La Serenata a tre, RV 690, è la più antica e per certi aspetti la più enigmatica di tutte le serenate vivaldiane a noi pervenute. La sua insolita drammaturgia traspone sul piano allegorico i tratti salienti della biografia del giansenista francese Jean de Tourreil, arrestato in Italia per ordine del Sant’Uffizio e imprigionato a Castel Sant’Angelo. Affiliato alla Accademia dell’Arcadia e in rapporto epistolare con il filosofo e matematico tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz, Tourreil fu un intellettuale moderno e affascinante, apprezzato dai maggiori esponenti del milieu culturale italiano dell’epoca. L’esame degli atti relativi al suo processo – rinvenuti presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Firenze e l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede in Roma – ha permesso di ricostruire i passaggi fondamentali che portarono alla sua condanna e alla sua tardiva assoluzione, permettendoci nel contempo di formulare alcune nuove ipotesi in merito alla genesi della partitura vivaldiana, al luogo dove fu eseguita per la prima volta e al suo più probabile committente.