Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia – Pagina 21 – Fondazione Giorgio Cini

Il teatro in fotografia. Attori e fotografi nell’Italia della Belle Époque

In occasione dei centottanta anni dalla nascita della fotografia, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia, organizza un convegno di studi dedicato al rapporto tra la nascente arte della fotografia e la scena teatrale italiana al tempo della Belle Époque. L’obiettivo dell’incontro è quello di studiare la produzione fotografica ottocentesca e primonovecentesca, per mettere in luce quella sorta di “affinità elettiva” tra pratica teatrale e pratica fotografica che ha caratterizzato in modo particolare questi primi decenni di storia della fotografia.

Al fine di comprendere le caratteristiche di questo fenomeno e studiarne le ricadute sul mondo teatrale e sulla società del tempo, il convegno intende individuare i fotografi che si sono occupati di questo genere fotografico e di ricostruire i rapporti intercorsi tra questi e gli artisti della scena e/o le compagnie ritratte. Particolare attenzione sarà riservata al ritratto dell’interprete femminile e alla circolazione di questo tipo di fotografia attraverso la stampa generalista e di settore.

Il convegno, il cui comitato scientifico è composto da Maria Ida Biggi, Stefano Mazzoni, Emanuela Sesti, Tiziana Serena e Marianna Zannoni, vedrà la partecipazione dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Università degli Studi di Firenze.

 

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Maurice Marinot: 1911-1934. Il vetro

In relazione alla mostra aperta al pubblico a LE STANZE DEL VETRO, Maurice Marinot. Il vetro, 1911-1934, a cura di Jean-Luc Olivié e Cristina Beltrami, il Centro Studi del Vetro organizza per giovedì 16 maggio un Convegno internazionale che approfondirà la figura di Maurice Marinot.

 

Un ‘caso’ unico in cui per la prima volta un artista adulto, senza formazione iniziale nel mestiere, dedica oltre vent’anni della sua carriera alla creazione di opere basate sull’antica tecnica artigianale del vetro soffiato. Questa circostanza, unita a una creatività eccezionale e guidata da una semplice ma acuta attenzione alle possibilità plastiche di questa “acqua solidificata”, lo porta alla creazione di oggetti unici, in un’estetica completamente nuova, rapidamente percepita dai suoi contemporanei come un’espressione, naturale e preziosa, della modernità.

L’originalità del suo lavoro ha trovato rapida diffusione, specie attraverso le mostre internazionali, suscitando un’influenza profonda sulle diverse generazioni a venire. Il simposio approfondirà il percorso di Maurice Marinot grazie ai contributi di studiosi e critici di fama internazionale, tra cui Jean-Luc Olivié, Cristina Beltrami, Veronique Ayroles, Adriaenssens Werner e Jared Goss.

 

Il convegno è aperto al pubblico fino a esaurimento dei posti disponibili.

Sarà presente una traduzione simultanea.

Expanded

Expanded

Expanded è un progetto di ricerca, basato sull’arte e creato nel contest del First Stone Programme, promosso da Assimagra e curato da experimentadesign. Grazie alla partnership con Fondazione Giorgio Cini, Expanded presenta opere originali degli artisti Carsten Höller, Julião Sarmento e Marina Abramović, tutte concepite per essere esposte in spazi pubblici.

 

Le opere presentate esplorano, in un modo o nell’altro, la nostra percezione dello spazio, della scala di misura, del tempo e della posizione, così come la possibilità di espandere i nostri confini auto imposti o basati sulla nostra cultura.

Prodotte in pietra, una risorsa naturale di milioni di anni di età, condividono un elemento unificatore di carattere profondo, senza tempo e resiliente, contraddicendo il caos e la superficialità del mondo contemporaneo.

 

Poste nel parco della Fondazione Giorgio Cini, immerse nella natura e esposte vicini, queste opere offriranno momenti di sperimentazione e confronto con il pubblico, sottolineando il valore dell’parte e della cultura in una location alternativa.

 

 

First Stone

First Stone (Primeira Pedra) è un programma internazionale di ricerca sperimentale, che esplora le potenzialità della pietra Portoghese.

Centrato sulle caratteristiche uniche, fisiche e visive dei diversi tipi di pietra che si possono trovare nel paesaggio portoghese, First Stone interseca la produzione e il design attraverso lo sviluppo di applicazioni innovative per questo eccezionale materiale, sottolineando la sua qualità così come la vasta industria connessa alla sua estrazione e trasformazione.

 

Tra il 2016 e il 2017, First Stone ha portato avanti tre progetti di ricerca e sviluppo – Resistance, Still Motion and Common Sense – che hanno portato a mostre e presentazioni in Venezia, Milano, Weil am Rhein, São Paulo, Londra e New York. Invitando alcuni di nomi più famosi legati al design e all’architettura questi progetti sono stati un tributo alla straordinaria versatilità di questa risorsa senza tempo.

 

Restando fedeli all’obbiettivo di rivelare le possibilità della pietra portoghese così come il contesto socioculturale che la avvolge, First Stone ha sviluppato nuovi progetti per il 2019 e 2020, con nuovi architetti e designer, allargandosi verso la visual art con il contributo di artisti contemporanei di fama internazionale. I prossimi progetti verranno presentati a Venezia, Parigi e New York, per poi approdare ad una grande esposizione a Lisbona con tutti i progetti e le opere sviluppate fino ad ora.

 

Il progetto First Stone è completato anche da un sito internet, una serie di documentari sulla fruizione dei differenti progetti e da due app per piattaforme digitali mobile.

 

Le opere presentate a Venezia:

 

Carsten Höller

Dice (Limestone) 2019

Dimensioni: 2400 x 2400 x 2400 mm

Peso approssimativo: 20000 kg

Materiale: Pietra calcarea

Finitura: Lucidatura

Fornitore materiale: Solancis

Produzione: Julipedra

 

Julião Sarmento

Azul Cadoiço 2019

Dimensioni: 1200 x 1200 x 1200 mm

Peso approssimativo: 2800 kg

Materiali: Marmo Azul Cadoiço, Pallet di legno

Finitura: Levigatura, sabbiatura e spazzolatura

Produzione e fornitore materiale: Airelimestones

 

Marina Abramović

Chair for Human Use (II) dalla serie Transitory Objects for Human Use 2015/ 2019

Dimensioni: 850 x 630 x 1130 mm

Peso approssimativo: 280 kg ciascuna

Materiali: Quarzo, Granito Gabro de Odivelas

Finitura: Sabbiatura

Fornitore material: Pedra Secular

Produzione: Mármores Galrão

 

Musica indiana Rakesh Chaurasia e Satyajit Talwalkar

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, ha invitato, nell’anno in cui si celebrano i 50 anni della sua fondazione, a ribadire la continuità di una attenzione rivolta fin dall’inizio alla musica e alla danza dell’India, il Maestro Rakesh Chaurasia, che la Fondazione Giorgio Cini aveva avuto l’onore di ospitare già nel 2004.

 

Originario di Allahabad, è uno dei più importanti rappresentanti della musica classica indostana e virtuoso di bansuri (il flauto in bambù della tradizione indiana). Nipote del celebre Pandit Hariprasad Chaurasia, anche lui virtuoso di bansuri, Rakesh rappresenta con successo la seconda generazione di musicisti di tradizione classica su questo strumento, pur avendo sviluppato uno stile personale molto caratteristico. Tale stile, oltre a proseguire nel solco degli insegnamenti ricevuti dallo zio Hariprasad, contiene innovazioni e proposte di contaminazione che lo hanno portato a collaborare con diversi musicisti, non solo dell’India.

 

Il Maestro Chaurasia, che alla Cini il 31 maggio alle ore 18.30 eseguirà un concerto di musiche della tradizione classica indiana, sarà accompagnato alle tabla da Satyajit Talwalkar, giovane ma già affermato percussionista, anch’egli rappresentante di spicco della nuova generazione di musicisti classici dell’India contemporanea.

 

Vai al Convegno How Europe discovered the music of the World after World War II. Cold war, Unesco, and the ethnomusicological debate

How Europe discovered the music of the World after World War II. Cold war, Unesco, and the ethnomusicological debate

Momento centrale delle celebrazioni per il 50° anniversario della fondazione dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati è costituito da un convegno organizzato in collaborazione con Humboldt Forum Im Berliner Schloss Ethnologisches Museum Staatliche Museen zu Berlin,  per riflettere sulla diffusione delle musiche nel mondo negli anni sessanta, il periodo in cui l’Istituto fu fondato. Poco si è riflettuto finora su un aspetto cruciale della storia musicale del Novecento in cui l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati e l’Istituto berlinese da cui nacque (International Institute for Comparative Music Studies and Documentation), fondato nel 1963, svolsero un ruolo importante.

 

Storici, antropologi, oltre che musicologi ed etnomusicologi, dialogheranno in prospettiva interdisciplinare per comprendere motivazioni e dinamiche della diffusione di musiche extraeuropee in Italia e nel nostro continente. Per fare ciò verranno affrontati temi quali la guerra fredda e il confronto tra i due blocchi, la nascita e le posizioni culturali delle organizzazioni internazionali, oltre che ricostruire un dibattito tra gli etnomusicologi che ha contribuito a configurare il nostro modo di conoscere e valutare le musiche del mondo sul piano culturale ed estetico.

 

Verranno presi in considerazione il celebre convegno East-West Music Encounter, tenutosi a Tokyo nel 1961, il ruolo di organizzazioni quali l’Unesco, il Congress for Cutural Freedom, l’International Music Council, l’International Folk Music Council e il contributo di figure quali Alain Daniélou, Nicholas Nabokov, Jack Bornoff.

 

Il convegno prevede, oltre agli interventi, anche delle conversazioni con alcuni dei protagonisti di quel movimento e di quegli anni: Simha Arom, Jacques Cloarec, Ivan Vandor.


Il giorno 31 maggio alle ore 18.30 il Maestro Chaurasia eseguirà un concerto di musiche della tradizione classica indiana, sarà accompagnato alle tabla da Satyajit Talwalkar, giovane ma già affermato percussionista, anch’egli rappresentante di spicco della nuova generazione di musicisti classici dell’India contemporanea.

 

Venice Seminars 2019 – Sources of Democracy. Citizenship, Social Cohesion and Ethical Values

Mezzo secolo fa il filosofo legale e giudice costituzionale tedesco, Ernst-Wolfgang Böckenförde, formulò quello che presto sarebbe diventato ampiamente noto come il cosiddetto paradosso di Böckenförde: «Lo stato liberale vive su premesse che non può esso stesso garantire. Da un lato, può sussistere solo se la libertà che consente ai suoi cittadini è regolata dall’interno, all’interno della sostanza morale degli individui e di una società omogenea». Oggi quel paradosso suona come una profezia. La sorprendente ascesa globale del nazionalismo, del populismo, dell’estremismo illiberale e la profonda crisi delle democrazie occidentali sembrano confermarla ampiamente. Secondo questa interpretazione, il liberalismo ha consumato negli ultimi decenni di globalizzazione estesa quelle stesse fondamenta etiche che gli hanno permesso di prosperare in primo luogo.

L’individualismo dominante non ha solo messo in discussione le alleanze comunitarie e religiose e i confini nazionali, ma ha minato in modo più

ampio il capitale sociale e il tessuto civile su cui si fondano le società. A questi temi sarà dedicata l’edizione 2019 dei Reset Dialogues on Civilizations,

organizzati da Reset in collaborazione con Fondazione Giorgio Cini e Università Ca’ Foscari di Venezia e Mominoun Foundation.

Concerto per cinque pianoforti e sei voci Evento conclusivo della Solti Peretti Répétiteurs Masterclass

La undicesima edizione delle Solti Peretti Répétiteurs Masterclasses, come di consueto realizzata in collaborazione con la Georg Solti Accademia di Bel Canto, si concluderà con un concerto per  cinque pianoforti e sei cantanti incentrato sul repertorio del ‘bel canto’, nel suggestivo scenario della Sala degli Arazzi della Fondazione Giorgio Cini. Le Solti Peretti Répétiteurs Masterclass,
uniche nel loro genere, offrono a sei eccezionali pianisti un periodo di studio intensivo con alcuni dei più preparati répétiteurs contemporanei. Le abilità di un bravo répétiteur non devono essere sottovalutate, né può esserlo il suo ruolo nella vita e nella carriera di un cantante. Essi sono i factotum per eccellenza del mondo musicale, l’alleato chiave che permette all’artista il raggiungimento dell’apice della performance. Non a caso, molti di loro sono diventati tra i migliori direttori a livello internazionale: Solti, Pappano, Gergiev e Muti, solo per citarne alcuni. Nel corso della sua attività, la Georg Solti Accademia si è costruita una reputazione di professionalità, disciplina rigorosa e attenzione per i dettagli. Gli stessi valori che Sir Georg Solti ha coltivato nell’intero arco della sua vita. Alla sua memoria e nello spirito della sua testimonianza cantanti come: Mirella Freni, Kiri Te Kanawa, José Carreras, Leo Nucci, Luciana Serra, Daniela Dessi, Fredica von Stade, Mariella Devia, Thomas Allen e Angela Gheorghiu, con i quali Solti ha lavorato, hanno accettato di collaborare con l’Accademia, restituendo alle nuove generazioni ciò che hanno appreso quando erano giovani artisti.

Grandi e piccole illusioni

Il 13-15 maggio ci sarà l’usuale incontro confronto di studio organizzato dall’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano, dedicato, questa volta, alle Grandi e piccole illusioni. Sin d’ora anticipabile che tra gli argomenti ci sarà quello della carica illusoria propulsiva alla nascita della città, quello del vagheggiamento della villa ideale, quello delle attese suscitate dalla modernità, quello delle ambizioni sottese al cardinalato nel ’500. Ovvio – ma non per questo banale – constatare che l’illusione, accompagnata o no che sia dalla delusione, è una componente fondamentale della condizione umana. Di qui, in cinque mezze giornate, il seminario dedicato, appunto, al tema delle grandi e piccole illusioni, storicamente riscontrabili in varie aree  geostoriche della penisola. Ad esempio la grande illusione animante la storia di Venezia d’una nascita singolare per un destino eccezionale. È una grande illusione, che vien da
dire collettiva. Ci sono poi le illusioni tramanti le vicende individuali, come, tanto per esemplificare, quelle che nutrono le aspirazioni alla porpora cardinalizia di Pietro Bembo.

 

Grandi e Piccole Illusioni 2019

 

 

Entropy

Cogliendo le dinamiche della scena artistica cinese contemporanea, Entropy esplora le opere di sette artisti cinesi contemporanei riconosciuti a livello internazionale: He An, Liu Wei, Yang Fudong, Zhao Zhao, Sun Xun, Yu Ji e Chen Tianzhuo. La mostra ha ricevuto il plauso della critica alla vernice organizzata l’anno scorso alla Fondazione Faurschou di Pechino. Ora, una versione modificata della mostra è in arrivo a Venezia in occasione della Biennale.

Suddivisa in sette sezioni, ciascuna dedicata all’opera di uno dei sette artisti, la mostra offre una panoramica della complessità dell’odierna scena artistica cinese in costante evoluzione. Mentre gli artisti condividono l’esperienza di essere nati e cresciuti in una Cina in rapido cambiamento, contraddistinta da crescita economica e scambi culturali, la mostra fa sentire ciascuna delle loro voci in maniera distintiva. Come il termine scientifico “entropia”, che è la misura del numero di stati possibili in un dato sistema, la mostra mette in scena una voce della Cina formata da molte voci e può essere interpretata e vissuta in vari modi.

I sette artisti presentati alla Fondazione Faurschou sono cresciuti in Cina durante diverse fasi di riforma economica. He An, Liu Wei e Yang Fudong, tutti della generazione degli anni ’70, cercano di tradurre la complessità del proprio ambiente in rapido cambiamento in installazioni, dipinti, sculture e video. Le loro opere traggono origine da emozioni conflittuali, causate da scontri tra urbanismo e natura e tra tradizioni profondamente radicate e una nuova realtà moderna, tutti vissuti in prima persona dagli artisti durante la loro giovinezza.

Dalla generazione dei primi anni ’80, la Fondazione Faurschou presenta opere di Zhao Zhao e Sun Xun. Le loro installazioni contengono riferimenti a politica, storia e mitologia, con le opere di Zhao Zhao che usano sottili mezzi di espressione, mentre Sun Xun adotta un approccio più manifesto.

Yu Ji e Chen Tianzhuo, nati entrambi nel 1985, sono gli artisti più giovani nella mostra collettiva. Cresciuti in una Cina che aveva acquisito maggiori ricchezza e stabilità rispetto alle generazioni precedenti, questi artisti integrano elementi relativi a rituali religiosi e quotidiani attraverso installazioni e performance site-specific.

Dalla sua apertura a Pechino nel 2007, il continuo coinvolgimento della Fondazione Faurschou nella scena artistica cinese dura da più di un decennio. Ora, la Fondazione Faurschou è lieta di portare per la prima volta una mostra da Pechino a Venezia.

Durante la loro partecipazione a Entropy e Venezia, sia Yu Ji sia Liu Wei parteciperanno anche alla 58. Biennale Arte di Venezia ‘May You Live In Interesting Times’, curata da Ralph Rugoff.

 

FONDAZIONE FAURSCHOU

La Fondazione Faurschou è un’istituzione privata di arte contemporanea, impegnata a presentare al mondo influenti mostre.

Con il desiderio primario di presentare ai visitatori gli artisti più acclamati del XX e XXI secolo, la Fondazione Faurschou utilizza la propria considerevole collezione d’arte in costante crescita e presenta mostre personali e collettive.

Con sede a Copenaghen, la Fondazione Faurschou ha mostre permanenti a Pechino, nel 798 Art District, e a Copenaghen, nel North Harbor. Dal 2015, la Fondazione Faurschou organizza mostre a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore in collaborazione con la Fondazione Cini, parallelamente al programma della Biennale Arte di Venezia.

Dalla sua fondazione nel 2011, la Fondazione Faurschou ha presentato mostre personali con, tra gli altri, Ai Weiwei, Doug Aitken, Louise Bourgeois, Cai Guo-Qiang, Peter Doig, Liu Xiaodong, Shirin Neshat, Yoko Ono, Gabriel Orozco, Robert Rauschenberg e Danh Vo.

Libri a San Giorgio

Il 5 aprile alle ore 18, per la rassegna Libri a San Giorgio verranno presentati 6 CD book pubblicati da Nota Edizioni nella collana “Intersezioni Musicali” dedicati alla musica classica ottomana, che contengono la registrazione delle musiche eseguite in occasione dei Seminari di alta formazione in musica classica ottomana.

 

Bîrûn Seminari di alta formazione in musica classica ottomana: un progetto avviato dall’Istituto nel 2012, rivolto a musicisti e musicologi che intendono perfezionare le loro  conoscenze strumentali e musicologiche in questo importante ambito delle tradizioni musicali.

Docente e responsabile artistico e culturale di questi seminari di perfezionamento è il Maestro Kudsi Erguner, eminente musicista e musicologo noto a livello internazionale, che già da alcuni anni insegna i corsi di flauto ney per l’Istituto, assistito dall’etnomusicologo Giovanni De Zorzi, specialista delle tradizioni musicali dell’area.

 

Presentano Giampiero Bellingeri e Giovanni De Zorzi
Partecipano Giovanni Giuriati, Valter Colle e Kudsi Erguner

Fondazione Giorgio Cini, Sala del Soffitto
Seguirà aperitivo
Ingresso libero fino a esaurimento posti