Musical Improvisation and Open Forms in the Age of Beethoven
a cura di Gianmario Borio e Angela Carone
Routledge, Abingdon, 2018
Tra la fine del XVIII secolo e la metà dell’Ottocento l’atto di improvvisare è centrale sia in concerti pubblici sia nella vita privata di tanti compositori; esso rivela importanti e inaspettate tangenze con la prassi compositiva. Gli autori del presente volume esplorano le molteplici sfaccettature del fenomeno, dimostrando come il compositore, spesso in veste di concertista, talvolta conferiva alle improvvisazioni un assetto affine a quello riscontrabile in brani scritti in determinate forme; altre volte, durante le esecuzioni pubbliche egli attuava i precetti relativi al realizzare ‘buone’ improvvisazioni contenuti in manuali di teoria e didattica musicale. Per converso, la libertà sintattica e formale spesso riscontrabile in alcune composizioni è interpretabile come un trasferimento sulla pagina scritta di una gestualità propriamente performativa ed estemporanea. Le modalità in cui questo costante intreccio tra improvvisazione (strumentale e vocale) e organizzazione formale si è esplicato vengono indagate nei dodici capitoli attraverso il sussidio di numerose e variegate fonti: manoscritti autografi, trattati di teoria musicale, partiture, recensioni, lettere, biografie e autobiografie.