Fig. 0.2. Pedro Tapia e Ana Monardes, cantores a lo divino, durante la veglia per la festa della Virgen del Carmen, a El Tebal (Valparaíso). Fonte: Manuel Morales, Daniel González, Danilo Petrovich Mundana, Alta esfera, Ediciones MUCAM.
Fig. 0.3. Area di diffusione del Canto a lo poeta. Nei riquadri, sono evidenziate le località di Pirque e Puente Alto (Santiago), e di Placilla (Colchagua). Una mappa dettagliata della presenza di cultori individuali e associazioni del Canto a lo poeta è consultabile alla pagina web SIGPA
Fig. 0.4. I poeti e guitarroneros Erick Gil e Roberto Carreño.
La guida all’ascolto qui presentata è stata realizzata con i materiali raccolti in occasione della registrazione dell’edizione di Zoom in on masters dedicata ai guitarroneros e ai cantori del Cile centrale. Si ringraziano i cantori Erick Gil e Roberto Carreño, e l’etnomusicologo Claudio Mercado, del Museo Chileno de Arte Precolombino, per la generosa collaborazione che ha permesso la realizzazione di entrambe le pubblicazioni multimediali a cura dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati.
Il canto a lo poeta: origini e diffusione
Il canto a lo poeta (cioè “al modo del poeta”) è una pratica di poesia orale e cantata, con l’accompagnamento di strumenti a corda, eseguita da cantori e poeti popolari nelle aree rurali del Cile centrale. Dal punto di vista storico, esso è frutto del sincretismo culturale seguito alla conquista e alla colonizzazione delle Americhe da parte degli Spagnoli, tra il XVI e il XVIII secolo. Questa circostanza spiega le notevoli analogie con altre espressioni di poesia popolare cantata diffuse nell’America ispanofona, dal Messico all’Argentina. Diverse tradizioni poetiche regionali di questa vasta area sono infatti caratterizzate dall’uso delle medesime forme metriche comuni alla tradizione letteraria iberica. Un esempio evidente è quello della décima espinela (vedi alla sezione Analisi formale: struttura metrica e musicale). Allo stesso tempo, però, sono anche distinte tra loro da varie specificità locali, frutto di autonomi sviluppi che comprendono gli apporti culturali delle popolazioni indigene e meticce, sia nella costruzione del repertorio poetico e nell’estetica delle componenti musicali, sia nei modi e contesti di fruizione.
Il canto a lo poeta cileno è documentato in forme simili alle attuali già dal XIX secolo. Si ritiene però che la sua gestazione sia avvenuta nel corso dei tre secoli precedenti, durante il lungo e conflittuale processo di colonizzazione delle regioni meridionali del vicereame spagnolo del Perù, al quale apparteneva il territorio del Cile attuale. Si ritiene che sia nato prima il canto a lo divino, di carattere religioso: il clero (in particolare i Gesuiti) avrebbe adattato testi religiosi alla musica profana già diffusa dai soldati e dai coloni spagnoli, allo scopo di inculcare nelle popolazioni indigene e meticce la dottrina cattolica e la conoscenza della Bibbia. Secondo un’altra teoria, il canto a lo poeta deriverebbe invece da un repertorio di canto salmodico liturgico, trasferito nel tempo ad un uso privato. Dal canto a lo divino sarebbe poi nato il canto a lo humano, quando i cantori popolari iniziarono a servirsi delle stesse forme poetiche e melodie per trattare temi secolari e profani.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il canto a lo poeta ha conosciuto momenti di grande vitalità e ampia circolazione all’interno di un più vasto sistema letterario popolare, anche in forma scritta, come testimonia la vivace produzione di fogli volanti della Lira popular [Fig. 0.1.]. Lungo la prima metà del 900, con la crescita urbana e industriale del paese, il genere è invece stato progressivamente confinato nelle campagne, sopravvivendo con difficoltà. Oggi, grazie agli sforzi di ricercatori pionieri e di una generazione di cultori locali, il canto a lo poeta e il guitarrón dimostrano una nuova vitalità, che si manifesta tanto nella conservazione e trasmissione delle pratiche tradizionali come nella creazione di nuove, o nella contaminazione con altri generi. Un censimento nazionale ha permesso di registrare diverse migliaia di cantores e payadores in attività, spesso riuniti in gruppi e associazioni. L’area di diffusione odierna del canto a lo poeta nelle sue forme tradizionali corrisponde alle campagne del Cile centrale, tra le regioni di Coquimbo, a Nord, e di Bio Bio (Concepción), quasi mille chilometri più a Sud. Al suo interno si possono distinguere diverse zone, tra le quali si riscontrano alcune differenze negli stili musicali e nella performance [Fig. 0.3.]. Una mappa dettagliata della presenza di cultori individuali e associazioni del Canto a lo poeta è consultabile alla pagina web: http://www.sigpa.cl/ficha-elemento/canto-a-lo-poeta.
Il cantore – poeta
L’esecutore è in primo luogo un cantore. In alcuni casi è egli stesso l’autore dei testi (e quindi lui stesso un poeta), mentre in altri si limita a intonare versi composti da altri poeti e trasmessi, almeno in passato, oralmente. Oggi il cantore è quasi sempre anche uno strumentista, in grado di accompagnare il proprio canto o quello di altri cantori e poeti durante le performance collettive, denominate ruedas. Gli strumenti comunemente impiegati sono il guitarrón cileno e la guitarra traspuesta; più di rado il rabel, uno strumento ad arco a tre corde della famiglia delle ribeche medievali. Nonostante qualche eccezione documentata, in passato il cantore a lo poeta e il guitarronero erano figure prettamente maschili: alle donne erano infatti riservati altri repertori di danze e canzoni, che esse accompagnavano con la chitarra o con l’arpa. Oggi tale dualità non ha più un valore prescrittivo ed è anzi comunemente accettata la presenza di cantoras a lo poeta e guitarroneras. Il cantore a lo poeta non è un professionista remunerato, ma gode del riconoscimento e del rispetto della comunità per le sue doti e competenze, per il ruolo di memoria vivente degli avvenimenti, dei saperi e dei valori condivisi. Appartenendo ad una cultura basata largamente sull’oralità, fino a pochi anni fa i cantori più anziani erano quasi sempre contadini o allevatori analfabeti, e tuttavia capaci non solo di memorizzare molte migliaia di versi riguardanti le storie bibliche e i più diversi argomenti, ma anche di creare sulle medesime tematiche le proprie narrazioni o riflessioni filosofiche versificate, oppure di improvvisare durante ore a contrasto con altri poeti. Nei confronti di queste espressioni, la cultura ufficiale ha mantenuto a lungo un atteggiamento ambiguo. Ad esempio, il canto a lo divino è stato accolto solo di recente negli spazi liturgici della chiesa cattolica, dalla quale in precedenza era visto con sospetto, come espressione di una religiosità popolare non omologata. A sua volta, la cultura ufficiale laica (di matrice eurocentrica) ha esaltato il canto a lo poeta per le sue profonde radici ispaniche, ma ne ha trascurato i caratteri non europei. Studi più recenti, invece, hanno messo in evidenza la presenza di componenti amerindie e meticce, come l’estetica del suono.
Il repertorio e i contesti
Il repertorio del canto a lo poeta comprende il canto a lo divino e il canto a lo humano. Entrambi utilizzano le stesse strutture poetiche (versos) e musicali (entonaciones), mentre si differenziano sensibilmente sia per gli argomenti trattati (fundados o fundamentos) sia per i contesti e le occasioni in cui il canto è praticato. Il canto a lo divino si esegue in occasione di festività religiose, durante le novene in onore della Vergine e dei santi, o in occasione di veglie funebri [Fig. 0.2]. Il velorio del angelito, cioè la veglia funebre per un bambino, è considerato il momento più alto e intenso dell’ufficio di un cantore a lo divino. Il canto a lo divino attinge i suoi fundados a episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento (la Creazione, Caino e Abele, la Nascita di Cristo, l’Apocalissi, ecc.) o a temi di carattere paraliturgico (le vite dei santi, la storia dell’Ebreo errante, ecc.). Il canto a lo humano è invece associato in origine a momenti della vita contadina, in particolare al riposo e alla ricreazione durante i lavori comunitari per il raccolto o per la trebbiatura. Si canta su una varietà di temi che vanno dagli avvenimenti della storia antica alla cronaca locale e all’attualità sociale e politica; dal sapere (astronomia, geografia, aritmetica…) dei secoli passati, alla vita sentimentale e sociale di ogni giorno: l’amore, le serenate (esquinazos), gli auguri agli sposi (parabienes). Del canto a lo humano fa parte anche la paya, vale a dire la sfida nell’improvvisazione poetica tra cantori (payadores), governata da schemi altamente codificati e complessi, nella quale i poeti dimostrano il loro virtuosismo compositivo. In entrambi i casi, a lo humano e a lo divino, lo spazio privilegiato originario è quello privato, familiare, con la partecipazione di una ristretta comunità locale. In tempi recenti, tuttavia, il canto a lo poeta è entrato anche in spazi pubblici, come quelli della liturgia religiosa, nel caso del canto a lo divino, o dello spettacolo, nel caso del canto a lo humano e specialmente della paya, con numerosi festival ed incontri di payadores (vai alla sezione Contesti e performance).
Il video
Il video presenta alcuni estratti delle interpretazioni di due cantori: Roberto Carreño, originario di Placilla (provincia di Colchagua, a circa 150 km. a sud della capitale, Santiago), ed Erick Gil, originario di Pirque (nell’area metropolitana di Santiago)[Fig. 0.4]. La registrazione è stata effettuata nell’ottobre del 2020 a Pirque, presso l’abitazione dell’etnomusicologo Claudio Mercado. Il video non mostra una performance completa, ma solo alcune strofe estrapolate dai rispettivi componimenti. Nel primo frammento, Roberto Carreño intona una décima (strofa di dieci versi) a lo divino, sul fundado della vicenda di Adamo ed Eva:
Nel giardino del paradiso terrestre / Dio pose Adamo ed Eva
per metterli alla prova, / se fossero naturalmente portati al bene.
Disse loro: “Non mangerai / dell’albero del bene e del male”.
Però la donna, tentata / da un astuto serpente, / colse il primo frutto / per pura curiosità.
Nel secondo frammento, cantato da Erick Gil, l’argomento è invece Por el agua (“Sull’acqua”) e appartiene alla categoria a lo humano:
Sull’altopiano irrompe il sole / portando con sé il calore
dal ghiaccio emana il vapore / che verso il cielo si raccoglie.
Una per una le gocce / sopra le rocce scoscese / scendono pulite le balze
per naturali sentieri / formando fiumi e torrenti / dalle cime innevate.
In queste prime due sequenze i cantori si accompagnano con il guitarrón. Nella terza, invece, Roberto Carreño impiega la guitarra traspuesta, cioè con un’accordatura diversa da quella standard (si veda la sezione Gli strumenti). L’argomento del testo è la figura del cantore a lo divino, con la sua etica e la responsabilità che gli deriva dal possesso del suo dono artistico:
Il cantore “a lo divino” / ha una nobile missione: / cantare con il cuore / a ogni suo prossimo.
Non può essere meschino / con ciò che Dio gli ha donato / non può essere insincero / coi suoi fratelli cantori
e non pretenda fiori / se non se li è meritati.
Il testo originale delle strofe, in spagnolo, è riportato nei sottotitoli del video. Il testo completo del componimento Por el agua è riportato nella sezione Analisi formale: struttura metrica e musicale.