Dixit Dominus, RV 594
Salmo 109 per due soprani, tenore e basso solisti, due cori a quattro voci miste, due trombe, due oboi e archi divisi in due cori
Riduzione per canto e pianoforte
Collana «Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi»
Editore Ricordi, Milano, 2015
Anche se di questo salmo, così frequentemente musicato, possediamo altre due intonazioni di uguale pregio di mano di Vivaldi, questo rimane tuttavia il suo ‘grande’ Dixit Dominus. Grande in ogni senso: per le dimensioni, per la pienezza della strumentazione (si richiedono due cori), per la virtuosità che richiede agli interpreti, per la densità contrappuntistica – dimostrata con somma ampiezza nella fuga conclusiva sopra un basso di ciaccona –, e per la vastità della concezione. Sembrerebbe trattarsi di un lavoro abbastanza tardivo (posteriore al 1725), ma le circostanze della sua composizione rimangono sconosciute. Si sono fatte diverse ipotesi relative alla sua genesi, ma sembra tuttavia chiaro che fosse destinato a una festività maggiore di una chiesa importante. La composizione riunisce in sé, in maniera affascinante, elementi tradizionali e innovatori. In questo Dixit Dominus Vivaldi si rivela essere un compositore «completo» di musica sacra, la cui immaginazione risulta pienamente rispondente al potenziale espressivo del testo liturgico.
L’Introduzione e le Note critiche di questa riduzione per canto e pianoforte, realizzata da Antonio Frigé, sono basate strettamente sull’Edizione critica a cura di Paul Everett pubblicata nel 2002.