Linea Veneta – Pagina 2 – Fondazione Giorgio Cini

Giammaria Ortes

INDICE

Introduzione

M.di Lisa
«Geometra natura». La filosofia di Giammaria Ortes

Ugo Baldini
Alcuni aspetti epistemologici del problema Ortes

Lia Formigari
Giammaria Ortes filosofo del linguaggio

Bartolo Anglani
Ortes e Rousseau: le «Riflessioni di un Filosofo Americano»

Francesco Traniello
Ortes apologeta (o eversore?) del cattolicesimo

Piero del Negro
Giammaria Ortes, il patriziato e la politica di Venezia

Eluggero PII
Giammaria Ortes e la Toscana

Furio Diaz
L’ordine politico in Le Mercier de la Rivière e l’ordine economico in Ortes

Danilo Bano
Giammaria Ortes e la fondazione dell’economia teoretica

Daniela Parisi – Pier Luigi Porta
Il pensiero economico di Giammaria Ortes nel quadro del dibattito italiano contemporaneo

Gennaro Barbarisi
Appunti sulla prosa dell’Ortes

Vittorio Criscuolo
La fortuna di Giammaria Ortes nell’Ottocento

Indice dei nomi

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Arrigo Boito

La nota di richiamo è stata la rincorsa di una ricorrenza celebrativa poco illustrata nei luoghi boitiani più pertinenti e acciuffata a Venezia, dalla Fondazione Cini, per così dire per le falde (allo scadere ultimo
del centocinquantenario della nascita del poeta-musicista). Ricorrenza che è stata recuperata in forza di una forse forzosa rivendicazione di veneticità. Padova, Belluno, Venezia sono luoghi di radici in effetti
obliatissime da quel milanese anelante cosmopolitismo che fu in carne e ossa ed anche in formazione Arrigo Boito; d’altra parte il luogo di nascita, per quanto obliato sia, è sempre la sede di un omen, che tale
si è confermato in questa occasione.
Qualche tratto di incidenza di fatalità si riscontra nel rinvenimento, a Venezia, nello stesso armadio che custodisce gli abiti di scena della Duse, fra le carte di Piero Nardi (alla cui passione boitiana questo volume si dedica), di un piccolo fondo boitiano. L’occasione della ricorrenza ha forzato un ordinamento delle carte, e un certo numero di cospicui studi offerti al convegno.

INDICE

Premessa

Francesco Spera, Le sperimentazioni poetiche di Boito
Arnaldo Di Benedetto, «Case nuove» o le rovine di Milano
Fabio Finotti, Il démone detto stile
Tommaso Pomilio, Le asimmetrie della Sfera
Quirino Principe, Avventure infernali di Arrigo Boito
Ilaria Crotti, Equilibrismi del «Trapezio» fra le carte boitiane
Paolo Puppa, Boito e «Le Madri galanti»
Marzio Pieri, Le faville dell’opera. Boito traduce Shakespeare
Adriana Guarnieri Corazzol, Scapigliatura e musica: il primo «Mefistofele»
Alison Terbell Nikitopoulos, Fu il «Faust» di Goethe unica fonte del «Mefistofele»?
Pierluigi Pietrobelli, Boito e Verdi
Mercedes Viale Ferrero, Boito inventore di immagini sceniche
Marcello Conati, «Il Valore del tempo». Verdi e Boito, preistoria di una collaborazione
Harold S. Powers, Boito rimatore per musica
Michele Girardi, Fonti francesi dei «Falstaff»
Rita Garlato, Sulla creazione di «Basi e bote»
Johannes Streicher, Opera buffa e Commedia dell’arte in Boito
Giovannella Cresci Marrone, Le «romanità» del «Nerone»
Carmelo Alberti, Tentazioni romanzesche, pentimenti e congestioni illustrative nelle didascalie del «Nerone»
Giacomo Agosti, Saggi di iconografia neroniana nelle Accademie italiane tra Otto e Novecento
Giovanni Morelli, Qualcosa sul Nerone
Arrigo Quattrocchi, Alla madre di Camillo ed Enrichetto Boito. Due lettere di Luigi Plet da Venezia (1851)
Alberto Magnolfi, Per una ricognizione bibliografica delle prime edizioni delle opere di Arrigo Boito

Indice dei nomi

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Goffredo Parise

Occasione,
quasi in accezione montaliana, di incontro e di verifica di una serie
di analisi dedicate a Goffredo Parise, che solo a posteriori hanno
trovato una propria misura imprescindibile di accadimento, il Convegno
di studio ad esso dedicato, tra il 24 ed il 25 maggio 1995,
dall’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma, nell’ambito
della ‘storica’ sezione “Linea veneta”, ben ha rappresentato il
sostrato etimologico di un’opportunità sedimentatasi nei discorsi via
via critici ed interpretativi. Questi Atti, allora vengono a
raccogliere una ricca messe di indicazioni e di sollecitazioni, quasi
riprendendo allegoricamente l’allusione che Parise stesso, in apertura
alla voce Bellezza, appartenente al primo Sillabario,
dava nel segno di una ideale mietitura, scandita da un modello
artistico dove il bello-semplice si coniuga con l’archetipico: «Ogni
giorno un vecchio di campagna usciva di casa con la falce e un
carrettino».
I quattro simbolici ‘raccolti’ che compongono questo volume sono la
prova di una stagione critica che ha saputo trarre frutti indubitabili
da un lavoro artistico così aperto, nella propria progressione
diacronica, alla categoria dell’attenzione.

INDICE

Ilaria Crotti, Introduzione

Primo tempo

Giorgio Barberi Squarotti, Parise: l’avventura, fa morte
Anco Marzio Mutterle, Epifania in nero
Emanuele Trevi, «Il ragazzo morto e le comete». Storicità del dolore
Paola Pepe, Novecento ‘fantastico’. Posizioni e funzioni della narrativa di Goffredo Parise

Lo sguardo e il reporter

Armando Balduino, I ‘miti’ antiamericani di Goffredo Parise
Rolando Damiani, Alla ricerca dello stile: Parise reporter in Asia
Franco Marcoaldi, Parise e il gioco degli occhi

Lettura del disordine

Luisa Accati, Da immacolata a Fedora: un itinerario sentimentale
Ilaria Crotti, Visioni di Comisso
Ernesto Guidorizzi, Le voci prime del «Sillabario»
Nico Naldini, Il nuovo padrone di Milano
Silvio Perrella, La semplificazione fulminante: Parise lettore
Giorgio Pullini, Il ‘bestiario’di Goffredo Parise. Dal «Padrone» all’«Assolato naturale» (e altrove)
Giovanni Raboni, Parise 1954: l’eresia picaresca
Ricciarda Ricorda, Gli oggetti nella narrativa di Goffredo Parise

L’archivio

Manuela Brunetta, L’ “Archivio Parise”: tra le memorie di un progetto

Indice dei nomi e delle opere di Goffredo Parise

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Malipiero Maderna 1973 – 1993

Malipiero-Malipiero
/ Malipiero-Maderna / Maderna-Maderna: nonostante la evidente
tripartizione schematica, questo non è un libro «proporzionato»,
raccoglie infatti saggi e interventi di studio di diverso formato e in
nessuna delle tre ‘sezioni’ che lo compongono paò dirsi organico,
esaustivo. Prevale innanzitutto l’ultimo Malipiero (che è anche il
Malipiero meno noto, il Malipiero desuetissimo) ovvero prevale un
Malipiero tangenziale al suo stesso esercizio primario di
«compositore-creatore» senza vincoli di mestiere.
Si scrive poi, per contro, ad equilibrare lo sbilancio, solo del
primissimo Maderna, il Maderna degli esordi, mettendo a fuoco aspetti
di molte questioni ancora molto aperte.
Al centro di quest’assetto monografico gli studiosi si sono dedicati
alle «relazioni» interpersonali, inter-poetiche, sviluppando il tema
che dà titolo a tutta la raccolta; ma senza ordine o ordini prescritti
e previsti. Eppure nonostante la gracilità dell’impianto apertissimo,
sia gli argomenti che i metodi di approfondimento filologico, usati per
indagarli, trasferiscono in questo libro dati di novità non
trascurabili.
Del resto è anche vero che questo è un libro d’occasione, generato da
un accumulo di indagini diverse sollecitate dalla ricorrenza del
ventennale della scomparsa dei due autori veneziani, entrambi, maestro
e allievo, vecchio e giovane scomparsi, pressoché assieme, nel 1973
(1973-1993). Indagini stimolate dal fatto che uno, il giovane, ha
parlato più volte ma sempre in modo piuttosto leggendario dell’altro
come di un suo maestro, un maestro atipico, ma importante.
Mi è doverosa un’ultima considerazione e un ricordo: il gruppo degli
studiosi che partecipano a questa miscellanea è generazionalmente
eterogeneo; è un fatto che aspira ad essere un pregio: il segnale di un
incontro e di uno scambio di esperienze e di continuità nell’evoluzione
delle conoscenze di chi ama e studia questi autori. Basti pensare che
Mario Messinis, nel 1971, fu l’editor dell’ultima raccolta, per altro
anch’essa congeriale, di studi malipieriani prodotti in simultanea a
Malipiero ancora in vita. Tra gli altri, a partecipare a questo
incontro c’è, nell’indice del libro, anche lo scomparso John
Waterhouse: si pubblica infatti in questo volume l’ultimo dei suoi
saggi, ultimo frutto del ventennale lavoro di indagini sull’opera di
Malipiero: un saggio ancora inedito. Per tutti noi la sua assidua
partecipazione a tutte le discussioni sulla musica italiana del
Novecento, in tutte le sedi, e la sua opera di promozione e
valorizzazione dei musicisti italiani tutti, non sono soltanto dei
commossi ricordi, sono degli esempi sempre attuali e tuttora viventi.

INDICE

Premessa del curatore

Introduzioni
1. Mario Messinis, Malipiero, vent’anni dopo (1973-1993)
2. Marzio Pieri, Parlata per una gita al faro Malipiero

Parte I
GIAN FRANCESCO MALIPIERO

Paolo Cattelan, Il «Sogno» dannunziano, ovvero «come sbarazzarsene». Ariele, Bonaventura a il teatro di Malipiero
Tilman Schlömp, La canzone d’opera e l’opera come canzone. Struttura e funzione di una forma nel teatro del primo Malipiero
Emilio Sala, Malipiero al Teatro Greco di Siracusa. Le musiche di scena per l’«Ecuba» di Euripide (1939) e l’«Orestea» di Eschilo (1948)
John C. G. Waterhouse, Gian Francesco Malipiero e la decafonia
Laura Zanella, Otto auto-imprestiti per un’opera nuova. Gian Francesco Malipiero e l’epilogo drammatico degli «Eroi di Bonaventura» (1968)

PARTE II
MALIPIERO E MADERNA

Francesca Magnani, Il canto nell’immaginario teatrale di Malipiero e Maderna
Rossana Dal Monte, Tracce di Malipiero e Maderna nei registri e negli schedari della Marciana
Annibale Cetrangolo, Malipiero al Teatro Greco di Siracusa. Le musiche di scena per l’«Ecuba» di Euripide (1939) e l’«Orestea» di Eschilo (1948)
Joachim Noller, «Quando gli strumenti cantano». Malipiero, Maderna, la metafisica e il concetto d’espressione nel Novecento
Paolo Pinamonti, Maderna dirige Malipiero

Parte III
MADERNA OLTRE MALIPIERO

Mario Baroni, Sull’opportunità di una ri-edizione delle opere di Bruno Maderna. Qualche Considerazione di metodo critico
Susanna Pasticci, Maderna verso il pensiero seriale. La «Fantasia e fuga per due pianoforti (1949)»
Paolo Cattelan, Biografia di un concerto di Maderna: il «Concerto per due pianoforti e strumenti»
Stefano Bellon, Il «Concerto per due pianoforti e strumenti» di Bruno Maderna verso Darmstadt: un’analisi della partitura
Indice dei nomi

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Giacomo Casanova tra Venezia e l’Europa

Dedicato all’analisi dettagliata della specifica individualità di Giacomo Casanova, della sua cultura e dei suoi scritti, questo volume raccoglie le relazioni di un convegno che – tra le disparate iniziative promosse per ricordare il secondo centenario della morte del Veneziano – è stato forse il solo simposio scientifico a lui dedicato tenutosi in Italia.
Quello che ne è risultato è appunto un Casanova sottratto all’usurato e monolitico cliché del frenetico seduttore, al quale è stata così restituita, all’interno di contorni storici che una vera miriade di
appassionate ricerche ha ormai ridefinito in termini veritieri, la fisionomia che più gli compete: quella di un letterato, nel senso settecentesco della parola, inquieto e intelligente, un esploratore del
suo tempo curioso e spregiudicato nelle idee, che cerca di affermare, al di là di una nascita modesta, la propria personalità nell’élite.

INDICE

Gilberto Pizzamiglio, Premessa

Feliciano Benvenuti, Casanova ‘politico’
Franco Fido, Casanova lettore dei philosophes a dux
Gino Benzoni, In viaggio per l’Europa
Helmut Watzlawick, Les tristesses de dux: critique d’un mythe
Bruno Capaci, L’art royal di un libertino. esperienze massoniche di GiacomoCasanova
Massimo Ciavolella, Casanova e i giardini di Adone
Federico di Trocchio, La filosofia dell’avventuriero: Giacomo Casanova oltre libertinismo e illuminismo
Marga Cottino Jones, Strategia del discorso autobiografico nell’ Histoire de ma vie
Piero Pieri, Il racconto e la faccia dell’eroe
Giorgio Ficara, Mal di Venezia
Fabrizio Magni, Giacomo e i suoi fratelli. Franceso e Giovanni Casanova, una famiglia di artisti
Piero Del Negro, Gli anni padovani di Giacomo Casanova
Giampaolo Dossena,Casanova gioco e jeu
Luigi Pepe, Giacomo Casanova e le scienze matematiche
Andrea Fabiano, L’abbraccio del Casanova al mondo musicale del suo tempo
Piermario Vescovo, Ruffiano e messaggero di talìa: Giacomo Casanova teatrante
Paolo Cattelan, La casa di Don Giovanni a Venezia

Appendice

Giacomo Casanova (a cura di Gilberto Pizzamiglio), Pensieri sopra la bellezza, e sopra il gusto nella pittura
Bruno Capaci, Geometria, entusiasmo e pittura in Giacomo Casanova

Indice dei nomi

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Ruskin e Venezia

Si
pubblicano qui di seguito le relazioni svolte al Convegno
internazionale “Ruskin e Venezia: la bellezza in declino”, che si è
tenuto alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia nei giorni 15-16
dicembre 2000, in occasione del centenario della sua morte, e quasi a
conclusione del ciclo di quattro incontri su scrittori inglesi e
americani particolarmente legati a Venezia, che alla Fondazione si sono
esplorati nell’ambito della “Linea veneta”.
L’esperienza di Venezia è centrale per John Ruskin e la sua opera, così
come la sua visione della città, sulla scia di quella di Byron, risulta
centrale per la creazione del mito di Venezia nell’800 e oltre. Ruskin
ci venne undici volte, la prima volta a sedici anni nel 1835, l’ultima
, a sessantasette anni, nel 1888; ci venne coi genitori da giovane, poi
da solo e con la moglie Effie, per il soggiorno preparatorio a “The
Stones of Venice”, nel 1851-2, in seguito per gli ulteriori volumi di
“Modern Painters”, e più tardi con amici e discepoli.
La visione giovanile (fra il 1835 e il 1841) è romantica; quella più
matura è di esaltazione per l’arte e il passato di Venezia, e insieme
di revulsione per le rovine e il decadimento del presente, quella
finale è di una progressiva obliterazione , culminante nella sua quasi
totale cancellazione nella tarda autobiografia, “Praeterita”.

INDICE

Sergio Perosa, Presentazione

Dianne Abse, Snapshots of Ruskin in Venice (a poem)
Denis Donoghue, Ruskin, Venice, and the fate of beauty
Francisco Jarauta, Ruskin: el aura de Venezia
Joan Abse, The lessons of stone: Ruskin’s mission in Venice
Gregory Dowling, “Trust Byron “: Ruskin and the “byronic ideal of Venice”
Giovanni Cianci, Ruskin, il sogno di Venezia e l’utopia urbana modernista (Ezra Pound e Wyndham Lewis)
Rosella Mamoli Zorzi, “Felicities” and “aberrations”: Ruskin and W. D. Howells
Johm Dixon Hunt, Ruskin and the “picturesque side” of his venetian work
Angelo Righetti, Ruskin e le pietre di Verona
Sergio Perosa, La grande assente. Venezia e “praeterita”

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Coreosofia

Questo
studio che viene a costruirsi quasi autonomamente sotto gli occhi del
lettore pagina dopo pagina nello scorrere della raccolta attentamente
annotata degli scritti coreografici, coreosofici e coreologici di Aurel
Milloss, compare qui in una collana di monografie riservate ad autori
veneti o ad autori particolarmente segnati dalla esperienza di vita e
d’arte maturata a Venezia o nelle Venezie (Pound, Browning, Ruskin).

Ciò non vuole segnare in nessun modo l’intento di una presa di possesso
o di una annessione alla cultura veneta della vita e del pensiero del
celebre ballerino la cui formazíone internazionale è indubitabile, il
cui fascinoso spirito “apolide” è ben noto, e i cui laboriosi percorsi
dedicati sia a evitare tutte le false vie di quel labirinto di
ideologie, engagements, smanie neo-accademiche, smanie sovversive che
fu il secolo in cui la sorte lo aveva fatto nascere ed operare, sia a
concepire una diuturna ricerca di integrazione “universalistica” delle
arti essenzialmente ímpresse, tutte, nella raffigurazione del movimento
come «volto ed immagine assoluta del mondo», sono articolatamente
descritti nella introduzione e nelle sapienti note ai testi di Stefano
Tomassini.

Accogliere gli scritti di Aurel Milloss in «Linea Veneta» significa
oggi rendere un dovuto omaggio al Maestro e alla sua volontà espressa
di far sì che le carte del suo beneamato archivio, gelosamente
conservate e arricchite di ogni grazia documentaria, fossero
conservate, e studiate a Venezia, ed a Venezia, alla Fondazione Giorgio
Cini, accanto ai fondi documentari di quei compositori del Novecento
storico ch’egli aveva amato, in Italia e che in Italia ed in particolar
modo a Venezia, sia alla Fenice, sia nel quadro del festival musicale
della Biennale, avevano concepito e co-promosso le sue creazioni più
libere e mature.

INDICE

Premessa

Stefano Tomassini, Introduzione – Aurel Milloss nella prigione della danza

Nota di edizione

MARSIA A VENEZIA Libretto di Marsia
Due lettere a Laura Dallapiccola (1979)

SCRITTI TEORICI

La nuova accademia statale di danza (1929)
La relazione tra balletto e nuova danza è un compromesso (1931)?
Le direzioni della critica (1931)
Theatertanz aristocratico e proletario (1933)
Il teatro di danza a Düsseldorf (1934)
Coreosofia – Coreologia – Coreografia. Breve introduzione accademica all’arte della danza (1942)
Balletti e malintesi (1945)
Balletto e Opera (1969)
Un manifesto per la danza (1973)
Il problema del balletto shakespeariano (riflessioni critiche sulle parole di Stendhal)

TESTIMONIANZE

I Sakharoff a Roma (1940)
Vaslav Nijinsky (intervista di Saint-Liber) (1945)
Diaghilev, un anniversaire (1945)
Rolan Petit e “Les Ballets des Champs-Elisées” (1947)
Cecchetti, Blasis e la tradizione del balletto (1978)
Discorso sulla evoluzione storica del balletto in Italia (1981)
Sandor Veress.Una parola nuova anche per il balletto (1982)
Rudolf Laban: “una nuova era nella storia della danza europea” (1982)

INVIO

Lettera a Hans Kresnik (1980)

Indice dei nomi
Indice delle opere coreografiche

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Lettere da Venezia a Madame la Comtesse de Caylus, 1727 – 1729

Per quali reali motivi il patrizio padovano Antonio Schinella, meglio noto
come Abate Conti, si sia recato in Francia quando aveva trentasei anni,
e quindi sia ritornato in patria solo quando aveva toccato la
cinquantina, forse non sarà mai dato saperlo. Per quali ragioni abbia
lasciata la sua città ove, erudito accanito, si era dedicato a studi
rigorosi e di lunga durata, sia nel campo delle scienze che in quello
della filosofia, sotto la guida dei dotti e dei professori più
illustri, di Venezia e di Padova, ma anche dove nulla aveva pubblicato
di importante, ancora meno ci è dato sapere. Forse la ragione deve
essere ricercata in una missione diplomatica segreta e preparata da una
accurata serie di studi (come si comincia a supporre da parte di alcuni
studiosi quando immaginano essere il Conti, accanto all’amico Dubos,
agente diplomatico segreto del marchese di Torcy). Forse muoveva il
Conti l’ambizione di continuare con più fortuna oltre frontiera una
carriera scientifica internazionale, avvicinando i più importanti
pensatori e scienziati del suo tempo. In una lettera all’amico
Martello, pubblicata nel 1726 assieme al Cesare, la sua tragedia, e
quindi riedita in Poesie e prose, una collettanea poligrafica il cui
primo tomo uscì nel 1739, Conti non lascia trapelare dubbi sui motivi
della partenza. Nel 1713 è proprio la relativa modestia degli studi
scientifici contemporanei italiani, sono proprio i meandri, i labirinti
in cui si perdono i dibattiti scolastici e teologici, sterili e inerti,
a determinare nel giovane studioso l’impulso a cercare altrove le
risposte ai suoi interrogativi, già che, fra l’altro, i libri stranieri
arrivavano in Italia con gran ritardo ed era arduo tenere il passo
delle novità. […]

INDICE

INTRODUZIONE AL CARTEGGIO

I. I soggiorni di Antonio Conti in Francia (1713 – 1715 / 1718 – 1726)

II. Le lettere di Conti alla Contessa de Caylus

III. Antichità, Archeologia, Belle Arti: Conti e il Conte de Caylus

IV. Antonio Conti e la musica: gli Antichi e i Moderni

V. Antonio Conti e Madame de Caylus: un sodalizio

Del N.H. Abbate Conti: Discorso Istorico e Politico sullo Stato della Francia dal 1700 sino al 1730

Indice analitico del Discorso Istorico

LETTERE DA VENEZIA
Trascritte dal Codice marciano I-Vnm: Mss francesi App. 58 (=12.102)

Indice dei nomi citati nelle Lettere

Opere citate nelle Lettere

Soggetti diversi a diverso titolo citati o trattati nelle Lettere

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
I
soggiorni di Antonio Conti in Francia (1713-1715 1718-1726). Gli studi,
i viaggi, le conversazioni intellettuali, le polemiche scientifiche e
letterarie.

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Benno Geiger e la cultura italiana

Il volume presenta materiali conservati presso la Fondazione Giorgio Cini, e in gran parte inediti, utili a ricostruire il ruolo di Benno Geiger nella cultura italiana del Novecento. Un ampio e documentato saggio di Daniele Rubboli, giornalista e saggista, ricostruisce questi rapporti seguendo i fili delle diverse passioni e dei molteplici interessi di Geiger. Un breve ricordo di Elsa Geiger, la figlia del critico e traduttore, ne restituisce un’immagine più familiare e affettuosa. Una scelta delle lettere più significative presenti nella corrispondenza italiana, trascritte e curate da Tania Eccher, dà conto della ricchezza e intensità dei rapporti tra Geiger e importanti artisti, intellettuali, musicisti, giornalisti della prima metà del Novecento.
Tra di essi Pascoli, Comisso, Marinetti, Croce, Papini, Ojetti, Valgimigli, Traverso, Valeri, Benelli, Gino Rossi, Malipiero, Gui. Il catalogo completo di tutte le lettere possedute dalla Fondazione (circa
800), a cura di Linda Selmin, e un indice dei nomi completano il volume, che è corredato da una quarantina di foto, istantanee di vita o riproduzioni di quadri che ritraggono Geiger, opera in alcuni casi di grandi artisti come Kokoschka ed Emile Bernard.

 

INDICE

Premessa di Francesco Zambon

Io e papà Benno di Elsa Geiger Ariè

Benno Geiger e la cultura italiana di Daniele Rubbioli

Nota bio-bibliografica

Parte prima
Lettere dei corrispondenti italiani a Benno Geiger

Parte seconda
Articoli su Benno Geiger

Parte terza
Catalogo delle lettere dei corrispondenti italiani a Benno Geiger conservate presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia a cura di Linda Selmin

Indice dei nomi

 

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Andrea Zanzotto tra Soligo e laguna di Venezia

Il volume raccoglie le riflessioni critiche di una quindicina di specialisti italiani e stranieri dell’opera di Andrea Zanzotto, rivolte in particolare all’esame del ruolo che svolge in essa il paesaggio – dalle Dolomiti alla laguna di Venezia – e dei durevoli e intimi rapporti dello scrittore con la città di Venezia, che appare nella sua poesia come una sorta di grande archetipo, in connessione-contrapposizione con i luoghi più familiari del natio Soligo o con altre parti del Veneto. Alcuni interventi si soffermano poi ad analizzare, altresì, i rapporti tra Zanzotto e Fellini, quali traspaiono evidenti nel poemetto Filò (1976), dove la scena dell’emersione di una gigantesca testa di donna dal Canal Grande con cui si apre il film Il Casanova di Federico Fellini (per il quale Zanzotto scrisse alcuni testi in veneziano), diventa una vera e propria allegoria del riemergere, quasi dall’inconscio del poeta, della sua parlata dialettale, nei suoi misteriosi legami con le radici più profonde del linguaggio e con la stessa terra madre/matrigna. Senza naturalmente perdere di vista il forte legame di questi temi con l’insieme dell’opera letteraria e teorica di Andrea Zanzotto.

Il volume è stato presentato per la rassegna Libri a San Giorgio alla Biblioteca Longhena della Fondazione Giorgio Cini il 27 giugno 2008. Guarda il video

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