Mostre – Fondazione Giorgio Cini

The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel

In occasione della della 19. Mostra Internazionale di Architettura – la Biennale di Venezia, la Fondation Cartier pour l’art contemporain presenta presso la Fondazione Giorgio Cini il nuovo progetto architettonico del suo futuro edificio, progettato da Jean Nouvel.

Questa mostra innovativa, Evento Collaterale della Biennale, si terrà dal 10 maggio al 14 settembre 2025.
Sin dalla sua creazione, la Fondation Cartier pour l’art contemporain ha posto l’architettura al centro della sua programmazione, utilizzandola come mezzo per favorire un dialogo creativo interdisciplinare. L’attuale edificio, progettato dal celebre architetto Jean Nouvel e inaugurato nel 1994 in Boulevard Raspail, a Parigi, ha rotto tutte le convenzioni della museografia con l’apparente immaterialità di un cubo di vetro. Trent’anni dopo, la Fondation Cartier ha commissionato a Nouvel la progettazione di un nuovo edificio che aprirà alla fine del 2025 in Place du Palais Royal, sempre a Parigi, accanto al museo del Louvre. Forzando i confini del design architettonico, il nuovo edificio incarna la missione della Fondazione di coinvolgere tutte le forme di creazione contemporanea.

L’esposizione, presentata presso la Fondazione Giorgio Cini, svela i concetti innovativi del design di questo nuovo edificio-simbolo e lo usa come lente per esplorare il futuro dell’architettura. Il progetto espositivo trae ispirazione dal testo critico di Nouvel, scritto nel 1980, Il futuro dell’architettura non è più architettonico. La Fondation Cartier, riprendendo questa affermazione, ripropone l’approccio ‘contestuale’ dell’architetto, che consiste nel creare spazi che non sono semplicemente edifici, ma ambienti culturali e intellettuali, un’architettura che trascende i propri confini. Nel suo progetto per il nuovo spazio, l’architettura diventa una piattaforma per un ampio spettro dell’intelligenza umana, che include le arti visive, la filosofia e la tecnologia, in sintonia con il tema centrale della Biennale 2025, Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.

Orari e modalità d’accesso
plus

Aperto tutti i giorni dalle ore 11 alle 19. Chiuso il mercoledì.

 

Ingresso libero

Ljubodrag Andric. Spazi, soglie, luci

Artista nato a Belgrado nel 1965 e residente a Toronto, Ljubodrag Andric debutta a Venezia nel 2016 alla Fondazione Querini Stampalia.

La mostra, in partnership tra Fondazione Giorgio Cini e la Galleria BUILDING di Milano, presenta un dialogo fra le opere fotografiche realizzate durante i soggiorni dell’artista in Italia e quelle nate dall’incontro con gli edifici storici di Jaipur, Lucknow e altri luoghi nel cuore dell’India. Particolarmente interessante è lo sguardo riservato da Andric alle architetture palladiane del complesso monumentale dell’Isola di San Giorgio Maggiore.

Nelle immagini emergono le relazioni tra le forme, le atmosfere, le luci e le ombre dei luoghi, in un percorso che trasforma l’oggetto architettonico in metafora.
In particolare, Andric ha indagato in questi anni quelle architetture che rivelano qualità organiche, percorsi imprevedibili e labirintici, materie emozionali. La mostra mette al centro, al di là delle peculiarità dei luoghi fotografati, proprio l’originalità del linguaggio elaborato da Andric. La mostra sarà ospitata a Venezia nelle sale del secondo piano di Palazzo Cini tra aprile e settembre, per proseguire poi negli spazi di BUILDING a Milano dal 9 settembre all’11 ottobre 2025.
[accordion][/accordion]
[accordion_entry title=”Orari e modalità d’accesso”]
Aperto tutti i giorni dalle ore 11 alle 19 (ultimo ingresso ore 18:15).
Chiuso il martedì.

 

Ingresso a pagamento. Per prenotazioni, tariffe e modalità d’acquisto visita palazzocini.it
[/accordion_entry]
[accordion][/accordion]

1932-1942 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia

Mostra a cura di Marino Barovier.

Il secondo capitolo della mostra che racconta la presenza del vetro muranese alla prestigiosa esposizione veneziana prosegue prendendo in esame il periodotra il 1932 e il 1942, che corrisponde rispettivamente all’inaugurazione del Padiglione Venezia e all’ultima edizione della Biennale prima dell’interruzione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale.

A partire dal 1932, il vetro muranese fu presente alla Biennale in uno spazio dedicato costruito appositamente per ospitare le arti decorative su iniziativa dell’Istituto Veneto per il Lavoro. Veniva così ufficialmente riconosciuto il valore e la qualità delle arti cosiddette minori che, in occasione dell’esposizione, vennero selezionate per essere mostrate al grande pubblico.
Grazie anche al costante rinnovarsi della manifestazione, le fornaci muranesi ebbero l’opportunità di presentarsi ogni volta con la migliore produzione, sapendo cogliere gli stimoli che la Biennale offriva loro.

La Biennale, infatti, non fungeva solo da vetrina privilegiata ma, con il suo fervore artistico e il respiro internazionale, divenne una proficua occasione di confronto per le vetrerie e il mondo del vetro artistico in generale.

Tra le fornaci, in particolare, si distinse la Venini che si avvalse della collaborazione con Carlo Scarpa, mentre la Barovier Seguso Ferro, poi Seguso Vetri d’Arte, vide la presenza di Flavio Poli; il pittore Dino Martens invece collaborò prima con la Salviati e la Successori Rioda e poi con la Aureliano Toso. Tra le vetrerie che, in quegli anni, dimostrarono le potenzialità del vetro ricordiamo anche l’AVEM, la storica fornace dei Barovier, Cirillo Maschio, Ulderico Moretti, S.A.I.A.R. Ferro Toso, Fratelli Toso, VAMSA e S.A.L.I.R.

1932-1942 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia, accompagnata dal relativo catalogo a cura di Marino Barovier e Carla Sonego, si propone di presentare gli oggetti che si videro in queste edizioni e di illustrarli attraverso documenti d’epoca.
[accordion][/accordion]
[accordion_entry title=”Orari e modalità d’accesso”]
Aperto tutti i giorni dalle ore 10 alle 19. Chiuso il mercoledì.

 

Ingresso libero
[/accordion_entry]
[accordion][/accordion]

Maurizio Galimberti tra Polaroid/Ready Made e le lezioni americane di Italo Calvino

Le Stanze della Fotografia presentano, dal 10 aprile al 27 luglio 2025, al primo piano, la mostra Maurizio Galimberti tra Polaroid/Ready Made e le lezioni americane di Italo Calvino, curata da Denis Curti.

Internazionalmente noto per i ritratti di star come Lady Gaga, Robert De Niro, Johnny Depp e Umberto Eco, e per aver realizzato pubblicazioni e mostre site specific su New York, Parigi, Milano, Roma e Venezia, Maurizio Galimberti presenta a Venezia alcuni tra i più iconici mosaici di polaroid, tra i quali Johnny Depp, Barbara Bouchet e Angelica Huston, in un percorso che si articola in sei sezioni: Cenacolo, Storia, Sport, Ritratti, Taylor Swift e Luoghi.

Le sue creazioni, caratterizzate da una visione sfaccettata e frammentata della realtà, sono scomposte e ricomposte come in un mosaico, offrendo una riflessione profonda sulla percezione e sulla molteplicità dei punti di vista. Le immagini sono quasi sempre manipolate durante la fase di sviluppo, esercitando pressioni con strumenti semplici – come penne e bastoncini di legno – direttamente sulla superficie del supporto, o montate in composizioni a mosaico, all’interno delle quali ogni singolo scatto concorre alla formazione di un risultato finale capace di restituire una visione d’insieme spettacolare.
[accordion][/accordion]
[accordion_entry title=”Orari e modalità d’accesso”]
Aperto tutti i giorni dalle ore 11 alle 19 (ultimo ingresso ore 18:30).
Chiuso il mercoledì

 

Ingresso a pagamento. Per prenotazioni, tariffe e modalità d’acquisto visita lestanzedellafotografia.it
[/accordion_entry]
[accordion][/accordion]

Robert Mapplethorpe. Le forme del classico

La grande retrospettiva di Robert Mapplethorpe,  Robert Mapplethorpe. Le forme del classico è organizzata e promossa da Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con la Fondazione Robert Mapplethorpe di New York.

Le Stanze della Fotografia di Venezia annunciano la prossima grande mostra dedicata a un protagonista assoluto, e tuttora per molti aspetti controverso, della fotografia internazionale: Robert Mapplethorpe (New York, 1946 – Boston, 1989). Curata da Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia, la retrospettiva celebra l’arte atemporale di Mapplethorpe. Con oltre 200 opere, alcune esposte per la prima volta in Italia, l’esposizione pone un accento particolare sulla perfezione classica delle sue composizioni. Tra i temi esplorati vi sono la sensualità del corpo umano, la bellezza dei fiori e il dialogo visivo tra fotografia e scultura antica.
[accordion][/accordion]
[accordion_entry title=”Orari e modalità d’accesso”]
Aperto tutti i giorni dalle ore 11 alle 19 (ultimo ingresso ore 18:30).
Chiuso il mercoledì

 

Ingresso a pagamento. Per prenotazioni, tariffe e modalità d’acquisto visita lestanzedellafotografia.it
[/accordion_entry]
[accordion][/accordion]

Whispers – A Julian Lennon Retrospective

La mostra “Whispers – A Julian Lennon Retrospective” presenta a Venezia una raccolta inedita di fotografie di Julian Lennon, esplorando con uno sguardo intenso l’intimo legame tra natura, responsabilità e umanità.

Dal 28 agosto al 24 novembre 2024 al primo piano delle Stanze della Fotografia la mostra, curata da Julian Lennon e Sandrina Bonetti Rubelli, propone un’ampia selezione di opere che ripercorrono il percorso artistico dell’autore, dai primi passi nella musica all’intera produzione fotografica. Attraverso questa retrospettiva, è possibile seguire l’evoluzione artistica di Lennon, caratterizzata da una forte impronta umanitaria e ispirata alle iniziative filantropiche realizzate per la sua fondazione no-profit, The White Feather Foundation.

Eleonora Duse mito contemporaneo

In occasione dei cento anni dalla scomparsa di Eleonora Duse (Vigevano 1858 – Pittsburgh 1924), l’Istituto per il Teatro e il Melodramma apre al pubblico una mostra temporanea che racconta la straordinaria storia di questa artista.

 

L’esposizione, pensata per gli spazi di Palazzo Cini a San Vio, si pone l’obiettivo di ritrarre la celebre attrice a partire dai documenti e dagli oggetti che le sono appartenuti, conservati presso l’Archivio dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma. Si tratta di oggetti unici, capaci di testimoniare la particolarità di questa artista rivoluzionaria, punto di riferimento non solo per la scena teatrale del tempo, ma anche per la cultura europea dei decenni tra Otto e Novecento. Tra questi, avranno una particolare rilevanza gli abiti che le sono appartenuti e che afferiscono al suo guardaroba privato. Si tratta di modelli di alta sartoria, perfettamente conservati, che restituiscono il fascino di anni lontani e particolarmente suggestivi. Oltre all’abito realizzato dalla sartoria Magugliani, saranno esibiti modelli creati dall’atelier Jean Philippe Worth, una delle prime case di moda attiva tra Londra e Parigi a cavallo tra i due secoli, creazioni di Paul Poiret, l’artista che agli inizi del XX secolo realizzò la prima forma di pantalone al femminile, e alcuni capi realizzati da Mariano Fortuny. Inoltre, in mostra saranno esposti altri preziosi materiali: lettere autografe di vari corrispondenti, rare fotografie che mostrano Eleonora Duse in attimi di vita privata e in costume di scena e oggetti pregiati, a lei appartenuti che restituiscono uno spaccato del suo gusto raffinato e originale.

La mostra intende offrire al visitatore un’istantanea della grande artista simbolo del teatro italiano nel mondo, attraverso significativi e straordinari pezzi dell’Archivio, che l’Istituto per il Teatro della Fondazione Giorgio Cini conserva, per volontà della nipote dell’attrice e altri donatori, da molti anni.

Chu Teh-Chun In Nebula

La mostra retrospettiva di Chu Teh-Chun (1920-2014) in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini, dal titolo In Nebula, si terrà dal 20 aprile al 30 giugno 2024, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, in occasione della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Organizzata con il sostegno della Fondazione CHU Teh-Chun e curata dallo storico dell’arte Matthieu Poirier, è la più importante esposizione dedicata negli ultimi anni a questo pittore franco-cinese, che è stato uno dei protagonisti dell’arte astratta, insieme a Hans Hartung e Helen Frankenthaler.
Con prestiti eccezionali, tra cui uno proveniente dal Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra guiderà i visitatori attraverso una serie di dipinti emblematici realizzati a partire dal 1955, anno in cui Chu si stabilì definitivamente a Parigi, vicino alle avanguardie occidentali. Una nuova monografia sull’artista, pubblicata da Matthieu Poirier (Editions Gallimard, Parigi), accompagnerà l’evento.

Alex Katz Claire, Grass and Water

La Fondazione Giorgio Cini presenta le nuove opere dell’artista americano Alex Katz, a cura di Luca Massimo Barbero con il supporto della galleria Thaddaeus Ropac in occasione della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
La mostra segue la recente retrospettiva dell’artista al Guggenheim di New York e comprende tre grandi gruppi di opere realizzate tra il 2021 e il 2022 che rappresentano tre aspetti chiave della sua pratica. Un gruppo
di dipinti basati sugli abiti della stilista americana di metà secolo Claire McCardell è accompagnato da rappresentazioni in primo piano su larga scala di oceani dalle tinte inchiostro e di terreni erbosi nei toni del verde e del giallo.
In una recente intervista, Katz ha descritto le creazioni di Claire Mc-Cardell come “non affettate”: una qualità che si armonizza con il suo stile pittorico e sobrio. Molte delle opere esposte alla Fondazione Giorgio Cini
presentano composizioni bipartite o addirittura tripartite, con frammenti di abiti e modelli diversi che richiamano le strategie visive del cubismo e, in particolare, il Ritratto di Dora Maar di Picasso del 1937. Katz ha scritto della sua ammirazione per il dipinto nella sua autobiografia Invented Symbols del 2012. Il suo stesso assemblaggio fonde prospettive e frammenti diversi in un’immagine impossibile eppure accattivante: in un’opera, due modelli in abiti diversi, leggermente sfalsati, sono uniti al centro della tela per formare un’unica sorprendente silhouette, mentre in un’altra una figura femminile sembra sporgersi da un abito tagliato a metà.

 

La mostra sarà accompagnata da un catalogo che raccoglie una conversazione tra Alex Katz e Luca Massimo Barbero e un saggio sui suoi dipinti di moda, a cura dello storico dell’arte e curatore Olivier Gabet.

Martha Jungwirth – Herz der Finsternis

La Galleria di Palazzo Cini, straordinaria casa-museo che custodisce i capolavori della collezione di Vittorio Cini, riapre al pubblico con una mostra dedicata all’artista austriaca Martha Jungwirth (Vienna 1940). Unica donna tra i membri fondatori del gruppo di artisti “Wirklichkeiten” (“Realtà”), le sue opere furono esposte nella mostra alla Secessione di Vienna del 1968, curata da Otto Breicha. Da allora Martha Jungwirth ha continuato a sviluppare un linguaggio visivo innovativo, caratterizzato dall’esplorazione del colore e da linee incisive. Nel 2018 ha ricevuto il prestigioso Premio Oskar Kokoschka assegnato dallo Stato austriaco, accompagnato da un’ampia mostra personale all’Albertina di Vienna; nel 2020 una retrospettiva al Museum Liaunig di Neuhaus ha celebrato l’ottantesimo compleanno dell’artista mentre due anni dopo la Kunsthalle di Düsseldorf ha presentato un’ampia mostra personale a lei dedicata. Le sue opere sono ammirate da diverse generazioni di artisti e sono oggi esposte nelle collezioni di importanti istituzioni come il museo Albertina di Vienna e il Centre Pompidou di Parigi.

 

Il lavoro di Martha Jungwirth attinge a varie fonti (il corpo umano, i viaggi, la storia dell’arte, la mitologia, i contesti storici, sociali e politici) catturando impulsi interni e fugaci che vengono registrati nella pittura.
Le sue composizioni sono in bilico tra astrazione e figurazione, tra l’inconscio e l’intenzionale, slegate e libere, impegnate solo nella loro verità. Come per tutti i suoi soggetti, le forme rimangono al di là del facilmente identificabile, spostandosi tra i regni del reale e dell’immaginario, dell’incarnato e del trascendente e le composizioni si rivelano all’artista durante il processo pittorico. L’ispirazione dell’artista all’arte antica è esemplificata da lavori come In Ohne Titel, aus der Serie “Nicht mehr und nicht weniger” (2021), in cui Jungwirth cita Francisco Goya (1746-1828) intitolando la sua serie con il titolo dell’opera dell’artista spagnolo Ni mas ni menos (1797-1798). All’interno del percorso della mostra, saranno presenti anche dipinti inediti dell’artista viennese ispirati alle stesse opere della Galleria a rimarcare il rapporto tra la sua pittura e la storia dell’arte.

 

A cura di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e realizzata con il supporto della galleria Thaddaeus Ropac, l’esposizione sarà aperta al pubblico dal 17 aprile al 29 settembre, tutti i giorni della settimana (escluso il martedì), mentre la Galleria di Palazzo Cini, con le sue collezioni permanenti, rimarrà aperta fino al 13 ottobre 2024 (www.palazzocini.it).