Convegni e seminari – Pagina 25 – Fondazione Giorgio Cini

Shakespeare in Venice Summer School. The Shylock Project – Seconda edizione

Dopo il successo ottenuto nell’estate del 2015, il Centro Studi Teatro e Melodramma, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e con il Patrocinio del Comitato per i cinquecento anni del Ghetto di Venezia, organizza la seconda edizione della Shakespeare in Venice Summer School. The Shylock Project, che avrà luogo dal 18 al 29 luglio 2016.

Il programma si articolerà nell’arco di due settimane di studi intensivi con numerosi appuntamenti aperti al pubblico, e vedrà la presenza di esperti del settore e docenti di fama internazionale. La Summer School si colloca all’interno del progetto europeo Shakespeare in and beyond the Ghetto: staging Europe across cultures, che coinvolge diversi partner internazionali, tra i quali Warwick University, Queen Mary University of London, Ludwig-Maximilians-Universität München, Tony Bulandra Theatre.

I corsi prevederanno la partecipazione di insegnanti provenienti da tutto il mondo, tra cui Shaul Bassi, Maria Ida Biggi, David Bryant, Tom Cartelli, Kent Cartwright, Carol Chillington Rutter, Fernando Cioni, Nili Cohen, Karin Coonrod, Tobias Döring, Paul Edmondson, Tibor Fabiny, Stephen Greenblatt, Diana Henderson, Howard Jacobson, Gabriele Mancuso, Michael Neill, Avraham Oz, David Schalkwyk, Raman, Shankar, James Shapiro, Boika Sokolova, Kirilka Stavreva, Stanley Wells.

La Summer School si svolgerà in coincidenza con la rappresentazione de Il Mercante di Venezia, a cura della Compagnia de’ Colombari, ambientata nel Ghetto veneziano e promossa per celebrare i quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare e i cinquecento anni dall’istituzione del Ghetto stesso.


Programma delle lezioni


Di seguito riportiamo l’elenco degli eventi aperti gratuitamente al pubblico.

Calendario degli eventi pubblici
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Martedì 19 luglio

Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini, ore 15.30

Proiezione di The Merchant of Venice di Orson Welles (1969),
Presentazione della versione  restaurata a cura di Luca Giuliani

Fondazione Giorgio Cini, Auditorium “Lo Squero”, ore 18.00

Concerto Where is Fancy Bred? a cura di Rosemary Forbes Butler, Gianluca Geremia & Marco Rosa Salva


Venerdì 22 luglio

Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini, ore 17,30

Conferenza: 2016 and Beyond: MIT’s Global Shakespeares Performance Archive, a cura di Diana Henderson

Lunedì 25 luglio

Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini, ore 16.00

Conferenza Christianity and the Merchant, a cura di Paul Edmondson

Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini, ore 17.30

Conferenza Shylocks, a cura di Stanley Wells


Martedì 26 luglio

Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini, ore 17.00

Presentazione del libro Shylock is My Name di Howard Jacobson

Informazioni: shylockproject@cini.it

Il Mercante di Venezia in Ghetto: www.themerchantinvenice.org

 

 

Estratto dal documentario Shylock’s Ghost di BBC1. Colloquio tra Howard Jacobson e James Shapiro alla Fondazione Giorgio Cini, luglio 2015″

 

Seminari di Musica Antica 2015 | Matteo da Perugia e il gotico milanese (1390-1425)

Seminari di Musica Antica Egida Sartori e Laura Alvini
17-21 maggio 2015
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

Matteo da Perugia e il gotico milanese (1390-1425)
Direttore: Pedro Memelsdorff

Docenti e relatori: Anne Azéma, Shira Kammen, Anne Stone, Agnese Pavanello

Il seminario verrà dedicato all’opera profana di Matteo da Perugia (fl. 1400-1425), maestro di cappella al Duomo di Milano tra il 1402 e il 1407, e di nuovo tra il 1414 e il 1416. Nulla si sa della sua formazione – possibilmente umbra – e non sono documentati gli anni della sua assenza dal Duomo milanese. È stata ipotizzata dagli studiosi una sua attività, prima pavese e poi pisana e bolognese, presso il cardinale Pietro Filargo – eletto papa dal Concilio di Pisa col nome di Alessandro V nell’estate del 1409 – con ogni probabilità il suo principale protettore.

La musica di Matteo comprende svariati tempi di messa, due mottetti latini e una ricca serie di liriche italiane e soprattutto francesi. Infatti il suo è il più ricco chansonnier francese composto da un italiano del suo tempo.

Le fonti che tramandano questo vasto repertorio sono sorprendentemente poche: un codice attualmente a Modena, che contiene quasi tutta la sua opera, e tre frammenti ora a Parma, Berna e New York. Tale situazione ha fatto supporre una circolazione limitata del materiale anche se, per altri versi, l’influsso di Matteo – o del suo entourage – sui polifonisti delle generazioni future sembra attestato da fonti teoriche dei decenni centrali del Quattrocento italiano e transalpino.

Matteo, in sintesi, sembra rappresentare più di ogni altro compositore lo splendore e la raffinatezza del Gotico milanese e lombardo.

Il seminario è rivolto ai due ensembles professionali vincitori del concorso per borse di studio 2015, specializzati nel repertorio tardo medievale: Ensemble Aurion e Ensemble Sollazzo. Il seminario è aperto ad un numero selezionato di uditori, per informazioni e conferme si prega di contattare la segreteria.

L’evento è organizzato con il contributo di Irma Merk Stiftung e L. + Th. Roche Stiftung e con la collaborazione della Schola Cantorum Basiliensis.

Programma

17 maggio ore 17: conferenza introduttiva “Matteo da Perugia’s French Songs and their Context”
a cura di Anne Stone (CUNY, New York)

18-19-20 maggio: master-classes e lezioni teoriche
a cura di Anne Azéma, Shira Kammen, Agnese Pavanello e Pedro Memelsdorff

20 maggio ore 18: concerto (ingresso libero fino ad esaurimento posti)

21 maggio ore 10: lezione conclusiva

 

Per ulteriori informazioni: musica.antica@cini.it – T. +39 041 2710258

La scena come ‘spazio sensibile’: partiture e regia dopo Verdi e Wagner

Nell’immagine: Edward Gordon Craig, bozzetto per la prima scena del secondo atto di Acis and Galatea di Händel, Londra, 1902.         Fondazione Giorgio Cini onlus


L’obiettivo del convegno è quello di esaminare le modalità con cui la partitura di un’opera in musica prevede o forse anche prescrive la sua configurazione scenica. Lo sviluppo di una coscienza dello spettacolo presso i compositori del XIX secolo è testimoniata, oltre che negli scritti di Wagner e nelle lettere di Verdi, dallo sfruttamento sempre più marcato della dimensione spaziale nell’allestimento delle opere. Tale tendenza si amplifica nella prima metà del XX secolo in concomitanza con la nascita della regia come forma artistica specifica,diventando un riferimento imprescindibile per gli studi sul teatro musicale. Sebbene lo stretto rapporto tra parola, musica e immagine sia stato riconosciuto come imprescindibile, la saggistica mostra ancora alcune carenze; in particolare manca una prospettiva sistematica e affinata sul piano teorico che sia in grado di fornire una solida base per l’individuazione e la valutazione degli elementi musicali rilevanti per l’organizzazione dello spazio scenico nelle sue varie componenti (immagini, requisiti, movimenti, gesti ecc.). Il convegno, articolato in tre sessioni, intende offrire un contributo alla formazione di questo impianto storico e teorico. La prima sessione (Comporre la scena tra Verdi e Wagner) prevede interventi di Luca Zoppelli, Gundula Kreuzer e Riccardo Pecci; nella seconda sezione (L’orecchio normativo: nuove scene per l’opera) interverranno Maria Ida Biggi, Donatella Gavrilovich e Clemens Risi; nella terza (L’occhio del compositore: spazi scenici in tre partiture) sono previste relazioni di Marie Lavieville Angelier, Dörte Schmidt e Tommaso Sabbatini. Il coordinamento è affidato a un comitato tecnico-scientifico composto da Maria Ida Biggi, Gianmario Borio, Giordano Ferrari, Michele Girardi e Isabelle Moindrot.

Il convegno nasce da una collaborazione tra l’Istituto per la Musica e il Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo della Fondazione Giorgio Cini con l’EA Esthétique, musicologie, danse et création musicale, Université Paris 8 e con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’iniziativa si inserisce nel progetto Vers le présent de la dramaturgie musicale à travers l’idée d’espace “sensible”, coordinato da Giordano Ferrari all’interno del Laboratoire d’excellence Arts-H2H (programma Investissements d’avenir, ANR-10-LABX-80-01) diretto da Isabelle Moindrot, che riunisce i laboratori di ricerca in arte dell’Université Paris 8 e dell’Université Paris Ouest e alcune istituzioni d’arte tra cui il Centre Georges Pompidou, il Conservatoire national supérieur d’art dramatique e la Bibliothèque national de France.

SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO DEL CONVEGNO

Polifonie ‘in viva voce’ 18

Polifonie “migranti” a Venezia

Ore 16: Seminario con Maurizio Agamennone, Giuseppina Casarin, Giovanni De Zorzi e Annunziata Veronese.

Ore 18.30: Concerto del coro multietnico “Voci dal Mondo” (Venezia)

Il progetto Polifonie “in viva voce” costituisce l’occasione più rilevante in Italia e in Europa per ascoltare e osservare le pratiche polifoniche fervidamente conservate in numerose tradizioni locali. Dal 1997 sono stati ospiti del programma veneziano cantori e strumentisti provenienti dalle grandi isole del Mediterraneo, dal Caucaso, dall’Europa orientale, dalla regione balcanica e da diverse località della penisola italiana: è stato possibile, perciò, ascoltare polifonie maschili e femminili particolarmente esuberanti, complesse e multiformi, spesso divenute vivaci marcatori di mobili e irrequiete identità locali, pure riconosciute dai protocolli Unesco quali patrimoni immateriali dell’umanità. Ai cantori si sono affiancati i migliori specialisti d’area (studiosi, compositori, rilevatori), che hanno proposto la descrizione e analisi delle polifonie ospitate, secondo le più aggiornate procedure di valutazione (musicologia, antropologia, storia-culturale, studi di genere, studi culturali e post-coloniali, ecc.).

Nell’edizione 2014, il programma Polifonie “in viva voce” persegue un altro obiettivo. In molte aree metropolitane europee di forte immigrazione, certe pratiche musicali hanno costituito un veicolo efficace di confronto, incontro, conoscenza, integrazione, solidarietà. Nella città di Venezia da qualche anno è in atto un processo amministrativo-politico-culturale che affida alla polifonia di grande gruppo l’obiettivo e la speranza di contribuire a integrare persone, famiglie e gruppi culturali provenienti da numerose regioni del mondo, che proprio a Venezia hanno trovato un approdo possibile, momentaneo o più duraturo. Il coro Voci dal mondo, diretto da Guseppina Casarin costituisce lo scenario performativo in cui persone diverse, per lingua, cultura, religione e altre appartenenze, cercano di incontrarsi e “stare insieme”, combinando, miscelando e fondendo contributi e spunti musicali parziali, di origini molteplici, in una esperienza di grande gruppo che in occasioni diverse ha animato profondamente il paesaggio sono di Venezia, soprattutto nelle aree periferiche. L’istanza politico amministrativa che prova ad alimentare questo processo è rappresentata ETAM – Animazione di Comunità e Territorio del Comune di Venezia, grazie al tenace impegno di Roberta Zanovello.

Maurizio Agamennone (Università di Firenze)

La XVIII edizione di Polifonie “in voce” è organizzata in collaborazione con ETAM – Animazione di Comunità e Territorio, Direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza del Comune di Venezia.

Scarica la locandina

XX Seminario Internazionale di etnomusicologia

Dal 29 al 31 gennaio 2015, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza la XX edizione del Seminario Internazionale di etnomusicologia a cura di Francesco Giannattasio, dal titolo “Le tradizioni musicali fra documenti, patrimoni e nuove creatività”.

Il seminario 2015, intitolato Le tradizioni musicali fra documenti, patrimoni e nuove creatività, intende indagare lo stato e la natura attuale delle tradizioni musicali oggetto di una investigazione inter- e transculturale discutendo dei processi di patrimonializzazione in atto nelle politiche culturali a livello internazionale (cultura immateriale, riconoscimenti Unesco), dell’importanza degli archivi sonori nella ricerca e documentazione delle tradizioni musicali e delle nuove creatività che, in una prospettiva transculturale, oggi si esprimono, in modi anche fortemente diversi fra loro, nelle musiche del mondo.

Proprio per celebrare il ventesimo anniversario di questo appuntamento così importante nell’attività dell’IISMC, in coincidenza con i lavori del seminario verrà organizzato uno spettacolo al Teatro Goldoni “Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio” per la prima volta a Venezia.

L’Orchestra di Piazza Vittorio costituisce uno degli esempi più significativi di quelle pratiche multietniche nei quali musicisti provenienti da diverse parti del mondo si uniscono in formazioni composite e a geometria variabile. Si tratta di un esempio concreto di come nuove creatività contemporanee sperimentino linguaggi musicali nei quali diverse culture vengono combinate in modo da creare nuove forme sonore che contengano elementi tratti dalle culture di partenza, riconfigurati in forme creative e innovative.

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[accordion_entry title=”Programma Seminario”]

Giovedì 29 gennaio

ore 9.30 – 12.30

Francesco Giannattasio (Università di Roma «La Sapienza»)

Introduzione al Seminario

Dan Lundberg (Svenskt Visarchiv, University of Stockholm)

Pluralize or polarize? Music archiving and ideology

ore 14.00-16.00

Ignazio Macchiarella (Università di Cagliari)

Paradossali monumenti

Venerdì  30 gennaio

ore 9.30 – 12.30

Mario Tronco (musicista, compositore), Leandro Piccioni (musicista, compositore)

L’Orchestra di Piazza Vittorio: un’esperienza creativa multimusicale

ore 14.00-16.00

Incontro con i musicisti dell’Orchestra  di Piazza Vittorio

ore 20.00 Teatro Goldoni, Venezia

Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio

Direzione artistica e musicale: Mario Tronco, elaborazione musicale: Mario Tronco e Leandro Piccioni

Sabato 31 gennaio

ore 9.30 – 13.30

Anthony Seeger (UCLA e Smithsonian  Institution)

Changing Our Story from one of Loss to one of Potential through Audiovisual Archives

Discussione finale

 Info: Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati- www.cini.itmusica.comparata@cini.it – T +39 041 2710357

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[accordion_entry title=”Storia “]

Ideato nel 1995 da Francesco Giannattasio, allora direttore dell’IISMC, che ne ha curato tutte le edizioni, il Seminario ha visto avvicendarsi a Venezia molte fra le più illustri figure dell’etnomusicologia internazionale (per citarne alcune: Simha Arom, Jean During, Mantle Hood, Steven Feld, Jeremy Montagu e Adelaida Reyes), spesso invitate a confrontarsi con famosi musicisti (come Ali Farka-Touré, Riccardo Tesi), direttori artistici, registi e video documentaristi, nonché ingegneri del suono (come Gerard Mueller, che ha curato la progettazione dell’acustica dell’Auditorium Parco della Musica di Roma).

Il ventennale del Seminario costituisce una tappa importante per la storia dell’IISMC, avendo contribuito largamente ad un percorso che ha visto il consolidarsi del ruolo dell’Isituto, divenuto sempre più punto di riferimento fondamentale per l’etnomusicologia italiana e referente importante in ambito europeo e internazionale.

Il seminario, che si svolge sempre nell’ultimo fine settimana di gennaio, è diventato nel tempo luogo di incontro privilegiato per studiosi etnomusicologi e studenti di etnomusicologia, tanto da diventare un appuntamento fisso per studenti e dottorandi provenienti da varie università tra cui l’Università di Roma “La Sapienza”, Roma “Tor Vergata”, Cagliari, Cremona oltre che, naturalmente, Venezia. Per alcuni anni, grazie a una convenzione tra Ca’ Foscari e Fondazione Cini gli studenti di etnomusicologia dell’Università hanno potuto frequentare il Seminario ottenendo crediti formativi.

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[accordion_entry title=”Pubblicazioni tratte dai seminari”]

Alcuni seminari sono confluiti in pubblicazioni a stampa e altre in pubblicazioni online

Classificazione e analisi dei procedimenti polifonici, L’indagine storica in etnomusicologia: Oriente e Occidente, Il verso cantato: la poesia orale in una prospettiva etnomusicologica, Filmare la musica: etnomusicologia e comunicazione audiovisiva, L’etnomusicologia e il nuovo consumo della world-music, Gli spazi sonori della musica, Etnomusicologia e studi di popular music: quale possibile convergenza?, L’Etnomusicologia e le musiche contemporanee, Etnomusicologia, musicologia evolutiva e neuroscienze, Prospettive di una musicologia comparata nel XXI secolo: etnomusicologia o musicologia transculturale?.

 

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[accordion_entry title=””Vent’anni di Seminari Internazionali di etnomusicologia” di Francesco Giannattasio”]

Nelle ultime edizioni del Seminario ci si è attentamente interrogati su status, prospettive, compiti e metodi d’indagine di una musicologia comparata del XXI secolo, vista la completa trasformazione del panorama sociale e culturale del mondo. Ai fini di un adeguamento alla nuova realtà con la quale dobbiamo confrontarci, sono stati sottoposti a un severo vaglio critico molti termini e concetti che hanno fino ad oggi caratterizzato la fisionomia e l’armamentario teorico di questa disciplina: dalle nozioni di etnia, identità culturale, musicale e tradizionale, ad opposizioni quali alto/basso, colto/popolare, scritto/orale, funzionale/estetico, sincronico/diacronico, fino alla stessa denominazione, ormai sempre più anacronistica e inattuale, di etnomusicologia.

Si tratta ora di trarre le conseguenze da tali considerazioni di carattere generale e andare direttamente al cuore del problema: lo stato e la natura attuale delle tradizioni musicali oggetto di un’investigazione inter- e transculturale. In questo senso la XX edizione del Seminario internazionale di Etnomusicologia dell’IISMC si presta bene – anche in senso simbolico, vista la ricorrenza calendariale – a un tentativo di fare il punto sulla reale sostanza, oggi, delle tradizioni musicali di cui la nostra disciplina statutariamente si occupa. Questo intento motiva il titolo del Seminario 2015: Le tradizioni musicali tra patrimoni, archivi e nuove creatività.

Se la sostituzione del consunto termine ‘musiche tradizionali’ (e quali non lo sono?) con ‘tradizioni musicali’ dà il senso della rivoluzione copernicana che siamo ormai tenuti a compiere, riteniamo che una migliore e più realistica cognizione del nostro oggetto di studio possa venire da una riflessione, attenta e non ideologica:

a) sui contenuti concreti di concetti astratti (e solo apparentemente politically correct) quali ‘patrimonio’, ‘patrimonializzazione’, “cultura immateriale”;

b) sul nuovo valore, anche euristico, che assumono oggi le politiche e i concreti contenuti degli archivi musicali;

c) sulle implicazioni transculturali delle molte nuove creatività che oggi si esprimono, in modi anche fortemente diversi fra loro, nella/e musica/he del mondo.

Varie sono le questioni che possono nutrire una riflessione in questo senso. Ad esempio:

1) qual è la reale estensione, spaziale e temporale, del concetto di patrimonio immateriale soprattutto alla luce delle molteplici attribuzioni di senso (intangibile, intoccabile, invalicabile, invendibile, inventabile, inverosimile, ecc.) che esso di fatto assume nella concretezza delle nuove politiche ‘culturali’, apparentemente rispettose delle differenze, ma in realtà prevalentemente basate su interessi economici e su strategie di fatto ghettizzanti?

2) in che misura gli archivi sonori e multimediali riflettono, assecondano o limitano l’estensione del concetto di patrimonio?

3) come individuare, studiare e valorizzare le nuove creatività musicali senza farsi condizionare dai preconcetti celati dietro nozioni conservatrici, quali appunto quelle di patrimonio e patrimonializzazione?

Francesco Giannattasio
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Per info: musica.comparata@cini.it – T 041 2710357

Venice-Padua-Delhi Seminars – Le minoranze e la marea populista globale. La democrazia e le società pluraliste sfidate dai radicalismi etno-religiosi

L’associazione internazionale per il dialogo Reset-Dialogues on Civilizations è lieta di annunciare la quarta edizione dei “Venice-Padua-Delhi Seminars”, tre giorni di incontri e dibattiti ospitati dall’Università di Padova (6 novembre) e dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia (7-8 novembre). I seminari si svolgono un anno in Italia e un anno in India, e sono una iniziativa Reset-Dialogues volta alla promozione del dialogo tra le culture e della cultura del dialogo, della conoscenza reciproca tra est e ovest e della valorizzazione delle differenze culturali, religiose e politiche nel mondo della globalizzazione.

Intellettuali e studiosi provenienti dall’India, dall’Europa e da altre parti del mondo si confronteranno sul tema delle democrazie sempre più ‘plurali’ e in continua evoluzione messe sotto pressione da movimenti populisti, che oggi spesso si traducono in ondate di radicalismo etno-religioso, di antipolitica, di risentimento ‘maggioritario’ nei confronti delle minoranze, di chiusura al dialogo e di diffusa conflittualità.

Relatori: Stefano Allievi, Giuliano Amato, Rajeev Bhargava, Marianna Biadene, Franca Bimbi, Giancarlo Bosetti, Mauro Calise, Marina Calloni, Sandeep Dikshit, Giovanni Luigi Fontana, Nina zu Fürstenberg, Renzo Guolo, Will Kymlicka, Avishai Margalit, Vincenzo Milanesi, Adnane Mokrani, Samreen Mushtaq,

Binalakshmi Nepram, Vincenzo Pace, Fabrizio Petri, Mujibur Rehman, Rowena Robinson, Suresh Sharma, Shashi Tharoor, Georg Heinrich Thyssen-Bornemisza, Roberto Toscano, Ananya Vajpeyi, Antonio Varsori, Giuseppe Zaccaria


Un fine settimana ‘indiano’ a Venezia

Mostra fotografica – Nell’ambito dell’evento di quest’anno, nel corso dei tre giorni seminariali sarà esposta e aperta ai partecipanti del convegno presso la Fondazione Giorgio Cini la mostra fotografica “Luci dell’India” che raccoglie oltre 40 foto in bianco e nero dell’Archivio di Alain Daniélou e Raymond Burnier sito presso la Fondazione FIND di Zagarolo. L’ingresso alla mostra è gratuito.

Spettacolo di danza classica indiana – FIND, in collaborazione con Reset-DoC, l’associazione Gamaka e TocnaDanza (Venezia) è inoltre lieta di presentare uno spettacolo di danza classica indiana bharatanatyam della danzatrice di fama internazionale Leela Samson, accompagnata da Nidheesh Kumar, Indu Nidheesh e da un gruppo di musicisti, al prestigioso Teatro Malibran di Venezia il giorno 8 novembre 2014 alle ore 20.

Workshop – Da venerdì 7 a domenica 9 novembreLeela Samson sarà insegnante ospite presso l’associazione Gamaka di Venezia diretta da Marianna Biadene per un Workshop Intensivo di Danza Bharatanatyam organizzato in collaborazione con la Fondazione FIND, rivolto a danzatori e professionisti.

 

I “Venice-Padua-Delhi Seminars” sono un evento organizzato in collaborazione con le due istituzioni ospitanti, FIND India-Europe Foundation for New Dialogues responsabile quest’anno della direzione artistica, l’Università islamica di Delhi Jamia Millia Islamia, la rivista indiana in lingua inglese Seminar, Associazione Gamaka e Tocna Danza. L’evento è patrocinato dall’Università di Padova, con un contributo del dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (FISPPA) e del dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali (SPGI).

 

Per informazioni sul seminario:

www.resetdoc.org
E-mail: resetmag@tin.it
Tel. +39 0694368323

Per informazioni sul programma del Workshop e dello Spettacolo di danza indiana:

FIND India Europe Foundation for New Dialogues
www.find.org.in
Email: info@find.org.in

Associazione Gamaka:

www.associazionegamaga.blogspot.it
Email: gama-ka@live.com

Tel. + 39 3465960083

Le stagioni di Niccolò Jommelli tra Venezia e l’Europa

In occasione del terzo centenario della nascita di Niccolò Jommelli, il Centro Studi per la ricerca documentale sul Teatro e il Melodramma europeo in collaborazione con la Seconda Università di Napoli, la Fondazione “Pietà de’ Turchini” di Napoli, il Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria, il Teatro San Carlo di Napoli, l’Istituto Italiano per la Storia della Musica, l’Università di Vienna, il Centro di Studi “Divino Sospiro” di Lisbona promuoverà una serie di iniziative scientifiche e spettacolari da tenersi in varie sedi. A Venezia, il 31 ottobre, si svolgerà una giornata di studi dal titolo Le stagioni italiane di Niccolò Jommelli in cui si intendono analizzare rispettivamente i repertori italiani, sacri e profani, e i rapporti del  musicista con le maestranze tutte dello spettacolo e con la vita culturale della Serenissima nel
corso della sua carriera.

SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO

Arte figurativa e arte astratta 1954 -2014

Esattamente 60 anni fa, nel 1954, per volontà di un gruppo di storici dell’arte, capeggiati da Giuseppe Fiocco e che annoverava personalità del calibro di Sergio Bettini, Carlo Anti e Piero Zampetti, e grazie anche al convinto sostegno di Vittorio Cini, nasceva l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, subito destinato a divenire uno dei centri di studio e ricerca più importanti a livello internazionale. Il neonato Istituto fu ufficialmente presentato nell’ottobre dello stesso anno, in occasione dello storico convegno su Arte figurativa e arte astratta, il cui taglio critico e interdisciplinare e le ampie e diversificate direttrici metodologiche diedero immediatamente il senso e la percezione di una vocazione primaria da parte dell’istituzione veneziana, quella cioè di porsi all’avanguardia non solo rispetto alla ricerca scientifica sulle arti del passato, ma di svolgere allo stesso tempo un ruolo di primo piano nel dibattito sull’arte contemporanea,
promuovendo studi e mostre di rilievo internazionale.

In occasione delle celebrazioni per la nascita dell’Istituto, la Fondazione Giorgio Cini intende promuovere il 30 e il 31 ottobre un’iniziativa che evochi lo spessore e l’importanza di quello storico convegno, dedicandogli la prima edizione delle Giornate di studi di storia dell’arte.

La prima giornata verterà sullo stato della critica d’arte, in riferimento ai protagonisti e alle voci dello storico consesso del 1954 – intervennero, tra gli altri, Gino Severini, Enrico Prampolini, Emilio Vedova, Felice Carena, Berto Lardera – e sulle principali tematiche che furono messe a fuoco in quell’occasione, con l’obbiettivo di disegnare il perimetro e i confini storiografici che seguirono e le prospettive critiche attuali, e sottesa vi è l’ambizione di istituire una trama di confronti sullo stato attuale delle metodologie della ricerca storico-artistica sulle arti e la critica del Novecento. Alcuni degli argomenti riguarderanno la critica francese, italiana e tedesca del dopoguerra (tenendo conto delle presenze di allora), la Biennale del 1954, il dibattito astratto-figurativo, il Gruppo degli Otto, il ruolo di Severini, l’astrazione americana e le incursioni nella scultura nel dopoguerra, l’Europa degli anni Cinquanta fra Informel / Spazialismo e neoavanguardie e altri focus generati dal convegno.

La seconda giornata, organizzata in collaborazione con Palazzo Grassi, consentirà un confronto in
merito a problematiche, orientamenti, destini, visioni, progetti legati alla disciplina della storia
dell’arte, una sorta di laboratorio critico che possa offrire spunti di riflessione per le politiche
culturali; nella stessa occasione sarà presentata una rassegna di documentari d’arte dedicati ad
alcuni dei più importanti storici dell’arte del Novecento

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Conversazioni d’Arte

Conversazioni d’Arte

1° ottobre -29 ottobre 2014

Dopo il primo ciclo di “Conversazioni d’arte”, dedicato alle raccolte e in particolare ai capolavori pittorici, questa nuova serie di appuntamenti si concentra sulle arti decorative, rappresentate all’interno della collezione di Palazzo Cini dai preziosi nuclei di avori, mobili, porcellane e rami smaltati.

Il tema verrà ripreso da un importante convegno organizzato dall’Istituto di Storia dell’Arte, che festeggia quest’anno il suo sessantesimo anniversario: il convegno internazionale di studi dedicato proprio ai rami smaltati “veneziani” del Rinascimento (16-18 ottobre, Isola di San Giorgio Maggiore), organizzato in collaborazione con il Museo del Louvre, e la mostra “Tomaso Buzzi alla Venini” (13 settembre 2014 – 11 gennaio 2015) allestita presso le Stanze del Vetro. Una delle “conversazioni sarà dedicata all’intervento a Palazzo Cini dello stesso Buzzi, che ha segnato gli ambienti della casa-museo con l’impronta del suo gusto eclettico,  e che concluderà questa rassegna.

Queste visite tematiche, affidate a studiosi ed esperti, si pongono l’obiettivo di far conoscere e scoprire la casa-museo, i suoi ambienti e le sue collezioni, al pubblico veneziano e non. Si terranno dal 1 ottobre fino alla chiusura annuale della Galleria il 2 novembre, ogni mercoledì alle 18.00.

Per partecipare è necessario iscriversi  e acquistare il biglietto d’ingresso in Galleria.

Con un biglietto cumulativo, al prezzo speciale di 12 euro, è possible accedere alla Galleria e assistere ai tutti gli incontri. Prenota direttamente a palazzocini@cini.it

Prenotazioni e informazioni:
palazzocini@cini.it
0412710446


1 ottobre

Il mobile rinascimentale: i cassoni della Galleria

Claudio Paolini

Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici di Firenze, Pistoia e Prato


8 ottobre

Private passioni: rilievi cortesi e dittici sacri. Gli avori medievali della Galleria

Benedetta Chiesi

Università degli Studi di Firenze


15 ottobre

(Due visite successive, limitate a 10 persone, inizieranno rispettivamente alle 17.00 e alle 18.00.)

I rami smaltati della collezione Cini

Françoise Barbe

Département des Objets d’art, Musée du Louvre, Parigi

Letizia Caselli

Storica dell’arte e dell’oreficeria


22 ottobre

Fondi oro. Le punzonature e la lavorazione dell’oro nelle tavole della Galleria

Stefania Sartori

Restauratrice – Università Internazionale dell’Arte, Venezia


29 ottobre

Tomaso Buzzi a Palazzo Cini

Stefania Portinari

Università Ca’ Foscari, Venezia

I rami smaltati detti veneziani del Rinascimento italiano. Geografia artistica, collezionismo, tecnologia – Les cuivres émaillés de la Renaissance italienne. Géographie artistique, collectionnisme, technologie

In collaborazione con il Museo del Louvre e il Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France (C2RMF) di Parigi, l’Istituto di Storia dell’Arte ha organizzato un convegno internazionale sulla produzione dei rami smaltati rinascimentali cosiddetti “veneziani”, cui parteciperanno storici dell’arte, conservatori, restauratori insieme a esperti nel campo della diagnostica e delle analisi chimico-fisiche.

I rami smaltati rappresentano, tra le arti decorative del Rinascimento italiano, una produzione relativamente limitata ma raffinatissima, tradizionalmente riferita a manifattura veneziana.
La maggioranza dei pezzi conservati è formata da servizi da pompa composti principalmente da calici a volte con coperchio, piatti, bacili, saliere, brocche e fiaschi. Vi sono, inoltre, cofanetti, torciere, candelabri
e specchi; alcune paci, reliquiari e ostensori attestano anche un uso religioso. Il metallo, che da la forma all’oggetto, fa da supporto a una decorazione riccamente colorata, e dorata, formata da più strati di
smalto con fondi bianchi, blu, viola o verdi, ornati da tocchi di rosso.
Ammirati e collezionati nell’Ottocento – periodo in cui si formarono le principali collezioni europee –, questi oggetti, la cui origine risale alla fine del Quattrocento, furono poi dimenticati.

Questo convegno interdisciplinare intende approfondire la conoscenza di tali opere di altissima qualità artistica – presenti nei principali musei e collezioni del mondo – sia dal punto di vista delle tecniche di fabbricazione, delle forme e della decorazione che da quello del contesto socio-culturale che le ha generate. Si cercherà di definire un corpus di forme e di decorazioni, di evocare la clientela e i committenti di queste opere, grazie in particolare allo studio dell’araldica e dell’emblematica, e infine di rintracciare il loro arrivo sul mercato dell’arte europeo nell’Ottocento, e poi americano nel Novecento.

L’origine veneziana di questa produzione verrà discussa e riconsiderata con il contributo delle recenti ricerche archivistiche, dello studio dei ricettari dei vetrai e dei risultati delle indagini fisico-chimiche realizzate dal C2RMF di Parigi, il LAMA di Venezia e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Nel corso dei tre giorni di convegno sarà esposto al pubblico lo specchio in rame smaltato della
raccolta della Galleria di Palazzo Cini, che è la seconda per importanza dopo quella del Louvre, restaurato per l’occasione dall’Opificio delle Pietre Dure.

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