Convegni e seminari – Pagina 12 – Fondazione Giorgio Cini

Lumière Matière

Il convegno internazionale di studi Lumière Matière, promosso dal gruppo di ricerca Lumière de Spectacle (LdS, facente capo al Laboratoire CEAC dell’Université Lille 3), diretto da Véronique Perruchon insieme a Cristina Grazioli e realizzato in collaborazione con l’Istituto per il Teatro e il Melodramma e l’Università di Padova, intende creare una riflessione sul tema della “luce come materia”, nella sua interazione con le diverse componenti della scena – corpo, colore, movimento, testo, suono, spazio, tempo – e nella sua dimensione specificatamente teatrale. Attraverso l’indagine di motivi come la drammaturgia della luce e la sua plasticità, il progetto vuole essere un’occasione per definire gli strumenti necessari ad articolare un discorso sulla luce in scena e coglierne le peculiarità nel contesto dell’insieme dei coefficienti spettacolari. Partendo dalle arti performative, i percorsi di ricerca sulla luce seguiranno le suggestioni di ogni possibile risonanza con gli ambiti della fisica, delle arti visive, dell’estetica.

 

Il convegno si svolgerà in due sedi differenti: il 15 gennaio presso l’Università di Padova, Sala delle Edicole e a seguire il 16-17 gennaio presso la Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini.

Obiettivo dell’incontro: creare una riflessione sul tema della “luce come materia”, nella sua interazione con le diverse componenti della scena – corpo, colore, movimento, testo, suono, spazio, tempo – e nella sua dimensione specificamente teatrale

 

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Tavola rotonda su Roman Vlad

Nell’ambito delle attività del Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Roman Vlad, il 7 dicembre 2019 alle ore 17, nel Palazzo di Paola a L’Aquila, si terrà una tavola rotonda dedicata al compositore e musicologo Roman Vlad. Interverranno: Giorgio Battistelli, Gianmario Borio, Silvia Cappellini, Angela Carone, Carlo Grante, Alessandro Marchiori,  Giovanni Sinopoli, Gianfranco Vinay.

 

Seguirà la proiezione del docu-film Roman Vlad e il suono della memoria, di Giovanni Sinopoli.


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Workshop di Calligrafia Giapponese – Shodō

La scrittura fu introdotta in Giappone dal continente utilizzando la lingua e la scrittura cinesi.

Vista l’enorme differenza tra le due lingue si escogitarono stratagemmi spesso fantasiosi per poter scrivere in modo coerente. Il Giappone inventa una forma di scrittura di grandissima complessità e sofisticazione ma di enormi potenzialità espressive. La calligrafia giapponese è imprescindibilmente legata alla pittura con la quale condivide strumenti e principi. Si tratta di una vera e propria arte e come tale diventa una pratica di vita. Essa richiede un lungo apprendistato e una pratica costante e diversi fattori concorrono alla sua piena realizzazione: il ritmo, la coscienza dello spazio, la perfetta padronanza della tecnica e non ultimo il ruolo dell’imitazione del lavoro del maestro.
Lo shodō, quindi, richiedendo una perfetta coerenza tra spirito ed espressione concreta, ci obbliga a considerare la scrittura non solo come uno strumento di comunicazione e di diffusione della cultura ma, anche, come l’espressione profonda del nostro essere.

 

Il workshop di Shodo (calligrafia giapponese) destinato agli studenti di giapponese di Ca’ Foscari e a tutti gli appassionati di cultura giapponese e arti visive, sarà inaugurato da una lezione introduttiva dei professori Bonaventura Ruperti e Silvia Vesco.

Seguirà il workshop guidato dal Maestro Norio Nagayama, direttore della Scuola di Calligrafia Orientale Bokushin.

 

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I posti sono limitati, per iscriversi inviare un’email a: calligrafia@cini.it Indicando nome, cognome, affiliazione. L’e-mail deve essere nominativa, non si accettano iscrizioni multiple.

 

Si prega di attendere la conferma di iscrizione avvenuta.

 

Dato il numero ristretto dei posti disponibili chiediamo di avvisare il prima possibile in caso di disdetta o di ritardo.  A workshop iniziato i posti non occupati senza potranno essere riassegnati a discrezione della segreteria.

Simposio Filone d’Alessandria: incrocio di civiltà

Il Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate organizzerà, in collaborazione con Giuseppe Balzano (Università di Bruxelles e Direttore di Beit Venezia, Casa della Cultura Ebraica), una giornata di studi dedicata a Filone d’Alessandria. Il complesso pensiero di Filone d’Alessandria (20 a.C. – 45 d.C. circa) si sviluppò nutrendosi di diverse tradizioni religiose e filosofiche. La sua lettura platonica della Bibbia ha gettato le basi per l’incontro tra filosofia greca, ebraismo e cristianesimo. È indubbiamente il Logos come concetto filosofico e come nozione religiosa che costituisce la maggiore originalità di questa opera monumentale. La giornata di studi avrà lo scopo di mostrare come la centralità della lingua nel pensiero di Filone, il suo “logocentrismo”, abbia influenzato le successive tradizioni filosofiche monoteiste. Una delle originalità di questo incontro risiede nell’attenzione particolare che sarà dedicata all’influenza di Filone d’Alessandria sull’Islam.

 

 

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Seminari di Musica Antica 2020 | Antonio Caldara a Venezia e Vignanello 1709-1716

Il seminario Labirinti gemelli vuole omaggiare il compositore veneziano Antonio Caldara, cantante, violinista e violoncellista della Cappella Ducale di San Marco e a lungo ospite nelle dimore del principe Francesco Maria Ruspoli – tra cui il castello di Vignanello nel viterbese – dove conobbe alcuni tra i più esimi musicisti del tempo e compose un immenso repertorio di cantate, serenate e oratori. Alcuni di questi brani furono eseguiti nei cortili e giardini del principe, tra cui il noto Giardino di verdure di Vignanello, sorta di labirinto fatto costruire da Ottavia Orsini nel 1611.

 

Il seminario si concentrerà sulle opere composte durante il periodo vignanellese, con enfasi su cantate e serenate, nonché sui repertori cameristico-strumentali.

Sono previste masterclasses a cura di Amandine Beyer e conferenze per violinisti e cantanti solisti dal 1° al 5 febbraio.

Il seminario si concluderà con un concerto a ingresso libero presso l’Auditorium ‘Lo Squero’ martedì 4 febbraio alle ore 18.00.

 

Il seminario, diretto da Pedro Memelsdorff, è organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini con il contributo e la collaborazione della Fondazione Concordance e delle Fondazioni Irma Merk e L. + Th. La Roche (Basilea, Svizzera).

 

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Thomas Stearns, un giovane artista americano alla Venini

In concomitanza con la mostra autunnale allestita presso LE STANZE DEL VETRO e legata come di consueto alle vicende della storica vetreria Venini, il Centro Studi del Vetro organizza il convegno di Thomas Stearns, un giovane artista americano alla Venini. L’evento si focalizzerà sull’attività dell’artista americano, che agli albori degli anni Sessanta approda nell’azienda muranese entrando in sintonia con l’allora direttore della ditta, l’architetto Ludovico de Santillana. Nonostante la sua vena creativa abbia trovato maggiore e più nota applicazione nel campo della pittura, della scultura e della tessitura, il giovane artista dell’Oklahoma (classe 1936), avvia la propria sperimentazione pionieristica con la materia vitrea, tanto da aggiudicarsi una borsa di studio offerta dal governo italiano. Quest’opportunità in breve tempo lo porta ad entrare in contatto con il contesto aziendale Venini, di cui diviene stretto collaboratore. La singolare fattura delle sue prime realizzazioni in vetro e l’originalità compositiva lo distinguono da subito rispetto alla produzione corrente e gli valgono poi l’assunzione come “guest designer” della Venini, con cui si presenta alla XXXI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1962. Il simposio ne indagherà il tragitto artistico, registrandone le conquiste tecniche ed analizzando le note ripercussioni del suo innovativo sperimentalismo. La vicenda di Stearns deve essere infatti collocata in un più ampio contesto internazionale, considerata l’influenza che la sua esperienza muranese ebbe sul movimento dello Studio Glass e su altri artisti contemporanei. Una panoramica di interventi di taglio critico e storico – tra cui quelli di Rosa Barovier Mentasti, Kevin McManus e Carla Sonego – metterà infine a confronto le diverse tecniche e pratiche artistiche da lui utilizzate, ampliandone le prospettive in un percorso articolato a più voci.

 

Programma Stearns

Religious Dimensions of Conspiracy Theories: Connecting Old and New Trends

Al giorno d’oggi le teorie del complotto non solo hanno una presenza significativa nei social media, ma sono diventate parte della cultura mainstream. Ciononostante, le teorie cospirative sono state principalmente studiate da punti di vista politico-culturale, mettendo in secondo piano la dimensione religiosa. Questa conferenza, organizzata in collaborazione con Marco Pasi (Università di Amsterdam) e Egil Asprem (Università di Stoccolma), ambisce a contribuire a colmare questa lacuna, richiamando l’attenzione sulle dimensioni religiose ed esoteriche di queste teorie.
Le prime ricerche su questo tema descrivevano tali fenomeni come irrazionali e pericolosi, incarnando quella che Bruno Latour chiamerebbe una moderna “pratica di purificazione”, basata su una rigorosa separazione tra il razionale e l’irrazionale. Al contrario, le ultime ricerche hanno sottolineato la rilevanza di questi fenomeni, evidenziando come la sfiducia nei confronti delle istituzioni politiche, economiche e scientifiche sia spesso ragionevole e come talvolta le cospirazioni esistano realmente.
In secondo luogo hanno anche sostenuto che “l’insicurezza ontologica” delle società contemporanee facilita lo scetticismo e la paranoia. La rilevanza delle teorie cospirative ha anche una dimensione politica. Alcune teorie del complotto forniscono un discorso anti-egemonico non solo in opposizione ai poteri transnazionali, ma anche contro il “regime della verità” à la Foucault, mettendo in discussione le basi della produzione della conoscenza stessa. Detto questo, la loro rilevanza riguarda anche il fenomeno opposto: infatti, le teorie della cospirazione sono talvolta strumenti utilizzati dai poteri egemonici.

 

Program Conspiracy conference

 

 

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La ‘splendida’ Venezia di Francesco Morosini (1619 – 1694): cerimoniali, arti, cultura

Nell’ambito delle celebrazioni per i quattrocento anni della nascita di Francesco Morosini (Venezia 1619 – Nauplia 1694), l’Istituto di Storia dell’Arte organizza un convegno internazionale di studi incentrato sulla sua figura e sul coté culturale della Venezia secentesca. Ammiraglio, diplomatico e poi doge, Francesco Morosini, detto il Peloponnesiaco, fu l’ultimo degli illustri patrizi che resero grande la Serenissima Repubblica, essendo capace di restituirle una parte dell’antico peso politico-militare sullo scacchiere internazionale e di far risorgere nei veneziani il sogno di possedere un impero marittimo in Levante. Morosini – la cui figura assunse una centralità alla quale nessun altro condottiero poté aspirare in tutta la secolare storia dello stato marciano – seppe orchestrare una strategia autocelebrativa del tutto inedita per l’efficacia degli strumenti di comunicazione in una Venezia che mantenne di fatto inalterata la sua primazia in campo culturale e artistico. Tra i temi presi in esame e illustrati nei due giorni del convegno da ventuno relatori, selezionati tra i maggiori studiosi della storia culturale e artistica secentesca, vi è quello centrale dell’immagine pubblica di Morosini e delle sue gesta nella produzione artistica di scultori, pittori, architetti, illustratori di primo piano. Strettamente collegato il tema dell’eccezionale proliferazione e popolarità di spettacoli, regate e feste civiche, mentre altri interventi si focalizzeranno sulla produzione letteraria ispirata al personaggio in anni coincidenti con una fase di importante trasformazione dell’arte veneziana in senso barocco; fenomeno che alcune relazioni analizzeranno in chiese, monumenti, figurazioni legate in vario modo al mito morosiniano.

 

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Sguardi Musicali. Rassegna di documentari etnomusicologici: Caraibi e Papua Nuova Guinea

Sguardi musicali, rassegna di documentari etnomusicologici dedicata ai Caraibi e Papua Nuova Guinea a cura di Marco Lutzu e Simone Tarsitani è parte di un più ampio progetto avviato nel 2018 dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che prevede attività di formazione, promozione e sostegno alla produzione nell’ambito dell’etnomusicologia visiva e multimediale. Scopo della rassegna è quello di favorire la circolazione di documentari di interesse etnomusicologico attraverso proiezioni, momenti di riflessione e incontri con gli autori.

Il progetto è promosso dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati in collaborazione con Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali Logo e con il contributo di ENI.

 

Questa prima edizione è articolata in due sessioni tematiche. La prima prevede la proiezione di tre documentari dedicati a pratiche musicali di area caraibica introdotti dai curatori della rassegna: The Other Side of the Water, di Jeremy Robins e Magali Damas (2011) girato tra Haiti e New York e dedicato alla musica “rara” haitiana; Santeros, di Marco Lutzu (2015), sui tamburi sacri batá della Santería cubana e, in prima proiezione assoluta, Sweet Tassa: Music of the Indian-Carribean Diaspora, dedicato alla musica “tassa” delle comunità indiane di Trinidad e Tobago, di Christopher Ballengee (2019), vincitore del Premio Borsa Carpitella 2018.

 

La seconda sessione, invece, prevede la proiezione di Voices of the Rainforest, di Steven Feld (2019). Il film documenta ventiquattro ore della vita della comunità Kaluli nella foresta pluviale del Bosavi (Papua Nuova Guinea).  Un avvincente lavoro multimediale realizzato in alta risoluzione (4K) e con audio multicanale combinando materiali audiovisivi raccolti nel 1976-1999 e nuove immagini realizzate nel 2018.


Programma a partire dalle ore 14 

 

The Other Side of the Water, di Jeremy Robins e Magali Damas, 2011, 57 min.

Il documentario segue un gruppo di giovani immigrati che prendono una antica musica dalle colline di Haiti e la reinventano per le strade di Brooklyn. Il viaggio di questa improbabile band offre una visione unica dell’esperienza haitiano-americana: uno sguardo raro in un mondo di musica, spiritualità e attivismo culturale incentrato sul “rara”, in parte cerimonia di carnevale, in parte vodou, in parte strumento di protesta sociale, una delle forme di musica più mozzafiato e contestate nelle Americhe.

 

Santeros, di Marco Lutzu, 2015, 69 min.

Yuliet, giovane madre di famiglia, pratica la Santería fin da piccola e da qualche anno ha scoperto di avere doti di spiritista e di medium. Alain, musicista di talento, ha consacrato la sua vita a l’oricha Aña, condizione necessaria per poter suonare i tamburi sacri batá in occasione delle cerimonie religiose.

Santeros offre uno spaccato della vita dei due protagonisti, mostrando come queste siano pervase quotidianamente dalla pratica religiosa e dalla musica, entrambi fondamentali per affrontare le difficili condizioni della loro esistenza.

 

 

Sweet Tassa: Music of the Indian-Caribbean Diaspora, di Christopher L. Ballengee, 2019 [Premio Borsa Carpitella 2018]

Primo documentario di Chris Ballengee, etnomusicologo statunitense che da anni lavora sulla “tassa” di Trinidad e Tobago, un genere musicale che ha le sue origini nell’India settentrionale e arriva nei Caraibi con i lavoratori asiatici dopo la fine della schiavitù negli anni Trenta del XIX secolo.

Prodotto grazie all’assegnazione del Premio Borsa Carpitella 2018, il documentario affronta i temi della migrazione e la costruzione dell’identità nazionale che, a Trinidad e Tobago, vengono dibattuti anche attraverso i discorsi sulla musica e gli strumenti musicali.

 

Voices of the Rainforest, di Steven Feld, 2019, 67 min.

Nel 1991 Steven Feld pubblica il CD Voices of the Rainforest, che documenta ventiquattro ore nella vita della foresta pluviale Bosavi e della comunità Kaluli in Papua Nuova Guinea. Nel 2016 ha digitalizzato e ricatalogato tutti i nastri analogici di questo progetto e rimixato il materiale in 7.1 surround sound proponendolo come installazione in musei d’arte, festival, cinema e sale da concerto negli Stati Uniti e in Europa. Una ulteriore rielaborazione ha portato alla realizzazione di un film immersivo nel quale le tracce audio sono state sincronizzate con cinquant’anni di fotografie, film e video dell’Archivio digitale Bosavi e nuove immagini appositamente girate nel 2018.


Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

 

 

 

Garzoni. Apprenticeship, Work, Society in Early Modern Venice

Il 4 e 5 novembre 2019 si svolgerà alla Fondazione Giorgio Cini e all’Archivio di Stato di Venezia il convegno conclusivo del progetto GAWS: Garzoni. Apprenticeship, Work, Society in Early Modern Venice, finanziato dall’Agence Nationale de la Recherche Française e dal Fonds National Suisse pour la Recherche, e basato sulla collaborazione dell’Archivio di Stato e della Fondazione Giorgio Cini con le Università di Lille, Rouen, Ca’ Foscari Venezia e l’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne. Durante il convegno, che vedrà la partecipazione di numerosi storici e storici dell’arte provenienti, oltre che dall’Italia, dalla Francia, dal Belgio, dalla Gran Bretagna e dalla Spagna, si discuteranno i risultati del progetto, che ha permesso di realizzare un database di circa 55.000 contratti di apprendistato di molteplici mestieri veneziani, dalla fine del XVI alla fine del XVIII secolo.

 

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