Mostre – Pagina 10 – Fondazione Giorgio Cini

Hans-Joachim Staude e l’arte del Novecento italiano

Nell’immagine: Hans-Joachim Staude, Ragazza con chitarra, 1929. Olio su legno, cm 90 x 74, dettaglio

Hans-Joachim Staude e l’arte del Novecento italiano

Mostra (18-22 novembre 2015)
Convegno studi (18-19 novembre 2015)
a cura di Francesco Poli ed Elena Pontiggia

18 novembre 2015 inaugura sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia un evento dedicato al pittore Hans-Joachim Staude (Haiti 1904 – Firenze 1973), artista tedesco che si è distinto nella Firenze del ‘900, alla luce di nuove interpretazioni e dei suoi scritti inediti, organizzato dai figli JakobStaude e Angela Staude Terzani in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini.

Per cinque giorni la Sala Piccolo Teatro vedrà una mostra curata da Francesco Poli ed Elena Pontiggia con 27 dipinti ritratti, paesaggi, nature morte – realizzati tra il 1929 e il 1973, accompagnata da un convegno che prevede l’intervento di 11 storici d’arte italiani e stranieri (18 e 19 novembre), per approfondire le ricerche che hanno fatto riscoprire l’importanza di questo pittore nell’arte italiana del ‘900.

Mentre gli anni recenti hanno visto un recupero del Ritorno all’ordine, a cui anche Staude, sia pure in modo autonomo e con particolari specificità, si può avvicinare, la sua figura è rimasta fuori da questo insieme di ricerche. E questa è certamente una perdita – non solo per il giusto riconoscimento dell’opera dell’artista, ma anche per la conoscenza del panorama complessivo dell’epoca.

L’esposizione retrospettiva che si intende realizzare si propone di indagare anche questo aspetto, ricollocando meglio Staude nell’ambito del suo tempo. Saranno esposte circa ventisette opere, tra le più significative dei diversi periodi della sua produzione creativa. Si farà riferimento alle precedenti mostre (in particolare a quella molto importante al Palazzo Pitti di Firenze), ma ampliando l’analisi del linguaggio pittorico e documentando (attraverso scritti dell’autore e testimonianze inedite) il background teorico e culturale dell’artista.
Momento centrale della mostra sarà un convegno con la partecipazione dei maggiori studiosi del periodo.

Catalogo della mostra, programma del convegno e altri materiali si possono scaricare qui:


 

Hans-Joachim Staude (1904 –1973) nato a Port-au-Prince (Haiti) da genitori tedeschi, si forma ad Amburgo, dove nel 1918 vede la prima grande mostra di Munch. Subito dopo entra in contatto con l’Espressionismo tedesco della “Brücke” e in particolare con Schmidt-Rottluff .
La sua ricerca è segnata in questo periodo da una sottile dimensione introspettiva e da una forte ispirazione filosofi ca. Nel 1920 decide di dedicarsi alla pittura e due anni più tardi abbandona l’Espressionismo. Nel 1925, dopo un periodo trascorso ad Amburgo, parte per Firenze e negli anni successivi si divide tra la città toscana, Amburgo stessa e Parigi. Nel 1929 si stabilisce defi nitivamente a Firenze, dove lavora tutta la vita, avvicinandosi alla “moderna classicità” dell’arte italiana fra le due guerre. Pittore tedesco tra i più interessanti – e in un certo senso “eccentrici” – della sua generazione, la sua opera viene ora esaminata a fondo, puntando su uno studio criticamente più puntuale della sua stretta connessione con la pittura del Novecento italiano: da Ardengo Soffi ci a Felice Carena, nel quadro del classicismo moderno dell’arte europea fra le due guerre.

Un rapporto profondo, che rende l’artista uno dei più ‘italiani’ fra i pittori tedeschi del XX secolo.

 

Il Serraglio delle Meraviglie. Il mosaico romano di Lod alla Fondazione Giorgio Cini

La Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con la Israel Antiquities Authority e Shelby White and Leon Levy Lod Mosaic Center presenta nel centro espositivo sull’Isola di San Giorgio Maggiore Il Serraglio delle Meraviglie. Il mosaico romano di Lod alla Fondazione Giorgio Cini.

La mostra, unica tappa italiana del tour che ha portato l’opera nei più importanti musei del mondo, è stata resa possibile grazie al supporto di Patricia e Phillip Frost. Il mosaico sarà visitabile fino al 10 gennaio 2016.

Il Serraglio delle Meraviglie è un’iniziativa che offre al pubblico italiano l’esclusiva opportunità di ammirare un mosaico romano di superba qualità iconografica e conservativa, rinvenuto nel 1996 nei pressi della cittadina israeliana di Lod, luogo che secondo un’antica leggenda locale diede i natali a San Giorgio. L’eccezionalità dell’opera, che risale al terzo secolo dopo Cristo, è dovuta anche alla sua qualità conservativa. Si tratta di uno più bei e grandi pavimenti musivi mai ritrovati in Israele, un vero e proprio gioiello archeologico, estremamente ben conservato. Il pavimento è composto di riquadri in cui sono raffigurati in dettaglio mammiferi, uccelli, pesci, una varietà di piante e le navi che erano usate all’epoca della sua realizzazione. Il mosaico è formato da tessere in pietra e cubi di vetro di vari colori: dal blu all’ocra, dal rosso al giallo, dal marrone al bianco, fino al nero, passando per varie sfumature di grigio.

Subito dopo la scoperta, il mosaico venne nuovamente sepolto per proteggerlo dagli elementi che avrebbero potuto comprometterne la conservazione. Solo nel 2009 venne esposto di nuovo, per un fine settimana soltanto; oltre 30mila visitatori colsero l’opportunità di ammirarlo in quell’occasione. Nello stesso anno, furono avviati i lavori – finanziati dalla Leon Levy Foundation e da Shelby White, presidente degli Amici della Israel Antiquities Authority – del Lod Mosaic Archaeological Center, il centro museale che ospiterà permanentemente il mosaico a partire dal 2017, anno in cui è prevista l’apertura.

Nel 2010, il Mosaico di Lod è partito per un tour internazionale, che lo ha visto esposto in alcuni tra i più prestigiosi musei mondo: dal Metropolitan Museum of Art di New York al Louvre di Parigi all’Altes Museum di Berlino, dal Waddesdon Manor, castello nel cuore del Buckinghamshire nel Regno Unito, all’Hermitage di San Pietroburgo. Penultima tappa del tour, prima del definitivo ritorno in Israele, e unica, imperdibile, tappa italiana è Venezia, dove dal 9 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 sarà a negli spazi della Fondazione Giorgio Cini. Il tour si concluderà a Miami, negli Stati Uniti, all’interno della mostra Patricia and Phillip Frost Art Museum in the Florida International University, in programma dall’11 febbraio al 15 marzo 2016.

In occasione della mostra l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini ha sviluppato la riflessione sul tema del mosaico di Lod ideando e realizzando, con la collaborazione scientifica di Elisabetta Concina, una mostra fotografica, e due video. Le fotografie, provenienti dalla ricchissima Fototeca della Fondazione Cini, si riferiscono ai mosaici pavimentali di alcuni tra più importanti complessi archeologici del nostro Paese: Aquileia, Roma, Palestrina e Pompei. Il primo video invece, realizzato in collaborazione con le Sovrintendenze Archeologiche di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, propone un viaggio per immagini che documenta la straordinaria ricchezza del patrimonio archeologico italiano, con specifico riferimento all’area alto adriatica, nel tentativo di suggerire al pubblico un vero e proprio itinerario di viaggio che gli permetta di approfondire il tema della mostra. Il secondo video propone un confronto più ampio, allargando l’area di paragone del Mosaico di Lod al bacino del mediterraneo nel tentativo di identificarne i modelli di stile, le comunanze tematiche, le similitudini iconografiche ma anche le divergenze compositive e le deviazioni tecniche.

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[accordion_entry title=”Biglietti“]
TICKETS
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[accordion_entry title=”Visite guidate e laboratori didattici”]

Progetto didattico

a cura di Artsystem

Il magnifico pavimento musivo sarà per tutti un’occasione unica per conoscere un’opera che viene da lontano e che qui a Venezia avrà il potere di fare da ponte con la nostra importante tradizione musiva a cominciare da quella presente nel territorio lagunare per raggiungere, attraverso un viaggio di immagini, nell’area dell’Alto Adriatico. Un’occasione unica anche per riprendere confidenza con l’arte del mosaico: un’aula didattica allestita con pietre, vetro, colore, fantasia, storie, sabbie, attrezzi… ospiterà mosaicisti in erba, piccoli e grandi, che tenteranno di trattenere, non solo nel ricordo, le meraviglie di questo grande serraglio.

Scarica il programma-didattico

 A partire dal 17 ottobre e per tutta la durata della mostra, i visitatori che desiderano ammirare da vicino il Mosaico di Lod e approfondire la conoscenza dell’opera e la tecnica del mosaico, potranno richiedere, previa prenotazione, visite guidate o laboratori didattici, realizzati da Artsystem.

In una apposita area della mostra riservata all’attività didattica sarà allestito, grazie alla collaborazione con la ditta veneziana Orsoni Mosaici srl – Gruppo Trend Spa – e la restauratrice di mosaici Alessandra Costa, uno spazio dedicato al mestiere del mosaicista. Si potranno vedere gli attrezzi del mestiere, toccare con mano tessere lapidee e vitree cogliendo le caratteristiche che ne determinano poi i diversi usi decorativi.

Bambini della scuola primaria e ragazzi della scuola secondaria di primo grado potranno provarsi, secondo vari livelli di difficoltà, con quest’arte dalla storia molto antica con grande potenzialità decorativa ed espressiva. Il Serraglio delle Meraviglie come un tempo ispirerà curiosità e divertirà con i suoi animali reali e fantastici. Durante le visite guidate si approfondiranno varie tematiche come le possibili chiavi di lettura delle figure riprodotte nel tappeto musivo, la storia della città israeliana di Lod, luogo della scoperta, l’operazione delicata e difficile dello strappo, il lungo peregrinare del mosaico e il suo ritorno in Israele.

Le visite guidate e i laboratori si possono richiedere, previa prenotazione, contattando la segreteria didattica  al n. verde 800 662 477 (lunedì, mercoledì e venerdì mattina dalle 9 alle 13) o scrivendo a artsystem@artsystem.it.
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[accordion_entry title=”Conferenze sui pavimenti musivi e marmorei dall’antichità al medioevo“]

L’Istituto di Storia dell’Arte presenta al pubblico un ciclo di incontri a cura di Giordana Trovabene, che conta la presenza di archeologici e storici dell’arte specialisti dell’argomento, volto ad esplorare alcuni aspetti della produzione materiale, delle tecniche esecutive, dell’iconografia e dell’evoluzione storico-stilistica dei pavimenti musivi dall’antichità al romanico, privilegiando per ragioni di contestualità storico-geografica l’area del Mediterraneo.

GIOVEDÌ 5 NOVEMBRE 2015 | ore 17.00

Il mosaico di Lod. Considerazioni sui tessellati di età romana in ambito domestico: domus, villae suburbanae et maritimae

Giordana Trovabene
Università Ca’ Foscari di Venezia e Association Internationale Etude Mosaïque Antique

GIOVEDÌ 12 NOVEMBRE 2015 | ore 17.00

I mosaici pavimentali delle basiliche paleocristiane (secoli IV-VI)

Giordana Trovabene
Università Ca’ Foscari di Venezia e Association Internationale Etude Mosaïque Antique

GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE 2015 | ore 17.00

I mosaici del Veneto e il progetto di catalogazione dei rivestimenti pavimentali antichi

Federica Rinaldi
Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma

Francesca Veronese
Padova, Musei Civici agli Eremitani, Museo Archeologico

GIOVEDÌ 3 DICEMBRE 2015 | ore 17.00

I “sectilia pavimenta”: da Costantinopoli a Venezia

Simonetta Minguzzi
Università degli Studi di Udine

GIOVEDÌ 10 DICEMBRE 2015 | ore 17.00

I pavimenti musivi delle sinagoghe in Israele fra il IV e il VI secolo

Elisabetta Concina
Università Ca’ Foscari di Venezia

GIOVEDÌ 17 DICEMBRE 2015 | ore 17.00

I pavimenti musivi dell’occidente romanico tra XI e XIII secolo in Italia e in Francia

Giordana Trovabene
Università Ca’ Foscari di Venezia e Association Internationale Etude Mosaïque Antique

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Disegni veneti del Settecento della Fondazione Giorgio Cini e un prestito d’eccezione: il Capriccio di Francesco Guardi

In coincidenza con il prestito del Doppio ritratto di amici di Pontormo della Galleria di Palazzo Cini per la mostra sulla ritrattistica fiorentina nel Cinquecento presso il Musée Jacquemart- André di Parigi, Florence. Portraits à la cour des Médicis, 11 settembre 2015 – 25 gennaio 2016, l’istituzione francese ha concesso in cambio uno dei capolavori della sua raccolta d’arte antica: una meravigliosa gouache del vedutista veneziano Francesco Guardi, raffigurante un suggestivo capriccio architettonico (1760 ca.).

L’opera, gravida di materia liquida che la tecnica del guazzo esalta nella sua resa opalescente, è un palpitante a affondo sullo squarcio urbano di una Venezia malinconica, reinventata alla luce di una sensibilità da molti definita ‘preromantica’: lo scorcio di questo campiello, cinto da palazzi che il tempo ha consumato e segnato sullo sfondo da un monastero su cui svetta la tipica cupola veneziana, è inquadrato da un portico brulicante di vegetazione, la cui scala dimensionale esalta il cannocchiale della vertiginosa prospettiva diagonale. Pennellate guizzanti e materiche creano sinteticamente le figure che animano lo spazio, mentre svirgolature e tocchi di bianchi, verdi, marrone, creano una mobile tessitura chiaroscurale tipica dello stile fratto e tremolante dell’artista.

Stessi caratteri di stile e poetica li riscontriamo in un più tardo capriccio architettonico a penna acquerellata su carta, molto simile nella composizione e nella resa di luci e ombre, custodito presso le collezioni grafiche della Fondazione Cini e appartenente alla raccolta che fu di Giuseppe Fiocco. L’importante prestito francese diviene dunque occasione proficua per esporre le due opere di Guardi in dialogo fra di loro, nei rinnovati spazi del secondo piano della Galleria, e di proporre contestualmente una ricca selezione di disegni veneti del Settecento conservati nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Fondazione.

Un percorso suggestivo tra fogli di pregio di Ludovico Dorigny, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Canaletto, Antonio Pellegrini, Giambattista Piazzetta, Giambattista Pittoni, Giuseppe Zais, Bernardino
Bison, perlopiù pertinenti alle raccolte Fiocco e Fissore Pozzi; ad arricchimento del gruppo guardesco, si aggiunge un grande foglio acquerellato con la Veduta di San Giorgio Maggiore, attribuito a Francesco Guardi, dono di Paul Wallraf, la cui collezione grafica fu esposta in Fondazione del 1959.

E proprio nello spirito delle memorabili mostre di disegni veneti organizzati dall’Istituto di Storia del’Arte nel secolo scorso, questa esposizione si colloca ad incipit di una stagione di iniziative volte a valorizzare e far conoscere al grande pubblico la ricchezza e il valore delle sue collezioni gra che, nella magni ca cornice di Palazzo Cini.

I ritratti di Daniele Barbaro di Tiziano e Veronese a Palazzo Cini

In occasione del cinquecentenario della nascita di Daniele Barbaro (1514-1570), la Galleria di Palazzo Cini ospiterà, al secondo piano del museo, due capolavori della ritrattistica rinascimentale realizzati da Tiziano e Veronese, entrambi recanti l’effigie del celebre patrizio.

L’evento si colloca al centro del programma di iniziative culturali dedicate alla figura dell’umanista veneziano, promosse dalla Regione del Veneto e dalla Fondazione Giorgio Cini attraverso il “Comitato Regionale per le Celebrazioni” appositamente istituito.

Mecenate raffinatissimo, animatore del dibattito intellettuale nei circoli culturali della Serenissima, in dialogo con Benedetto Lampridio, Domenico Morosini, Giovanni della Casa, Bernardo Navagero, Benedetto
Varchi, Sperone Speroni, Pietro Bembo; committente di alcuni dei più importanti artisti del secolo, come Palladio e Veronese, entrambi impiegati in quello che resta il suo lascito più noto e il suo testamento spirituale, la villa di famiglia a Maser; prolifico trattatista versato in ogni campo del sapere, dalla matematica all’ottica, dalla retorica alla teologia, dalle scienze dalle scienze alla filosofia a, Daniele Barbaro è noto soprattutto per la traduzione commentata del De Architectura di Vitruvio, edita a Venezia dal Marcolini nel 1556: opera che vanta il contributo di Andrea Palladio, compagno di Barbaro in un viaggio di studio
a Roma nel 1554.

Il ritratto di Tiziano, conservato nel Museo del Prado di Madrid, lo coglie di tre quarti, sulla trentina, con lo sguardo introspettivo dello studioso; si colloca dunque negli anni di Padova (1545 ca.), dove Barbaro si addottorò e fu tra i soci fondatori dell’Accademia degli Infiammati. Nel contempo ricevette il primo incarico dalla Serenissima, divenendo sovrintendente alla costruzione dell’Orto Botanico.

Il ritratto di Veronese, pervenuto dal Rijksmuseum di Amsterdam, lo raffigura in età più avanzata (1560-61), ammantato della veste ecclesiastica con mozzetta violacea e tricorno vescovile, insegne talari che rimandano alla dignità patriarcale (nel 1550 divenne patriarca di Aquileia). Seduto su uno scranno, il prelato è colto in un attimo di sospensione meditativa, innanzi a due volumi della sua opera su Vitruvio: una delle più affascinanti testimonianze del colto umanesimo cristiano nella Venezia del Cinquecento.

Fulvio Bianconi alla Venini

Foto: Fulvio Bianconi, Vasi Fazzoletto in vetro incamiciato, 1949-50

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Imago Mundi. Luciano Benetton Collection. Mappa dell’arte nuova.

Imago Mundi – Luciano Benetton Collection
MAPPA DELL’ARTE NUOVA
Cinque continenti, più di 40 Paesi, 6.930 artisti con opere 10×12 centimetri

Arte e Mondo senza confini. Imago Mundi, il progetto globale non profit di arte contemporanea di Luciano Benetton, espone parte delle sue collezioni: 6.930 artisti con opere 10×12 centimetri provenienti da più di 40 Paesi e popolazioni native.

In mostra le collezioni di Algeria, Boscimani del Kalahari, Nigeria, Sud Africa, Tunisia, Uganda/Ruanda/Burundi (AFRICA); di Brasile, Caraibi, Cile, Colombia, Cuba, Messico, Stati Uniti e degli Indigeni nativi americani (AMERICHE); di Afghanistan, Arabia Saudita, Corea del Nord, Filippine, Giordania, Iran, Israele, Siria, Tailandia, Tibet (ASIA);  di Austria, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria (EUROPA); degli artisti aborigeni d’Australia (OCEANIA).

Visita il sito di Imago Mundi

La salvaguardia dei Monumenti durante la Grande Guerra. La raccolta fotografica di Ugo Ojetti alla Fondazione Giorgio Cini

Protagonista del panorama culturale italiano del Novecento, giornalista eclettico, critico d’arte e scrittore, Ugo Ojetti è certamente una figura complessa e difficile da delineare. Eterno amante del bello con la sua penna e il suo forte carattere è stato in grado di descrivere la complessità dei cambiamenti culturali e politici che si sono susseguiti nell’intricato periodo storico racchiuso tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale. Ojetti partecipa volontariamente alla Grande Guerra in qualità di sottotenente presso l’Esercito Regio con l’incarico di tutelare i monumenti delle Terre Redente. Si tratta di una fase circoscritta all’interno della sua carriera, nella quale si scontra con le necessità delle Soprintendenze, gli ordini dati dal Comando Supremo e la fragilità della materia minacciata dall’evento bellico. Durante questo periodo raccoglie numerose testimonianze fotografiche per documentare i danni causati dai bombardamenti nemici ai monumenti italiani nell’area del Friuli Venezia Giulia, del Veneto e del Trentino, nonché le operazioni di salvaguardia di opere d’arte attuate dall’Esercito Regio, in particolar modo nella città lagunare.

L’Istituto di Storia dell’Arte custodisce nei suoi archivi la raccolta fotografica riunita da Ugo Ojetti nel corso della Grande Guerra e che comprende più di cinquecento fotografie, gelatine e albumine, realizzate tra il 1915 e il 1919, di diversa provenienza ad attestare la fitta rete di rapporti intessuti dallo stesso Ojetti durante il conflitto allo scopo di raccogliere una documentazione dettagliata utilizzata anche a fini propagandistici.

In concomitanza con le celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, l’Istituto di Storia dell’Arte propone dunque, attraverso la mostra che si terrà dal 9 giugno al 31 luglio 2015 negli spazi espositivi della Nuova Manica Lunga, un percorso di lettura delle immagini appartenenti a questa interessantissima raccolta, fotografie che illustrano i danni subiti dalle città durante il primo conflitto mondiale e le opere di salvaguardia del patrimonio storico artistico nazionale, riflettendo sul ruolo della fotografia quale mezzo di diffusione delle idee.

La mostra che si inaugura il 9 giugno sarà preceduta, alle ore 17:00, da una conferenza nella Sala Barbantini tenuta da  Marta Nezzo dell’Università degli Studi di Padova.

 

 

Painting as shooting di Liu Xiaodong

La Fondazione Faurschou  presenta Painting as Shooting di Liu Xiaodong, uno degli artisti più influenti del panorama cinese degli ultimi due decenni, presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia.

 Si tratta della prima grande mostra a livello europeo che esplora approfonditamente la singolare tecnica di Liu Xiaodong, che si concentra in modo sensibile ma convincente sui profondi chiasmi sociali ed ecologici della nostra vita contemporanea. La mostra è a cura di Jérôme Sans e si focalizza su una serie di progetti dell’ultimo decennio appositamente selezionati che analizzano importanti temi a livello mondiale sia ambientali che sociologici.

PAINTING AS SHOOTING

Liu Xiaodong tratta il suo lavoro con gli occhi e la tecnica dello storyboard tipica dei cineasti.
Ognuna delle opere dell’artista prende forma da una semplice idea annotata quotidianamente nel suo diario, dove egli descrive gli eventi di cui è stato testimone, le foto che ha scattato o le persone che ha incontrato, e successivamente le trasforma in personaggi reali nelle sue tele. In un certo senso i dipinti dell’artista somigliano a un set cinematografico nel quale egli è il regista che collabora con gli attori per recitare, narrare o ricreare una situazione, impressioni varie o i relativi effetti. Ed è così che Liu Xiaodong incarna il concetto di ‘painting as shooting’ (pittura come fotografia).

BIO

Liu Xiaodong (1963) vive e lavora a Pechino. Ha un BFA (Laurea in Belle Arti) e un MFA (Master di specializzazione) in pittura ottenuti presso l’Accademia Centrale delle Belle Arti, Pechino (1988, 1995).

L’artista ha acquisito fama negli anni ’90 e rappresenta lo stile neo-realista cinese. Le sue personali includono Kunsthaus Graz, Austria (2012) e Ullens Center for Contemporary Art, Pechino (2010), mentre il suo lavoro è stato esibito in varie collettive quali la Shanghai Biennale (2000, 2010), la XV Biennale di Sydney (2006) e la 47. Biennale di Venezia (1997).

Jérôme Sans è un curatore noto a livello internazionale, un critico d’arte, un direttore artistico che ha curato numerose importanti mostre in tutto il mondo. E’ stato direttore dell’innovativo Ullens Center for Contemporary Art a Pechino e co-fondatore dell’acclamato Palais de Tokyo a Parigi. Attualmente è direttore artistico di uno dei più importanti progetti di sviluppo urbano in Europa, Lyon Rives de Saône-River Movie, e co-fondatore di Perfect Crossovers ltd, gruppo di consulenza culturale con sede a Pechino.

 

FAURSCHOU FOUNDATION
Faurschou Foundation è un’istituzione artistica privata. Ospita una collezione d’arte contemporanea di altissimo rilievo a livello internazionale. Le sue mostre sono organizzate nel North Harbour di Copenhagen e nell’attraente distretto artistico 798 di Pechino. La Fondazione avvicina i visitatori ad alcuni degli artisti più acclamati nel mondo. Inoltre, sviluppa e amplia costantemente la propria collezione introducendo sempre nuove opere.

Dopo la sua creazione nel 2001, la Faurschou Foudation è riuscita ad affermarsi in brevissimo tempo come un’istituzione artistica di rilievo, che espone opere d’arte di altissimo livello internazionale organizzando mostre personali di artisti come Ai Weiwei, Cai Guo-Qiang, Louise Bourgeois, Shirin Neshat, Gabriel Orozco, Danh Vo, e Bill Viola.

 

(Orari tutti i giorni dalle 10 alle 19, chiuso il mercoledì, per info:www.faurschou.com)

Enki Bilal Inbox

Mostra Inbox – Enki Bilal  Realizzata con il supporto di Artcurial, e in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini. Enki Bilal esporrà per la prima volta sull’Isola di San Giorgio Maggiore durante la Biennale di Arti Visive di Venezia da venerdì 8 maggio a domenica 2 agosto 2015.

La Fondazione Giorgio Cini ospiterà l’installazione inedita Inbox, accessibile liberamente al pubblico. Inbox è un audace progetto artistico pensato specificatamente per questa manifestazione internazionale, dove Enki Bilal gioca con i sensi dei visitatori e con la loro percezione della realtà.

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                     Enki Bilal Bozzetto dell’installazione Inbox per la Fondation Giorgio Cini 

Proseguendo il suo lavoro di destrutturazione pittorica, Bilal si spinge ancora più lontano, proponendo una nuova esperienza: la presa di coscienza della voluttà inquietante, ma al contempo accattivante, dell’oscurità. In uno spazio chiuso e nero, caratterizzato da un’architettura minimalista, lo spettatore è solo davanti a un grande schermo che riproduce, a ciclo continuo, delle immagini indefinite a colori che creano un’instabilità destinata a fissarne e a sbilanciarne lo sguardo. Dopo una prima fase ipnotica, lo spettatore affronta un dittico che non viene mai completamente rivelato e che, per meglio sottolineare il rapporto tra discontinuità luminosa e sensualità dei corpi, rimane sotto l’effetto alternante della chiarezza e del silenzio. Questi caratteri rappresentano il passionale e oscuro romanticismo che caratterizza l’opera di Enki Bilal che insiste sulla fragilità e sulle incertezze della nostra memoria visiva, sull’ambivalenza e sulla materialità delle immagini. Appoggiandosi alla necessità di concentrarsi sul momento presente e facendo appello alla sensibilità e alle risorse intuitive, lo spettatore potrà immergersi nel cuore dell’opera in una poetica che è allo stesso tempo fisica e mentale.

«É un gioco sui sensi e sulla loro perdita, ma anche sulla nostra percezione della  realtà. Il visitatore, interfacciandosi con l’impossibilità di focalizzarsi sul  convenzionale dettaglio di un’opera da uno specifico punto di vista, scoprirà la  frustrazione della memoria visiva e dovrà lasciare la stanza mentre le immagini  saranno ancora impresse nella sua retina. Si tratta di un’esperienza effimera e  solitaria.» Enki Bilal.

Il lavoro di Enki Bilal sarà inserito nel cuore del convento adiacente la famosa Chiesa di San Giorgio Maggiore che fronteggia Piazza San Marco. La mostra di Bilal si inserisce nel novero dei molteplici progetti sostenuti dalla Fondazione Giorgio Cini in occasione della Biennale di Venezia, insieme a quelle di Magdalena Abakanowicz, Matthias Schaller, Hiroshi Sugimoto e Liu Xiaodong.

[accordion] [accordion_entry title=”Artcurial”]

L’esposizione è possibile grazie al supporto della casa d’aste Artcurial:

«Siamo felici di sostenere questo innovativo progetto realizzato da un grande artista. Per Artcurial è importante affermare, in un contesto internazionale come la Biennale di Venezia, il profondo impegno rivolto alla creatività contemporanea e alla cultura in genere. La mostra sarà accessibile gratuitamente e il pubblico potrà scoprire un lavoro che trascende le frontiere tra le diverse forme artistiche.» spiegano François Tajan e Francis Briest, co-presidenti di Artcurial. Eric Leroy, esperto del dipartimenti di Fumetti di Artcurial, aggiunge: «Enki Bilal alla Biennale di Venezia conferma ancora una volta il livello internazionale del lavoro di Artcurial e come la sua fama vada aldilà delle frontiere francesi. Enki Bilal ci sorprende nuovamente con questa installazione e conferma la sua capacità di intervento attraverso tutti i codici linguistici

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 Enki Bilal © Vanessa Franklin

1951 : Nascita di Enki Bilal a Belgrado, Yougoslavia.

1960 : Si trasferisce a Parigi.

1972 : Dopo un breve passaggio alle Belle Arti, Enki Bilal pubblica la sua prima storia, Le Bol maudit, sul giornale Pilote.

1975 : Pubblicazione del suo primo album di fumetti, La Croisière des Oubliés, su scenografia di Pierre Christin.

1980 : Prima serie personale sul giornale Pilote, La Foire aux Immortels. La seconda parte, La femme Piège, e pubblicata nell’album nel 1986.

1982 : Enki Bilal dipinge su vetri una parte delle scenografie di La Vie est un roman, film di Alain Resnais.

1983 : Con Partie de Chasse, Enki Bilal e Pierre Christin dimostrano che nel fumetto politica, attualità e finzione non sono incompatibili. Nasce un nuovo genere. 1987 : Grand Prix du XIVe Salon international di fumetto di Angoulême.

1988 : Mostra al Palais de Tokyo, con Josef Koudelka e Guy Pellaert.

1989 : Primo film di Enki Bilal, Bunker Palace Hôtel, con Jean-Louis Trintignant e Carole Bouquet.

1990 : Decorazioni e costumi per O.P.A. Mia, opera contemporanea di Denis Levaillant (festival di Avignon).

1993 : Ultima parte della Trilogia Nikopol, Froid Equateur, miglior libro dell’anno, per il magazine di Bernard Pivot, Lire. Una première nella storia delle pubblicazioni.

1994 : Mostra e pubblicazione di Bleu Sang (Galerie e Éditions Christian Desbois). 1997 : Uscita francese di Tykho Moon, secondo lungometraggio di Enki Bilal, con Julie Deply nel ruolo principale, Marie Laforêt, Michel Piccoli, Jean-Louis Trintignant, Johan Leysen, Richard Bohringer, Yann Collette…

1998 : Debutto di Le Sommeil du Monstre una nuova trilogia. 2001 : Mostra enkibilalandeuxmilleun alla biblioteca storica di Parigi 2004 : Uscita del film Immortel ad vitam, terzo lungometraggio di Enki Bilal Linda Hardy nel ruolo principale, Thomas Kretschumann, Charlotte Rampling…

2005 – 2006 : Mostra a New Delhi e poi a Calcutta d’enkibilalinindia

2006-2007 : Serie e fine della Tétralogie du Monstre : Rendez-vous à Parie et Quatre ?- Dernier Acte. 2007 : Mostra a Bangkok.

2009 : Mostra a Istanbul. Pubblicazione dell’album Animal’z.

2009 : Mostra Animal’z da Artcurial a Parigi 2011 : Adattamento e messa in scena di Suspection, opera di Fabienne Renault, con Evelyne Bouix e Jean-Louis Trintignant.

2012 : Mostra Oxymore – Last Paintings a New York (Servizi culturali dell’Ambasciata di Francia), Beijing (Hadrien De Montferrand Gallery), Berlino (Kunsthaus Lempertz) e Paris (Artcurial). 2013 : Mostra Les Fantômes du Louvre – Enki Bilal al Museo del Louvre, con una ventina di fotografie di celebri opere famose rappresentanti fantasmi.

2013 : Combattimento di Chess-boxing da Artcurial a Paris.

2014 : Pubblicazione del terzo tomo della Trilogie du Coup de Sang, intitolata La couleur de l’air.

2014 – 2015 : Mostra Oxymore and more a l’Hôtel des Arts di Tolone.

2015 : Mostra Inbox alla Fondazione Giorgio Cini, durante la Biennale di Arte Contemporanea di Venezia [/accordion_entry] [/accordion]

Stabat Mater Dolorosa

In concomitanza con la 56ma edizione della Biennale di Venezia, la “Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti Onlus”, in collaborazione con la “Fondazione Giorgio Cini”, presenta “Stabat Mater Dolorosa”, un’installazione di Giovanni Manfredini, Ennio Morricone, Anna Maria Canopi, ispirata al tema della vita di Cristo e della sua passione.

Un progetto artistico di Giovanni Manfredini che nasce da una storia umana di dolore, dolore che l’arte riesce a trasfigurare. “Stabat Mater Dolorosa“: una corona di rami di rose fusa nell’oro e sospesa in aria.

Solo la musica del grande maestro Ennio Morricone, la voce di Anna Maria Canopi e due fili invisibili la tengono in equilibrio mentre essa, illuminata come se fosse sospesa senza alcun sostegno, rappresenta e parla del dolore di Maria e di quello di ogni donna e di ogni essere umano.

Nella stanza dov’è posta la corona si può entrare uno alla volta e sostare per alcuni minuti. Una stanza buia, dove  vi è soltanto la corona d’oro illuminata.

La via della croce, e due fili invisibili la tengono in equilibrio mentre essa, illuminata come se si librasse senza alcun sostegno, rappresenta e parla del dolore di Maria e di quello di ogni donna e di ogni essere umano.Un progetto che nasce da una storia personale ma che diviene universale e che, come recita un verso dell’omonima preghiera di Jacopone da Todi (Eia, Mater, fons amoris, / me sentire vim doloris / fac ut tecum lugeam:..: Oh, Madre, fonte di amore / fammi provare lo stesso dolore / perché possa piangere con te…), riscatta, glorificandolo, il dolore di Cristo, di Maria e dell’Uomo.

Il viaggio della corona inizia alla Fondazione Giorgio Cini, in concomitanza con la 56° edizione della Biennale di Venezia, per poi toccare altre sei tappe nel mondo, da New York a Berlino, da Berlino a Instanbul, per poi arrivare a Roma.

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[accordion_entry title=”Giovanni Manfredini”]

Giovanni Manfredini ha tenuto mostre personali tra le altre a Madrid, Napoli, Roma, Berlino, Basilea, Berna, Londra, Francoforte, Stoccarda.
Principali esposizioni collettive:  54° biennale di Venezia, Moma di New York, Stedelijk Museum di Gand. Le sue opere sono esposte accanto a quelle di Caravaggio nella cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma, un grande trittico presso il Kaiserdome di Francoforte e presenti in molte collezioni pubbliche e private, tra le altre la Kunsthalle di Stoccarda, Kunstmuseum di Bonn, Smak di Gand, Fukuyama Museum of Art in Giappone, Gallera d’arte moderna di Bologna e Mart di Trento e Rovereto.
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[accordion_entry title=”Anna Maria Canopi (1931 – )”]

Anna Maria Cànopi nasce a Pecorara il 24 aprile 1931.

Giovanissima sente la vocazione verso la vita monastica e verso il silenzio e la contemplazione. È fondatrice e abbadessa dell’abbazia benedettina “Mater Ecclesiae” nell’Isola di San Giulio, sul lago d’Orta, in provincia di Novara. È conosciuta ed apprezzata come autrice di molti libri sulla spiritualità monastica e spiritualità cristiana. È voce autorevole nell’ambito della spiritualità biblica, liturgica e monastica.

Ha collaborato all’Edizione della Bibbia della CEI, al catechismo della Chiesa Cattolica e alle edizioni dei nuovi messali e lezionari.

Ha preparato il testo della Via Crucis di Papa Giovanni Paolo II al Colosseo nel 1993.

Nel 1995 ha portato la sua testimonianza di monaca benedettina al Convegno dei giovani europei tenutosi a Loreto.

Il 30 agosto 2009 ha ricevuto nella sua abbazia il Patriarca melkita-cattolico Gregorio III Laham, che ha celebrato la Santa Messa con il rito greco-bizantino.

Madre Anna Maria ha ricevuto in dono dal Patriarca la Croce pettorale di Gerusalemme.
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[accordion_entry title=”Ennio Morricone (1928 -)”]

Ennio Morricone è compositore, musicista e direttore d’orchestra italiano. Durante la sua carriera si è cimentato in tutte le specializzazioni della composizione musicale: nella musica assoluta così come nella musica applicata, dapprima come orchestratore e direttore in campo discografico, poi come compositore per il teatro, la radio, la televisione ed il cinema.
Dal 1960 Morricone ha musicato oltre 400 film lavorando con moltissimi registi italiani ed internazionali (tra questi: Sergio Leone, Gillo Pontecorvo, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci, Giuliano Montaldo, Lina Wertmuller, Giuseppe Tornatore, Brian De Palma, Roman Polanski).
La sua produzione di Musica Assoluta comprende più di 100 composizioni scritte dal 1946 ad oggi.
Ha diretto varie orchestre in tutto il mondo, tra le quali si ricordano l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia in diverse stagioni sinfoniche, l’Orchestra Filarmonica e del Coro Filarmonico della Scala, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Budapest, l’Orquesta Nacionales de España.

Nella sua lunga carriera Ennio Morricone ha ricevuto moltissimi premi tra cui 8 Nastri D’argento, 5 Bafta, 5 Nomination all Oscar, 7 David Di Donatello, 3 Golden Globe, 1 Grammy Award, 1 European Film Award, oltre al Leone D’Oro e l’Oscar alla Carriera.
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[accordion_entry title=”Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti”]

La Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti Onlus, fondata a Milano nel 2012 da Arnoldo Mosca Mondadori e Marisa Baldoni in memoria di Vittorio Baldoni e presieduta da Emanuele Vai, rappresenta l’esito di un lungo lavoro sociale e culturale che negli anni i fondatori hanno dedicato alle fasce più deboli della comunità italiana e internazionale.

La Fondazione ha simbolicamente posto come suo patrimonio inalienabile due opere d’arte che insieme formano un ideale dittico: “Morte e Resurrezione dell’Uomo”. La prima rappresenta un Crocifisso (donata dall’artista Mimmo Paladino), la seconda rappresenta la Resurrezione (donata dall’artista Pietro Coletta). La figura del Cristo è dunque il punto di partenza di ogni attività della Fondazione.

Il modello culturale e progettuale del suo Statuto trae ispirazione dal brano evangelico del “Discorso della Montagna”, che si basa sul riconoscimento del bisogno del prossimo come se fosse il nostro stesso bisogno.

La Fondazione si propone dunque di dar voce, dignità e sostegno alle persone che vivono oggi nelle periferie esistenziali della società, trovandosi in stato di povertà, nello sfruttamento e nell’esclusione sociale.

Ogni progetto della Fondazione pone le arti come via per comunicare la bellezza dello Spirito che, come dice il Vangelo, “Soffia dove vuole”. Le arti sono dunque lo strumento perché la presenza del Cristo “si incarni” senza mai imporsi e possa toccare le persone, credenti e non credenti, proponendo una nuova idea di città: inclusiva, plurale, con lo sguardo rivolto al futuro e a coloro che saranno i cittadini di domani.

Tra gli obiettivi principali della Fondazione vi è quello di lavorare affinché la cultura si ponga come valore primario e fondante dell’essere umano e della sua relazione con il mondo, e affinché le arti (intese nel loro spettro più ampio, quindi: la musica, la pittura, la scultura, la poesia, la letteratura, la filosofia, il teatro, la danza) diano voce, sostegno e opportunità di riscatto a coloro che oggi vivono nella marginalità.

Tra i principali progetti realizzati dalla Fondazione: “Orchestra dei Popoli Vittorio Baldoni”,  un organico multietnico che mette insieme bambini e ragazzi di diverse etnie – dotati di grande talento per la musica e che spesso provengono da situazioni di grave disagio economico e sociale – con studenti del Conservatorio di Milano e di altre scuole a indirizzo musicale, che accompagnano i giovani talenti nella loro crescita artistica; “Porta di Lampedusa, Porta d’Europa”, installazione in memoria dei migranti morti in mare, ad opera di Mimmo Paladino, che il Papa ha visto recandosi sull’isola quando lì ha tenuto la sua prima enciclica (estate 2013). Il rapporto con Papa Francesco si è intensificato in questi ultimi mesi con il progetto “Portatela ovunque: la Croce di Lampedusa”, una croce alta 2.80 metri, realizzata dal falegname Franco Tuccio con i resti dei legni dei barconi dei naufraghi.

La Croce è stata benedetta dal Papa in Vaticano il 9 aprile 2014; da quel momento è partita per un viaggio culturale e spirituale, promosso dalla Fondazione e che il Papa stesso ha incentivato pronunciando la significativa frase “Portatela ovunque”. Un viaggio che la sta conducendo nelle parrocchie, nei monasteri, nei paesi e nelle città d’Italia, come simbolo di memoria e di preghiera ma anche come elemento di incontro e di unione tra fedeli e laici delle diverse comunità.

Sin dalle prime attività rivolte al mondo del sociale e della cultura, la “Casa dello Spirito e delle Arti” ha potuto inoltre contare e conta tutt’oggi sul supporto, la partecipazione e l’amicizia di importanti nomi del panorama artistico nazionale quali Ennio Morricone, Mimmo Paladino, Pietro Coletta, Giovanni Manfredini, Franco Cerri, Franco Battiato.
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