L’ART D’INVENTER À L’IMPROVISTE
AUTOUR DE MOZART
in ricordo di
GIOVANNI MORELLI
27 giugno 2012, ore 18
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
Il filo conduttore del concerto è, come indica il titolo, L’art d’inventer à l’improviste autour de Mozart. Questa indicazione è tratta da un recueil de 246 pièces amusantes et utiles, ovvero esempi di improvvisazioni scritte da Bartolomeo Campagnoli (1751-1827) pour amuser i violinisti che vogliono impararne l’antica arte.
Tuttavia l’improvvisazione ai tempi di Mozart non si inseriva unicamente nelle cadenze e nelle fermate oppure attraverso l’arte dell’ornamentazione, ma anche e soprattutto in quella sottile e difficile arte di “interpretare” ogni esecuzione diversa dall’altra, nel sentire le differenze pur nell’uguaglianza del principio comune d’espressione.
Vi è una testimonianza diretta dell’abilità di improvvisatore di Mozart; leggiamola come ce lo racconta Franz Niemetschek, presente al suo concerto di Praga nel 1787 (notiamo che il fatto di improvvisare era molto comune all’epoca, stupiva invece la sua bravura e la sua espressione che seppe incantare un teatro gremito):
[…] dopo che Mozart, alla fine del concerto ebbe improvvisato al fortepiano per più di mezz’ora e portato al massimo il nostro rapimento, questo stato lasciò il posto ad applausi ed acclamazioni senza fine.
I due artisti di origine tedesca che più di tutti ebbero in quell’epoca una grande influenza su di lui, furono Johann Christian Bach (undicesimo figlio di Johann Sebastian) e Karl Friederic Abel. Nel 1764, anno in cui il piccolo Mozart arrivò a Londra per la prima volta, Abel e Bach fondarono la società di concerti Bach-Abel.
Non ebbe influenze così dirette su Mozart, invece il più longevo dei compositori presentati in questo programma: il boemo J. A. Steffan che divenne dopo Wagenseil, suo maestro, uno dei più grandi cembalisti dell’epoca.
Le due sonate di W. A. Mozart qui presentate, la K 303 e la K 454, furono composte a sei anni di distanza, precisamente nel 1778 e nel 1784. Di quest’ultima, come è noto, la composizione è dovuta al fine gusto della violinista Regina Strinasacchi, mantovana di nascita, allieva all’Ospedale della Pietà di Venezia, che fu la dedicataria della sonata e la sua prima esecutrice a Vienna il 29 aprile del 1784 per l’Imperatore Giuseppe II.
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