Sonata per violino, violoncello e basso continuo, RV 820
Edizione critica a cura di Federico Maria Sardelli
Collana «Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi»
Editore Ricordi, Milano, 2015
La sonata RV 820 somma in sé due piccoli primati: è l’ultimo arrivo del catalogo vivaldiano ed è anche una delle più antiche composizioni di Vivaldi, forse la più antica fra quelle conosciute. Venuta alla luce fra i numerosi manoscritti anonimi della Sächsische Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek di Dresda, è stata attribuita da Federico Maria Sardelli in virtù di alcune concordanze musicali con lavori giovanili autentici; inoltre, un complesso reticolo di relazioni paleografiche e biografiche ha rivelato come questa sonata, copiata dalla mano di un giovanissimo Johann Georg Pisendel, appartenesse a un primo nucleo di composizioni che Giuseppe Torelli portò con sé dall’Italia quando venne chiamato come Kapellmeister ad Ansbach nel 1698. In questo contesto, la sonata di Vivaldi si trova assieme a due manoscritti che testimoniano una primitiva stesura di due concerti poi confluiti ne L’estro armonico, composizioni di Torelli e del suo allievo Pietro Bettinozzi. Ne emerge un quadro nuovo che getta luce sul periodo dell’apprendistato di Vivaldi e il suo debito verso Torelli: dal punto di vista stilistico, RV 820 è un’insolita sonata a tre per violino e violoncello dalla struttura ancora tardo seicentesca, su cui Vivaldi innesta invenzioni del tutto nuove e peculiari. Una gemma rara che ci svela il lavoro svolto dal compositore prima di diventare se stesso.