Il 5 dicembre, durante una speciale cerimonia aperta al pubblico, verrà assegnato il V Premio per la traduzione poetica “Benno Geiger”. Il Premio, a cadenza annuale, è intitolato a Benno Geiger (1882-1965), scrittore, poeta e critico d’arte austriaco, autore di pregevoli traduzioni in lingua tedesca di alcuni classici della poesia italiana, il cui ricchissimo carteggio di carattere letterario e artistico con corrispondenti italiani ed europei del primo Novecento fa parte dei fondi letterari conservati a San Giorgio. La giuria, composta da illustri studiosi e presieduta da Francesco Zambon, destinerà al vincitore un primo dell’ammontare di 4.000 euro e conferirà un secondo riconoscimento di 1.000 euro destinato ad un giovane traduttore o ad un’opera
prima. La giuria assegnerà infine tre borse di studio, collegate al Premio stesso e finalizzate alle ricerche sul Fondo Geiger e su altri fondi letterari custoditi presso la Fondazione Giorgio Cini.
Location: Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia
Pietro pictore Aretino. Una parola complice per l’arte del Rinascimento

Il convegno – promosso in collaborazione con Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Università degli Studi Roma Tre, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, KNIR – Reale Istituto Neerlandese di Roma, Gallerie degli Uffizi, Comitato per l’Edizione Nazionale delle Opere di Pietro Aretino – è articolato in quattro sessioni: “A Perugia e a Roma: formazione, rapporti con il mondo di Raffaello e quello di Michelangelo, i Modi”; “A Venezia: il ‘triumvirato’ con Tiziano e Sansovino, Aretino patrocinatore e committente”; “Aretino ecfrastico”; “Aretino e la critica d’arte”.
Letterati e storici dell’arte sono chiamati a una riflessione sulla competenza artistica dello scrittore, sui suoi rapporti con gli artisti, sull’incidenza della sua parola nella messa a punto del lessico artistico rinascimentale. Negli anni nei quali diventano pratiche diffuse la committenza dello state portrait e il collezionismo artistico, l’Aretino personaggio pubblico e “segretario del mondo” ha visto confermata costantemente la sua funzione di mediatore tra i sovrani e i loro ministri da una parte e dall’altra gli artisti, su tutti Tiziano, che i potenti chiamavano a farsi carico delle loro immagini pubbliche.
Il convegno si interrogherà sui dialoghi in materia d’arte intrattenuti oltre che con i maestri riconosciuti (da Raffaello e Michelangelo a Sebastiano del Piombo e Giulio Romano, da Tiziano e Sansovino a Tintoretto), con i protagonisti della vita religiosa e politica, con cardinali e ministri e grandi diplomatici, con letterati di grido (a cominciare da Bembo), alimentando una vera e propria diplomazia degli invii condotta con successo alterno dagli anni venti ai cinquanta. Una pratica nella quale Aretino primeggiò e che il convegno recupererà nella sua estensione e illustrerà nelle sue articolazioni.
Homo Faber. Crafting a more human future

La Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, istituzione con sede in Svizzera che si dedica alla promozione della maestria artigiana a livello internazionale, organizza il suo primo grande evento culturale dedicato ai mestieri d’arte in Europa. Homo Faber. Crafting a more human future è concepito da un selezionatissimo team di progettisti, curatori e architetti di fama mondiale e si pone l’obiettivo di mettere in risalto l’eccellenza della produzione artigianale europea, offrendo ai visitatori un’esperienza unica e memorabile.
Homo Faber si avvale della collaborazione di una squadra d’eccezione, che annovera personalità di spicco come Michele De Lucchi, Stefano Boeri, India Mahdavi, Judith Clark, Jean Blanchaert e Stefano Micelli, i quali infonderanno alla mostra una straordinaria creatività ed energia. All’organizzazione collaborano i partner della Michelangelo Foundation, che ne condividono la visione: la Fondazione Giorgio Cini, la Fondation Bettencourt Schueller, il Triennale Design Museum e la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. L’esposizione presenterà un’ampia selezione di materiali e discipline, dal gioiello alle biciclette su misura, dalle competenze artigiane che stanno scomparendo ad alcuni degli esempi più rappresentativi dei mestieri d’arte a livello europeo. Coprendo una superficie di ben 4.000 metri quadri, Homo Faber sarà la più grande mostra mai realizzata presso la Fondazione Giorgio Cini e offrirà ai visitatori l’opportunità di accedere a spazi che normalmente non sono aperti al pubblico.
Per accedere all’evento è necessario registrarsi sul sito: www.homofaberevent.com
Giovanni Poli. La scena dell’essenzialità

Nei giorni 25 e 26 ottobre 2018, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma organizza il convegno internazionale di studi Giovanni Poli. La scena dell’essenzialità, che, attraverso la partecipazione di studiosi ed esperti del settore, analizzerà la carriera e le opere dell’artista veneziano, celebre per il suo lavoro di riscoperta e valorizzazione della grande tradizione veneta e della Commedia dell’Arte. L’acquisizione dell’Archivio Giovanni Poli, avvenuta per volere dei figli e celebrata in occasione della presentazione pubblica che ha avuto luogo il 20 ottobre 2017, rappresenta un arricchimento fondamentale per l’Istituto e per il lavoro di ricerca che quest’ultimo si propone di portare avanti sul teatro veneziano e nazionale del secondo Novecento. Accanto ai docenti e ricercatori che esporranno i risultati degli studi effettuati sui materiali d’archivio, donne e uomini di teatro porteranno le proprie testimonianze del lavoro svolto con il regista e drammaturgo.
In occasione del convegno, presso gli spazi della saletta espositiva della Biblioteca della Manica Lunga, una mostra curata da Maria Ida Biggi presenterà una selezione di materiali provenienti dagli archivi di Giovanni Poli e Mischa Scandella.
Stefano Poli curerà, inoltre, il riallestimento dello storico spettacolo-manifesto La commedia degli Zanni, scritto e diretto dal padre Giovanni. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Ca’ Foscari a Santa Marta e realizzato con la partecipazione di giovani attori e la collaborazione del Teatro a l’Avogaria, sarà rappresentato nei giorni 25 e 26 ottobre presso lo stesso Teatro Ca’ Foscari.
Embodying Scientific Medicine and Religious Healing

Nel XX e XXI secolo, le teorie della secolarizzazione descrivevano il declino delle pratiche religiose nelle società occidentali. Molti intellettuali teorizzavano la fine delle pratiche esorcistiche di fronte ad una società sempre più razionale. Questa visione, basata sull’assunto di un inesorabile progresso razionale, non riesce a spiegare del tutto le dinamiche delle società nelle quali viviamo. Infatti, la religione, lungi dall’essere stata emarginata dalla modernità, è sempre più al centro dei dibattiti politici, spirituali ed etici. Di conseguenza le pratiche legate agli esorcismi, non sono considerate espressione di un lontano passato oscuro, ma sono oggetto di rinnovata attenzione, e non sorprende rilevare come in Italia sia crescente il numero di coloro che si rivolgono agli esorcisti.
Questo richiede ulteriori ricerche sul tema, con particolare attenzione agli approcci trans-culturali, i quali ci permettono di cogliere le tendenze globali, come le questioni mediche e le loro relazioni con i fenomeni religiosi, e di fornire descrizioni vivide delle esperienze soggettive. La Fondazione Giorgio Cini si propone come luogo privilegiato per questa conferenza, grazie all’approccio comparatistico, da sempre promosso dalla Fondazione stessa, sia per la storia dell’Isola di San Giorgio.
La conferenza internazionale Embodying Scientific Medicine and Religious Healing, A Comparative Perspective on Exorcism and Non-Voluntary Spirit Possession, in sintonia con le aree di ricerca del Centro di Civiltà e Spiritualità Comparate, si propone di esplorare le relazioni tra esorcismi e cure medico-scientifiche in diversi contesti religiosi, è organizzata dal Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Andrea De Antoni, professore alla Ritsumeikan University di Kyoto.
Iscriviti al seminario
Città come teatro. Feste e processioni tra Quattro e Cinquecento

28-29 giugno 2018
Giornate di studio Città come teatro. Feste e processioni tra Quattro e Cinquecento
Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini
L’Istituto per il Teatro e il Melodramma, in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, il Centro studi classicA e la Scuola Normale Superiore di Pisa, promuove una giornata di studio dedicata alle feste rinascimentali tra Quattro e Cinquecento. L’iniziativa, realizzata in occasione del secondo centenario della nascita di Jacob Burckhardt (Basel, 1818-1897), intende ricostruire la rinascita della passione per l’antico che si manifesta già alla fine del XIV secolo, con le cerimonie pubbliche e le feste del calendario liturgico e profano: una reinvenzione vitale e originale, ibridata con retaggi cavallereschi medievali. È proprio in quella cornice, capitolo imprescindibile del nuovo genere di ritualità civile della festa, che rinascono nuove forme di teatro. Un teatro che reinventa ex novo testi, spazi e drammaturgie, ma che si vuole programmaticamente collegato a una ripresa del teatro antico.
Parteciperanno all’incontro Elisa Bastianello, Maria Ida Biggi, Francesca Bortoletti, David Douglas Bryant, Monica Centanni, Maurizio Ghelardi, Antonietta Iacono, Stefano Mazzoni, Giovanni Ricci, Alessandra Schiavon, Caterina Soranzo.
«Ecco il mondo»: Arrigo Boito, Il futuro nel passato e il passato nel futuro

«Ecco il mondo»: Arrigo Boito, il futuro nel passato e il passato nel futuro
Convegno per il centenario della morte e per il centocinquantenario del Mefistofele
Dal 13 al 15 novembre 2018, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma organizza il Convegno internazionale di studi «Ecco il mondo»: Arrigo Boito, il futuro nel passato e il passato nel futuro, a cura di Maria Ida Biggi, Emanuele d’Angelo e Michele Girardi, che celebra il centenario della morte di Arrigo Boito (1842-1918) e il centocinquantenario dell’opera Mefistofele (1868-2018).
Il convegno, realizzato nell’ambito delle attività afferenti al Comitato Nazionale per le celebrazioni boitiane, di cui l’Istituto è promotore insieme al Comune di Parma, vedrà la partecipazione di specialisti dei diversi ambiti artistici che hanno caratterizzato la carriera del celebre intellettuale: la sua produzione di compositore, librettista e letterato d’avanguardia, la sua attività di critico teatrale e musicale, quella di traduttore e regista teatrale. Un particolare approfondimento sarà inoltre dedicato all’opera Mefistofele, pietra miliare del repertorio operistico italiano ottocentesco, rappresentata per la prima volta nel 1868 al Teatro alla Scala di Milano.
Tra gli studiosi coinvolti, Alessandro Avallone, Marco Beghelli, Alberto Bentoglio, Paola Bertolone, Maria Ida Biggi, Jean-Christophe Branger, Edoardo Buroni, Alessandra Campana, Paola Camponovo, Ilaria Comelli, Ilaria Crotti, Emanuele d’Angelo, Giordano Ferrari, Federico Fornoni, Anselm Gerhard, Michele Girardi, Giovanni Guanti, Adriana Guarnieri, Gerardo Guccini, Costantino Maeder, Federica Mazzocchi, Vincenzina Ottomano, Guido Paduano, Tommaso Sabbatini, Emilio Sala, Stefano Telve, Gerardo Tocchini, Mercedes Viale Ferrero.
Concerto per flauto e chitarra

27 giugno 2018 ore 19:00
AUDITORIUM ‘LO SQUERO’
CONCERTO
FLORINDO BALDISSERA, chitarra
FEDERICA LOTTI, flauto
PROGRAMMA
Camillo Togni, Due preludi per ottavino
Fausto Romitelli, Solare
Claudio Ambrosini, Carnis ore, cordis ore per flauti e chitarra World Première
Niccolò Castiglioni, Romanzetta
Giacomo Manzoni, Echi
Fausto Romitelli, Dia Nykta per flauto
Ingresso libero fino ad esaurimento posti, non è necessaria la prenotazione.
Gino Severini, Pedrolino et Arlequin, 1958. Collezione privata. © 2018. Adagp Images, Paris / SCALA, Firenze.
Seminari Reset-Dialogue on Civilizations Fountainheads of Toleration. Forms of Pluralism in Empires, Republics, Democracies

Si apre a Venezia l’edizione 2018 dei Venice Seminars, i dialoghi filosofici Est-Ovest svoltisi per un decennio a Istanbul. L’incontro internazionale si terrà dal 7 al 9 giugno a Venezia: le giornate del 7 e del 9 giugno in Fondazione Cini, Isola di San Giorgio, la giornata dell’8 giugno in Auditorium Santa Margherita dell’Università Ca’ Foscari. L’evento è organizzato dall’Associazione Internazionale Reset-Dialogues on Civilizations e dal Center for the Humanities and Social Change dell’Università Ca’ Foscari, in partnership con la Fondazione Cini. I seminari, che si svolgeranno in lingua inglese, sono gratuiti e aperti a tutti, previa registrazione sul sito www.resetdoc.org
Titolo di quest’anno “Fountainheads of Toleration. Forms of Pluralism in Empires, Republics, Democracies”, per esplorare le fonti della tolleranza nelle diverse tradizioni culturali e religiose, in contesti secolari, liberali e confessionali riconducibili tanto alle macro regioni storiche del mondo (l’Occidente e l’Oriente), quanto alla storia del pensiero Cristiano, Ebraico, Islamico, Buddista, Confuciano e Induista. Per ogni tradizione filosofica, teologica e politica, all’interno del quadro della storia delle idee, e prendendo spunto dal pensiero degli intellettuali di riferimento, i Seminari analizzeranno i punti di svolta e i momenti critici che hanno condotto a una scelta tra una prospettiva esclusiva, estremista e fondamentalista, da un lato, e una visione inclusiva, pluralista e tollerante, dall’altro. Quali sono le sorgenti e le giunzioni della storia delle idee che hanno aperto la strada all’integrazione e al pluralismo culturale? Quali tra questi punti di svolta possono offrire una via d’uscita dalle contemporanee tendenze all’intolleranza, che sgorgano dalle identità culturali e religiose?
Diversi gli autori internazionali chiamati a discutere su questi temi: Cengiz Aktar, Giuliano Amato, Karen Barkey, Shaul Bassi, Seyla Benhabib, Homi Bhabha, Jacqueline Bhabha, Enrico Biale, Murat Borovalı, Giancarlo Bosetti, Alessandra Bucossi, Marina Calloni, José Casanova, Alessandro Ferrara, Pasquale Ferrara, Pasquale Gagliardi, Simon Goldhill, Ahmet İnsel, Volker Kaul, Jonathan Laurence, Tiziana Lippiello, Stephen Macedo, Liav Orgad, David Rasmussen, Massimo Raveri, Antonio Rigopoulos, Tatjana Sekulić, Federico Squarcini, Nayla Tabbara, Francesca Tarocco, Diego von Vacano, Pei Wang, Ogan Yumlu, Ida Zilio Grandi.
Il Programma è disponibile sul sito www.resetdoc.org
Per partecipare ai seminari è possibile registrarsi online sul sito.
Per informazioni scrivere a events@resetdoc.org
Registration
The Seminars are free and open to All.
Registration is required:
FOR STUDENTS AND YOUNG SCHOLARS: To register for only the Seminars (7-9 June)please click here
FOR VISITORS: Please, in order to register click here
For more information send an e-mail to events@resetdoc.org
Caribbean Concerts Spirituels. French-colonial music 1750-1780

Seminari di Musica Antica Egida Sartori e Laura Alvini
Direttore: Pedro Memelsdorff
La Fondazione Giorgio Cini e le Fondazioni Concordance, Irma Merk e L.+Th. La Roche offrono delle borse di studio a cantanti solisti esperti nel repertorio barocco per partecipare ai prossimi due appuntamenti dei Seminari di Musica Antica Egida Sartori e Laura Alvini:
Caribbean Concerts Spirituels. French-colonial music (1750-1780)
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
26-30 novembre 2018
Domande di partecipazione entro: 15 luglio 2018
Minette, Caribbean Galathée
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
Data da destinarsi, Febbraio 2019
Bando per borse di studio in uscita in ottobre 2018
La tematica ruota attorno a un momento eccezionale della storia della musica europea e francese in particolare: la diffusione nelle colonie mesoamericane (in questo caso le Antille francesi), con la loro struttura socio-economica basata sullo schiavismo e lo scontro-incontro culturale tra le élite di coloni europei e le culture locali e soprattutto africane, dei repertori della madrepatria e la loro reciproca ibridazione.
Partendo dai Caraibi francesi e, in particolare, dal contesto sociologico di Saint-Domingue (l’odierna Haiti) della seconda metà del Settecento, i due seminari tematizzeranno, prima, la musica religiosa della colonia ‒ caratterizzata dall’egemonia europea e dall’evangelizzazione degli schiavi ‒ e, poi, la figura di Minette (Louise Alexandrine Elisabeth), la prima cantante di colore ad esibirsi in ruoli protagonistici
nella storia dell’opera francese, nata a Saint-Domingue nel 1767. [1]
Colonizzata gradualmente nel XVII secolo, la parte occidentale dell’Isola caraibica chiamata Hispaniola divenne la francese Saint-Domingue nel 1697, e in qualche decennio si trasformò nella più ricca produttrice di indaco, caffè e infine canna da zucchero della regione. Alla fine del XVIII secolo, circa la metà del caffè e dello zucchero consumato nella Francia continentale proveniva da Saint-Domingue, e quasi un terzo del prodotto lordo francese era legato al commercio nella colonia.
Com’è noto, la sua struttura socio-economica era completamente basata sul lavoro degli schiavi catturati nelle regioni subsahariane – individuabili negli attuali stati di Angola, Benin, Ghana, Guinea, Costa d’Avorio, Liberia, Mali, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo – e perfino dal Mozambico, nell’Africa orientale.
Storici dell’epoca come Moreau de Saint-Méry e viaggiatori come Girod-Chantrans, Isert o Wimpffen hanno descritto in dettaglio la società di Saint-Domingue, segnata da conflitti etnici, sociali ed economici tra i pochi indigeni americani sopravvissuti allo sterminio da parte degli Spagnoli e soprattutto tra europei e africani, il cui incrocio di razze venne regolato dal Code noir francese sin dal 1685. Consentiti sino agli anni Venti del Settecento, i matrimoni misti furono da allora ufficialmente banditi, ma in larga misura tollerati ‒ seppure un’infinità di restrizioni era imposta ai discendenti di razza mista. Queste includevano la privazione della personalità giuridica, l’impossibilità di accedere ai ranghi della pubblica amministrazione e l’esclusione dall’educazione superiore, così che implicitamente ai non-bianchi erano precluse anche le libere professioni. Tra i divieti, infine, si trova anche la frequentazione di sale per spettacoli pubblici, come i teatri o istituzioni simili, di cui perlomeno otto erano attivi a Saint-Domingue tra il 1760 e il 1780.
Sulle basi di precedenti ricerche ad opera di Adolphe Cabon e Jean Fouchard, lo storico e musicologo locale Bernard Camier ricorda che questi teatri totalizzavano circa tremila ottocento posti a sedere (uno ogni quindici potenziali spettatori, e cioè membri dell’élite mista di coloni bianchi e mulatti affrancati), il che equivale, proporzionalmente, a tre volte la disponibilità dei teatri parigini dell’epoca. Tra il 1764 e il 1791 furono eseguiti a Saint-Domingue più di ottomila concerti in stile europeo, incluse milleduecento opere o commedie arrivate dalla Francia e arrangiate per l’uso locale. Saint-Domingue, in breve, fu a quell’epoca uno dei maggiori centri operistici del mondo (“occidentale”), certamente il più grande delle Americhe. La sua influenza nell’opera e nel teatro dei Caraibi e del Nord America delle generazioni future può difficilmente essere esagerata.
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[accordion_entry title=”Seminario novembre 2018: Caribbean Concerts Spirituels”]
Il bando di concorso per la partecipazione al primo dei due seminari, che avrà luogo dal 26 al 30 novembre 2018, e la scadenza per l’accettazione delle candidature è il 15 luglio del 2018. Si rivolge a un gruppo di cantanti solisti di ogni registro, guidati dal soprano-specialista Sophie Daneman e da Pedro Memelsdorff.
Intitolato Caribbean Concert Spirituels. French-colonial music (1750-1780), il primo seminario verrà dedicato alla musica religiosa della regione caraibica, e in particolare a due distinti repertori: i Concerts Spirituels offerti per le élites della colonia nel periodo 1750-80, e una cosiddetta Messe en cantiques à l’usage des nègres.
Per il primo repertorio verrà esaminato un manoscritto, ora conservato alla Historic New Orleans Collection, copiato a Parigi nel 1736 e donato nel 1754 alle suore Orsoline della Nouvelle-Orléans. Contiene 294 contrafacta, ossia brani profani di celebri compositori francesi dell’epoca – quali Couperin, Campra o Clérambault – da cantarsi su nuovi testi di tipo religioso. Repertori simili, se forse non uguali, erano diffusi nelle altre colonie francesi della regione, che riprendevano la tradizione francese dei Concerts Spirituels, cioè concerti pubblici a contenuto devozionale eseguiti fondamentalmente in occasione delle grandi feste liturgiche.
Il secondo repertorio si occuperà di ricreare la messa, composta ‒ o meglio assemblata ‒ attorno al 1760, probabilmente da gesuiti, per gli schiavi delle piantagioni della Guyana francese. Scoperta da studiosi locali nel 1980, erano da allora rimasti da identificare più di metà dei modelli musicali (fredons) associati ai testi liturgici, ciascuno indicato da un timbre (titolo o primo verso di un brano musicale noto). Si discuteranno quindi sia le già note fonti del testo poetico della Messe en cantiques à l’usage des nègres, sia le recenti identificazioni di quasi tutti i modelli musicali su cui esso veniva cantato.[2] Composta in lingua francese, la messa ‘contraffatta‘ contiene diversi tropi (‘commenti’ interpolati nel testo liturgico) che tematizzano la sofferenza terrena e l’autorità.
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[accordion_entry title=”Seminario febbraio 2019: Minette, Caribbean Galathée”]
Un secondo seminario, che si terrà in un secondo momento sempre alla Fondazione Giorgio Cini (febbraio-marzo 2019), verrà dedicato ai repertori operistici della colonia franco-caraibica di Saint-Domingue, e in particolare alla carriera della prima cantante solista di colore – nipote di una schiava affrancata –, il cui nome d’arte era Minette. Dopo il suo debutto teatrale nel febbraio del 1781, Minette incarnò i ruoli protagonisti di oltre quaranta tra opere, melodrammi e commedie francesi, fondando una sorta di mito – ma anche provocando una forte controversia sociale registrata dai periodici locali dell’epoca.
Tra i repertori eseguiti da Minette si annoverano intonazioni di libretti (o loro parafrasi), tra gli altri, di Voltaire e Rousseau, che tematizzano le differenze razziali e la schiavitù ‒ e quindi inevitabilmente l’emancipazione ‒ particolare che conferisce speciale interesse all’aspetto sociologico del progetto. Si tratta cioè di un’acclamata artista di colore – mai remunerata per le proprie mansioni date le sue origini schiave – che, sfidando la critica tradizionalista, infiamma l’élite mista dei suoi spettatori che vede in lei il simbolo ambito e temuto dell’ibridazione razziale. Non solo: che cantando e recitando commedie come L’amant statue di Nicolas Dalayrac o L’amoureux de quinze ans di Jean Martini e, soprattutto, il Pygmalion di Jean-Jacques Rousseau, volente o nolente dà voce a un dialogo interrazziale che doveva colpire il pubblico ’haitiano’ settecentesco non meno di un ascoltatore odierno.
Il Pygmalion ‒ si ricordi ‒ tematizza sia l’autonomia dell’opera d’arte dal suo autore, sia l’animazione della statua Galathée, che nella versione di Minette non poteva non venire associata a quella della stessa protagonista, ‘ex-schiava’ e di colore. E nell’Amant statue di Dalayrac il dialogo sull’animazione di un (falso) automa musicale, non poteva non diventare allusivo dell’animazione del flautista schiavo che accompagnava la scena dall’orchestra.
In sintesi, protagonista del primo blind-casting della storia, Minette doveva catalizzare le ambizioni e le paure di una società che forse soprattutto (o addirittura solo) in teatro esplorava il vertiginoso spazio liminare tra libertà e schiavitù.
Il seminario si rivolge a cantanti solisti di ogni registro e in particolare haut-contres (o tenorini) e soprani di coloratura di grande agilità. I borsisti verranno guidati da docenti di massimo livello e assistiti da specialisti del repertorio francese tardo-barocco e galante.
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Scarica la locandina Caribbean
[1] Bibliografia aggiornata in Pedro Memelsdorff, “L’amant statue. Staging slavery in pre-revolutionary Haiti”, relazione presentata ai convegni Third Singapore Heritage Science Conference: The Treasure of Human Experiences, Singapore, Nanyang Technological University, 25-26 Gennaio 2016; Music in the Mediterranean Diaspora, Firenze, Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, 18-19 maggio 2017; Race and Empire in Global Music History, 1500-1800, University of Pittsburgh, 30-31 marzo 2018. Testo in corso di pubblicazione per I Tatti Studies in the Italian Renaissance.
[2] Pedro Memelsdorff, “New light on the Messe en cantiques à l’usage des nègres”, pubblicazione in preparazione.