La raccolta, che si caratterizza come una delle più importanti sillogi di pagine e iniziali miniate staccate, per lo più provenienti da libri liturgici – come antifonari e graduali – e riferibili ad un arco cronologico che va dal XI al XVI secolo, pervenne alla Fondazione Giorgio Cini nel 1962, tramite donazione di Vittorio Cini. Il mecenate ne aveva acquisito il nucleo più consistente nel 1939, presso la Libreria Antiquaria di Ulrico Hoepli (1847-1935) a Milano; nel 1940 seguì un secondo acquisto, sempre presso Hoepli, di un gruppo omogeneo di miniature raccolte dal professore Mario Armanni. Nel 1943 infine la raccolta trovò il suo compimento in un piccolo corpus proveniente dalla vendita di Alessandro Cutolo a Milano. Negli anni successivi alcuni sporadici acquisti di manoscritti miniati sul mercato antiquario, stimolati dalla mai sopita passione bibliofila di Cini, ampliarono la raccolta. Natura e tipologia della collezione sono connesse a quella vasta operazione di spoliazioni di biblioteche monastiche e conventuali che seguirono le leggi sopressive e all’imperante gusto ottocentesco e primo-novecentesco per i “primitivi”; un collezionismo alimentato spesso da un fiorente mercato, che trovava canali di approvvigionamento in furti, manomissioni, vendite clandestine e smembramenti dei codici. Alcune miniature presenti nella raccolta, ritagliate e assemblate utilizzando pergamene di epoche differenti, sono interessanti testimonianze della moda del pastiche e del collage, fenomeno tipico della cultura collezionista della prima metà del XIX secolo, che vede nella figura dell’abate veneziano e mercante d’arte Luigi Celotti (1759-1843) un caso eclatante. Esempio di questa pratica nella raccolta Cini è la miniatura con Cristo che distribuisce la comunione agli apostoli del Maestro Olivetano, proveniente dalla collezione Ottley. Quest’ultima fu venduta a Londra nel 1838 e si era formata in gran parte dallo smembramento della raccolta dell’abate Celotti.Si ipotizza che il primo nucleo di miniature che Ulrico Hoepli aveva raccolto nel corso degli anni Venti del secolo scorso, catalogato e pubblicato nel 1930 da Pietro Toesca, facesse parte di una più ampia collezione del pittore, bibliofilo e collezionista inglese Charles Fairfax Murray (1849-1919), successivamente smembrata e venduta dagli eredi oltre che a Hoepli, al collezionista americano Robert Lehman e all’antiquario Bruscoli di Firenze.La collezione, nella sua eterogenea e articolata stratificazione, è rappresentativa delle principali scuole regionali italiane di miniatura e conta alcuni dei più importanti miniatori tra tardo Duecento e primo Cinquecento: Neri da Rimini, Lippo Vanni, Niccolò di ser Sozzo, Cristoforo Cortese, Marino da Perugia, Jacopo di Paolo, Berardo da Teramo, Maestro del Breviario Francescano, Belbello da Pavia, Protasio Crivelli, Franco dei Russi, Francesco Marmitta, Antonio Maria Da Villafora, Bartolomeo della Gatta. I manoscritti miniatiVittorio Cini completò la sua preziosa raccolta di pagine e iniziali miniate staccate con l’acquisizione di esemplari manoscritti riccamente decorati, alcuni dei quali rappresentano testimonianze di alto livello qualitativo della decorazione libraria e miniatoria rinascimentale. Proveniente dalla raccolta della Libreria antiquaria Ulrico Hoepli e confluito nel 1939 nella raccolta di Cini, è lo straordinario – anche per le dimensioni ridotte – Offiziolo di Carlo VIII, commissionato dal duca di Milano Ludovico il Moro intorno al 1494-95 e donato al re di Francia: uno dei più raffinati esemplari di Libri d’Ore di area lombarda, da porre accanto ad altro capolavoro, appartenente alla medesima scuola, conservato nella Bibliothèque du Château di Chantilly e attribuito a Giovanni Ambrogio de Predis, il cosiddetto libro d’Ore Torriani.Sempre di provenienza Hoepli, e già Ashburner, è il Martirologio della Confraternita dei Battuti Neri di Ferrara: manoscritto contenente i testi di privilegi emanati dai duchi d’Este e concessi alla confraternita a partire dal 1489, nei quali alle meditazioni sui patimenti di Cristo sulla Croce si alternano miniature con immagini della Passione e di martiri di santi. Nel martirologio sono state individuate due fasi stilistiche e ravvisati almeno due miniatori : uno interprete della cultura veneto-ferrarese di matrice neogiottesca, fiorita a Padova sulla scia di Altichiero, l’altro da collocare entro il perimetro della cultura estense nella seconda metà del Quattrocento.Di speciale interesse gli statuti e le mariegole veneziane, in particolare quelli facenti capo alla Regola della confraternita di Santa Maria della Misericordiadei mercanti e naviganti, con la pagina di apertura miniata all’inizio del Trecento, e il manoscritto con la Regola della confraternita del Corpo di Cristo di San Nicolò, recante ad incipit una gustosa scena narrativa con laComunione di un confratello infermo, impaginata entro uno sfondato prospettico.