Fig. 1.1. Dettaglio della pasta pat sa, applicata sulla pelle superiore di un tamburo per ottenere l’intonazione corretta. Yangon 2013.
Fig. 1.2. Un musicista suona gli idiofoni si (piccoli cimbali) e wa (barra di legno). Villaggio di Taungbyone 2018.
Fig. 1.3. Il walethkout, un idiofono ricavato una canna di bambù, a volte usato in sostituzione della barra di legno wa. Kyi Lin Bo ensemble, Villaggio di Popa, 2017.
Fig. 1.4. I grandi cembali linkwin donano all’esecuzione dell’ensemble un suono particolarmente intenso. Yangon, 2017.
Fig. 1.5. Posto al centro dell’ensemble, il cerchio di tamburi pat waing svolge il ruolo di guidare il resto dei musicisti durante la performance di musiche e danze. Kyi Lin Bo ensemble, Villaggio di Popa, 2017.
Fig. 1.6. Un musicista suona il gruppo di tamburi intonati formato dal sahkunt (a sinistra), i sei tamburi chauk lon pat (al centro) e il grande tamburo sospeso pat ma (a destra). Kyi Lin Bo ensemble, Yangon, 2017.
Fig. 1.7. Un musicista suona i grandi tamburi sito, percuotendo le pelli con delle bacchette. Kyi Lin Bo ensemble, Yangon, 2017.
Fig. 1.8. Il cerchio di gong kyi waing. I gong sospesi verticalmente rappresentano un’innovazione relativamente recente, e permettono al musicista di eseguire maggiori variazioni melodiche. Villaggio di Taungbyone, 2013.
Fig. 1.9. Il carillon di gong maung hsaing fornisce supporto melodico al cerchio di gong; come quest’ultimo, viene suonato utilizzando dei martelletti. Bo Naing ensemble, Mandalay, 2018.
Fig. 1.10. Il maestro dell’oboe hne U Ohn Htay suona eseguendo veloci ed articolate melodie. Kyi Lin Bo ensemble, Yangon, 2013.
Fig. 1.11. Dettaglio dell’ancia multipla dell’oboe hne.
Fig. 1.12. Le cantanti si posizionano di fronte all’ensemble, alternandosi durante l’esecuzione. Al microfono nella foto, Ma Than Dar. Kyi Lin Bo ensemble, Villaggio di Popa, 2013.
L’ensemble hsaing waing
In Birmania (Myanmar), il tradizionale ensemble hsaing waing svolge un ruolo fondamentale nella celebrazione di diverse cerimonie pubbliche e private. Composto da 6 a 10 musicisti, come in altre culture del sud-est asiatico questo ensemble si caratterizza per la presenza di diversi strumenti a percussione intonati (carillon di gong e di tamburi), ai quali si accompagnano idiofoni (cimbali e bambù), aerofoni (oboe) e cantanti.
Le celebrazioni (pwe) accompagnate dal suono dello hsaing waing possono essere di diversi tipi: di intrattenimento, come spettacoli di teatro-danza (zat pwe e anyeint pwe), o di tipo religioso, come quelle legate al buddhismo (ahlu pwe) e per il culto degli spiriti (nat pwe). Un ensemble hsaing waing che esegue musiche per il teatro viene chiamato zat hsaing; uno hsaing waing che suona ad una cerimonia di donazione buddhista, ahlu hsaing; per le cerimonie del culto degli spiriti, l’ensemble viene denominato nat hsaing.
In tutti questi casi, l’organico strumentale dell’ensemble rimane più o meno simile. Al contrario, lo stile esecutivo e i repertori eseguiti dall’ensemble hsaing waing cambiano a seconda del contesto di esecuzione: ad esempio, ahlu hsaing e zat hsaing sono caratterizzati da uno stile più ornamentato, in particolare per quanto riguarda il cerchio di tamburi, e da repertori di ambito colto. L’ensemble nat hsaing, invece, presenta uno stile esecutivo meno ornamentato e dei tempi di esecuzione anche molto rapidi, ottenuti attraverso diverse tecniche di intreccio metrico-ritmico che interessano soprattutto i tamburi, i quali svolgono un ruolo preminente.
La presenza di carillon di tamburi rappresenta una particolarità della cultura musicale birmana. L’intonazione delle membrane dei tamburi viene ottenuta mediante l’applicazione di una pasta specifica (un tempo composta di cenere e riso bollito o cera, oggi spesso di derivazione industriale) chiamata pat sa (letteralmente “cibo per il tamburo”). Il musicista accorda lo strumento distribuendo al centro di ogni membrana la corretta quantità di pat sa: aggiungendo una maggiore quantità di pat sa, il suono risulterà più grave (Fig. 1.1). In altri paesi del sud-est asiatico, una simile pasta viene utilizzata anche per l’accordatura di gong e xilofoni.
Nell’ensemble hsaing waing, metro, ritmo e melodia diventano un tutt’uno. Gli idiofoni guidano l’esecuzione di tutto l’ensemble, fornendo agli altri musicisti importanti punti di riferimento musicali. Oboe e cerchio di gong sviluppano le complesse e intricate melodie, in alcuni casi accompagnati dal cerchio di tamburi. Nel caso del nat hsaing, i tamburi, con il loro suono forte e pronunciato, forniscono l’energia necessaria al supporto delle danze di possessione dei/delle medium. Trattandosi di percussioni intonate, sebbene la loro azione rimanga principalmente ritmica, essa non è mai completamente slegata da una logica melodica.
Gli idiofoni si (piccoli cimbali) e wa (barra di legno a battente) vengono considerati come un unico strumento (sinewa). Il loro nome in birmano indica i materiali con cui sono costruiti, rispettivamente bronzo e bambù (Fig. 1.2).
Il si è costituito da due piccoli cimbali: il cimbalo inferiore è spesso fissato ad una tavoletta di legno, così che il musicista possa suonare lo strumento con una mano sola. Con l’altra mano, il musicista suona il wa: questo è costituito da una bacchetta di bambù, utilizzata per percuotere una barra di legno forata. Il wa viene occasionalmente sostituito dal walethkout: questo viene realizzato tagliando longitudinalmente una canna di bambù per quasi tutta la sua lunghezza (circa un metro) (Fig. 1.3). Il musicista impugna lo strumento con entrambe le mani, facendo percuotere tra loro la due parti dello strumento. Spesso, nella parte corrispondente all’impugnatura, vengono applicati degli elastici, che permettono l’utilizzo dello strumento anche con una mano sola, anche se con minore precisione. Il suono del walethkout è particolarmente intenso, e ben si adatta all’accompagnamento delle danze.
Linkwin (grandi cimbali)
I grandi cimbali linkwin (o anche yakwin) vengono suonati da un solo musicista: questi, usando entrambe le mani, tiene ogni cimbalo mediante una impugnatura superiore, percuotendoli tra loro con diverse tecniche al fine di ottenere diversi tipi di suono (Fig. 1.4).
In generale, il suono dei cimbali linkwin è molto intenso. Nell’ambito delle musiche dell’ensemble nat hsaing, il ruolo di questi cimbali è ambivalente: suonando in corrispondenza degli accenti marcati dai tamburi, il loro suono spicca rispetto alle frequenze gravi, conferendo così un suono più incisivo all’esecuzione. Quando invece agiscono sui tempi secondari, i linkwin imprimono un carattere metrico “in levare”, contribuendo così a conferire una certa dinamicità all’esecuzione dell’ensemble, rendendola particolarmente adatta al supporto delle danze di possessione.
Il cerchio di tamburi pat waing (pat, “tamburo”, e waing, “in cerchio”) è costituito da 21 tamburi intonati, disposti in serie dal più grande al più piccolo, con il più grande disposto alla sinistra del suonatore, sospesi verticalmente all’interno di una cornice lignea di forma circolare e riccamente decorata con stucchi dorati e vetri colorati. Il musicista siede all’interno di questa struttura, che dunque lo circonda completamente, lasciando visibile dall’esterno solo la parte superiore del busto (Fig. 1.5).
Le pelli, intonate con la giusta quantità di pat sa, vengono percosse con il palmo delle mani o, nel caso dei tamburi di dimensioni più ridotte, con le dita. Per suonare, il musicista arriva a ruotare il busto di 180°.
Per entrare all’interno della struttura di legno, il musicista è spesso costretto ad abbassarsi fino a passare da una stretta porta chiamata “porta del re” (min bauk). Questo gesto è altamente simbolico: passando attraverso la porta, il musicista era costretto ad inchinarsi di fronte ai membri della corte reale prima di iniziare l’esecuzione. Il pat waing e il resto dell’ensemble erano infatti la tipica forma di intrattenimento musicale alla corte dei re di Birmania, prima del crollo della monarchia a causa della conquista britannica, alla fine del XIX secolo.
Lo stile virtuosistico che caratterizza l’idioma di questo strumento nei repertori colti viene quasi completamente a mancare nella musica del nat hsaing, dove serve piuttosto un ruolo di supporto alle danze di possessione. Il musicista predilige infatti il registro grave, percuotendo le pelli dei tamburi grandi e medio-grandi: così facendo, egli esegue dei cicli ritmici che, costruiti assieme al resto dell’ensemble, identificano e richiamano i diversi spiriti, permettendo loro di incarnarsi nel corpo del/della medium e di manifestarsi.
Il cerchio di tamburi è lo strumento principale dell’ensemble. Nel corso dell’esecuzione, attraverso una serie di segnali musicali, guida il resto dell’ensemble, indicando quando passare da una sezione all’altra del brano. Per questo motivo, il suonatore del cerchio di tamburi deve prestare una costante attenzione all’andamento del rituale.
Il pat ma e il chauk lon pat costituiscono un gruppo di tamburi intonati suonati da un solo musicista (in alcuni casi, in questo gruppo è incluso un terzo tamburo corto, chiamato sahkunt) (Fig. 1.6).
Il pat ma è un tamburo a barile bipelle, il più grande dell’ensemble: esso viene spesso sospeso con delle funi ad una struttura lignea riccamente decorata, rappresentante un animale mitico (il pynsa rupa); non è tuttavia raro vederlo appoggiato ad una struttura di sostegno in legno o bambù.
Il musicista percuote entrambe le pelli con le mani. Come per gli altri tamburi dell’ensemble, l’intonazione viene ottenuta applicando la giusta quantità di pat sa. La pelle sinistra del tamburo è solitamente di diametro più esteso, e corrisponde dunque al suono più grave; la pelle destra è invece più stretta ed emette un suono più acuto.
Data la profondità e la potenza del suo suono, il pat ma può essere spesso visto interagire con i/le danzatori/danzatrici: questi, a volte in stato di possessione, possono creare un contatto visivo o avvicinarsi fisicamente al pat ma, comunicando dunque al musicista la necessità di una maggiore intensità sonora.
Il chauk lon pat consiste in 6 piccoli tamburi intonati (sempre tramite l’applicazione di pat sa sulla membrana superiore), posizionati alla destra del tamburo pat ma dal più grave al più acuto. Il musicista ruota il busto di 45° verso destra, così da arrivare a percuotere più comodamente il chauk lon pat. Non è raro vedere un musicista suonare il pat ma e il chauk lon pat con due diverse mani. A volte, ai tamburi del chauk lon pat si aggiunge il sahkunt, un tamburo corto, posto longitudinalmente su di un sostegno.
L’introduzione di questo set di tamburi intonati sembra essere un’acquisizione relativamente recente nello hsaing waing: sarebbe infatti solo a partire dagli anni ‘20-’30 del secolo scorso che l’uso del chauk lon pat è diventato molto popolare.
Nella pratica musicale del nat hsaing, l’uso del chauk lon pat rimane piuttosto limitato. Lo strumento svolge soprattutto un’azione di supporto al cerchio di tamburi pat waing, suonando spesso in corrispondenza di esso e dunque rafforzandone l’azione sonora. Inoltre, il chauk lon pat dà la possibilità al suonatore di pat ma di suonare delle variazioni melodiche all’interno dei cicli metrico-ritmici.
Il set di tamburi sito è costituito da un numero variabile, da 2 a 4, di grandi tamburi a barile. Disposti dal più grande al più piccolo da sinistra a destra, questi tamburi a doppia pelle poggiano verticalmente al suolo e vengono percossi da un solo lato con un paio di bacchette. Questa caratteristica esecutiva, unica nel suo genere nell’ensemble, fa sì che il suono del sito risulti molto intenso: per questo motivo, il sito rappresenta un elemento determinante dell’ensemble nat hsaing (Fig. 1.7).
A differenza degli altri tamburi dell’ensemble, le pelli dei tamburi sito non vengono intonate: l’ottenimento di un suono più grave o più acuto dipende esclusivamente dalla grandezza del corpo del tamburo. Per questo motivo, il sito svolge un ruolo esclusivamente di supporto e rinforzo ritmico, spesso in corrispondenza dei tempi marcati dagli idiofoni si e wa, e dunque del tamburo pat ma. In genere, il tamburo più grave suona in corrispondenza del tempo primario marcato dal wa, alla fine di un ciclo metrico-ritmico.
Il kyi waing e il maung hsaing rappresentano gli unici strumenti melodici a percussione dell’ensemble (se si esclude il cerchio di tamburi intonati). Questi strumenti vengono posti uno vicino all’altro, solitamente alla destra del cerchio di tamburi. Insieme, questi due carillon di gong eseguono variazioni melodiche veloci, complesse e molto ornamentate (Fig. 1.8).
Il kyi waing (kyi, “bronzo” e waing, “circolare”) consiste in un cerchio di ventuno gong bombati e intonati e disposti circolarmente. Ogni gong rimane sospeso grazie a dei lacci che si inseriscono in appositi fori e per poi venire assicurati ad un telaio. Il telaio di legno su cui sono fissati i lacci è a volte decorato in maniera analoga a quella del cerchio di tamburi, con vernici; in altri casi, consiste in una semplice struttura in ferro. Il musicista siede al centro del telaio circolare, percuotendo i diversi gong con dei martelletti dall’impugnatura in legno, dotati di una parte morbida all’estremità, con la quale si colpisce la bombatura. Come nel caso del cerchio di tamburi, nel corso della performance il musicista ruota il proprio busto fino a quasi 180°, riuscendo così a raggiungere tutti i gong.
Contrariamente ai tamburi dell’ensemble, il cerchio di gong kyi waing è uno strumento ad intonazione fissa. Per questo motivo, viene oggi usato come riferimento per l’accordatura dei tamburi ad intonazione mobile, che vengono regolati prima di ogni esecuzione.
Il maung hsaing (maung, “gong”, hsaing “sospeso”) consiste in un carillon di gong di forma quadrangolare, composto di un numero variabile di gong bombati (circa 18), intonati solitamente ad un registro più basso del cerchio di gong kyi waing (Fig. 1.9).
Lo strumento non viene sempre inserito nell’organico dell’ensemble. Gli ensemble nat hsaing, in particolare, fanno spesso a meno di questo strumento, che svolge perlopiù un ruolo di supporto del cerchio di gong kyi waing. Solitamente, infatti, il maung hsaing replica l’elaborazione melodica del cerchio di gong, con delle minime variazioni.
Il hne rappresenta l’unico strumento a fiato dell’ensemble hsaing waing. Ne esistono di due tipi: il hne gyi (grande hne) e il hne nge (piccolo hne), che spesso vengono alternati nel corso di una stessa esecuzione, a seconda del brano eseguito. Il suono scuro e profondo del grande hne si presta particolarmente ad accompagnare brani lenti e solenni, mentre l’agile struttura del piccolo hne, il più usato nell’ensemble nat hsaing, permette al musicista di eseguire veloci e articolate melodie (Fig. 1.10).
Il hne è un aerofono provvisto di un’ancia multipla (Fig. 1.11). Realizzata piegando e tagliando abilmente più volte un foglio di fibra di bambù, l’ancia viene messa in vibrazione tramite la tecnica della respirazione circolare: ciò permette al musicista di ottenere suoni lunghi e prolungati, senza necessità di riprendere fiato.
Il musicista tiene l’ancia tra le labbra: variando il grado di pressione e la quantità di emissione d’aria, egli riesce a produrre rapidi cambi melodici, ottenendo spesso anche variazioni micro-tonali (suoni che si inseriscono tra un grado e l’altro della scala).
Combinata con la tecnica della respirazione circolare, questa caratteristica permette al musicista di utilizzare diverse tecniche esecutive: uno stile esecutivo caratterizzato dalla presenza di note lunghe e legate può immediatamente e senza soluzione di continuità essere sostituito da uno stile con note rapide e staccate, accompagnato da rapidi cambi di registro.
Cantanti
La parte vocale riveste spesso un ruolo di primo nell’ensemble nat hsaing. Sebbene il ruolo di cantante (ahsodaw) sia generalmente affidato alle donne, non è raro trovare cantanti uomini o vedere il/le medium cimentarsi nell’esecuzione di una o più parti vocali. Tuttavia, essendo impegnati/e nella danza, il/le medium si limitano spesso ad eseguire esclusivamente l’invocazione per richiamare gli spiriti, che precede l’esecuzione di un brano. La parte vocale della canzone vera e propria viene eseguita dai cantanti professionisti, ed occasionalmente dai musicisti (Fig. 1.12).
Durante le sezioni esclusivamente strumentali, la parte vocale si limita a grida di incitazione che sottolineano momenti particolarmente intensi delle danze o dell’esecuzione musicale.