il laboratorio costituisce un’altra tappa del grande progetto triennale Shakespeare in and beyond the Ghetto: staging Europe across cultures, selezionato dalla Commissione Europea nell’ambito della call 2016 per i Progetti di Cooperazione Europea di Europa Creativa. Accanto all’Università Ca’ Foscari di Venezia e alla Fondazione Giorgio Cini, tra i partner internazionali a sostegno del Progetto Europeo figurano Warwick University e Queen Mary University of London (Inghilterra), Ludwig-Maximilians-Universität München (Germania), Teatrul Municipal Tony Bulandra Targoviste (Romania).

Il laboratorio esplorerà il mosaico di repertori che caratterizzava il paesaggio sonoro della Venezia del XVI Secolo: danze e “mascherate” legate alla Commedia dell’Arte e al Carnevale; canzoni ebraiche in lingua yiddish, italiana e spagnola, mutuate da fonti del XVI secolo; liturgie, paraliturgie e piyyutim provenienti dalla tradizione orale ebraica italiana. Nel corso di una settimana di studi intensivi, si analizzeranno le musiche che la gente comune ascoltava nella quotidianità domestica o nel corso di feste e celebrazioni, con particolare attenzione alle sonorità del Ghetto. Oltre alle ensemble vocali, strumentali e miste, i workshop saranno focalizzati sul repertorio ebraico, con classi di canto e di percussioni storiche. Saranno inoltre attivate lezioni di liuto, flauto e strumenti a fiato, tamburini, percussioni e dulcimer. Un’attenzione particolare sarà dedicata ai repertori musicali arrivati ai giorni nostri in forma parziale, e alle modalità di approccio necessarie al loro studio e alla loro interpretazione.

Il workshop è realizzato in collaborazione con Haute école de musique, Genève, ed è rivolto a cantanti e strumentisti interessati alla musica ebraica e rinascimentale.

Il termine per l’invio delle candidature è il 15 aprile 2017.


 

Per maggiori informazioni:

teatromelodramma@cini.it

lucidarium@gmail.com

http://www.lucidarium.com/summer-course-music-of-the-merchant/


 

 

 

 

 

 

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Libri a San Giorgio

Libri a San Giorgio è la rassegna sulle novità editoriali della Fondazione Giorgio Cini giunta
quest’anno alla sua dodicesima edizione.

Il 29 marzo verrà presentato il volume Illusione scenica e pratica teatrale. Atti del Convegno Internazionale di studi in onore di Elena Povoledo, a cura di Maria Ida Biggi (Le Lettere, Firenze, 2016), che raccoglie i risultati delle giornate di studio organizzate in onore della studiosa Elena Povoledo, tenutesi presso la Fondazione Giorgio Cini il 16 e 17 novembre 2015. Con questo evento, grazie ai contributi di docenti e studiosi internazionali, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma ha ricordato e celebrato la figura di questa pioniera nello studio della relazione tra arti figurative e spettacolo.


L’11 aprile sarà la volta del Catalogo descrittivo dei manoscritti del Fondo Alain Daniélou della Fondazione Giorgio Cini, curato da Nicola Biondi. Il volume, pubblicato nella collana «Intersezioni Musicali», promossa dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, è il primo risultato del lungo e attento lavoro di riordino e analisi dei materiali del Fondo, ricco di oltre 200 manoscritti redatti prevalentemente in sanscrito. Il catalogo sarà presentato da Lars-Christian Koch, direttore del Phonogramm-Archiv di Berlino ed esperto di musica indiana, e Antonio Rigopoulos, docente di sanscrito all’Università Ca’ Foscari di Venezia.


L’ultimo incontro, il 19 aprile, sarà dedicato al volume di Roberto De Feo, Giuseppe Borsato 1770-1849, pubblicato dall’Istituto di Storia dell’Arte all’interno della propria collana «Saggi e profili di arte veneta»: si tratta della prima monografia con catalogo ragionato dedicata a questo poliedrico artista veneziano di primo Ottocento, pittore da cavalletto, frescante, scenografo, ideatore di arredi e ornatista.