Sia permesso, una volta tanto, all’lstituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di fare gli onori di casa, non fosse altro che per collaudare le due nuove sale che, testé allestite accanto all’incantevole Biblioteca del Longhena, ne costituiscono un superbo corollario, il tesoro. Vi sono raccolti i libri del fondo del duca D’Essling, cioè della più famosa collezione d’incunabuli veneziani illustrati che si conosca, regalati dal senatore Vittorio Cini, liberalmente arricchita da quelli, con illustrazioni e senza, raccolti a complemento dal nostro maggiore bibliofilo: Tammaro De Marinis. Siccome, oltre ai libri, nel tesoro sono entrate preziose collezioni di miniature, di stampe e di disegni, si è pensato che la Mostra di una scelta di questi ultimi, seppure limitata al Settecento veneziano, avrebbe offerto il miglior modo di celebrare il faustissimo avvenimento.
Categoria Evento: Mostre
Manoscitti ed edizioni veneziane di opere liturgiche e ascetiche greche e slave in occasione del Convegno Internazionale di Studio sul ‘Millenario del Monte Athos’
L’esposizione dei manoscritti e dei libri contenuti nel presente catalogo è stata organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia in occasione del convegno di studi per il Millenario del Monte Athos (3 – 6 settembre 1963). Questa esposizione vorrebbe essere, in ordine cronologico, quasi un millenario di libri liturgici e ascetíci che hanno congiunto Venezia al mondo ecclesiastico bizantino da quando essa faceva ancora parte dell’impero cristiano d’Oriente.
L’esposizione di questi tesori religiosi e culturali è stata possibile grazie al concorso benevolo della Direzione della Biblioteca Marciana e all’aiuto dell’Istituto Ellenico di Venezia e della Biblioteca Nazionale di Parigi.
Essa comprende in primo luogo una trentina di manoscritti greci e quattro manoscritti slavi conservati tutti alla Marciana; poi circa ottanta libri religiosi greci, soprattutto liturgici e ascetici; infine una dozzina di libri liturgici slavi, tutti stampati a Venezia.
Disegni veneti del Settecento nel Museo Correr di Venezia
Questa Mostra di alcuni saggi eloquenti dei tesori grafici posseduti dalle cospicue raccolte del Museo Civico Correr di Venezia, famose forse più per gli specialisti che per il pubblico, composta da centoventi esemplari accuratamente scelti e commentati dal professor Terisio Pignatti, approda alla Fondazione Giorgio Cini, che l’aveva auspicata, dopo un viaggio fortunato attraverso i Musei degli Stati Uniti d’America.
Deve essere quindi particolarmente felicitata, e per quello che propriamente rappresenta in sé e per sé, e per la conclusione di questo suo periplo. Basti ricordare, quale attestato magnifico della sua nobiltà, il gruppo di disegni di Giambattista e del figlio Giandomenico, quello dei disegni di Pietro Longhi e massimamente il trepido complesso dei fogli di Francesco Guardi. S’inserisce, d’altra parte, questa Mostra, opportunamente nelle direttive dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione, il quale da anni si rivolge assiduamente agli studiosi ed agli «amatori», per richiamare il loro interesse verso questo ausilio prezioso per la comprensione dell’opera d’arte, che è rappresentato dai disegni.
Ogni giorno più se ne valuta la voce discreta, che è nello stesso tempo la più spontanea e la più istruttiva, oltreché spesso la più squisitamente dilettevole, e commovente. Sono proprio queste Mostre le più adatte a rivelare gli aspetti interni dell’arte, colta alle sue stesse scaturigini, e perciò invitanti ai colloqui più intimi con le creazioni e con i loro autori. L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione di San Giorgio, che ha testé chiuso l’esposizione dei disegni inviati amichevolmente dall’Ermitage, omaggio graditissimo dell’URSS a quella Venezia che ha in parte aiutato il nascere incantevole di Pietroburgo, si compiace di salutare così, fattivamente, il ritorno delle cose belle di casa.
Si tratta della quindicesima ripresa di queste manifestazioni promosse dall’Istituto, con la collaborazione un po’ da tutto il mondo; e ognuno constaterà che, seppure la più nostrana, è certo una delle più istruttive per i problemi che risolve e per quelli che propone.
Vanno quindi ringraziati, oltre al Sindaco di Venezia, ingegnere Giovanni Favaretto Fisca, che l’ha permessa e patrocinata, l’Assessore alle Belle Arti, professor Mario De Biasi, il Direttore delle Belle Arti del Comune, professor Pietro Zampetti, e il professor Giovanni Mariacher, direttore del Museo Correr, che l’hanno cordialmente effettuata.
Disegni veneti del Museo di Leningrado
Sino Dal suo nascere l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini ha valutato l’utilità di agevolare con mostre annuali discrete, ma scelte, quali poteva proporle e ospitarle nella propria sede, lo studio dei disegni – e massime, ovviamente, di quelli veneti – che costituiscono il preludio più illuminante e vivo delle opere. Questa iniziativa è parsa tra le più adatte nell’ambito dell’attività di un Istituto che ha una sua Biblioteca, ormai famosa, dedicata alle Arti e arricchitasi or non è molto della più insigne raccolta di libri illustrati veneti del Quattro e Cinquecento, e di magnifiche collezioni di miniature, di disegni e di stampe, per dono cospicuo del Fondatore. Si trattò di raccolte di Musei nostrani o di scelte monografiche. Ma l’impegno parve più felicemente soddisfatto allorché si presentarono alla ribalta disegni di proprietà straniera, tanto più desiderati quanto meno accessibili. Si ebbero così i prestiti di S. M. Britannica per il Canaletto; dei Musei di Polonia; dell’Ashmolean Museam di Oxford; dell’Albertina di Vienna; ed ecco oggi che i cordiali, simpatici legami, stretti con gli storici dell’arte e con i Musei dell’U.R.S.S., anche con un mio viaggio del 1955, ci hanno portato allo stupendo esito di una Mostra nobilmente sUggerita da Vittorio Cini, di 127 disegni veneti, inviati dal superbo Museo dell’Ermitage di Leningrado, secondo una scelta fatta dall’illuminato direttore del reparto, Dobroklonsky, e che nel presente Catalogo figurano illustrati dalla intelligente e autorevole ispettrice dell’Ermitage, Larissa Salmina. Saranno, per l’alta qualità e per il non facile accesso, una sorpresa e un godimento per critici, studiosi, uomini di gusto, ai quali tutti la Mostra viene raccomandata con fede sicura nel suo esito e nel suo insegnamento.
Le preferenze stesse di questi disegni ci rivelano quale importanza abbia avuto accanto alla francese, l’arte italiana, e in massimo grado quella di Venezia, per l’orientamento del gusto della Russia; come indica lo splendido periodo incominciato da Caterina II. Mi basti ricordare, che pur non avendo potuto andare a Leningrado il Tiepolo, vi approdarono artisti insigni, come Pietro Rotari, Francesco Fontebasso, Giacomo Guarana, Pietro Antonio Novelli, per non parlare dell’architetto Giacomo Quarenghi che ha dato quasi il volto alla città, e del grande scenegrafo Pietro Gonzaga. È a questo interesse che si deve la richiesta di quadri veneziani (e bastino i due Tiepolo superbi della villa di Archangelskoje), e di stampe e disegni, che sono alla base delle famose raccolte dell’Ermitage e dell’U.R.S.S. Si può dire che questa Mostra prolunghi in Occidente i risultati delle assidue, sapienti ricerche degli studiosi dell’U.R.S.S., che è bene qui rievocare, perché si tratta di un esito che conclude innumeri interessi a vantaggio della scienza e dell’arte.
Scenografie del Museo teatrale alla Scala
Dopo la Mostra «Scenografi veneziani dell’ottocento: Francesco Bagnara, Giuseppe e Pietro Bertoja», allestita nel 1962 all’Isola di San Giorgio Maggiore a cura dell’Istituto di Lettere Musica e Teatro, e successivamente esposta a Milano presso il Museo Teatrale alla Scala, è ora il nostro Istituto che, sul piano di una feconda collaborazione con l’istituzione milanese, presenta a sua volta una selezione di scenografie appartenenti alle preziose raccolte di detto Museo.
Queste periodiche rassegne accompagnano l’attività di documentazione, di ricerca e di studio svolta dall’Istituto nel settore teatrale, sia con la costituzione di una fototeca, l’arricchimento della biblioteca e microfilmoteca consacrate specialmente al teatro veneto, e la valorizzazione della collezione Rolandi di libretti d’opera della quale è in corso una nuova schedatura sistematica e in progetto un’esposizione, sia attraverso ricerche e studi, pubblicazioni, trascrizioni ed esecuzioni musicali, lezioni e discussioni. A questo proposito, va anche ricordato che l’annuale ciclo dei «sabati letterari e musicali» è stato dedicato, nel 1964 e 1965, esclusivamente a temi relativi alla storia del teatro veneto, in tutti i suoi aspetti e con frequenti riferimenti alla storia della scenografia, dal Medioevo fino agli albori della Commedia moderna e del Melodramma: è in preparazione un quaderno che raccoglierà i risultati di questa attività, che si pensa di continuare in futuro. Con le mostre dedicate alla storia della scenografia l’Istituto intende contribuire alla divulgazione di questa materia e promuovere nuove ricerche in un settore vitale e ancora largamente inesplorato, offrendo man mano agli studiosi un panorama organico della storia dello spettacolo teatrale, nella quale Venezia ebbe spesso un posto di iniziativa privilegiata e di eccezionale importanza.
Disegni veneti del Museo di Budapest
Si compiono giusto quest’anno due lustri dacché l’Istituto di Storia dell’Arte, primogenito del Centro di Cultura e Civiltà della Fondazione Giorgio Cini, iniziava la serie di queste Mostre di disegni veneti. Un decennale che possiamo senza vanteria festeggiare e definire fortunato e benemerito. L’iniziativa di queste Esposizioni si lega allo studio di problemi che mi proponevo sino dal tempo della partecipazione all’Advisory Commitee degli «Old Master Drawings». Erano problemi connessi alla grafia disegnativa degli artisti veneti, la quale rappresenta la prima voce rivelatrice della loro opera, ed oltre spesso la chiave segreta della loro sensibilità; ma anche il segno di quelle incertezze che pungolano la nostra ansia di ben conoscere.
Disegni di una collezione veneziana del Settecento
È stato uno dei compiti più coltivati e più graditi dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, che ho l’onore di dirigere, quello di organizzare Mostre di disegni antichi, appartenenti sia a raccolte private (Fiocco, Scholz, Wallraf), sia a raccolte pubbliche (Musei di Bassano, di Oxford, di Polonia, Albertina di Vienna, Ermitage di Leningrado, Correr di Venezia, Museo di Budapest), sia di singoli artisti (G. A. Pellegrini, Canaletto e Guardi; e, per ultimo, Pisanello). Le assidue ricerche che Alessandro Bettagno, alla cui attività e avvedutezza è dovuto l’esito felice di queste Mostre, ha condotto un po’ dovunque, in Europa e in America, sboccano oggi in una Mostra di nuovo genere: singolarissima e inattesa.
Quella di una raccolta anonima, individuabile dalla uniformità della grafia nelle scritte di ogni disegno, con metodo affine a quello felicemente sperimentato dal Lugt per i raccoglitori e i loro “marchi”. È una raccolta che ci rivela un collezionista e conoscitore vissuto, si argomenta, intorno alla metà del Settecento; curioso, più che del Cinquecento, del Seicento e massime del Settecento da lui esplorato negli anfratti più peregrini e negli àmbiti provinciali. Una Mostra che potremmo definire “estravagante”. Essa illumina aspetti ignorati dell’arte veneta nel suo splendido tramonto, e, così ricostituita dalla sagacia e costanza di Alessandro Bettagno, ci permette di sorprendere la fisionomia dell’anonimo raccoglitore, non fosse che per il suo gusto tanto dichiarato da escludere ogni interesse per i vedutisti e i paesaggisti, fossero pure Marco Ricci, Zuccarelli o Zais, e perfino i sommi Canaletto e Guardi.
La simpatia che circonda l’attività di Alessandro Bettagno, e la fiducia nella validità del suo giudizio, ha reso questa impresa, a prima vista impervia e inestricabile, fortunata e feconda. Lascio interamente a lui il compito di guidarci in questo labirinto, con la pazienza che l’ha accompagnato nella ricerca. A far più agevole la via che col tempo si potrà anche meglio percorrere, egli ha aggiunto, in Appendice al Catalogo da lui curato, la riproduzione, in piccolo formato, di altri 34 disegni non esposti, i quali ci offrono non poche testimonianze e quindi impostano non pochi altri problemi, ghiotto avvio a nuove indagini. Per le quali contiamo sulla collaborazione di chi vorrà aiutarci con nuove segnalazioni. L’iniziativa ha trovato presso le raccolte pubbliche, ma anche presso quelle private e più gelose, accoglienza tale da aver fruttato, a sigillo della simpatia destata dall’impresa a prima vista disperata, e invece fecondissima di risultati, di curiosità e di indizi, il dono alla nostra Fondazione di un gruppo di disegni offerti da J. Byam Shaw e dalla Casa P. & D. Colnaghi di Londra, i quali saranno, oltre che nuova ricchezza delle collezioni di San Giorgio, un ricordo tangibile di questa Mostra, a cui auguro tutta la fortuna che si merita, non solo presso gli studiosi, più naturalmente interessati, ma anche presso il pubblico, al quale non potranno sfuggire, per l’altezza della loro poesia, i gruppi dei disegni del Piazzetta, di G. B. Tiepolo, del Fontebasso, del Diziani, di Nicola Grassi – per dire solo dei maggiori – che parleranno a tutti coloro che sono sensibili alla voce consolante dell’arte vera.
Disegni del Pisanello e di maestri del suo tempo
È col più vivo piacere che l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini accoglie fra le mura ospitali di S. Giorgio, disegni pisanelliani, posseduti dalla famosa Biblioteca Ambrosiana di Milano fondata dal cardinale Federico Borromeo. La Direzione della Biblioteca, dopo aver concesso di esporli a Monaco di Baviera, ha permesso fossero trasferiti eccezionalmente qui, prima che rientrino nella loro sede. La fama delle Mostre annuali di disegni che hanno a S. Giorgio trovato ospitalità e illustrazione, ci ha resi degni di questa eccezione. Dobbiamo ringraziare quindi calorosamente la Direzione dell’Ambrosiana e in particolare Mons. dott. Angelo Paredi, e il Soprintendente alle Gallerie Lombarde, prof. Alberto Dell’Acqua che l’ha favorita. Essa si giova naturalmente dell’opera esegetica dei prof. Bernhard Degenhart al quale va il nostro plauso e il nostro più vivo ringraziamento: egli ha curato, con l’aiuto delle schede redatte dalla dr. Annegrit Schmitt, l’edizione tedesca del catalogo qui tradotta in nostra lingua. È bene notare che l’esposizione della Fondazione Giorgio Cini di disegni del Pisanello – e di suoi collaterali e ascendenti – appartenenti alla Biblioteca coincide con l’inizio di un riordino razionale di tutta la collezione Ambrosiana di disegni e stampe.
Disegni di Giacomo Quarenghi
Nell’intendimento di onorare degnamente la figura e l’opera di chi ha così altamente meritato, specie fuori dai confini della propria terra e della propria Patria, l’Amministrazione Provinciale di Bergamo – che ha trovato pronta e fattiva rispondenza negli Enti bergamaschi – vuole ricordare con questa mostra celebrativa il 150° anniversario della morte dell’architetto Giacomo Quarenghi. Essa continiua, così, una tradizione che la vuole palesemente sensibile ai problemi della cultura, ed in particolar modo a quelle iniziative, che valorizzano opere e figure non sempre conosciute o ricordate come il loro valore intrinseco meriterebbe. Un’opera di tal genere contribuisce non poco a mantener vivo un patrimonio spirituale che è vanto della nostra gente e a nobilitare, anche sotto questo aspetto, un’azione amministrativa a tale patrimonio particolarmente sensibile ed attenta.
Portato, grazie alla fama del proprio genio, dalla umile casa natale al fasto della Corte di Caterina II di Russia, l’illustre bergamasco seppe esprimere, in un trentennio di straordinario fervore creativo, un grande numero di opere architettoniche che, per purezza di linee e per genialità di concezione, rappresentano uno dei più cospicui esempi di stile neo-classico. L’interesse della critica e del mondo della cultura – nazionale e internazionale – per la feconda operosità del Quarenghi, ha confortato il Comitato nell’allestimento di questa mostra che raccoglie per la prima volta, in ordinata rassegna, una copiosissima serie di disegni e di progetti, tratti dalle più importanti raccolte esistenti in Italia.
Riteniamo essa sarà, unitamente a quella promossa nella città di Leningrado, giusto riconoscimento della figura dell’artista; contributo significativo dell’approfondimento nello studio della sua opera; dimostrazione del riconoscente amore della città d’origine verso un concittadino che senza perdere l’affetto verso di essa, portò nel mondo che gli dette la gloria il nome della terra dei suoi natali.
Scenografie di Pietro Gonzaga
Nella serie di mostre che l’Istituto di Lettere, Musica e Teatro della Fondazione Cini, organizza periodicaniente per integrare la propria attività di documentazione e di ricerca nel campo ancora così poco esplorato e coltivato della tecnica e dell’arte scenografica, con particolare riguardo a Venezia che nella storia della scenografia europea è un centro d’irradiazione e un osservatorio privilegiato, dopo le fortunate rassegne dedicate nel ’62 agli «Scenografi veneziani dell’ottocento», il Bagnara e i due Bertoja (ricordiamo ora con malinconia che curò il catalogo un amico recentemente scomparso, Gino Damerini, che aveva anche in questo settore della vita teatrale veneziana ampie e sicure conoscenze), e nel ’65 alle «Scenografie del Museo Teatrale alla Scala dal XVI al XIX secolo», ordinatore e curatore del catalogo l’architetto Carlo Enrico Rava, è ora la volta di una figura di grande spicco, la cui importanza non è certo ancora valutata appieno, lo scenografo, o disegnatore teatrale com’egli amava definirsi, Pietro Gonzaga: nato a Longarone nel 1751, educatosi a Venezia, «inventore e pittore di scene» alla Scala fino al ’92, quando lasciando definitivamente l’Italia dette alla Fenice le scene dello spettacolo inaugurale; poi peintre en chef dei teatri imperiali in Russia diretti dal principe Jusupov, morì a Pietroburgo nel 1831.