Mostre – Pagina 11 – Fondazione Giorgio Cini

Das Meisterstück

Matthias Schaller,Cy Twombly, 2007 (dettaglio)


 Mostra prorogata fino al 14 giugno


 

In occasione della Biennale di Venezia, 56. Esposizione Internazionale d’Arte, in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini venerdì 8 maggio apre al pubblico la mostra sull’Isola di San Giorgio Das Meisterstück di Matthias Schaller.

La mostra presenta una serie di fotografie dell’artista tedesco Matthias Schaller, delle tavolozze dei maestri più significativi negli ultimi duecento anni della storia della pittura europea; attraverso le quali Schaller coglie ‘ritratti indiretti’ degli artisti e della loro produzione.

L’esposizione sarà allestita nel Cenacolo Palladiano. Das Meisterstück (Il Capolavoro) rivela come la tavolozza costituisca una sorta di ‘ritratto indiretto’ dell’artista e della sua tecnica pittorica. Le monumentali fotografie delle tavolozze originali (190 cm x 140 cm circa) forniscono una chiave d’accesso inedita e storica all’uso del colore, all’organizzazione dello spazio e alla pennellata degli artisti ‘raffigurati’.

Dal 2007 Schaller è impegnato nel catturare la bellezza delle tavolozze d’artista, intese come una finestra affacciata sul loro genio creativo, come un paesaggio astratto della produzione pittorica. Catturando l’essenza di 180 tavolozze appartenute a oltre settanta tra i più grandi maestri europei del 19° e del 20° secolo, Schaller coglie così l’inconscio della pittura, o, in altre parole, la pittura prima della pittura.

Das Meisterstück comprende le tavolozze di artisti come:

J.M.W. Turner

Eugène Delacroix

Paul Cézanne

Claude Monet

Vincent van Gogh

Wassily Kandinsky

Henri Matisse

Pablo Picasso

Francis Bacon

Cy Twombly

In mostra sarà presentata una selezione di circa 10 fotografie, che permetterà di illuminare l’evoluzione dei principali movimenti artistici europei compresi tra l’impressionismo e l’astrattismo. Nel corso della sua ricerca, Schaller ha raccolto tavolozze dai principali musei europei, tra i quali il Louvre, il Musée d’Orsay e il Centre Pompidou (Paris), la Tate (London), la Kunsthaus (Zürich), l’Akademie der Künste (Berlin), il Metropolitan Museum (New York), da fondazioni private, da familiari degli artisti e da collezionisti privati.

RUST- installazione di Louise Manzon

RUST – installazione di  Louise Manzon
Un evento di Advantage Première Art Fund
Presentazione di Achille Bonito Oliva

ADVANTAGE FINANCIAL
sostiene la Fondazione Giorgio Cini Onlus aderendo all’iniziativa
“GLI AMICI DI SAN GIORGIO”


L’arte? L’arte! La scultura? La scultura! Due domande e due affermazioni esclamative e perentorie. Che trovano nella pratica artistica di Louise Manzon un riscontro splendente e felice. Achille Bonito Oliva


Si inaugura il 1 aprile 2015, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, la mostra RUST, le sculture  di  Louise Manzon alla Fondazione Giorgio Cini, sue opere recenti. La mostra sarà aperta al pubblico dal 2 aprile al 17 maggio 2015.

RUST non solo come la ruggine, la corrosione che intacca la materia da parte di agenti atmosferici ma, anche, come la tendenza di un manufatto metallico a tornare al suo stato originale nel quale si trova in natura: una rinascita, un’opportunità.

L’installazione site specific, progettata da Louise Manzon per questa occasione, sviluppa alcuni dei temi creativi più cari all’artista: le figure femminili e il loro ruolo di vigili e materne custodi dei segreti della vita, le creature marine e l’importanza salvifica delle condizioni delle acque in cui vivono.

La figura femminile  è quella di Tethis, nell’evidenza narcisistica di un corpo restituito con estrema risonanza (…). Una sorta di ventaglio orna il capo della mitologica divinità.Una struttura barocca regge l’impianto scultoreo, una conformazione avvolgente ne articola i volumi nel corpo e nelle vesti. La linea curva crea il sospetto di un movimento verso l’alto, lo slancio verso aeree posizioni e miracolose impennate che sottraggono Tethis alla legge di gravità“. Achille Bonito Oliva nella sua presentazione

Il branco di pesci, a sua volta e con le sue forme primigenie, rappresenta la vita acquatica, la forza della genesi minacciata dall’inquinamento e dall’incuria, fattori che anche fuori dall’acqua insidiano la vitalità che l’artista fa risaltare nelle proprie opere, dai colori vivaci e dalle forme guizzanti. Modellate in una terracotta a volte trasfigurata in una materia quasi ferrea, le sculture di Louise Manzon rievocano natanti primigeni, le prime forme di vita acquatica che emergono dalle profondità degli abissi, in una eleganza delle fogge senza tempo, che restituiscono la gioia di un mondo che ha vissuto e vive con noi, con i nostri miti e le nostre storie. Figure antiche ma attualissime che ci ricordano l’importanza della protezione dell’ambiente e della centralità del rapporto tra umanità, natura e cultura.

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[accordion_entry title=”Louise Manzon”]

Louise Manzon è nata nel 1961 a San Paolo del Brasile, cresciuta in una famiglia cosmopolita, formandosi tra il Sud America, Stati Uniti e Europa. Ha conseguito un Master in Industrial Design al Pratt Institute di New York, perfezionando le proprie tecniche pittoriche e scultoree alla National Academy Museum and School of Fine Arts di New York. Ha esposto le sue sculture in Svizzera, negli Stati Uniti e in Italia.
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[accordion_entry title=”Advantage Première Art Fund “]
Advantage Première Art Fund è un fondo indipendente dedicato ai beni da collezione, costruito da Advantage Financial, focalizzato prevalentemente sulla produzione artistica novecentesca e contemporanea e fondato sull’individuazione di settori emergenti e innovativi. L’interesse per l’opera di Louise Manzon è ascrivibile alla presenza di elementi che Advantage Première Art Fund ritiene particolarmente significativi: l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, l’attenzione per il tema dell’interculturalità (privilegiando la produzione artistica femminile e seguendo l’opera di artisti che si sono formati e si muovono tra culture differenti) e l’attenzione, infine, per l’uso di materie e tecniche artistiche eco-compatibili, rispettose dell’ambiente e delle più illustri tradizioni.

Advantage Financial sostiene la Fondazione Giorgio Cini Onlus aderendo all’iniziativa “Gli Amici di San Giorgio.”

 

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Ettore Spalletti. Palazzo Cini

Promossa dalla Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con ASLC Progetti per l’arte – Verona, la mostra inaugura il secondo piano della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, in occasione dell’apertura stagionale della casa-museo.

L’esposizione che Ettore Spalletti presenterà a Palazzo Cini sarà particolarmente meditata. L’artista, lontano da quella forma di seducente notorietà che talvolta il contemporaneo regala, lavorerà ragionando sul luogo, ascoltandolo, osservandone le variazioni di luce, studiandone lo spazio. Le stanze del secondo piano del Palazzo, recentemente rinnovate, accoglieranno una mostra espressione di una relazione profonda con uno spazio che era, e rimane nell’intento dell’artista, domestico; allo stesso tempo i capolavori d’arte antica esposti nella Galleria al piano nobile saranno una presenza importante per Spalletti, come racconto della vita del luogo.

La varietà, la complessità e la profondità di questo maestro dell’arte contemporanea italiana, condurrà il visitatore/ospite attraverso un’esperienza visiva avvolgente e familiare. Le opere di Ettore Spalletti sono state esposte nei più prestigiosi spazi museali, italiani e stranieri. Recentemente GAM di Torino, MADRE di Napoli e MAXXI di Roma, hanno dedicato al Maestro un’importante retrospettiva del suo percorso artistico – dalla pittura alla scultura fino alle installazioni ambientali. Oltre ad aver rappresentato l’Italia alla Biennale di Venezia e a due edizioni di Documenta a Kassel, Spalletti è uno dei più rappresentativi esponenti dell’arte contemporanea.

Palazzo Cini. La Galleria

Il 25 aprile riapre al pubblico, grazie alla partnership di Assicurazioni Generali, la Galleria di Palazzo Cini a San Vio con alcune importanti novità ad accogliere i visitatori: nuove opere d’arte che arricchiscono ulteriormente il percorso espositivo, un programma di mostre ospitate al secondo piano e un nuovo piano di attività culturali con il ritorno dell’iniziativa dell’Ospite a Palazzo e delle Conversazioni d’arte.

Grazie alla generosità di Lyda Guglielmi, figlia di Ylda Cini, entra a far parte delle raccolte custodite nella Galleria di Palazzo Cini un significativo nucleo di opere e arredi già in origine appartenuti alla straordinaria raccolta riunita da Vittorio Cini nel palazzo sul Canal Grande. Prima fra tutte una preziosa tavola di Stefano di Giovanni detto il Sassetta, raffigurante San Giovanni Evangelista, artista di cui la Galleria già possiede la tavola con la Madonna dell’Umiltà: il nuovo dipinto rende dunque ancora più ampio il panorama della pittura senese del Quattrocento, rappresentato anche dalle tavole del Maestro dell’Osservanza, di Matteo di Giovanni e di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta.

Dopo molti anni, tornano inoltre ad arredare le nobili stanze della casa abitata dal conte Cini un monumentale tavolo cinquecentesco sorretto da figure scolpite di cariatidi e nerboruti telamoni, di gusto sansovinesco, assieme a un armadio riccamente intagliato e ornato da graziose figure muliebri e amorini, pure tradizionalmente riferito ad ambito del Sansovino. Ancora, tra le nuove opere, vanno segnalati un reliquario in argento con il busto di San Valerio, lavoro di oreficeria francese, e un raro portadocumenti della metà del Quattrocento in cuoio rosso cesellato e cuir bouilli, appartenuto al duca di Ferrara Borso d’Este come rivela lo stemma di famiglia che decora il fronte.

Un cenno a parte infine, per la loro eccezionalità nel panorama delle collezioni della Galleria, va alle due tele di Lorenzo Tiepolo raffiguranti due ritratti virili ideali, ovvero, secondo un genere diffuso nel Settecento a Venezia, due ammalianti ‘teste di fantasia’, non distanti dagli esempi del fratello Giandomenico o dello stesso Giambattista.

Altra importante novità di quest’anno è la riapertura del secondo piano del Palazzo destinato, dopo i lavori di adeguamento, a ospitare, oltre a conferenze e letture, esposizioni temporanee: all’inaugurazione primaverile con la mostra Ettore Spalletti farà seguito in autunno nei nuovi spazi l’esposizione di un florilegio dei disegni più importanti e rappresentativi, dal Quattrocento al Novecento, appartenenti alle collezioni dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini.

Ma, accanto alle mostre allestite al piano superiore, proseguirà anche l’iniziativa dell’Ospite a Palazzo, avviata con grande successo l’anno scorso, frutto della collaborazione con importanti istituzioni o musei italiani e stranieri e che vede la Galleria accogliere nelle sale un’opera ‘ospite’ che si pone in un dialogo con quelle della collezione permanente, intrecciando una fitta trama di relazioni visive e di contenuto.

A giugno arriverà dunque Madonna con il Bambino di Beato Angelico, la celebre Madonna di Pontassieve, tavola databile al 1435 circa o agli ultimi anni di attività dell’artista, probabile scomparto centrale del perduto polittico realizzato per la cittadina toscana, conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

Infine saranno riproposte le Conversazioni d’Arte, cicli di incontri pensati per fornire occasioni di dialogo con i visitatori, che siano essi esperti, appassionati o semplicemente curiosi: un programma di appuntamenti regolari in Galleria con storici dell’arte ed esperti che raccontano in modo coinvolgente la storia della Galleria e delle sue collezioni. Anche per il 2015 è dunque previsto un doppio ciclo di Conversazioni d’Arte in Galleria – in primavera e in autunno – che fornirà ancora l’occasione di evocare e approfondire grandi tematiche della storia dell’arte in un contesto unico, scrigno in cui sono riuniti capolavori quali i dipinti toscani e ferraresi, sculture lignee, rami smaltati di manifattura veneziana, avori medievali e rinascimentali, porcellane e arredi.

Magdalena Abakanowicz: Crowd and Individual

A Venezia una grande installazione dell’artista polacca che ha reinterpretato le folle di individui, rivoluzionando, in oltre quarant’anni di carriera, il modo di fare scultura

 110 sculture in juta sono esposte per la prima volta a San Giorgio Maggiore dal 13 aprile al 2 agosto 2015. L’installazione è prodotta dalla galleria Beck & Eggeling di Düsseldorf e Sigifredo di Canossa in collaborazione con la Fondazione Cini

Magdalena Abakanowicz (Falenty, 1930) è una delle più autorevoli artiste polacche che, sperimentando tecniche e materiali, in oltre quarant’anni di carriera ha rivoluzionato la scultura contemporanea a livello europeo. Dal 13 aprile al 2 agosto 2015 la galleriaBeck & Eggeling International Fine Art (Düsseldorf) e Sigifredo di Canossain collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini presentano per la prima volta sull’Isola di San Giorgio Maggiore, Magdalena Abakanowicz: Crowd and Individual una grande installazione di 110 figure in juta, a cura di Luca Massimo Barbero, segnando il ritorno a Venezia dell’artista, famosa a livello internazionale, che ha rappresentato la Polonia alla Biennale di Venezia nel 1980.

 “Penso che l’impatto dell’opera di Magdalena Abakanowicz  riassuma attraverso il forte senso di folla e di gruppo una condizione umana, un senso esistenziale dove l’uomo, spesso privo di volto nella sua forma astante e smarrita, ritrova e riperde se stesso. Il ritorno a Venezia di una sua opera così significativa, dopo la sua presenza alla Biennale, si legge oggi come un omaggio ad un’artista che segna e rappresenta la sperimentazione in scultura degli ultimi decenni. Il senso teatrale di questo gruppo di persone va letto come una volontà di porre sullo stesso livello visitatore e opera in uno scambio tra le “folle” che assume anche il senso di una straordinaria, tragica e umana coreografia; un gioco fra le parti: l’umano e la statua.” Luca Massimo Barberocuratore  e direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini 

 

Crowd and Individual è una grande installazione ad alto impatto emotivo, parte del ciclo che Magdalena Abakanowicz ha dedicato al tema delle Folle, soggetto che la scultrice ha ripreso in periodi differenti nel corso della sua lunga carriera, sperimentando vari materiali, dal tessuto al metallo, fino a diventare la parte più importante della sua produzione artistica.“Forse l’esperienza della folla, che aspetta passivamente in fila, ma pronta a calpestare, distruggere o adorare a comando come una creatura senza testa, è diventata il fulcro della mia analisi. E forse era una fascinazione per la scala del corpo umano. O un desiderio di determinare la quantità minima necessaria per esprimere il tutto.” Così l’artista Magdalena Abakanowicz ha definito il suo interesse per le masse di individui, originata dalla sua difficile condizione di donna e di artista in un paese politicamente instabile come la Polonia, sconvolta prima dalla seconda guerra mondiale e poi dalla rivoluzione comunista che ha portato a ben quarantacinque anni di regime soclialista, dove un artista non aveva facilmente libertà di movimento né accesso ai materiali utili al suo lavoro. Durante il Socialismo, spiega la stessa scultrice, che, nonostante il grande apprezzamento a livello internazionale ha scelto di continuare a vivere a Varsavia pur opponendosi alla propaganda e alla pressione del regime, “molte persone si sono trasferite in città dalle campagne alla ricerca di lavoro e di un migliore tenore di vita. Eravamo circondati da una folla che non sapeva adattarsi a vivere in città con nuove condizioni. Il denaro non aveva grande significato. Il numero di cose che uno poteva acquistare era limitato da scarsità e restrizioni. Attendevamo in file lunghissime per ottenere qualsiasi cosa.” Da qui l’interesse per le masse e la scelta iniziale di utilizzare materiali di scarto, come il tessuto.

Una volta varcate le quinte della sala Carnelutti della Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore, il visitatore si trova quindi davanti a una intensa folla composta da 110 figure dalle fattezze umane in juta, per lo più senza testa, che avanza inesorabilmente verso un’unica scultura animale contrapposta (Mutant). Gli individui, prevalentemente busti in tessuto, gusci vuoti che ricordano tronchi d’alberi, colti nell’atto di camminare, sono singole sculture, create meticolosamente dall’artista una a una, ciascuna con la sua identità e le proprie caratteristiche; individui prima di essere un gruppo. “L’uomo con cui ho a che fare nel mio lavoro è l’uomo in generale” perché “parla della condizione umana in generale” in perenne conflitto tra istinto e intelletto. Allo stesso tempo l’opera esprime la crudeltà perpetrata dagli esseri umani nel corso dei secoli. In gruppo gli esseri umani tendono a perdere il loro senso di responsabilità e con questo la loro dignità. “Volevo mettere a confronto l’uomo con se stesso, con la sua solitudine nella moltitudine.” – spiega sempre Abakanowicz riguardo al suo lavoro – “Durante la mia infanzia sono stata testimone di come le masse adorino o odino a comando. Erodoto osservò già molti secoli prima di Cristo che è molto più facile convincere una folla rispetto ad un singolo individuo. Affascinata dalla quantità ho continuato a plasmare corpi umani in juta, poi in alluminio, bronzo e ferro. Senza testa, come scheletri, spesso solo con le gambe che sorreggono il tronco eloquente, o con braccia appese come strumenti inutili, o con mani forti e aggressive. Ma senza volto: perché cancellerebbe tutti i misteri del corpo”.

 

L’installazione Crowd and Individual segna il ritorno a Venezia della grande artista polacca, che ha esposto più volte alla Biennale d’arte nel corso della sua carriera: nel 1968 con “Studio fatturale”;nel 1995 con “Identità e Alterità, a Brief History of the Human Body” dove ha presentato l’installazione di 22 sculture in juta “Crowd I” nella sala principale del Padiglione Italia; nel 1997 con l’installazione “Hand-like Trees” sulla Riva degli Schiavoni, e in particolare nel 1980 quando ha rappresentato la Polonia con l’installazione “Embryology” nel padiglione nazionale ai Giardini.

 

Nonostante la difficile condizione in cui la scultrice ha vissuto in Polonia durante il regime socialista, Magdalena Abakanowicz è una delle personalità più originali e importanti della scultura contemporanea. Le sue Folle,in varie installazioni e conformazioni, sono state esposte in tutto il mondo, dalla mostra itinerante Retrospective Exhibition negli USA e in Canada (1982), che fra le tappe ha visto il Metropolitan Museum of Art, New York, il Museum Contemporary Art, Chicago, il Dallas Museum of Fine Arts, Dallas, il Musée d’Art Contemporain, Montréal, fino allo Städel Museum di Francoforte (1989). Nel 1991 è stata organizzata una grande retrospettiva in Giappone al Sezon Museum of Art, Tokyo e al Museum of Contemporary Art, Hiroshima. Emozionante e di pregio la mostra Hurma nel 2004è stata esposta a Chapelle Saint-Louis de la Salpêtrière, Parigi.

Molti gruppi delle sue serie di sculture si trovano inoltre all’esterno, poiché l’artista ha ricevuto importanti commissioni all’aperto in cui invita lo spettatore a muoversi tra forme di bronzo, pietra o legno, come per esempio nel Raymond Nasher Sculpture Garden (Dallas), nel Millenium Park di Chicago e a Poznań; o in importanti collezioni private, come la Fondazione Margulies a Miami, e la Collezione Giuliano Gori vicino a Pistoia, in Italia.

 

Magdalena Abakanowicz ha vinto nel 1965 il Gran Premio alla Biennale di San Paolo e nel corso della sua lunga carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale, dal Royal College of Art di Londra, alla Rhode Island School of Design, all’Accademia di Belle Arti del Pratt Institute, all’Art Institute of Chicago, dall’Accademia di Belle Arti polacche di Lodz e di Poznan, alla Akademie der Künste di Berlino e di Dresda.

 

Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger

Il 13 aprile 2015 apre al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore la mostra Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger a cura di Kaisa Koivisto, curatrice al The Finnish Glass Museumdi Riihimäki (Finlandia) e di Pekka Korvenmaa, professore alla Aalto University School of Arts, Design and Architecture (Finlandia). L’eccellenza del design finlandese e internazionale contraddistingue l’importante e unico prestito di più di 300 opere in vetro provenienti dalla collezione Bischofberger, per far rivivere al grande pubblico il fascino e l’estro del vetro artistico, a contatto con i capolavori dei principali protagonisti del design finlandese del Novecento: Aino e Alvar Aalto, Arttu Brummer, Kaj Franck, Göran Hongell, Gunnel Nyman, Timo Sarpaneva, Oiva Toikka e Tapio Wirkkala.

La mostra offrirà al pubblico l’occasione unica di vedere per la prima volta da vicino oggetti rarissimi, spesso in edizione unica, che Bruno e Christina Bischofberger hanno raccolto, con passione e perspicacia, negli ultimi quarant’anni. L’unicità di questi oggetti testimonia l’intenzione originale di ogni singolo artista o designer, e fa di questa collezione di vetri finlandesi una tra le più importanti al mondo. In una ricca documentazione dei diversi periodi storici, le opere selezionate per la mostra Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger conducono il visitatore attraverso un elegante percorso espositivo che passa dai cristalli alle sfumature di colore dei primi anni Trenta, fino alle più sgargianti e a volte ‘psichedeliche’ produzioni degli anni Settanta. Da segnalare le creazioni dello scultore e designer Tapio Wirkkala, in particolare la serie Ultima Thule, in cui bicchieri, brocche e vasi si fanno simili a blocchi di ghiaccio, dalle superfici “gocciolanti”, innescando un gioco di trasparenze e riflessi al limite dell’astrazione. La bottiglia creata per Vodka Finlandia, tuttora in produzione, resta uno dei pezzi più riusciti e celebri della collezione. La ricca rassegna curata da Kaisa Koivisto e Pekka Korvenmaa per gli spazi de Le Stanze del Vetro sull’Isola di San Giorgio Maggiore presenta al pubblico i risultati migliori di una centenaria produzione vetraria, per coglierne le sfumature e le variazioni e celebrare il valore di un design intramontabile e d’altissima qualità.

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Attività educative gratuite a LE STANZE DEL VETRO

Nelle domeniche di maggio LE STANZE DEL VETRO saranno animate da attività gratuite per famiglie, bambini e ragazzi variamente ispirate ai vetri finlandesi della Collezione Bischofberger oppure al padiglione esterno “Glass Tea House Mondrian” dell’artista giapponese Hiroshi Sugimoto.

Le iniziative family-friendly culmineranno nel week-end da sabato 30 maggio a lunedì 1 giugno nella Giornata Mondiale dei Genitori, all’interno del progetto “Kidpassdays: scopriamo insieme la città!”.

SUNglassDAY. Domeniche in famiglia con gli occhi puntati sul vetro d’autore

domenica 10, 24 maggio ore 16 e domenica 31 maggio ore 11 e ore 16: visita per adulti e ragazzi alla mostra “Il vetro finlandese nella collezione Bischofberger” con laboratorio didattico per bambini 5-10 anni

Cammina cammina… verso la casa del tè!

domenica 17 maggio ore 11 e 16 e sabato 30 maggio
ore 16: racconti e fiabe giapponesi a cura di Sabina Italiano con accompagnamento musicale di Marco Centasso (contrabbasso)

lunedì 1 giugno ore 11 e 16: laboratorio creativo ispirato all’antico gioco delle conchiglie giapponesi chiamato Kaiawase (in collaborazione con il Museo d’Arte Orientale di Venezia)

Per tutte le attività, curate e condotte da Artsystem, è obbligatoria la prenotazione entro il mercoledì precedente al numero verde 800 662 477 (lunedì – venerdì 10-17) oppure all’e-mail artsystem@artsystem.it. Posti limitati.

 

Il laboratorio dell’attrice. Copioni annotati di Eleonora Duse

La mostra presenta una ricca serie di testimonianze del lavoro di Eleonora Duse sui testi teatrali da lei portati in scena o rimasti allo stato di progetto. Si tratta di copioni, testi a stampa o copie per il suggeritore tratti dall’Archivio Eleonora Duse e relativi a opere sulle quali l’attrice è intervenuta con appunti, tagli, variazioni e annotazioni di vario tipo. Uno straordinario spaccato del suo personale processo di lettura, interpretazione e approfondimento, che viene qui proposto con l’efficace aggiunta di fotografie, recensioni, locandine, lettere riferite ai venti titoli esibiti. Sette i loro autori, da D’Annunzio e Ibsen – i più rappresentati – a Shakespeare, nella versione di Arrigo Boito, a Gallarati Scotti, a Maeterlinck, a Praga, a Scribe con Legouvé. Visite guidate su prenotazione.

I SANTILLANA Mostra al MAK, Museo delle Arti Applicate/Arte Contemporanea di Vienna

Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana hanno scelto il vetro come mezzo espressivo delle loro poetiche, e il loro lavoro si inserisce nel più ampio panorama delle arti contemporanee. I loro lavori saranno in mostra al MAK, Museo delle Arti Applicate/ Arte Contemporanea di Vienna, dal 19 novembre 2014 all’8 febbraio 2015. La mostra I Santillana, presentata da Le Stanze del Vetro e Fondazione Giorgio Cini, Venezia, è un riadattamento della mostra I Santillana – Works by Laura de Santillana and Alessandro Diaz de Santillana, concepitada Martin Bethenod e allestita a “Le Stanze del Vetro” dallo scorso 6 aprile al 3 agosto 2014.

Grazie alla collaborazione del MAK, i lavori dei fratelli Santillana vengono presentati per la prima volta in Austria e al pubblico internazionale che ogni anno visita il Museo.


Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana impersonano la sintesi ideale tra una perfetta conoscenza dell’arte, un uso sapiente della materia e una libera ricerca della forma. Nipoti di Paolo Venini, fondatore nel 1921 della vetreria Venini sull’isola di Murano, i due fratelli crescono in una delle più importanti famiglie vetraie veneziane. Entrambi lavorano come designer nell’azienda di famiglia gestita dal 1959 dal padre Ludovico Diaz de Santillana. In seguito alla vendita della Venini, assieme al padre fondano la compagnia EOS nel 1986.

Nel 1993 decidono di abbandonare la creazione di oggetti d’uso per dedicarsi esclusivamente alla pratica artistica. I fratelli Santillana, infatti, guardano al vetro come a un materiale che, come altri, è funzionale alla ricerca di una forma artistica autonoma.

Entrambi hanno in maniera diversa sviluppato il loro lavoro e il loro linguaggio, frutto di una sperimentazione continua anche durante lunghi periodi di soggiorno in importanti centri di arte vetraria, a Venezia e negli Stati Uniti e più di recente anche nella Repubblica Ceca e in Francia. I fratelli Santillana sono rappresentati da diverse gallerie e i loro lavori sono stati presentati in mostre collettive e individuali come ad esempio alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia e si trovano nelle collezioni dei più importanti musei nel mondo.

Sculture autonome e forme antropomorfe dominano il lavoro presentato da Laura de Santillana al MAK. Un grande tavolo in ferro ospita la serie astratta delle teste di Buddha; una libreria bianca contiene 40 “libri” di vetro, una sinopsi di lavori che l’artista ha creato negli ultimi 15 anni seguendo lo stesso procedimento ma impiegando colori e tecniche diversi. In mostra sono esposti anche i grandi volumi appiattiti di Laura che si contraddistinguono per la loro forte fisicità formale che nasce dalla compressione dello spazio interno delle stele.

I quadri di Alessandro Diaz de Santillana in mostra al MAK richiamano la storia delle finestre in vetro soffiato e l’effetto di antichi specchi “ciechi”. Quadri di vetro nero specchiato restituiscono il soggetto in diverse sfumature di nero e grigio, comunicando l’impressione di partecipare a un dialogo di più ampio respiro. Sperimentando con il materiale e le sue tecniche di lavorazione, l’artista ha la possibilità di testarne i limiti: forme indefinite emergono dal vetro specchiato richiamando le zone chiare e scure della pellicola fotografica e l’effetto magico delle immagini che appaiono sulla carta nel momento in cui essa viene immersa nel liquido di sviluppo all’interno della camera oscura.

I quadri di Alessandro appesi alle pareti dialogano con le sculture di Laura. Inoltre, un video in mostra offre ai visitatori la possibilità di vedere e capire come il maestro vetraio e i suoi assistenti operano all’interno di una fornace, facilitando la conoscenza del processo creativo e spiegando come i due artisti tentino costantemente di estendere i confini del materiale e del proprio mestiere nel nome dell’espressione artistica.

Non è un caso che la mostra I Santillana venga esposta nella Collezione Permanente di Arte Contemporanea del MAK nelle immediate vicinanze della Collezione Permanente Vienna 1900.

In dialogo con gli oggetti presenti nella sezione Vienna 1900 i lavori di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana acquistano un significato inedito. Non si riesce a non pensare, involontariamente, alla grande importanza dei modelli del modernismo viennese e in particolare all’influenza che Josef Hoffmann ebbe sul lavoro di Carlo Scarpa. Tra il 1932 e il 1947 Scarpa disegnò opere in vetro per Paolo Venini. L’evoluzione creativa dei Santillana ha molto in comune con il processo che portò al “design artistico” degli oggetti d’uso progettati nella Vienna degli inizi del 1900. In quegli anni artisti e architetti trasformavano oggetti di design in forme radicalmente moderne. Nel caso delle opere in vetro prodotte da Koloman Moser e Josef Hoffmann, solo per citare alcuni esempi, l’aspetto artistico prevaleva sull’utilità dell’oggetto. Come spiega Rainald Franz, curatore sia della Collezione di Vetro e Ceramica che della mostra I Santillana al MAK, “da questo punto di vista il lavoro dei fratelli Santillana richiama le posizioni del modernismo Viennese”.

Il lavoro di Fondazione Cini e Pentagram Stiftung per la conservazione e digitalizzazione degli archivi del vetro veneziano congiuntamente alle mostre organizzate da Le Stanze del Vetro a Venezia, trova la loro controparte nell’esplorazione dell’eredità di Wiener Werkstätte al MAK.

Le fotografie della mostra e le biografie di Laura de Santillana e Alessandro Diaz de Santillana possono essere scaricate all’indirizzo: MAK.at/presse.

L’apertura della mostra avverrà in concomitanza con VIENNA ART WEEK 2014.

Per maggiori informazioni consultare il sito del MAK, Museo delle Arti Applicate/ Arte Contemporanea di Vienna.

Tomaso Buzzi alla Venini

Tomaso Buzzi alla Venini
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
14 settembre 2014 – 11 gennaio 2015
10:00 alle 19:00, ingresso libero
chiuso il mercoledì.


La mostra è organizzata nell’ambito del programma espositivo de Le Stanze del Vetro, progetto di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per valorizzare l’arte vetraria del Novecento e mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni di questa materia

Terza mostra dedicata ai grandi designer della VeniniTomaso Buzzi alla Venini, celebra il gusto italiano degli anni trenta nelle opere in vetro del celebre architetto milanese.

L’architetto lombardo Tomaso Buzzi è stato un esponente di spicco del cosiddetto “Novecento Milanese”. Fu amico e collaboratore di Gio Ponti e membro dell’associazione “Il Labirinto” insieme ad architetti e imprenditori come Gio Ponti, Michele Marelli e Paolo Venini. E proprio insieme a Ponti, Tomaso Buzzi è stato uno dei più importanti creatori del gusto italiano degli anni ’30 del secolo scorso, dando inizio a un vero e proprio standard imitato da molti negli anni seguenti. Architetto colto, designer curioso, raffinato progettista d’interni, oltre che collaboratore della rivista «Domus», lavorò per le figure più importanti dell’alta borghesia del nostro paese: Volpi, Cini, Visconti, solo per citarne alcuni. Suoi sono ad esempio gli interventi a Villa Necchi Campiglio a Milano, recentemente restaurata dal FAI, alla palladiana Villa Maser a Treviso, a Palazzo Cini a San Vio, Palazzo Papadopoli e Palazzo Labia a Venezia.

Tra il 1932 e il 1933 Buzzi avvia un’attiva collaborazione con la vetreria Venini, che prosegue episodicamente anche durante gli anni successivi. Il contributo creativo di Buzzi si caratterizza per il suo approccio sperimentale alla forma e ai materiali. La sua ampia ricerca riguarda anche l’illuminazione, dando così inizio a una nuova veste a questo tradizionale settore del vetro di Murano. La mostra Tomaso Buzzi alla Venini, a cura di Marino Barovier, ripercorre questa breve ma fruttuosa collaborazione, documentata non solo attraverso le opere selezionate, i disegni originali catalogati nell’archivio Venini, ma anche attraverso progetti inediti conservati alla Scarzuola a Montegabbione, la città-teatro che Buzzi costruì a partire dalla fine degli anni Sessanta.

In concomitanza della mostra, verrà pubblicato il primo catalogo ragionato dell’opera su vetro di Tomaso Buzzi, pubblicato da Skira per Le Stanze del Vetro e curato da Marino Barovier con Carla Sonego.

Omaggio al ‘Giovane con liuto’ di Bronzino in occasione dell’ultimo weekend a Palazzo Cini

Agnolo Bronzino, Ritratto di giovane con liuto (1532-1534), Firenze, Galleria degli Uffizi


Venezia, Palazzo Cini, Campo San Vio, Dorsoduro 864

Sabato 19 luglio, dalle ore 17.00 alle ore 19.00

Ultimo weekend del Giovane con liuto di Bronzino a Palazzo Cini

Sabato 19 luglio il duo musicale Romina Lamon (soprano) e Dario Pivato (liuto) si esibirà per omaggiare il dipinto degli Uffizi in vista del suo rientro a Firenze. Dal 23luglio sarà di nuovo possibile ammirare a Palazzo Cini il “Doppio ritratto di amici” del Pontormo, al rientro dopo il successo della mostra Pontormo e Rosso Fiorentino la cui chiusura è prevista per il prossimo 20 luglio.

Ancora pochi giorni per ammirare a Palazzo Cini il Ritratto di giovane con liuto di Agnolo Bronzino, fino al prossimo 21 luglio 2014 “Ospite a Palazzo”, grazie al prestito della Galleria degli Uffizi di Firenze. In vista del ritorno a casa del dipinto e come degno commiato di un’apprezzata permanenza, sabato 19 luglio dalle ore 17 alle ore 19, il duo musicale composto da Romina Lamon (soprano) e Dario Pivato (liuto) si esibirà nelle stanze della Galleria di Palazzo Cini eseguendo brani di musica rinascimentale per liuto (l’iniziativa è compresa nel prezzo del biglietto).

Nel Ritratto di giovane con liuto Bronzino ritrae Giovanni Battista Strozzi, un madrigalista famoso soprattutto per il ruolo che svolse nella maturazione di questo genere poetico e musicale d’ispirazione petrarchesca. A quel tempo la storia della musica occidentale si scriveva  a Firenze, dove Giovanni e il figlio omonimo, anch’egli musicista, vissero e lavorarono: nella città gigliata si riuniva la Camerata de’ Bardi, che con l’elaborazione del recitar cantando segnò la nascita del teatro in musica, ovvero dell’opera. Se a Firenze dobbiamo la nascita di questo straordinario genere musicale, è grazie a Venezia che si diffuse nel mondo. E’ nella città lagunare, infatti, che l’editore Ottaviano Petrucci inventò l’intavolatura, forma scritta della musica per strumenti a corde pizzicate, utilizzata da allora e fino ai giorni nostri per le edizioni di opere di compositori come lo stesso Giovanni Battista Strozzi: un vero e proprio atto di nascita dell’editoria di opere musicali.

Con questa prima iniziativa musicale a Palazzo Cini, pertanto, oltre a omaggiare il Bronzino e il madrigalista Strozzi, si intende celebrare anche il legame tra le arti (la pittura e la musica) e le due città –  Venezia e Firenze – che storicamente ne simboleggiano il loro punto più alto.

Dal 23 luglio farà ritorno a Palazzo Cini a San Vio, il dipinto del maestro Pontormo Doppio ritratto di amici, uno dei capolavori del rinascimento toscano della collezione Cini, con cui il ritratto del Bronzino ha profonde tangenze culturali e sottili relazioni simboliche. Secondo la logica di queste affinità il Doppio ritratto è ora esposto nella meravigliosa mostra in corso a Palazzo Strozzi: Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della “maniera” (Firenze, 8 marzo – 20 luglio 2014) all’interno di una significativa collaborazione tra Fondazione Giorgio Cini, Galleria degli Uffizi e Fondazione Palazzo Strozzi. Questa importante collaborazione ha inaugurato la serie L’ospite a Palazzo, operazione espositiva realizzata con la partecipazione della Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Venezia e che grazie a nuove intese con istituzioni internazionali, vedrà le sale della collezione permanente di Palazzo Cini accogliere periodicamente un’opera ‘ospite’, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con le altre opere della Galleria. Il Doppio ritratto di amici di Pontormo che il pubblico veneziano potrà ammirare nella collocazione originaria a partire dal 23 luglio 2014, resterà nella Galleria di Palazzo Cini fino al 2 novembre 2014, ultimo giorno previsto per i primi sei mesi di nuova apertura.

La Galleria di Palazzo Cini ha riaperto nell’anno del sessantennale dell’Istituto di Storia dell’Arte, grazie alla partnership di Assicurazioni Generali, già sostenitore istituzionale della Fondazione Giorgio Cini, come segno di una rinnovata politica culturale e con l’intento di restituire alla città, con un’apertura stagionale di sei mesi l’anno,l’opportunità di vedere i meravigliosi capolavori toscani e ferraresi custoditi nella casa-museo, un tempo dimora di Vittorio Cini e donata alla Fondazione dagli eredi del grande mecenate esattamente trent’anni fa.


Informazioni utili

Date: fino al 2 novembre 2014

Orari: 11 – 19, chiuso il martedì (ultimo ingresso ore 18.15)
Sede: Palazzo Cini Indirizzo: Campo San Vio, Dorsoduro 864 Venezia
Biglietteria: Intero 10 euro, ridotto 8 euro
Info: palazzocini@cini.it
www.palazzocini.it

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