Mostre – Pagina 15 – Fondazione Giorgio Cini

Tiziano e la silografia veneziana del Cinquecento

Oltre alla Mostra dei «Disegni di Tiziano e della sua cerchia», la Fondazione Giorgio Cini, in occasione del quarto centenario della morte dell’artista ( 27 agosto 1576), presenta quella intitolata «Tiziano e la xilografia veneziana del Cinquecento». Si tratta di due manifestazioni complementari, che pongono all’ordine del giorno il problema della grafica tizianesca nel duplice aspetto di quella disegnativa, che costituisce un momento aurorale dell’attività creativa dell’artista, e di quella incisoria, nella quale la forma segnica si elabora in modo più organico per essere tradotta in una tecnica di riproduzione su legno o su metallo.

Disegni di Goethe in Italia

La trentanovesima mostra di disegni allestita dalla Fondazione Giorgio Cini nella sua sede dell’isola di San Giorgio rientra nella lunga successione di rassegne grafiche che l’hanno preceduta in questi venticinque anni di attività. Essa ben si inquadra, infatti, nell’impegno scientifico assunto dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione, di riproporre un esame critico del disegno quale forma autonoma di espressione artistica, attraverso la rassegna delle opere conservate nelle raccolte pubbliche e private d’Europa e d’America. L’esposizione di quest’anno, tuttavia, presenta anche motivi particolari d’interesse. La mostra «Disegni di Goethe in Italia» propone per la prima volta al pubblico italiano una scelta organica di disegni, di schizzi e di appunti grafici del più grande (e potremmo aggiungere, anche più «interdisciplinare») genio europeo che la Germania abbia avuto nella sua storia. È una scelta che, specialmente per il nostro paese, ha un interesse specifico e attuale; per il tema della mostra e come introduzione all’ormai prossimo secondo centenario del celebre viaggio in Italia.

Leggere il futuro. Un viaggio nei libri tra sacro e profano

12 dicembre 2012 – 13 febbraio 2013
Da lunedì a venerdì: 9.00 – 16.30
Sabato e domenica: 10.00 – 16.00*
Saletta Espositiva della Nuova Manica Lunga, Fondazione Giorgio Cini onlus, Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia

*Durante il sabato e la domenica l’accesso alla Fondazione è consentito solo tramite le visite guidate.


Con lo scopo di valorizzare e far conoscere il prezioso patrimonio conservato presso l’Isola di San Giorgio Maggiore, lo staff del Coordinamento Biblioteche della Fondazione Giorgio Cini ha ideato e realizzato una piccola esposizione con alcuni degli esemplari più significativi delle preziose raccolte antiche, creando un percorso tematico dedicato al concetto di tempo.
La mostra è stata pensata e organizzata in bacheche tematicamente omogenee: nella prima bacheca, la misurazione scientifica del tempo; nella seconda, i pronostici; nella terza, le profezie e i libri di ventura; nella quarta, la medicina e le ricette per il buon vivere; nella quinta, l’arte del ben morire; nella sesta: il ritorno all’Assoluto.
Il tempo, inteso come la dimensione nella quale si verificano gli eventi, ha la necessità di essere misurato per poter concepire e determinare il passato, il presente e il futuro. Dopo alcuni esempi di studio e calcolo scientifico per il rilevamento temporale, la mostra prosegue documentando un aspetto rilevante della cultura del Rinascimento: la convinzione di poter guardare il futuro per poter affrontare profeticamente gli avvenimenti che in quegli anni risultavano essere particolarmente tumultuosi (guerre, epidemie, eventi nefasti attribuiti a castighi divini…).
Vengono a tal proposito esposti alcuni splendidi esempi dei più famosi libri di ventura, di profezia e di chiromanzia.
Il senso della morte era sicuramente un tema molto sentito fin dal Medioevo. Con l’introduzione e lo sviluppo della stampa a caratteri mobili, si diffondono anche studi, manuali, dissertazioni di carattere tecnico-scientifico, tra i quali non mancano quelli di medicina; la trattatistica, poi, viene affiancata da libri di ricette per il ben vivere alla luce del ben morire. Con gli ordini religiosi mendicanti si divulga il messaggio del memento mori e, per raggiungere anche le classi meno acculturate, si affiancano alle prediche dei monaci le immagini crude degli scheletri muniti di falce, accanto al letto del morente.
Il momento della morte coinvolge l’uomo materiale che lo teme e lo fugge; l’uomo spirituale, invece, attende quell’istante come occasione per il ritorno all’Assoluto.
Il famoso testo dell’Imitazione di Cristo è l’opera religiosa maggiormente diffusa dopo la Bibbia e, insieme al Fiore di Virtù, indica la via che un buon cristiano deve seguire per raggiungere la perfezione dell’anima finalizzata al personale e intimo ricongiungimento con l’Assoluto.
Proseguendo lungo la scala delle virtù si viene sfiorati dalla meraviglia della beatitudine e il Paradiso riconsegna la pace sospirata.

La mostra è curata da Ilenia Maschietto e Matteo Giro con il supporto dell’Ufficio Tecnico della Fondazione Giorgio Cini.

 


[accordion]

[accordion_entry title=”I. LA MISURAZIONE DEL TEMPO”]

Misurare il tempo può essere considerata una delle prime scienze esatte dell’antichità. Determinare la lunghezza della notte era di fondamentale importanza per capire quando sarebbe potuta riprendere l’attività produttiva alla luce del giorno; così come indispensabile era ed è la divisione periodica delle stagioni.
Il calendario è lo strumento adottato dall’uomo per suddividere il tempo in periodi ed è il risultato dell’osservazione del Sole e della Luna: il calendario solare descrive l’anno suddiviso in 365 (o 366) giorni e le stagioni iniziano sempre negli stessi giorni; nel calendario lunare, il mese lunare dura circa 29 giorni e mezzo e il mese inizia sempre con la Luna nuova.
Fu così che l’uomo rivolse gli occhi al cielo e iniziò lo studio metodico degli astri, dei pianeti e del nostro satellite.

 

 

 

Rufus Festus Avienus, Hic codex auienii continet epigramma. eiusdem arati phaenomena geographiae carmine heroico: & oras maritimas trimetro iambico …, (Venezia, Antonio da Strada, 1488).

Prima edizione a stampa dell’opera di Avienus, poeta latino del IV secolo, nato a Bolsena, appartenente all’aristocratica cerchia dei Simmachi e dei Nicomachi; deve la sua fama sopratutto alla parafrasi dei Phenomena di Arato, poema scientifico che descrive il sorgere e il tramontare delle stelle: il sistema planetario viene rappresentato nella concezione tolemaica della volta celeste, per cui al centro vi si trova la Terra mentre nel cerchio più esterno risiedono le stelle fisse. Le descrizioni delle orbite sono in versi tratti da Naturalis Historia di Gaio Plinio Secondo. Particolare è la descrizione delle orbite di Mercurio e di Venere che girano eccezionalmente per le concezioni astronomiche del tempo attorno al Sole. Il testo contiene anche Ora maritima, poemetto in trimetri giambici che delinea le coste dell’impero dalla Britannia a Marsiglia, utile fonte storica per la descrizione delle coste di Spagna e Gallia nell’antichità.

In particolare, l’immagine rappresenta una delle costellazioni che forma lo Zodiaco: il cancro.


[/accordion_entry]
[/accordion]

[accordion]

[accordion_entry title=”II. PRONOSTICI E PROFEZIE”]

Nel Medioevo era sentimento comune il timore della fine del mondo nel fatidico anno Mille. Cinquecento anni più tardi l’Europa, lacerata da guerre politiche e religiose e spaventata da oroscopi e presagi catastrofici, pensò di nuovo che il giudizio universale fosse vicino. Le angosce del tempo venivano alimentate con maggior vigore da numerosi pronostici che passavano tra le mani soprattutto dei lettori medio colti e delle classi più basse: a cavallo tra i due secoli la produzione profetico-divinatoria era certamente fra le più commerciabili.

La connessione tra astronomia e astrologia era strettissima anche nel Rinascimento. La pratica di osservare il cielo e di compilare effemeridi serviva da base alla pratica di redigere “temi di nascita” (oroscopi) e di predire avvenimenti futuri.

Profeta Daniele, Insonnij di Daniel. Questo sie il modo di vedere le significatione de gli insonij secondo li giorni della Luna. Composti per alphabeto, (Venezia ?, 1515-1525 ca.).

Deportato a Babilonia perché giudeo, il profeta Daniele grazie alla sua saggezza riuscì a conquistare la fiducia del re Nabucodonosor: il sovrano fece un sogno così inquietante che questi convocò al suo cospetto i maggiori interpreti, maghi, astrologi allo scopo di chiarire il sogno e rivelargli il significato. Il re, volendo avere la prova della loro arte e competenza, si rifiutò di raccontare il sogno e pretese che da soli arrivassero alla relativa interpretazione. Pregando intensamente il Signore, Daniele ebbe l’illuminazione e svelò a Nabucodonosor il sogno e il suo significato: il re riconobbe quindi l’esistenza del vero Dio ed elesse Daniele a capo di tutti i saggi di Babilonia. Il rarissimo testo d’uso popolare qui esposto, il cui autore è il più famoso interprete dei sogni della tradizione cristiana, si compone di quattro carte dove si raccolgono, in ordine alfabetico, i temi dei sogni con il relativo significato.
[/accordion_entry]
[/accordion]

[accordion]

[accordion_entry title=”III. LA SORTE”]

Oltre ai pronostici e alle profezie vi era anche un altro fortunato genere letterario che affrontava la previsione del futuro, ovvero i libri di sorte: strumenti di gioco interamente illustrati che, scelto un quesito, permettevano tirando dadi o carte di ottenere la risposta relativa al proprio avvenire.
Esistevano anche altri modi per raggiungere questo scopo. Piuttosto diffusi erano infatti i libri di chiromanzia, l’arte di interpretare i segni della mano per predire non solo il futuro dell’interessato, ma anche per conoscere ogni aspetto della persona, come il suo passato, il carattere, le sue attitudini e le qualità positive e negative.
Libri, questi, che non potevano certo passare inosservati ai rigidi censori e vennero tutti inseriti nell’Indice dei libri proibiti.

Sigismondo Fanti, Triompho di Fortuna, (Venezia, Iacopo Giunta e Agostino Zani, 1526).

Il Fanti fu astrologo e umanista ferrarese e nei suoi scritti si dichiarava professore delle arti matematiche. L’edizione qui in esame rappresenta un’ interessante versione delle Sorti di Lorenzo Spirito Gualtieri. All’inizio del testo si sceglie fra 72 quesiti il tema di cui si desidera conoscere il futuro; si percorrono poi 4 diverse stazioni: la rosa dei venti, le 12 case (che corrispondono alle 12 casate signorili d’Italia), le 72 ruote e le 36 sfere. La parte finale del testo è invece composta dai responsi dati dai profeti e dalle sibille.

[/accordion_entry]
[/accordion]

[accordion]

[accordion_entry title=”IV. LA MEDICINA E IL “BEN VIVERE”]

Tra XV e XVI secolo si continuava a sostenere l’importanza dell’astrologia e dell’alchimia per la medicina. Molti indovini esercitavano spesso anche pratiche mediche: la salute e la malattia erano aspetti fondamentali per la divinazione. La crescente attenzione per i fenomeni dell’esperienza umana considerati misteriosi perché inspiegabili, metteva in risalto quei risvolti della medicina che erano più difficilmente riconducibili a una scientia. Il legame tra medicina e astrologia, infatti, era talmente forte nel Rinascimento da far credere che i vari pianeti controllassero le fasi della gravidanza o le malattie relative ad alcune parti del corpo.Inoltre, accanto ai manuali di medicina indirizzati a specialisti, troviamo numerosi ricettari in volgare, destinati alle classi più basse: una serie di rimedi naturali per “l’arte del ben vivere”.

Ketham, Johannes de, Fasciculus medicinae, Venezia, Giovanni e Gregorio de Gregori, 1491

(La donna con in grembo il nascituro.)

La Fondazione Giorgio Cini conserva tre diverse edizioni, due in latino e una in volgare, relative al famoso testo che comprende una serie di trattatelli tardo medievali raccolti da Giovanni Ketham, probabilmente da identificare con Johannes de Kirchheim, medico tedesco insegnante a Vienna e che per qualche tempo dimorò a Venezia. Il Fasciculus era una sorta di manuale-summa che conteneva le conoscenze basilari della medicina pratica. I trattati riguardano l’uroscopia, le principali patologie medico-chirurgiche accompagnate dalle relative indicazioni terapeutiche, l’astrologia medica, la flebotomia, alcune nozioni ostetrico-ginecologiche, il famoso Consiglio sulla peste (scritto da Pietro da Tossignano), le proprietà dei farmaci di origine vegetale e infine l’anatomia (basata sulle teorie di Mondino de’ Liuzzi). L’editio princeps del 1491 in latino è corredata da sei tavole, di cui due colorite a mano, di così alta fattura da essere state attribuite a Mantegna, Gentile Bellini e ad altri importanti artisti del periodo.

[/accordion_entry]
[/accordion]

[accordion]

[accordion_entry title=”V. L’ARTE DEL BEN MORIRE”]

Trattati di medicina e ricettari erano volti alla ricerca del ben vivere e allontanare il più possibile il momento della morte. A partire dalla metà del Trecento il fatidico istante del trapasso acquistò un’importanza sempre maggiore secondo una nuova sensibilità: con il proliferare degli ordini mendicanti il tema del memento mori ossessionò con insistenza tutta l’Europa. Questo sentire si tradusse facilmente nel testo e nelle immagini dell’Ars moriendi, un’opera anonima corredata da 11 xilografie che ricordano al cristiano ciò che deve temere e ciò in cui deve riporre la propria fede.  Strettamente connessa alla fortuna dell’Ars moriendi è quella della Danza macabra. Grazie all’adattamento che ne fece Hans Holbein, ebbe largo successo nell’editoria: 49 xilografie animate da una vena sarcastica in cui lo scheletro, personaggio tra i personaggi, porta con sé, democraticamente, ogni essere vivente.

L’Ars moriendi è un’opera anonima di cui si conoscono due versioni di differente lunghezza. Quella breve è corredata da 11 xilografie raffiguranti le 5 tentazioni che il morente deve affrontare nel fatidico istante (il dubbio sulla fede, la disperazione per i peccati, l’attaccamento ai beni terreni, il rifiuto della sofferenza, l’orgoglio per le proprie virtù), le 5 ispirazioni angeliche che lo soccorrono e infine la buona morte. Lo scopo delle xilografie è quello di ricordare al cristiano ciò che deve temere e ciò in cui deve credere nel momento del trapasso.
[/accordion_entry]
[/accordion]

[accordion]

[accordion_entry title=”VI. IL RITORNO ALL’ASSOLUTO”]

Al fine di salvare la propria anima e garantirsi la vita eterna oltre la morte, vi erano a disposizione per il devoto manuali e trattati che indicavano la retta via da perseguire.
Il Fiore di virtù ad esempio era un testo moraleggiante costituito da 35 capitoli, in cui si alternano le descrizioni di vizi e virtù, seguite dalla simbolica associazione a un animale. Altra opera diffusissima nella letteratura cristiana fin dal Medioevo fu il De Imitatione Christi, attribuita al monaco agostiniano Tommaso de Kempis o al teologo e filosofo francese Jean Gerson. Lo scritto invita il lettore, su esempio di Cristo, ad abbandonare la superficialità delle cose materiali per concentrarsi sulla carità e sulla necessità della sofferenza come mezzo per entrare nel regno di Dio.

(L’ascesa di Dante e Beatrice al Paradiso)

Dante Alighieri, La comedia di Dante Alighieri, Venezia, Francesco Marcolini, 1544

Il volume rappresenta l’editio princeps del classico dantesco corredato dal commento di Alessandro Velutello, letterato nato a Lucca e attivo nella città marciana nella prima metà del XVI secolo. La sua esegesi è particolarmente degna di nota per la pesante critica al lavoro di Pietro Bembo: nella dedica al lettore, infatti, Vellutello non esita ad accusare il collega (senza mai nominarlo esplicitamente) di aver interpretato in modo erroneo i testi di Petrarca e Dante. L’opera è inoltre arricchita da numerose xilografie di elevata fattura, tanto da essere ritenute “le prime illustrazioni moderne della Divina Commedia”. L’autore è con molta probabilità lo stesso editore Francesco Marcolini, grande amico di Tiziano e del Sansovino. Le tavole, per la prima volta, tentano di raffigurare in modo chiaro l’intricata topografia e soprattutto i riferimenti cosmologici descritti nei tre canti. Alcuni legni vennero riutilizzati dal Marcolini anche per l’edizione degli Inferni del Doni.

[/accordion_entry]
[/accordion]

 

Per ulteriori informazioni:
Biblioteche della Fondazione Giorgio Cini
tel. +39 041 2710407
e-mail: biblioteca@cini.it

Nella stanza di Eleonora Duse

Il Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo ha inaugurato la Stanza di Eleonora Duse,  uno spazio permanente dedicato alla memoria della grande attrice italiana.

VISITE SU PRENOTAZIONE dalle 15 alle 17 solo su prenotazione fino ad esaurimento posti.
La stanza archivio è visitabile gratuitamente i mercoledì pomeriggio:

4, 18 aprile  

Per informazioni e prenotazioni

Segreteria
tel.+39 041 2710236
fax +39 041 2710215 
e-mail teatromelodramma@cini.it

 

L’idea è nata dalla volontà di rendere l’Archivio Eleonora Duse della Fondazione Giorgio Cini, un “luogo” aperto al pubblico da scoprire e visitare. 
La preziosa collezione di materiali conservati presso il Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo, infatti, costituisce una fonte inesauribile per studiare la vita e l’arte di questa affascinante attrice che a Venezia aveva cercato, e trovato, un clima accogliente e una casa dove vivere per diverso tempo. 

L’allestimento di questo nuovo spazio garantisce la possibilità di esporre una parte dei documenti conservati nel ricco Archivio quali autografi, tra cui lettere, copioni, documenti contabili e registri di compagnia, oltre a fotografie originali, oggetti personali, abiti e una parte del suo mobilio. Accanto al piccolo allestimento permanente che vuole restituire un angolo della casa di Eleonora Duse, la straordinaria ricchezza dei nostri documenti permette di mostrare e approfondire diversi temi caratterizzanti la sua arte o periodi distinti della sua vita, temi che andranno a formare le linee guida per le esposizioni temporanee.


Questa stanza,  nasce con l’intenzione di trasformare in un organismo vivo e visitabile il prezioso Archivio Duse, conservato presso il Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo della Fondazione Giorgio Cini.


Bozzetti di scena, figurini e modellini delle regie di Luigi Squarzina

Il Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo, nell’ambito del convegno internazionale Luigi Squarzina studioso, drammaturgo e regista teatrale, espone Bozzetti di scena, figurini e modellini delle regie di Luigi Squarzina provenienti dalle collezioni private degli scenografi Giovanni Agostinucci, Gianfranco Padovani e Pier Luigi Pizzi, che hanno lavorato con il Maestro nel corso della loro carriera. Vi saranno bozzetti da Il Gattopardo (1967), Turandot (1969), I Rusteghi (1969), Madre Courage e i suoi figli (1970), Il fu Mattia Pascal (1974), Lord Byron (1988) Tosca (1990), L’obbligo del primo comandamento (1991), La locandiera (1991), Il barbiere di Siviglia (1992), Cavalleria rusticana e Pagliacci (1996).

 

1-31 ottobre 2012

Isola di San Giorgio Maggiore, Biblioteca della Nuova Manica Lunga
ingresso libero  

lunedì – venerdì h 9.00-18.30
sabato e domenica la mostra sarà visitabile esclusivamente all’interno dell’itinerario delle visite guidate

 


 

Proiezioni

 

Dal 1 al 6 ottobre, nella Sala Antitesoro, è allestita una sala proiezioni in cui, grazie alla media-partnership con RAI Radio3, è possibile vedere e ascoltare materiali inediti provenienti dagli Archivi RAI, tra cui interviste a Luigi Squarzina e registrazioni riguardanti regie quali Tre quarti di luna (1956) e Il Pantografo (1960). Sarà inoltre possibile ascoltare per la prima volta dopo sessant’anni l’Amleto del 1952, con la regia di Luigi Squarzina e Vittorio Gassman, restaurato per l’occasione da RAI Radio3.

 

1-6 ottobre 2012
Isola di San Giorgio Maggiore, Sala Antitesoro
ingresso libero

lunedì – sabato h 10.00-17.00

 


Las Artes de Piranesi. Arquitecto, grabador, anticuario, vedutista y diseñador

Dopo il grande successo di critica (il premio Nobel Mario Vargas Llosa l’ha definita ‘straordinaria’) e di pubblico (150.000 visitatori), l’esposizione Le Arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer, sbarca a Barcellona dove rimarrà dal 5 ottobre 2012 al 20 gennaio 2013 presso il Caixa Forum della città catalana, sede dell’Obra Social La Caixa, che ha prodotto il tour spagnolo.
La mostra, ideata da Michele De Lucchi e realizzata dalla Fondazione Giorgio Cini insieme a Factum Arte rappresenta un’esplorazione a tutto tondo della proteiforme attività di Giambattista Piranesi (Venezia 1720 – Roma 1778), offrendo un suggestivo percorso espositivo che affi anca le stampe, selezionate dal corpus integrale posseduto dalla Fondazione Giorgio Cini, a una serie di creazioni che restituiscono in chiave contemporanea il linguaggio e lo stile di Piranesi: tra queste un video in 3D delle Carceri d’Invenzione e otto oggetti originali (due tripodi, un vaso, una sedia, un candelabro, un altare, una caffettiera e un camino con alari e braciere) elaborati da Factum Arte sulla base delle stampe di Piranesi, cui si aggiungono le vedute di Roma, Tivoli e Paestum di Gabriele Basilico.

Carlo Scarpa. Venini 1932-1947

29 agosto – 29 novembre 2012
PROROGATA fino al 6 gennaio 2013
orario: 10 – 19 chiuso il mercoledì

Osserverà un orario ridotto nelle giornate del 25/12/2012 e del 01/01/2013 (dalle 14 alle ore  19).

per informazioni: +39 041 5229138

visite guidate a cura di: artsystem@artsystem.it
numero verde 800 662 477chiuso il mercoledì
Venezia, LE STANZE DEL VETRO
Ingresso libero
www.lestanzedelvetro.it

 


 

L’esposizione a cura di Marino Barovier ricostruisce attraverso più di 300 opere il percorso creativo di Carlo Scarpa negli anni in cui operò come direttore artistico per la vetreria Venini (dal 1932 al 1947). Aperta fino al 29 novembre 2012 dalle 10 alle 19 (ingresso libero, chiuso il mercoledì), la mostra costituisce la prima iniziativa pubblica de LE STANZE DEL VETRO,progetto culturale pluriennale avviato dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Pentagram Stiftung per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento.
La mostra
La mostra CARLO SCARPA. VENINI 1932–1947 si articola attorno ad una selezione di più di 300 opere progettate dall’architetto veneziano Carlo Scarpa negli anni in cui operò come direttore artistico per la vetreria Venini (dal 1932 al 1947), alcune delle quali esposte per la prima volta e provenienti da collezioni private e musei di tutto il mondo.
Le opere sono suddivise in una trentina di tipologie che si differenziano per tecnica di esecuzione e per tessuto vitreo (dai vetri sommersi alle murrine romane, dai corrosi ai vetri a pennellate). Il materiale esposto comprende anche prototipi e pezzi unici, disegni e bozzetti originali, insieme a foto storiche e documenti d’archivio.
La mostra offre un’occasione di riflessione sul significato e l’importanza dell’esperienza del design nell’opera di Carlo Scarpa, che al periodo muranese deve la sua vocazione sperimentale e artigiana, e propone un interessante confronto tra l’attività di Scarpa-designer e quella di Scarpa-architetto.
All’interno del percorso espositivo è stata inoltre allestita una sala proiezioni per la visione di due filmdocumentari sul rapporto tra la vetreria Venini e Carlo Scarpa. I film sono stati prodotti da Pentagram Stiftung e realizzati dal regista Gian Luigi Calderone, già autore di Casa Venini, un racconto sulla storia della famiglia Venini-Santillana. Il primo, un documentario della durata di 15 minuti dal titolo A Carlo Scarpa e ai suoi infiniti possibili (1984), svela le immagini dei vetri di Carlo Scarpa sulle note della composizione omonima che Luigi Nono scrisse nel 1984 in memoria dell’amico, mentre il musicologo Stefano Bassanese, oltre a illustrare la struttura della composizione, spiega gli aspetti comuni della ricerca dei due autori. Un secondo documentario, Carlo Scarpa fuori dal paradiso (2012), racconta invece Scarpa e i suoi vetri attraverso la testimonianza di chi l’ha conosciuto, come gli ex allievi e soprattutto il figlio Tobia. Questo lavoro, della durata di un’ora, viene proiettato due volte al giorno ed è in vendita nel bookshop della mostra. Per tutte le mostre future organizzate nell’ambito del progetto de Le Stanze del Vetro, il regista Gian Luigi Calderone realizzerà di volta in volta un film documentario per arricchire e completare l’esposizione e i suoi contenuti.



Visite guidate e didattica a cura di
artsystem@artsystem.it

 

 

Il nuovo spazio espositivo LE STANZE DEL VETRO
L’inaugurazione della mostra CARLO SCARPA. VENINI 1932–1947  coincide con l’apertura di un nuovo spazio espositivo permanente, che ospiterà negli anni una serie di mostre monografiche e collettive dedicate ad artisti internazionali, contemporanei e non, che hanno utilizzato il vetro, nell’arco della loro carriera, come strumento originale di espressione e mezzo di ricerca di una propria personale poetica. L’obiettivo è di mostrare le innumerevoli potenzialità di questa materia, e di riportare il vetro al centro del dibattito e della scena artistica internazionale.
L’edificio destinato alle esposizioni de LE STANZE DEL VETRO è situato nell’ala ovest dell’ex Convitto dell’Isola di San Giorgio Maggiore e dispone di 650 mq di superficie espositiva.
Oltre alle mostre, lo spazio ospiterà convegni, laboratori didattici e altri eventi dedicati al vetro. I lavori di riqualificazione dell’edificio, fino a oggi in disuso, sono stati affidati allo studio newyorchese di Annabelle Selldorf, specializzato nella progettazione di spazi e ambienti museali. Selldorf Architects si è avvalso della collaborazione degli architetti Fabrizio Cattaruzza e Francesco Millosevich, responsabili nel 2008 del recupero degli spazi
espositivi dell’ex Convitto della Fondazione Cini. L’intervento prevede la configurazione di un percorso guidato attraverso una serie interconnessa di gallerie, dotate di vetrine, piedistalli e altri display museali, per creare continuità e coerenza visiva all’interno dello spazio e tra i diversi livelli espositivi.

Mostre in corso sull’Isola di San Giorgio Maggiore

Mostra
Penelope’s Labour: Weaving Words and Images
Arazzi e tappeti, antichi e contemporanei
Fondazione Giorgio Cini onlus e Factum arte

apertura al pubblico
4 giugno – 18 settembre 2011
10.30 – 18.30, chiuso il martedì
chiusura estiva 9 – 23 agosto 2011
Sale del Convitto
ingresso libero


Installazione
ANISH KAPOOR Ascension
Arte Continua in collaborazione con Fondazione Giorgio Cini onlus e Abbazia di San Giorgio Maggiore

apertura al pubblico
1 giugno – 27 novembre 2011
Lun-Sab: 10 -13 / 14.30 – 18.00 | Dom: 9 – 11 / 14.30 – 18.00
Basilica di San Giorgio Maggiore
Ingresso libero
www.arteallarte.org


Mostra
Real Venice
Venice in Peril

apertura al pubblico
4 giugno – 30 settembre 2011
10 – 18, chiuso il martedì
Sala dei Benedettini, Monastero dei Benedettini
Ingresso libero
http://www.veniceinperil.com/

Vernice: Penelope’s Labour: Weaving Words and Images

Penelope’s Labour: Weaving Words and Images mostra di arazzi e tappeti antichi e contemporanei a cura di Adam Lowe e Jerry Brotton, prodotta e organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini con l’atelier Factum Arte di Madrid, verrà inaugurata il giorno 31 maggio alle ore 17.30 al Centro espositivo dell’Isola di San Giorgio Maggiore.

 

La mostra sarà aperta al pubblico dal 4 giugno al 18 settembre 2011


La mostra Penelope’s Labour: Weaving Words and Images intende unire il grande interesse di Vittorio Cini per l’arazzo con l’arte contemporanea e con la rinnovata abilità degli artisti di utilizzare questo mezzo per raccontare storie della realtà in cui viviamo. Spaziando dagli arazzi del tardo Quattrocento che raffigurano l’ingresso in Palestina dell’esercito di Vespasiano e Tito e l’assedio e la distruzione di Gerusalemme, ai tessuti di Azra Aksamija sulla pulizia etnica della Bosnia Erzegovina, alla vasta allegoria della vita contemporanea del “Walthamstow Tapestry” di Grayson Perry e ai fiori del nostro mondo naturale manipolato di Mark Quinn, la mostra riporterà le ‘immagini intrecciate’ nel cuore della pratica artistica contemporanea.

Oltre ad alcuni tra i più importanti esempi di arazzi antichi appartenenti alle collezioni della Fondazione Giorgio Cini, in mostra saranno presentati arazzi e tappeti contemporanei di: Azra Aksamija, Lara Baladi, Alighiero Boetti, Manuel Franquelo, Carlos Garaicoa, Craigie Horsfield, Simon Peers & Nicholas Godley, Grayson Perry e Marc Quinn.

Ingresso su invito

Rinfresco offerto da

Tenuta Belcorvo
Lattebusche
Sanpellegrino

 


In questa pagina: Grasyson Perry, Walthamstow Tapestry, particolare 2009, 290×1500

In home page particolare:
Fin de silencio
2009, an installation of 5 tapestries and 2 video projections, variable dimensions; wool, silk and gold thread.
Woven by Flanders Tapestries from files prepared by Factum Arte, in an edition of 3. Lent by the Artist and Galeria Continua.

Il viaggio di Eleonora Duse intorno al mondo

La mostra “Il Viaggio di Eleonora Duse intorno al Mondo”, ospitata al teatro della Pergola di Firenze dal 15 marzo al 17 aprile, curata da Maurizio Scaparro e Maria Ida Biggi, restituisce l’immagine complessa della personalità della “Divina” Eleonora nel panorama della cultura italiana e internazionale di fine Ottocento e inizi Novecento, sottolineando l’importanza che la sua presenza ha avuto non soltanto nella vita teatrale, ma più in generale, nella storia sociale e civile del nostro Paese dopo l’unificazione.

Attraverso dipinti, bozzetti scenografici, costumi e abiti, fotografie d’epoca, locandine e manifesti, programmi di sala, lettere e telegrammi, oggetti e memorabilia, l’esposizione vuole far risaltare la libertà, l’autonomia creativa e lo spirito innovativo della sua arte evidenziandone le pionieristiche capacità imprenditoriali e le indubbie doti organizzative dimostrate dalla Duse nella sua articolata produzione teatrale.

La mostra, promossa dalla Fondazione Giorgio Cini e Il Teatro Italiano nel mondo – Progetto della Compagnia Italiana, con Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Società Italiana degli Autori ed Editori, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Comune di Firenze, fa parte del programma delle Celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia