Convegni e seminari – Pagina 18 – Fondazione Giorgio Cini

Presentazione: L’archivio del regista Giovanni Poli

Foto: Giovanni Poli con gli attori della compagnia del Teatro a l’Avogaria in La commedia degli Zanni, anni ‘70

Venerdì 20 ottobre alle ore 11.00, presso la Sala Barbantini della Fondazione Giorgio Cini, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, presenterà al pubblico l’archivio personale di Giovanni Poli (1917-1979), nell’anno del centenario della nascita. L’archivio dell’artista, che fu autore, regista, direttore di teatri e pedagogo, è giunto a San Giorgio per volere dei figli Stefano e Massimo e include i materiali relativi alla carriera artistica di Giovanni Poli dalla metà degli anni Quaranta alla fine degli anni Settanta. Personalità di spicco della scena teatrale veneziana del secondo dopoguerra, Poli è stato il fondatore del Teatro Universitario di Ca’ Foscari e del Teatro a l’Avogaria; il suo lavoro, fortemente radicato sul territorio, puntò alla riscoperta della tradizione teatrale veneta in un costante dialogo con il contemporaneo.

Presenteranno la donazione Maria Ida Biggi e Stefano Poli con Carmelo Alberti, Anna Maria Testaverde, Pier Mario Vescovo e Giulia Filacanapa, che ha riordinato l’archivio.

Per l’occasione sarà presentata una selezione di materiali provenienti dall’archivio, allo scopo di documentare la ricchezza e l’eterogeneità della donazione. Attraverso fotografie d’epoca, manifesti, bozzetti di scena, corrispondenza, documenti amministrativi e testi inediti, saranno messi in luce i nuclei tematici di maggior interesse della produzione di Giovanni Poli.

 

Thirteenth World Conference The Future of Science The Lives to Come

Come cambierà la vita dell’umanità tra vent’anni? Come ci nutriremo e come ci cureremo? Quali orizzonti si apriranno alla ricerca scientifica? Come cambierà la sanità e con quale impatto sulla nostra qualità della vita?

La tredicesima conferenza “Futuro della Scienza, che si svolge a poco meno di un anno dalla scomparsa di Umberto Veronesi, ne intende celebrare l’eredità scientifica e politica e la sua visione rivolta al futuro, alle sfide che ci attendono, alle opportunità che dovremo cogliere, all’impegno per una scienza libera e democratica pur nella consapevolezza di una società sempre più difficile e complessa. Un’occasione straordinaria per avviare un dibattito coinvolgendo ai massimi livelli gli studenti, le università, i ricercatori, i rappresentanti delle istituzioni e dell’economia e in definitiva la società civile.

Il “Futuro della Scienza” è un ciclo annuale di conferenze internazionali organizzato congiuntamente da Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Silvio Tronchetti Provera e Fondazione Giorgio Cini, con lo scopo di esaminare l’importanza dello sviluppo scientifico come un mezzo per migliorare la qualità della nostra vita e per delineare un nuovo ruolo della scienza nella società del terzo millennio.

The Future of Science 2017_programma

L’etica e la moralità islamica tra religione e diritto

Questo seminario, organizzato in collaborazione con la professoressa Ida Zilio-Grandi (Università Ca’ Foscari) ha come scopo lo studio approfondito dell’etica e della moralità islamiche. In particolare, il seminario affronterà la delicata questione dei Ḥudūd (letteralmente limiti, restrizioni, definizioni), termine che, nell’uso più comune, indica i delitti contro la religione la cui punizione si sottrae alla discrezionalità umana perché già indicata dalle Scritture.

Deborah Scolart (Roma Tor Vergata) affronterà la questione dell’etica islamica in chiave giuridica, Olga Lizzini (Vrije Universiteit, Amsterdam) in chiave filosofica, Ida Zilio-Grandi (Ca’ Foscari) la dimensione morale, Antonella Ghersetti (Ca’ Foscari) declinerà la questione in ambito letterario, Francesca Ersilia (Napoli L’Orientale) affronterà la questione nel contesto economico-sociale, Caterina Bori (Università di Bologna) in quello storico-politico, Roberta Ricucci (Università di Torino) in quello sociologico e infine Samuela Pagani (Università del Salento) declinerà la questione nel sufismo.

Leggi il programma: Seminario Etica Islamica CINI 2018 

 

Form di iscrizione all’evento

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Conferenza Internazionale | Transnational Sufism in Contemporary Societies: Reconfiguring Practices, Narratives and Boundaries

Il sufismo, il percorso di purificazione spirituale, mistico ed esoterico nel contesto islamico, ha avuto un ruolo centrale nella storia dell’Islam, nelle sue declinazioni, artistiche, filosofiche, etiche e politiche. Nel corso dell’epoca moderna il sufismo ha subito un doppio attacco, da parte dei “riformisti islamici” (salafi e wahabi), i quali considerano il sufismo una forma di innovazione e sincretismo, e da parte dei “modernisti”, per i quali è una manifestazione religiosa arcaica. Ciononostante, il sufismo nel mondo contemporaneo mostra una grande vitalità: nuove confraternite sono nate e altre hanno trovato rinnovate energie.

Questo rinnovamento del sufismo contemporaneo merita di essere approfondito, ed è per questo che la Fondazione Cini, in collaborazione con Mark Sedgwick (Università d’Aarhus) ha deciso di organizzare questa conferenza. Le tematiche che affronteremo durante la conferenza riguardano le nuove forme teologiche sufi, con particolare attenzione alla relazione con l’Altro; le politiche del sufismo; e l’influenza culturale e religiosa sulle società. Il secondo obiettivo di questa conferenza è far conoscere alla società civile cosa sono il sufismo e l’Islam. A tale scopo la Fondazione inviterà Khaled Bentounes, maestro sufi della confraternita Alawiyya, che parlerà del rapporto tra Islam e sufismo


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Seminari di Musica Antica 2017 | Roman de Fauvel. Musica e corruzione nella Parigi di Filippo il Bello. 1300-1315

La Fondazione Giorgio Cini con il contributo e la collaborazione della Fondation Concordance e delle Fondazioni Irma Merk e L. + Th. La Roche (Basilea, Svizzera) – ha offerto delle borse di studio a giovani cantanti solisti, professionali o semi-professionali, specializzati nel repertorio medievale, per partecipare al Seminario di Musica Antica diretto da Pedro Memelsdorff sul tema: Roman de Fauvel. Musica e corruzione nella Parigi di Filippo il Bello 1300-1315.

Il Seminario avrà luogo dal 9 al 13 ottobre e prevederà la presenza di tre tra i massimi esperti della materia: Benjamin Bagby, fondatore e direttore del noto ensemble medievale Sequentia, e le eminenti musicologhe Margaret Bent e Anna Zayaruznaya (Università di Oxford e Yale).

Giovedì 12 ottobre alle ore 18.00, all’Auditorium “Lo Squero”, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, i nove cantanti vincitori delle borse di studio si esibiranno diretti dal M° Benjamin Bagby:

Inés Alonso Botella, soprano
Roberta Diamond, soprano
Ozan Karagöz, tenore
Jung Min Kim, soprano
Sylvia Leith, mezzo soprano
Laura Martínez Boj, soprano
Wolodymyr Smishkewych, tenore
Raphaële Soumagnas, soprano
Belén Vaquero Hernandez, soprano

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.


Il Roman de Fauvel è un lungo poema satirico del primo Trecento, attribuito a Gervais du Bus, funzionario della corte del re di Francia Filippo IV (il Bello). Sfruttando la metafora di un asino – Fauvel – divenuto monarca in seguito ad un capriccio di Fortuna, il Roman rappresenta un’acerrima critica della corruzione presso la corte reale e la chiesa del tempo e fu bandito in quanto eretico e sedizioso. Ciò però non ostacolò il suo successo: pubblicato attorno al 1310-14, fu quasi immediatamente interpolato da straordinarie immagini e soprattutto numerosi brani musicali composti in una varietà di stili mono- e polifonici, tra cui alcuni dei più elaborati mottetti dell’Ars nova francese attribuiti al poeta, compositore e diplomatico Philippe de Vitry.

Il seminario discuterà i complessi rapporti intermediali tra testo, immagine e suono rappresentati dalla più ricca versione interpolata del Roman – il ms. 146 della Bibliothèque Nationale di Parigi – e prevede la presenza di tre tra i massimi esperti della materia: Benjamin Bagby, fondatore e direttore del noto ensemble medievale Sequentia, e le eminenti musicologhe Margaret Bent e Anna Zayaruznaya (Università di Oxford e Yale). Il seminario, diretto da Pedro Memelsdorff, è organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini con il contributo e la collaborazione della Fondation Concordance e delle Fondazioni Irma Merk e L. + Th. La Roche (Basilea, Svizzera). A conclusione del seminario, i borsisti scelti tramite bando di concorso internazionale si esibiranno in una breve performance pubblica, venerdì 12 ottobre, all’Auditorium “Lo Squero”.


Nell’immagine:

Conseil présidé par Fauvel, da “Le Roman de Fauvel” (Paris, 1316?-1320?), su gentile concessione della Bibliotéque national de France.

I Dialoghi di San Giorgio. What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology

Evento inaugurale

I Dialoghi di San Giorgio

What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology
12 settembre 2017

 

Il Dialogo di quest’anno intitolato What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology, sarà preceduto da un evento speciale: una performance musicale a cura del mdi ensemble che eseguirà  Tierkreis (1974/1983) di Karlheinz Stockhausen, per clarinetto, flauto, tromba e pianoforte e delle letture di alcuni testi di Esopo, Platone, San Paolo, Giovanni di Salisbury (John of Salisbury), Christine de Pizan, Thomas Browne e altri.


 

I Dialoghi di San Giorgio
What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology
13 -15 settembre 2017

 

Introductory Note By Bruno Latour & Simon Schaffer

Vi ricordate la favola di Esopo La pancia e le membra o la lettera di S. Paolo ai Corinzi sul Corpo e la Chiesa, o La Favola delle api di Mandeville, o l’associazione alquanto pericolosa tra le pesti e gli stranieri, o i più recenti tentativi di pensare alla terra come a un organismo gigante? Nessuna di queste storie smette di trasporre le metafore da una sfera – quella del corpo – a un’altra – quella della politica. Il risultato è la nascita di questo importantissimo concetto della  filosofia occidentale, il corpus politicum, il Corpo Politico. Un aspetto interessante di questo celeberrimo tema è che ogni sfera prende a prestito  la certezza associata all’autorità di un’altra sfera, così che la scienza politica finisce con l’attingere dalla biologia ciò che i biologi attingono dalla teoria politica. Questo incessante commercio di concetti e metafore purtroppo non ha mai garantito la qualità di ciò che è stato ininterrottamente trasposto da una sfera all’altra. Il risultato è la mancanza di una definizione condivisa dei ‘corpi collettivi’. Da qui l’idea di tentare di riaprire la questione attraverso questo Dialogo, mettendo insieme le diverse discipline ed esaminando ciò che ciascuna ha realmente da offrire alle altre che sia genuinamente appropriato al fenomeno studiato.

Proprio nel momento in cui l’idea di sovranità è divenuta obsoleta per l’intensificarsi della  globalizzazione, delle migrazioni e di cambiamenti planetari, la politica tende a ritrarsi entro i confini che gli Stati nazionali hanno inventato nei secoli precedenti. Nonostante le vaste trasformazioni richieste dai cambiamenti climatici, proposte politiche che pongono l’accento sull’identità, il nazionalismo e i confini sembrano essere le più attraenti per gli elettori. Dovunque, non sembrano esistere alternative alla scelta tra affidarsi senza riserve alla globalizzazione o, altrimenti, applicare nel modo più rigoroso la vecchia concezione di sovranità. Durante questo Dialogo vogliamo aprire la strada a un altro orientamento politico che non si basa né sull’idea di globalizzazione né sui concetti di sovranità, identità e individualità. La nostra ipotesi è che la maggior parte delle idee sul Corpo Politico derivi da concezioni del corpo biologico, e vice versa. Vi è sempre stato un flusso bidirezionale tra biologia, diritto, religione e teoria sociale, al punto che è molto difficile – quando si parla di ecosistemi, identità, genetica, organismo o globalizzazione – decidere se si sta parlando di entità umane o non umane. I biologi non sembrano preoccuparsi del fatto che utilizzano la teoria sociale per parlare  di organi e tessuti, i sociologi non esitano a utilizzare concetti legali derivati dalla storia della Chiesa per definire l’individuo, mentre gli economisti paiono felici di mobilitare quella che essi considerano una nozione “naturalistica” della concorrenza al fine di rendere l’ottimo calcolabile, i teorici dell’organizzazione prendono a prestito con disinvoltura dalla organizzazione della cellula  la metafora del DNA. E così via. Le metafore viaggiano liberamente, trasportando le stesse irrisolte perplessità da un ambito all’altro.

Questa confusione   è aumentata ulteriormente nell’era dell’Antropocene, quando la politica deve espandersi a quelli che una volta erano oggetti della natura. La soluzione non sta certamente nell’accrescere la confusione trattando umani e non-umani come se fossero la stessa cosa, considerandoli tutti ‘egualmente sociali’ o ‘egualmente naturali’. Quando il ‘gene egoista’ rassomiglia sospettosamente ai manager di Wall Street, quando il pianeta Terra  è trattato come una dea, gli organismi sono trattati come aziende, i formicai  come macro-organismi, le cellule come macchine cibernetiche, e gli Stati come se avessero confini naturali, diventa estremamente difficile specificare le differenze tra forme collettive. E’ su questo punto che vogliamo intervenire: una nuova concezione del Corpo Politico richiede un’analisi accurata di ciò che intendiamo per corpo, organismo, individuo, identità e collettivo.

Immensi progressi sono stati fatti nello studio del comportamento collettivo a molti differenti livelli: mercati, cellule, animali sociali, stati nazione, organi aziendali, interazioni umane ed ecosistemi. Resta tuttavia una difficoltà che studiosi e scienziati tendono, allo stesso tempo, a risolvere praticamente e a respingere intellettualmente: la nozione di un agente individuale che entra in una sistema di relazioni all’interno di un collettivo è una nozione che non sembra funzionare. In primo luogo, perché in ogni studio accurato di questi fenomeni l’individuo non sembra avere confini nitidamente definiti, in secondo luogo perché il collettivo del quale l’individuo è supposto far parte non sembra in realtà essere qualcosa di più dei suoi componenti. La difficoltà è costantemente aggirata utilizzando concetti vaghi come organismo, proprietà emergenti, sistemi, totalità.

Il dilemma è ben noto. Ognuno riconosce che le due nozioni di individuo e collettivo sono  dense di significato, e cerca il modo di togliersi d’impaccio. Questo crea una strana situazione per l’etica, il diritto e la politica, così come per la scienza: gli aspetti più importanti del nostro orientamento nel mondo  (chi sono gli individui? Qual è la forma dell’insieme più vasto nel quale  siamo supposti vivere? Quali sono i confini che definiscono la nostra esistenza collettiva?) si basano su una serie di concetti del tutto incapaci di catturare la natura dell’individualità e del collettivo. Curiosamente, anche se studiosi, scienziati, educatori e moralisti riconoscono tutti la fragilità di questo modello, non c’è stato alcuno sforzo sistematico volto a trovare un modello alternativo per ridefinire le relazioni tra la parte e il tutto e per rielaborare la vecchia nozione di organismo, che è pertanto usata come cianografia delle nostre idee di sovranità. La teoria sociale e la biologia sembrano andare ognuna per la sua strada anche se continuano a scambiarsi concetti e metafore senza esaminare accuratamente che cosa viene scambiato.

Noi crediamo che esista l’opportunità di progredire nella ricerca attraverso un analisi critica di questi scambi, usando a nostro beneficio il fatto stesso che lo scambio coinvolge contemporaneamente così numerosi e diversi campi di studio. Il problema di definire l’organismo e l’identità ha esattamente la stessa forma se studiamo lo sviluppo delle cellule, il comportamento di una colonia di formiche o di un gruppo di babbuini, lo sviluppo di coalizioni geopolitiche, organi aziendali, ecosistemi, mercati o interazioni tra umani nelle società. Naturalmente, il materiale empirico è diverso, ma non lo sono i concetti che danno forma a questo materiale. È questa proprietà del problema che può offrire il modo migliore di risolverlo. La nostra idea è molto semplice: confrontare e le soluzioni che ognuno di noi  ha elaborato nell’ambito della propria disciplina, al fine di definire in modo nuovo i collettivi e gli individui. Dato che lo stesso dilemma ostacola lo sviluppo delle nostre diverse discipline, si tratta di rendere visibile il problema comune  mettendo attorno allo stesso tavolo specialisti di diverse discipline (biologia, filosofia, ecologia, teoria sociale, antropologia, storia della scienza, scienza politica) che abbiano – ciascuno a suo modo – sollevato coraggiosamente il problema, mettendo in discussione il paradigma della propria disciplina. Il problema non si risolve in due o tre giorni, ma almeno diventeremo tutti più consapevoli del flusso bidirezionale tra biologia,  politica e teoria sociale.

Anche se parleremo di entità del tutto diverse – batteri, cellule, formiche, aziende, clan o bande – ci sforzeremo di mettere unicamente a fuoco l’origine, la natura, la qualità, l’impatto, l’intrusività silenziosa delle metafore e dei concetti che prendiamo a prestito da altre discipline quando inquadriamo il problema di ciò che è un collettivo nella nostra disciplina. E’ rischioso, ma ognuno di noi può contribuire a una straordinaria intrapresa: mettere in discussione la potenza dei paradigmi consolidati. Dato che l’ecologia politica è chiaramente e urgentemente paralizzata dalla incapacità di elaborare una chiara concezione di ciò che potrebbe comporre il Corpo Politico, sarebbe incoraggiante sentire che non siamo isolati ma – e questo è ciò che più conta – potremmo arrivare a riformulare il problema in modo migliore.

San Giorgio, un’isola appartata, è il luogo ideale per un dialogo perché, a differenza di altre utopie, invece di assumere dogmaticamente che la risposta è stata già trovata, offre la possibilità a tutti noi di contribuire a porre migliori domande.

I partecipanti a questa edizione dei Dialoghi di San Giorgio sono Deborah Gordon, Shirley Strum, Scott Gilbert, Isabelle Stengers, Didier Debaise, Mike Lynch, Kyle McGee, Timothy Mitchell, Tim Lenton, David Western, Bruno Latour e Simon Schaffer.


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Biographies and Bibliographies of Participants 

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The Populist Upsurge and the Decline of Diversity Capital

Il trend illiberale nel mondo. Fino a dove?

I seminari di Reset-Dialogues da Istanbul a Venezia

8 – 10 giugno 2017 – Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore
The Populist Upsurge and the Decline of Diversity Capital

Reset-DoC Seminars 

L’Associazione Internazionale Reset-Dialogues on Civilisations inaugura a Venezia l’edizione 2017 di Reset-DoC Seminars, i dialoghi filosofici Est-Ovest svoltisi per un decennio a Istanbul.

L’incontro internazionale si terrà dall’8 al 10 giugno alla Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore, ed è organizzato in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, la Fondazione Giorgio Cini e l’università turca Bilgi University. I seminari, che si svolgeranno in lingua inglese, sono gratuiti e aperti a tutti, previa registrazione sul sito resetdoc.org, entro il 31 maggio.

La conferenza sarà preceduta e accompagnata da una Summer school che inizierà il 5 giugno e che permetterà agli studenti di ottenere 6 crediti formativi (tutte le informazioni sul sito di ResetDOC, resetdoc.org).

Titolo di quest’anno “The Upsurge of Populism and the Decline of Diversity Capital”, ovvero la crescita dei populismi che hanno incrinato la solidità di valori quali la diversità, la tolleranza, il pluralismo. Il voto francese ha interrotto una montante marea xenofoba e antieuropeista, ma una tendenza autoritaria si è fatta strada in questi decenni minacciando i fondamenti delle democrazie occidentali. Nuove forme di arroganza, chiusura e polarizzazione nel discorso politico stanno mettendo in discussione il modello plurale della costruzione democratica impensabile senza il pluralismo culturale, la moderazione nei conflitti politici, la capacità di dialogo, la mediazione e il contenimento dei contrasti. Dopo un lungo periodo di globalizzazione economica e di espansione del cosmopolitismo culturale tra le fasce più liberali della popolazione, nella sfera pubblica e nella società, stiamo forse vivendo una fase di declino di quello che possiamo chiamare “capitale di diversità” delle democrazie occidentali? La loro capacità deliberativa è a rischio? Con il fallimento delle Primavere Arabe e l’affermarsi di regimi autoritari che hanno spezzato le speranze di molti e le promesse per un futu­ro democratico e pluralista, con la crisi dei rifugiati e le ondate migratorie che continuano ad investire l’Europa, dopo la Brexit e le elezioni statunitensi, il mondo occidentale invece di aprirsi alla promozione del pluralismo e contribuire a combattere i radicalismi, sta forse tornando a nuove forme di chiusura e di ripiegamento su sé stesso?

Diversi gli autori internazionali chiamati a discutere su questi interrogativi. Alla lezione magistrale di apertura di Michael Sandel (Populism, Nationalism, and the Future of Liberalism) seguiranno gli interventi di Kiku Adatto, Giuliano Amato, Lisa Anderson, Albena Azmanova, Akeel Bilgrami, Murat Borovali, Giancarlo Bosetti, Cemil Boyraz, Michele Bugliesi, Giorgio Cesarale, Lucio Cortella, Hamid Dabashi, Sara De Vido, Alessandro Ferrara, Pasquale Ferrara, Nina zu Fürstenberg, Manlio Graziano, Amr Hamzawi, Volker Kaul, Jonathan Laurence, Tiziana Lippiello, Stephen Macedo, Yves Mény, Lea Nocera, Claus Offe, Nancy Okail, David Rasmussen, Carol Rovane, Adam Adatto Sandel, Luigi Tarca, Roberto Toscano.

È possibile registrarsi a singole sessioni del programma scrivendo a
seminars2017@resetdoc.org


 

 

 

 

 

 

 

 

Performance / Talk – Yesterday. Today. Tomorrow. Traceability is Credibility

23.05.17 – 18h30

Performance / Talk diretti da
Bryan Mc Cormack (artista e curatore dell’installazione YESTERDAY. TODAY. TOMORROW.)
e
Henry Bell (Sheffield Hallam University)
con la partecipazione degli allievi della Sheffield Hallam University, UK

Yesterday. Today. Tomorrow. è un lavoro concettuale sui recenti fenomeni migratori dell’artista Bryan Mc Cormack. Nucleo del progetto è la visualizzazione della crisi europea dei rifugiati. In quanto solo i rifugiati possono visualizzare e dare voce alla catastrofe umanitaria da loro vissuta, questo lavoro è stato creato grazie alla partecipazione di centinaia di essi: dopo aver ricevuto fogli di carta e penne colorate, ogni rifugiato è stato invitato a realizzare tre disegni, uno della loro vita passata (Yesterday), uno della loro vita presente (Today) e uno della loro vita come immaginata nel futuro (Tomorrow).

Una performance dal vivo della durata di 70-90 minuti di Yesterday. Today. Tomorrow. andrà in scena sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Curata da Bryan Mc Cormack e Henry Bell, la performance includerà più di 30 studenti del corso di laurea in ‘Performance for Stage and Screen’ della Sheffield Hallam University.
Usando i disegni raccolti come punto di partenza per una performance/dibattito esperienziale, nello stile del teatro immagine di Augusto Boal, i performer lavoreranno con i membri del pubblico al fine di creare dei tableaux umani in risposta ai disegni. Attraverso questo percorso, l’attenzione si sposta verso il modo in cui l’esperienza e le aspirazione del pubblico incontrano l’esperienza e le aspirazioni dei rifugiati.
La performance vuole porsi come stimolo di riflessione attiva sulle esperienze vissute dai creatori dei disegni, non come una opportunità per osservare morbosamente le persone implicate nella crisi umanitaria. Partecipando ad un ulteriore elemento di rintracciabilità delle loro vite, l’obiettivo è permettere alle voci dei rifugiati di essere sentite con dignità.

Ettore Sottsass: il vetro

Ettore Sottsass, Sol e Sirio, 1982 e Alioth e Alcor, 1983, edizione Memphis Srl
© Ettore Sottsass by SIAE 2017

Il simposio internazionale, organizzato in occasione della mostra Ettore Sottsass: il vetro, ha lo scopo di presentare differenti testimonianze legate alle modalità creative dell’architetto, con particolare riguardo alla sua produzione vetraria, per comprendere come questa si sia integrata con il suo concetto di architettura e di design. Il convegno comprende tre momenti distinti: una prima fase strettamente scientifica nella quale architetti, direttori e curatori museali che hanno avuto occasione di lavorare con Sottsass ne daranno una lettura storica, collocando la sua produzione di vetri, ceramiche e gioielli nel più ampio contesto internazionale dell’arte, dell’architettura e della cultura coeva. Una seconda fase sarà invece dedicata alla dimensione più umana e ‘personale’ di Ettore Sottsass: si darà voce a collezionisti, galleristi, committenti e collaboratori che hanno lavorato con lui, diventandone sovente amici stretti. Concluderà l’incontro una discussione aperta ed informale in cui i maestri vetrai – l’opera dei quali è stata spesso evocata da Sottsass come una componente fondamentale del suo lavoro – racconteranno i loro rapporti e la loro cooperazione con il grande artista, testimoniando così il significato che l’esperienza della fornace muranese ha avuto per lui.

Scarica il programma

Accademia Vivaldi

In occasione dei 70 anni dalla sua fondazione, l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi organizza, in collaborazione con la Akademie für Alte Musik Bremen della Hochschule für Künste Bremen, la prima Accademia Vivaldi, otto giorni di studi interamente dedicati all’approfondimento dell’esecuzione e dell’interpretazione del repertorio di Antonio Vivaldi.

Partecipano, a seguito di una selezione, musicisti di tutto il mondo, chiamati a misurarsi con la ricchezza della scrittura del catalogo vivaldiano, con un’attenzione particolare alle composizioni del Prete rosso oggetto delle ultime pubblicazioni curate dallIstituto Vivaldi.

La ricca offerta dei corsi, che si artcola sia in lezioni frontali singole sia in momenti collettivi, permettendo di affrontare tutto il repertorio vivaldiano: dalla produzione cameristica e solistica ai concerti con organici diversi, dalla musica vocale sacra e profana alle opere teatrali, in un continuo confronto con i musicologi che, con lezioni e conferenze, affiancheranno il lavoro dei musicisti.


Le lezioni sono riservate agli allievi selezionati, ma sono previsti concerti finali dei corsi, aperti al pubblico.


Vai al sito dell Accademia Vivaldi.

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[accordion_entry title=”Programma dei concerti di fine corso – programma in aggiornamento””]

 

Dal 7 all’11 luglio 2017, ore 19.00
Concerti serali alla Fondazione Giorgio Cini

12 luglio 2017, ore 12.00
Concerto alla Libreria Sansoviniana
Ingresso da Piazzetta San Marco 13/a
Musica da camera di Antonio Vivaldi

13 luglio 2017, ore 20.30
Concerto presso la Chiesa di Santa Maria della Pietà
Musica sacra di Antonio Vivaldi

14 luglio 2017, ore 20.30
Concerto presso la Scuola Grande di San Rocco, Sala Capitolare
Selezione di arie dall’opera Il Teuzzone di Antonio Vivaldi

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