Chi siamo – Fondazione Giorgio Cini

La Fondazione Giorgio Cini viene istituita il 20 aprile 1951 per iniziativa di Vittorio Cini, in memoria del figlio Giorgio, con lo scopo di promuovere il ripristino del complesso monumentale dell’Isola di San Giorgio Maggiore – disegnato, tra gli altri, da Palladio e Longhena – gravemente degradata dopo quasi centocinquanta anni di occupazione militare e di reinserirla nella vita di Venezia per farne un centro internazionale di attività culturali, di ricerca e di incontri di grande rilievo.

Nel corso dei suoi oltre settant’anni di storia, la Fondazione ha promosso innumerevoli attività di carattere sociale, culturale, artistico in un dialogo costante con altre istituzioni e i più autorevoli rappresentanti italiani e internazionali della cultura e della scienza. Ha sempre mantenuto una vocazione ibrida, tra umanesimo e scienza, promuovendo e ospitando centinaia di seminari e conferenze sulle sfide del contemporaneo, dal punto di vista tecnologico, etico, filosofico e globale, riunendo i migliori ricercatori ed esperti a livello internazionale.

La Fondazione Giorgio Cini ha trasformato l’Isola di San Giorgio Maggiore in una prestigiosa sede di incontri internazionali, in nome del dialogo e dell’ascolto tra visioni diverse del mondo. Fin dagli anni Sessanta e per tutta la Guerra Fredda è stata un privilegiato luogo di incontro tra accademici e personalità dell’Est e dell’Ovest. Nel 1971 ha sottoscritto un programma con il Ministero degli Affari Esteri per lo sviluppo di attività culturali e scientifiche a livello internazionale. Ha ospitato riunioni ministeriali dell’allora CEE e CECA, l’UNESCO, la Banca Europea degli Investimenti, l’OCDE, solo per citarne alcuni. Nel 1987 è stata sede del G7 e nel 2021 del G20 dell’Economia.

La Fondazione, oltre a esposizioni, attività di ricerca, incontri di studio e seminari, corsi di formazione e di perfezionamento, accoglie sette Istituti e tre Centri di ricerca, che si occupano di teatro, spiritualità, musica, arte, ricerca storica, nuove tecnologie per la digitalizzazione e la valorizzazione del patrimonio culturale. Il primo nucleo da cui si articoleranno i vari Istituti nasce nel 1954, quale Centro di Cultura e Civiltà Italiana, che fin da subito si impone come un prestigioso luogo di pensiero e di ricerca di eccellenza a livello internazionale.

La Fondazione Giorgio Cini si è dotata nel 2010 di una residenza di ricerca, intitolata a Vittore Branca, celebre  italianista e storico Segretario Generale della Fondazione: si tratta di un polo di studi umanistici che accoglie accademici, scrittori e artisti da tutto il mondo che intendono trascorrere un periodo di studio sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Ogni anno la Fondazione offre borse residenziali a giovani studiosi da università e istituti internazionali.

La straordinaria rilevanza della Fondazione è ben testimoniata dall’eccellenza degli eventi, documentati in pubblicazioni, organizzati e ospitati nell’Isola di San Giorgio Maggiore e dalla consistenza del patrimonio culturale (libri antichi, disegni, miniature, arazzi, dipinti, mobili, sculture) e del patrimonio archivistico con fondi documentali e fotografici provenienti da tutto il mondo. Nel 1984, si è aggiunta alla Fondazione la Galleria di Palazzo Cini a San Vio, nel centro storico veneziano, con le raccolte di dipinti toscani e ferraresi del Rinascimento provenienti dalla collezione personale di Vittorio Cini. Nell’Isola di San Giorgio Maggiore, l’Auditorium “Lo Squero” è sede di importanti concerti di musica classica e contemporanea e ampi spazi espositivi accolgono mostre dedicate alle più interessanti espressioni della contemporaneità artistica e architettonica.

Fratelli Alinari, Veduta dell’isola di San Giorgio Maggiore, 1920-1930 ca. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fototeca dell’Istituto di Storia dell’Arte

Istituita da Vittorio Cini il 20 aprile del 1951, la Fondazione Giorgio Cini promuove il dialogo tra diverse culture, la ricerca umanistica e scientifica attraverso un approccio interdisciplinare.

COMPLESSO MONUMENTALE

L’Isola di San Giorgio Maggiore, già abitata nel periodo romano e conosciuta come Insula Memmia, dalla gens eponima che qui doveva avere proprietà, assume l’attuale denominazione in seguito alla edificazione  nella prima metà del IX secolo di una chiesa dedicata a San Giorgio. Nel 982, l’abate Giovanni Morosini ottiene l’isola in dono dal doge Tribuno Memmo, allo scopo di fondarvi un monastero benedettino.

A partire da quella data, isola e monastero diventano  un centro spirituale ed economico di primo ordine, anche grazie al protettorato dogale esercitato sino alla caduta della Serenissima. Il complesso inizia ad assumere la fisionomia attuale intorno alla fine del XV secolo, con l’intervento dell’architetto lombardo Giovanni Buora, responsabile della costruzione della Manica Lunga, l’antico dormitorio dell’abbazia, completato nel 1508 con il rilievo di San Giorgio di Giovan Battista Bregno. Al figlio Andrea spetta invece la realizzazione del Chiostro dei Cipressi, notevole esempio di architettura rinascimentale (1517-1526).

Il secondo grande intervento architettonico è opera di Andrea Palladio che, assunto il ruolo di primo architetto nel 1560, rinnova radicalmente la precedente chiesa gotica, costruisce il nuovo refettorio e il secondo chiostro, completato soltanto nel 1615, una delle creazioni palladiane più belle con un’armonia tra vuoti e pieni che ne fa un perfetto luogo di meditazione. Proprio nel refettorio, Paolo Veronese dipinge la mirabile tela Le Nozze di Cana, conservata al Louvre dall’epoca napoleonica ma recentemente “tornata” nella sede originaria attraverso la collocazione di un facsimile realizzato nel 2007 da Factum Arte di Madrid.

Il veneziano Baldassare Longhena rinnova gli spazi del complesso monumentale con due interventi che segnano l’avvio della stagione barocca a San Giorgio Maggiore: lo Scalone monumentale, che dà accesso agli appartamenti dell’abate, iniziato nel 1643, e la Biblioteca, del 1654-1671, ornata con il ciclo di tele dei pittori lucchesi Giovanni Coli e Filippo Gherardi e dalle librerie in legno di noce su disegno dello stesso Longhena. In seguito alla caduta della Serenissima nel 1797, l’isola diventa caserma e prigione; la funzione militare è mantenuta successivamente dal governo austriaco e da quello italiano, inaugurando una lunga stagione di spoliazioni e manomissioni che modificano profondamente il volto del monastero.

Con gli edifici monumentali frazionati senza criterio e spesso destinati a scopi irrispettosi del valore storico e artistico, l’isola conosce un periodo di drammatico decadimento. Solo grazie all’intervento di Vittorio Cini e ai restauri diretti da Ferdinando Forlati nel secondo dopoguerra, il complesso abbaziale fu restituito all’antico splendore.

A partire da questo primo recupero negli anni Cinquanta sono tanti gli spazi del complesso monumentale e delle strutture dell’isola ad essere restaurati e restituiti alla fruizione pubblica, anche per usi diversi da quelli originari. Straordinario esempio di ridisegno è quello della Manica Lunga, il luogo che ha ospitato le celle dei monaci prima e poi alloggiamenti e dormitori: dopo un restauro a cura di Michele De Lucchi, completato nel 2009, oggi è una grande biblioteca dedicata alla Storia dell’arte.

La Fondazione fin dai primi anni di attività, realizza inoltre una serie di edifici per ospitare il Centro Marinaro (1952) e il Centro Arti e Mestieri (1953), entrambi in funzione fino agli anni Settanta. Una volta chiusa questa importante esperienza di formazione professionale (tipografia, falegnameria, sartoria, meccanica)  rivolta ai giovani della città, quegli stessi edifici diventano sede de Le Stanze del Vetro (2012)  e de Le Stanze della Fotografia (2023). Così lo squero dell’Isola, da antica officina per la riparazione delle imbarcazioni viene trasformata nel 2016 in un moderno e suggestivo Auditorium.

Tra le opere realizzate ex novo nel corso degli anni è da ricordare il Teatro Verde (i cui lavori sono iniziati fin dal 1952), su progetto degli architetti Luigi Vietti ed Angelo Scattolin, utilizzando il  materiale di demolizione accumulatosi nel corso dei restauri dell’isola. Si tratta di un anfiteatro en plein air con circa 1.500 posti a sedere, costituito da gradoni di pietra bianca di Vicenza intercalati da spalliere di bosso, così da dare l’impressione – con il pubblico seduto – di uno di quei teatri di verdura che ornavano le ville venete della terraferma veneziana.
Nel 1960 è la volta della piscina, inaugurata due anni dopo, la prima ad essere costruita in città e che rimane in funzione a lungo, fino all’attuale trasformazione in un suggestivo centro espositivo.

Con la creazione del Labirinto Borges l’Isola si regala una sorta di “terzo chiostro”, realizzato in occasione dei venticinque anni dalla morte del celebre scrittore argentino (14 giugno 1986 – 14 giugno 2011) su progetto di Randoll Coate in collaborazione con la Fundación Internacional Jorge Luis Borges.

Dal 2018, le Vatican Chapels arricchiscono l’Isola di San Giorgio Maggiore, nel cuore del Parco. Queste cappelle sono nate come il primo Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Architettura di Venezia. Ispirato alla Cappella del Bosco di Gunnar Asplund, il progetto è stato curato da Francesco Dal Co e Micol Forti. Le dieci cappelle, realizzate da altrettanti celebri architetti internazionali, inizialmente concepite come interventi temporanei, sono diventate una parte integrata dell’Isola, trasformandosi in luoghi di meditazione e di straordinaria bellezza.

Chiostro Palladiano ©Matteo De Fina

Guglielmo Visentini, Veduta del piazzale del Centro Arti e Mestieri della Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, 1953. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fototeca dell’Istituto di Storia dell’Arte

Giacomelli, Costruzione del Teatro Verde della Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, 1953. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fototeca dell’Istituto di Storia dell’Arte

Guglielmo Visentini, Veduta del chiostro dei cipressi della Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, 1953. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fototeca dell’Istituto di Storia dell’Arte

ISTITUTI

La Fondazione Giorgio Cini, punto di riferimento internazionale per la cultura e la formazione delle nuove generazioni, ha da sempre orientato la propria attività scientifica verso la costituzione di istituti di ricerca avanzata, ispirandosi ai modelli degli Institutes for Advanced Studies della tradizione anglosassone/ai più prestigiosi centri culturali internazionali.

Tra il 1954 e il 1958, negli anni successivi alla sua fondazione, presero vita l’Istituto di Storia dell’Arte; l’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano; lIstituto di Lettere, Musica e Teatro – la cui attività è oggi portata avanti dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma – e, infine, l’Istituto Venezia e l’Oriente, oggi Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate.

A seguito di questo primo ciclo di crescita e sviluppo nacquero, tra il 1978 e il 2003, l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi, l’Istituto per la Musica e l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati fino alla fondazione, nel giugno 2018, del Centro Digitale ARCHiVe per la digitalizzazione e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico.

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Presidenti, Direttore Scientifico e Segretari Generali

PALAZZO CINI

La Galleria di Palazzo Cini, raffinata casa-museo a San Vio, nel Sestiere di Dorsoduro, è stata riaperta dal 2014 e ospita mostre di arte antica e contemporanea. Sorta nel 1984, custodisce un prezioso nucleo della raccolta d’arte antica di uno dei più importanti collezionisti del novecento italiano: l’imprenditore e filantropo Vittorio Cini (1885-1977).