Il volume monografico, pubblicato all’interno del progetto Salviamo un Codice, promosso da Nova Charta Editori, dalla sua direttrice Vittoria de Buzzaccarini e finanziato da Giovanni Alliata di Montereale, è interamente dedicato a uno dei capolavori miniati che si conservano nella biblioteca della Fondazione Giorgio Cini: il manoscritto con i Panj ganj (I cinque tesori) di Neẓāmi Ganjavi della Fondazione Giorgio Cini. Il restauro di un capolavoro della miniatura persiana del XVII secolo, opera somma di uno dei più grandi poeti della letteratura persiana classica, donato da Vittorio Cini nel 1967 a seguito del viaggio in Iran in occasione della mostra delle miniature Cini nel Palazzo Golestan a Tehran. Prodotto di lusso riccamente decorato e miniato a Širaz tra 1624 e 1625 ne lla bottega di un moẕahheb (doratore), nominato nel colophon (Lot.follāh), esso fa parte di un gruppo di codici che si ritengono commissionati da Emāmqoli Ḵān, potente e colto governatore di Širaz tra 1613 e 1633. Realizzato in occasione del restauro effettuato da Melania Zanetti tra 2018 e 2019 in collaborazione con il CIBA (Centro interdipartimentale di ricerca, studio e conservazione dei beni archeologici, architettonici e storico-artistici) dell’Università di Padova, il volume raccoglie saggi che indagano il contesto storico del manoscritto e approfondiscono i suoi aspetti letterari, codicologici, storico artistici, collezionistici, vantando il contributo di importanti studiosi nelle discipline della persianistica e dell’islamistica, come la curatrice Daniela Meneghini, professoressa di Lingua e Letteratura persiana dell’Università
Ca’ Foscari, Mario Casari, professore persianista dell’Università La Sapienza di Roma, Francis Richard, già conservatore del Département des Manuscrits orientaux della Bibliothèque Nationale de France di Parigi e direttore del Département des arts de l’Islam del Louvre, Eleanor Sims, storica dell’arte e specialista di pittura e miniatura persiana e dei territori
dell’Islam. A questi si affiancano i contributi tecnici della restauratrice Zanetti e dell’équipe del CIBA dell’Università di Padova diretta da Rita Deiana e Alfonso Zoleo, che restituiscono la ricchezza dei dati materiali emersi dalla diagnostica e dalle indagini condotte durante il restauro.