Presidente della Fondazione dal 1951 al 1952
Eugenio (Nino) Barbantini nasce a Ferrara il 5 luglio 1884. Si laurea in Legge, ma in lui è prevalente l’interesse per l’arte.
Dal 1907 ricopre l’incarico di Segretario della “Esposizione Permanente d’Arti e Industrie Veneziane”. Trasferitosi a Venezia, vive a Ca’ Pesaro, dove prendono il via, sotto la sua direzione, le mostre giovanili “Bevilacqua La Masa”. La prima mostra viene inaugurata il 26 luglio 1908 e vede la partecipazione “ausiliaria” della vecchia guardia dei pittori veneziani.
Da quel momento fino al 1913 si tengono una decina di mostre che vedono la partecipazione di artisti e di molte manifatture (soprattutto vetrarie). Si crea così un’esperienza unica in Italia che per il livello di alcuni artisti (Arturo Martini, Umberto Moggioli, Felice Casorati, Gino Rossi …) assume rilevanza di primo piano nella nascita dell’arte italiana del XX secolo.
Partecipa alla guerra del 1915-18 come ufficiale volontario degli alpini, rientra a Venezia verso la seconda metà del 1918 e riprende il suo posto a Ca’ Pesaro.
Dal 1922 si dedica allo studio della pittura dell’Ottocento, in particolare della situazione veneta. Nel 1923 organizza a Ca’ Pesaro la grande Mostra del Ritratto Veneziano dell’Ottocento di cui cura anche il catalogo, contribuendo alla rivalutazione della pittura italiana del secolo scorso.
Nel 1925 è nominato vicepresidente dell’Ateneo Veneto, carica che ricoprirà fino al 1929 e poi dal 1947 al 1950.
Su incarico della Biennale, nel 1926, organizza la prima grande mostra retrospettiva in Italia di Giovanni Segantini, consacrandone la fama a livello internazionale.
Nel 1929 organizza, ai Giardini della Biennale, la grande Mostra del Settecento Italiano che traccia uno spettacolare itinerario del secolo XVIII documentando anche il settore delle “arti minori” (arredi, vetri, ceramiche, argenti).
Nel 1933 organizza a Palazzo dei Diamanti a Ferrara, una delle mostre più importanti del secolo, dedicata alla Pittura ferrarese del Rinascimento. E’ da far risalire a questo periodo il rapporto di amicizia e collaborazione con Vittorio Cini che gli affida il compito di sovrintendere al restauro e all’arredo del Castello di Monselice. Questo lavoro terrà impegnato Barbantini per alcuni anni e culminerà nella monografia pubblicata nel 1940.
Tra le altre mostre organizzate da Barbantini sono da ricordare quelle dedicate a Tiziano Vecellio nel 1935 (che divenne l’emblema stesso della “grande mostra) e a Tintoretto nel 1937 (in collaborazione con Rodolfo Pallucchini). Nel 1936 allestisce a Ca’ Rezzonico il “Museo del Settecento Veneziano” in collaborazione con Giulio Lorenzetti.
Per la Biennale del 1948 cura le mostre retrospettive di Gino Rossi e di Cagnaccio di San Pietro. Per la Fondazione “Bevilacqua La Masa” organizza due mostre storiche del primo periodo di Ca’ Pesaro evidenziandone il ruolo avuto nella nascita dell’arte moderna italiana.
Il 9 giugno 1952 si aprono a Palazzo Ducale i lavori dell’Assemblea della Società Europea di Cultura. I congressisti sono ospiti della Fondazione Cini dove “il presidente Barbantini illustra gli imponenti lavori di restauro in corso”.
Muore il 17 dicembre 1952. Viene sepolto nella Certosa di Ferrara.